Città di Cremona – (CR)

Informazioni

  • Codice Catastale: D150
  • Codice Istat: 19036
  • CAP: 0
  • Numero abitanti: 72147
  • Nome abitanti: cremonesi
  • Altitudine: 0
  • Superficie: 70.39
  • Prefisso telefonico: 0
  • Distanza capoluogo: 0.0

Storia dello stemma e del comune

Il 6 giugno 1195 l’imperatore Enrico VI investì Cremona della signoria del territorio corrispondente all’odierna Crema con un «vessillo rosso alla croce bianca», tradizionale emblema imperiale [1] derivato da quello attribuito a Costantino.

La più antica attestazione dell’utilizzo quale segno cittadino, in forma di gonfalone, è presente su di una lapide del 1292, che ricorda la costruzione della Loggia dei Militi, sulla quale sono presenti i vessilli delle quattro “Porte”, tutte aventi uno stemma con la figura di un leone; si tratta dello stesso gonfalone che compariva sulla sommità del carroccio comunale, mentre i buoi che vi erano aggiogati portavano delle gualdrappe a fasce, anch’esse rosse e bianche [2].

Le fasce soppianteranno col tempo la croce come dimostra il Codice Vaticano del XIV secolo – conosciuto come Il Villani illustrato – nel quale è rappresentato un episodio del novembre 1319: il capitano generale Ghiberto da Coreggio capeggia i guelfi che scacciano i ghibellini dalla città. In questa miniatura i Cremonesi portano uno scudo ed una bandiera fasciati di rosso e d’argento [3], ed uno scudo fasciato è rappresentato sulla facciata della cattedrale presente sul sigillo comunale risalente agli anni 1320-1334 e sugli Statuta artis Paratici Magistrorum Manarie, lignaminis… del 1478 [4].

Una rappresentazione monumentale dello stemma, del periodo tardo-rinascimentale, sotto il portico della duecentesca Loggia dei Militi nella Piazza del Comune, accompagnato dal motto «Fortitudo mea in brachio» (“la mia forza [è] nel braccio”) e con lo scudo tenuto da due figure erculee (secondo il mito la città fu infatti fondata da Eracle/Ercole di ritorno dal Giardino delle Esperidi e negli scritti degli eruditi umnaisti alla città è attribuito l’epiteto di “Erculea”). Proviene dalla scomparsa Porta di S. Margherita, demolita nel 1910, ma in origine era sulla porta di Ognissanti, poi venne collocato su Porta Romana e dal 1962 nella posizione attuale.

Il motto è da mettere in relazione con la leggenda di Giovanni Baldesio, detto “Zanel de la Balla”. La sua prima testimonianza è del 1352 infatti, da un interrogatorio del 1393, apprendiamo che sui merli della torre di Montesauro, posto sulla riva destra dell’Oglio, in quell’anno « … furono dipinte le armi di Cremona e dei Visconti e sull’alto della stessa fu posto Zaninus della balla intaliatus de ligno »; nel 1426 il personaggio appare in un carme di Nicolò della Ciria[5]. Oggi una sua statua trecentesca si trova sul fianco destro della cattedrale, nell’atrio che porta al “Torrazzo”, dove il personaggio porta addirittura tre palle: una nella mano destra levata, una nella sinistra e una sotto il piede sinistro.

Secondo la tradizione il casalasco (cioè nativo di Casalmaggiore) Giovanni Baldesio (1052-1128) fu il gonfaloniere maggiore cittadino. All’epoca  la città versava all’Impero un tributo annuo consistente in una palla di cinque libbre d’oro. I cremonesi sfidarono in torneo l’imperatore Enrico IV: in caso di vittoria della città egli avrebbe dovuto abolire l’imposizione. L’imperatore delegò il figlio (il futuro Enrico V), mentre i cremonesi incaricarono Giovanni (che verrà detto appunto “Zanén da la bala”); questi sconfisse il principe disarcionandolo con la lancia e liberando così la città dal tributo. Giovanni ebbe in premio la palla d’oro e in sposa Berta de’ Zoli, ricca possidente, nonché l’onore di essere ricordato nello stemma cittadino (nell’atto di “trattenere” la palla d’oro destinata all’imperatore).

Il solo braccio con la palla, e le sigle CO-CR (Comunitas Cremonensis), è usato in un sigillo comunale del 1523 e compare poi in una moneta, o piuttosto una tessera, del XVI secolo nel quale è accompagnata dalla legenda Fortitudo mea in brachio; al rovescio si legge S. Himerius Episcopus, riferimento ad uno dei copatroni cittadini, sant’Imerio vescovo di Amelia, vissuto prima del 1000 e il cui corpo è custodito a Cremona [6]. In seguito, il braccio con la palla accompagnerà quale cimiero lo scudo cittadino. La prima testimonianza è su un foglio a stampa del podestà cittadino datato 17 luglio 1556 poi riportato anche sul frontespizio degli Statuta Civitatis Cremonae del 1578; l’autore dell’insegna sarebbe stato il pittore Giulio Campi (1502-1572) [7].

