Città di Vigevano – (PV)

Informazioni

  • Codice Catastale: L872
  • Codice Istat: 18177
  • CAP: 0
  • Numero abitanti: 63700
  • Altitudine: 0
  • Superficie: 82.38
  • Prefisso telefonico: 0
  • Distanza capoluogo: 0.0

Storia dello stemma e del comune

Vigevano ha il proprio emblema nel castello e nell’aquila imperiale identico a quello presente nello stemmario del Cremosano del XVII secolo. Diverse raffigurazioni antecedenti al 1600 sono presenti sul frontespizio degli Statuti di Vigevano, pubblicati da Gottardo Pontico nel 1532 e nell’estimo della parrocchia di San Dionigi del 1547, steso e curato da Simone del Pozzo, notaio e segretario della comunità vigevanese.

Altre riproduzioni si trovano pure negli antichi atti comunali depositati nell’archivio storico della città e in un bassorilievo sulla facciata del duomo, nella piazza ducale, centro e fulcro cittadino di Vigevano.

In alcune di esse la torre veniva raffigurata a sinistra e l’aquila, non racchiusa in uno scudetto, a destra, in altre ancora il castello era con due torri; accanto ai simboli storici alcuni stemmi recavano le contrazioni delle parole communitas viglevani, CO VI.

Luigi Barni, studioso di storia locale di Vigevano, in una nota pubblicata sul volume numero 158 Vigesimum, riporta il significato dello stemma: (…) dopo la morte di Sant’Ambrogio, titolare dell’arcidiocesi milanese, dalla quale dipendevano nella quasi totalità le province ecclesiastiche della Lombardia, Piemonte, Liguria, Vigevano, che, precedentemente e per tutta la durata dell’impero d’occidente con capitale Milano, tenne diretti rapporti religiosi, politici e commerciali con questa città, conoscendo le preclari virtù d’Ambrogio nell’opera di diffusione e difesa della dottrina cristiana, gli eresse una chiesuola “infra castrum” denominandola chiesa di Santa Maria nascente, parrocchia di Sant’Ambrogio.

La profonda venerazione dei vigevanesi per questo insigne dottore della chiesa suggerì di elevare la sua immagine a simbolo comunale, nonostante ciò fosse già stato concepito in precedenza dai milanesi e tradotto in concreta raffigurazione nel loro gonfalone. Non mancò però ai vigevanesi l’ispirazione che fu attinta dall’architettura del massiccio castrum gallico-romano. Tale scelta venne dettata da evidenti motivi psicologici. Infatti i vigevanesi si sentivano come protetti all’ombra della poderosa costruzione, fortissimo baluardo per le estreme difese delle loro cose e dei loro diritti di indipendenza, rivolte alla conservazione delle antiche virtù.

Infatti lo stemma cittadino staglia su fondo rosso il bianco granito del fortilizio turrito a merlatura ghibellina, sormontato dall’aquila nera ad ali spiegate, protese in difesa dei cittadini ed indicante simbolicamente la sovranità morale degli imperatori alemanni. Se, come alcuni opinano, l’attuale torre venne eretta per ordine di Ludovico il Moro, dov’era quella che esisteva prima dello Sforza? Non credo che le sue massicce mura si siano squagliate come neve al sole. Le più che secolari tradizioni del civico stemma, rappresentato dal castello turrito, è la testimonianza inconfondibile che l’attuale torre era la civica anteriormente al ducato di Milano; la sua cella campanaria caduta alcune volte, come la ricordano i documenti d’archivio, è solo il terzo sopralzo che noi oggi ammiriamo a completamento della magnifica opera d’arte ma ultimata durante la signoria di Ludovico Maria Sforza.

In questo studio, Luigi Barni prendeva anche in esame alcune raffigurazioni dello stemma cimato da una corona ducale dalla quale sporgevano due frasche di palma, aggiunte successivamente rispetto allo stemma effigiato nel Cremosano. Secondo lo storico, in una nota del 23 marzo 1928, la corona era ripresa da quella sormontante lo stemma degli Sforza, nella quale però erano incrociati un ramo di ulivo e uno di quercia.

L’errore sarebbe stato commesso dal notaio Simone del Pozzo che aveva riprodotto lo stemma in alcuni documenti comunali, prendendosi la libertà di aggiungere i rami di palma probabilmente per ricordare, secondo il professore Alessandro Colombo, nella sua definizione dello stemma del 1900, le vittorie nei vari assedi; in particolare quelle più importanti del 1272 contro i pavesi e quella del 1449 contro Francesco I Sforza.

Tuttavia Luigi Barni, nel proporre lo stemma di Vigevano, era fortemente convinto che esso non dovesse essere cimato da corona e che l’aquila non fosse rinchiusa in uno scudetto: in pratica il vero e unico stemma di Vigevano doveva essere quello raffigurato nel frontespizio degli Statuti vigevanesi oppure quello disegnato da Simone del Pozzo, perché il più antico e certamente testimonianza dell’indipendenza di Vigevano nell’età comunale.

