Comune di Vaujours – (93)

Informazioni

Storia dello stemma e del comune

Antico villaggio agricolo Vaujours, le cui origini risalgono almeno al IX secolo, si trova oggi nel dipartimento della Senna-Saint-Denis nella regione dell’Île-de-France. Nel XII si trova documentato come Vallis Jost (valle del Jost) e Vaujoi (“valle della gioia”) come possesso di Etienne de Senlis che ne fece dono all’abbazia di Saint-Victor di Parigi.

 

Enrico IV vi possedeva un padiglione di caccia, presso la collina di Montauban, in una località che ancor oggi porta il nome di “Vert Galant” il soprannome del re.

Nel XVII secolo il feudo venne concesso alla famiglia Scarron (magistrati del Parlamento di Parigi e della Corte dei Conti) il cui membro più celebre è lo scrittore Paul (1610-1660), che nel 1652 già malato e paralizzato, sposò la giovane orfana Françoise d’Aubigné, che (dopo esser rimasta vedova) divenne la governante dei figli bastardi di Luigi XIV e della favorita Madame de Montespan; quindi, divenuta marchesa di Maintenon, sposa morganatica di Lugi XIV.

 

Fu sede di una polveriera, costruita con decreto sovrano del 27 dicembre 1865, quindi sviluppata durante la Seconda Guerra Mondiale divenne una delle più importanti del Paese. È stata chiusa nel 1971.

 

Fino al 1965 il comune non aveva un suo proprio emblema, in quel anno si adottò quello ancora in uso, che si blasona: « D’azur à la bande bretessée et contre bretessée d’or : au chef de même, chargé d’un rai d’escarboucle fleurdelisé d’azur » (D’azzurro alla banda merlata e contro merlata d’oro; al capo dello stesso caricato da un raggio di carbonchio gigliato d’azzurro).

Lo scudo è sostenuto in punta da una folgore d’oro infiammata di rosso, dalla quale fuoriescono tre fiori di calendula (secondo altri: di calta, due varietà della famiglia delle ranuncolacee, una nota come caltha officinalis e l’altra come caltha palustris).

Come possedimento dell’abbazia di Saint-Victor ne ha adottato l’emblema principale: il raggio di carbonchio gigliato, divenuto possesso della famiglia Scarron vi ha associato la banda contro merlata. Il castello divenne proprietà dei De Maistre, che avevano tre fiori di calendula o calta, adottate secondo Diderot in guisa di “Arme parlante” in riferimento all’antico proverbio francese “Si les valtets ont la peine, la maitre a le soucis” = “Se i servitori hanno il fastidio, il padrone ha le preoccupazioni”) nello stemma, anch’essi ripresi negli ornamenti esteriori allo scudo e nascenti da una folgore, richiamo alla polveriera di Sevran ed emblema degli ufficiali Delle Polveri.

Nota di Massimo Ghirardi

 

Bibliografia:

Diderot D. Encyclopédie (…) Volume XXXI, Parte II. Ginevra, 1778.

Stemma Ridisegnato


Stemma Ufficiale


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Profilo araldico


“D’azzurro alla banda merlata e contro merlata d’oro; al capo dello stesso caricato da un raggio di carbonchio gigliato d’azzurro”.

Colori dello scudo:
azzurro
Partizioni:
capo

LEGENDA

  • stemma
  • gonfalone
  • bandiera
  • sigillo
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  • istituzione nuovo comune