La raffigurazione con il cimiero continuò ad essere utilizzato mentre lo scudo variava da «rosso a tre fasce d’argento»

a fasciato d’argento e di rosso

a fasciato di rosso e d’argento

(quest’ultima la si vede sul campanile del duomo, il celebre “Torrazzo”, in piazza del Comune). A partire dal XVIII secolo si iniziò ad usare la corona a cinque fioroni per timbrare lo scudo [8]. All’inizio del XIX sec., a partire dalla pianta di Cremona disegnata dall’architetto Luigi Voghera nel 1820-25, il braccio fu inserito dentro allo scudo nella forma: partito: nel 1º fasciato di rosso e d’argento; nel 2º di nero al braccio vestito di rosso e d’argento stringente nella mano una palla d’oro. I colori nero e oro (giallo) del secondo punto ricordano bene quelli imperiali della Casa d’Austria che allora signoreggiava la Città e che nell’aprile del 1816 aveva riconosciuto ufficialmente lo stemma con il braccio inserito dentro lo scudo [9]; l’emblema così modificato rappresenterà la città fino alla fine della dominazione dell’Austria-Ungheria (1859) [10]. Negli anni successivi si useranno delle raffigurazioni con la versione “Voghera” ma modificata con il braccio o il fondo di questi azzurro anziché nero oppure con il solo fasciato di rosso e d’argento, il braccio come cimiero e il motto “Fortitudo mea in brachio”.

 

Come tutti gli altri stemmi pubblici anche quello cremonese subirà l’inserimento del Capo del Littorio,  disposta dal regio decreto n. 1440 del 12 ottobre 1933[11]. Nel 1942, con decreto del Capo del Governo del 22 agosto, si ebbe il secondo riconoscimento ufficiale – anche in questo caso con difformità tra disegno e blasone –[12] ed in proposito la giunta comunale, con delibera del 13 dicembre 1945, richiedeva la correzione dell’emblema cittadino[13]:

 

Ritenuta la necessità di ridare allo stemma della città la primitiva forma mediante l’eliminazione del Capo del Littorio di rosso (porpora) al fascio littorio d’oro e la sostituzione del fondo nero (ricordo dei colori dell’Austria) con il fondo azzurro al braccio vestito di rosso e d’argento recante la palla d’oro come già usato tra il 1866 e il 1922; Visti i cenni storici sulle vicende della stemma del Comune di Cremona compilati dal Marchese Agostino Cavalcabò editi a cura dell’Archivio Storico Comunale di Cremona;

 

unanime delibera

 

adottare su conforme parere della Commissione Artistico-Edilizia Comunale il nuovo stemma della città di Cremona come nel foglio miniato a cura del prof. G. Catalano; che è: Partito: al primo fasciato di rosso e d’argento, al secondo d’azzurro al braccio vestito di rosso e d’argento stringente nella mano una palla d’oro – corona gemmata a cinque fioroni – due rami di quercia e d’alloro annodati di nastro bianco recante la leggenda “Fortitudo mea in brachio”.

– Modificare analogamente lo Stemma del Gonfalone della Città

– Chiedere al Governo il riconoscimento alla Città di Cremona del diritto di fare uso dello stemma di cui       sopra e di prendere nota nel Libro Araldico degli Enti Morali.

 

Le modifiche venivano recepite con decreto del Presidente della Repubblica del 18 aprile 1951:

 

È concessa alla CITTÀ DI CREMONA la variazione richiesta allo stemma già riconosciuto con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri in data 22 agosto 1942, in modo che alla città stessa rimane di spettanza lo stemma così descritto: “Partito: al primo fasciato di rosso e d’argento; al secondo d’azzurro al braccio vestito di rosso e d’argento stringente nella mano una palla d’oro. Corona gemmata a cinque fioroni d’oro.”

 

Non veniva però concesso il motto in quanto «… l’Ufficio Araldico presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri con sua lettera del 4 novembre 1955 faceva sapere che non si poteva addivenire al tale riconoscimento non essendo mai stato riconosciuto nei decreti precedenti “e ciò per mancanza di un’antica e provata concessione”»[14].