Il castello e l’aquila imperiale sono, comunque, da sempre il simbolo di Vigevano adottato all’unanimità nella consulta comunale del 26 marzo 1937 alla presenza del podestà della città, ingegnere Mario Gianoli: si decise in quell’adunanza di prendere come modello lo stemma del Cremosano, il più elegante e senza fron­zoli, non prendendo in considerazione le parole dello storico Luigi Barni.

L’istanza tuttavia non trovò riscontro probabilmente per i funesti avvenimenti bellici avvenuti in quel tempo.

Soltanto negli anni ’90, a seguito delle numerose e pedanti richieste dello Studio Araldico di Genova, il comune decise di approvare in via definitiva l’antico stemma riprendendo proprio quello del Cremosano, verso il quale i vigevanesi esprimono tutto il loro affetto, togliendo i fronzoli e le abbreviazioni ridondanti riferentesi alla comunità di Vigevano.

Il castello nella sua forma fu definitivamente approvato e congelato con la torre a destra e l’aquila sorante, di nero, racchiusa nello scudetto di oro a fianco del fortilizio.

L’Ufficio Araldico della Presidenza del Consiglio dei Ministri propose anche la forma del drappo del gonfalone e i colori più importanti che compaiono nell’arma vigevanese: il bianco e il rosso; fu questo il terzo gonfalone in uso alla città.

Gli altri erano stati approntati negli anni precedenti, prima ancora dell’ufficializzazione di un gonfalone regolare.

Il primo, ricamato dalle donne vigevanesi, era intessuto in un drappo recante i colori della bandiera italiana. Venne inaugurato nel 1848, all’alba della patria risorgente.

L’altro, invece, di rosso porpora, prodotto sempre dalle donne del luogo, fu inaugurato dal podestà Scotti, nel 1928, in pieno regime fascista, nel meriggio glorioso della patria all’apogeo della gloria e della grandezza.

Il gonfalone era il simbolo di una promessa di grandezza durante le sante lotte per l’indipendenza nel 1848; invece, nel 1928, una realtà di forza e di potenza.

Durante la consacrazione in duomo il vescovo espresse le seguenti parole: (…) onorevole podestà, a voi è affidato questo prezioso gonfalone, da me consacrato con l’acqua lustrale; a voi è stato affidato dalle nostre donne, a voi il difenderlo; cambieranno gli alfieri, cambieranno i tempi, ma la gloria rimane, come cosa imperitura. I vessilli che si innalzano devono essere difesi, e voi lo difenderete. E prendendo lo spunto dell’immagine della Madonna, riprodotta sul retro, scioglie un inno alla Vergine protettrice invocando da Lei tutte le fortune per la cara nostra città.

 

Genovese C. 2012 – LA PROVINCIA DI PAVIA – Gli stemmi civici del Pavese, della Lomellina e dell’Oltrepò, pp. 279-281.

 

Stemma Ridisegnato


Reperito da: Anna Bertola

Disegnato da: Massimo Ghirardi

Stemma Ufficiale


Logo


Bozzetto originale acs/Pdc


Altre immagini


Nessun'altra immagine presente nel database

Profilo araldico


“Di rosso, al castello d’argento, murato di nero, merlato alla ghibellina, con una sola torre, alta e larga, posta a destra a filo del corpo del castello, merlata di tre, finestrata del campo con tre finestre, poste due, una, esso castello con il fastigio merlato di cinque, aperto del campo, accompagnato dallo scudetto d’oro, caricato dall’aquila di nero, coronata dello stesso, esso scudetto sormontante i merli terzo, quarto e quinto del fastigio. Lo scudo è sormontato dalla corona speciale d’oro, formata dal cerchio brunito, gemmato, cordonato ai margini, cimato da otto rose araldiche, d’oro, sostenute da punte, cinque visibili. Ornamenti esteriori di Comune”.

Gonfalone ridisegnato


Reperito da: Luigi Ferrara

Disegnato da: Bruno Fracasso

Gonfalone Ufficiale


Altre immagini


Nessun'altra immagine presente nel database

Profilo Araldico


“Drappo di bianco bordato di rosso…”

Colori del gonfalone: bianco, rosso
Partizioni del gonfalone: bordato
Profilo Araldico

“Drappo di bianco bordato di rosso caricato dello stemma comunale…”

bandiera ridisegnata

Fonte: Roberto Breschi

Disegnato da: Bruno Fracasso

bandiera Ufficiale
Altre Immagini
Nessun'altra immagine presente nel database

LEGENDA

  • stemma
  • gonfalone
  • bandiera
  • sigillo
  • città
  • altro
  • motto
  • istituzione nuovo comune

    Decreto del Presidente della Repubblica (DPR)
    concessione
    9 Gennaio 2001

    Regio Decreto (RD)
    concessione

    Francesco II Sforza, duca di Milano, il 2 febbraio 1532.