 

Il motto è presente nella parte superiore dei due gonfaloni civici quasi identici, di colore rosso e riportanti anche gli stemmi delle “porte” e gli antichi sigilli e aventi in basso la data MCMV (sigilli, motto e data, di color oro, sono su fondo bianco)[15]. Lo stemma ha le partizioni scambiate e il braccio su fondo bianco/argento e non azzurro[16].

 

Ritroviamo ovviamente lo stemma di Cremona in quello della Provincia – Partito semitroncato: il 1º fasciato di rosso e d’argento al braccio attraversante in palo, vestito di argento e di rosso, tenente con la mano una palla d’oro, nelle altre due partizioni sono presenti quelli di Crema e Casalmaggiore –[17]. Lo stemma cremonese si riscontra anche in quelli del 21º Reggimento Fanteria “Cremona” – … Sul tutto uno scudetto di nero, al braccio posto in palo, vestito di rosso e d’argento di sei pezzi, sostenente con la mano di carnagione una sfera d’oro – e del 22º Reggimento Fanteria Corazzato “Cremona” – Fasciato di rosso e d’argento attraversato da un braccio vestito dello stesso posto in palo, impugnante con la mano di carnagione una palla d’oro ed accostata da quattro stelle: una d’oro (6) posta in capo e tre d’azzurro (5) poste, due ai lati del braccio sulla seconda fascia d’argento, ed una in punta[18].

 

Oltre alle bandiere storiche con la croce e con le fasce nel 1976 risultava in uso, era stata adottata nel 1955[19], una bandiera bianca con la croce di rosso, con i colori quindi complementari rispetto alla prima utilizzata e molto simile a quella di Milano[20]dalla quale se ne differenziava per la presenta dells merlatura al battente. Attualmente (2023) è stato bandito un concorso pubblico «… affinché tutti i cittadini possano proporre la loro “Bandiera città di Cremona”»[21].

 

Note di Giovanni Giovinazzo e Massimo Ghirardi

 

Bibliografia essenziale:

 

 

Carla Bertinelli Spotti / Maria Teresa Mantovani, Cremona: momenti di storia cittadina. Comune di Cremona, 1985.

 

Agostino Cavalcabò, Sommarie vicende dello stemma del Comune di Cremona, Archivio Storico Comunale – Cremona, Cremona, 1937.

 

Agostino Cavalcabò, Lo stemma di Cremona non ha più il suo motto tradizionale, «Bollettino storico cremonese», vol. XXI, a. 1958-60, pp. 125-126.

 

Manini Lorenzo, Memorie storiche della città di Cremona, ed. Atesa (r.a.) 1819

 

Monteverdi Mario, Storia di Cremona, Libreria del Convegno ed., Cremona 1970.

 

Francesco Robolotti, Storia di Cremona e la sua provincia, ed. Sardini, Bornato 1974

Aldo Ziggioto, Cremona, «Vexilla Italiaca», a. III, n. 1, 1976, pp. 12-14.

[1] «Et hanc investituram fecit ipse dominus imperator in platea que est anche Cumane civitatis que vocatur porta turris. Confanonus vero cum eos investivit era rubeus, habens crucem albam intus»; Le Carte Cremonesi 4, n. 788, p. 359f. riportato in Christoph Friedrich Weber, Zeichen der Ordnung und des Aufruhrs. Heraldische Symbolik in italienischen Stadtkommunen des Mittelalters, Böhlau Verlag GmbH, Köln Weimar Wien, 2011, p. 92. Si veda anche Cremona, «Vexilla Italiaca», a. III, n. 1, 1976, p. 12.

[2] Cremona, ivi.

[3] «I Cremonesi escono dalla città con la loro bandiera “fasciata d’argento e di rosso”, mentre i Fiorentini vi entrano, a loro volta con le solite bandiere, capitanati da Ghiberto da Coreggia che porta lo scudo rosso con fascia d’argento. Gli assalitori sono a cavallo e stanno per entrare da sinistra nella città, mentre i pedoni mandati all’avanscoperta stanno già spingendo fuori dalla porta di destra, pugnalandoli, i malcapitati Cremonesi»; Il Villani illustrato. Firenze e l’Italia medievale nelle immagini del ms. Chigiano L VIII 296 della Biblioteca Vaticana, a cura di Chiara Frugoni, Biblioteca Apostolica Vaticana – Casa Editrice Le Lettere, Città del Vaticano – Firenze, 2005, p. 243.

[4] Agostino Cavalcabò, Sommarie vicende dello stemma del Comune di Cremona. Relazione all’Ill.mo Signor Podestà di Cremona letta nella tornata del 18 dicembre 1937-XVI della Sezione di Cremona della R. Deputazione di Storia Patria della Lombardia, Unione Tipografica Cremonese di A. Bignami, Cremona, 1937, p. 6.

[5] Agostino Cavalcabò, Le vicende di Montesauro, «Cremona», a. II, n. 5, maggio 1930, p. 276; Agostino Cavalcabò, Sommarie vicende dello stemma del Comune di Cremona, cit., pp. 7-8.

[6] Agostino Cavalcabò, Sommarie vicende dello stemma del Comune di Cremona, cit., pp. 8-9.

[7] Ivi, p. 9.

[8] Giovanni Gonizzi, Stemma, gonfalone e bandiera di Cremona, «La Provincia Cremona», 8 marzo 1963,  p. 3, https://www.laprovinciacr.it/news/nella-storia/16416/Eisenhower-minacciato-di-morte–.html, consultato il 20 maggio 2023.

[9] «… dando luogo a equivoci: infatti mentre la blasonatura parla di campo argento a tre fasce di rosso, il disegno riporta un fasciato di rosso e d’argento. (Il braccio era in campo nero, colore che, con la palla d’oro rispecchiava quelli austriaci»; Cremona, cit., p. 13.

[10] Ivi, p. 10.

[11] Ivi, pp. 10-11.

[12] Cremona, cit., p. 13.

[13] Agostino Cavalcabò, Lo stemma di Cremona non ha più il suo motto tradizionale, «Bollettino storico cremonese», vol. XXI, a. 1958-60, p. 125.

[14] Agostino Cavalcabò, Lo stemma di Cremona non ha più il suo motto tradizionale, cit., p. 126; il Cavalcabò scriveva nella stessa pagina che «Pare, tuttavia, che il Comune di Cremona si sia in pratica scostato da quanto dispone il citato decreto, in quanto anche nella sede comunale lo stemma è stato riprodotto con il motto, in cui (e ciò è veramente grave) brilla un errore d’ortografia, essendo stato scritto bracchio in luogo di brachio.Videant consules…», lo stemma utilizzato attualmente (2023) non riporta il motto Fortitudo mea in brachio.

[15] Una nota manoscritta sulla copia di Agostino Cavalcabò, Sommarie vicende dello stemma del Comune di Cremona, cit., p. 11 in nostro possesso riporta che il gonfalone sarebbe stato «inaugurato il 14 maggio 1922, nella processione per la collocazione dell’urna di S. Omobono nella Cripta del Duomo al tempo del vescovo Giovanni Cazzani».

[16] Giovanni Gonizzi, Stemma, gonfalone e bandiera di Cremona, cit.

[17] Storia dello stemma, «Provincia di Cremona», 16 novembre 2011, consultato il 20 maggio 2023, https://www.provincia.cremona.it/gov/?view=Pagina&id=3984.

[18] L’Esercito e i suoi corpi. Sintesi storica, vol. II, t. I, Stato Maggiore dell’Esercito – Ufficio Storico, Roma, 1973, tavole fuori testo tra pp. 244-245 e 248-249.

[19] Giovanni Gonizzi, Stemma, gonfalone e bandiera di Cremona, cit.

[20] Cremona, cit., pp. 13-14.

[21] Cremona avrà la sua bandiera e la disegneranno i cremonesi , «Comune di Cremona», 21 aprile 2023, consultato il 20 maggio 2023, https://www.comune.cremona.it/node/512520.

  • Geografia: 0.0

Stemma Ridisegnato


Reperito da: Anna Bertola

Disegnato da: Massimo Ghirardi

Stemma Ufficiale


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Profilo araldico


“Partito: al primo fasciato di rosso e d’argento; il secondo di azzurro al braccio vestito di rosso e d’argento stringente nella mano una palla d’oro. Corona gemmata a cinque fioroni “.

Colori dello scudo:
argento, azzurro, rosso
Partizioni:
partito
Oggetti dello stemma:
braccio, mano, palla
Attributi araldici:
fasciato, stringente, vestito

Gonfalone ridisegnato


Reperito da: Luigi Ferrara

Disegnato da: Pasquale Fiumanò

Gonfalone Ufficiale


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Profilo Araldico


Il gonfalone è stato ridisegnato da Pasquale Fiumanò

Profilo Araldico

“Drappo fasciato di rosso e di bianco…”

bandiera ridisegnata

Disegnato da: Massimo Ghirardi

bandiera Ufficiale
no bandiera
Altre Immagini


LEGENDA

  • stemma
  • gonfalone
  • bandiera
  • sigillo
  • città
  • altro
  • motto
  • istituzione nuovo comune

    Regio Decreto (RD)
    concessione
    24 Aprile 1815

    Decreto del Capo del Governo (DCG)
    riconoscimento
    22 Agosto 1942

    Decreto del Presidente della Repubblica (DPR)
    concessione
    18 Aprile 1951