Città di Schio – (VI)

Informazioni

  • Codice Catastale: I531
  • Codice Istat: 24100
  • CAP: 36015
  • Numero abitanti: 39566
  • Nome abitanti: scledensi
  • Altitudine: 198
  • Superficie: 67.07
  • Prefisso telefonico: 0
  • Distanza capoluogo: 36.0

Storia dello stemma e del comune

In uso già dalla fine del XIII secolo presenta una semplice croce rossa in campo d’oro (anticamente lo scudo era contornato di nero).

Viene formalmente concesso in uso da Ferdinando I d’Asburgo il 19 settembre 1843 “…uno scudo d’oro con croce ordinaria rossa”. Il 29 agosto 1870 viene confermato dal nuovo Regno d’Italia (all’epoca con capitale Firenze) ma la Consulta Araldica, nella deliberazione relativa, dichiara spettante alla città di Schio (titolo concesso nel 1817) “…lo scudo accostato da due rami d’olivo fruttati al naturale, decussati sotto la punta e legati di rosso” concessione insolita: dato che l’araldica civica italiana prevede un ramo d’olivo e uno di quercia.

Il nome del Comune deriva da AESCULETUM, vale a dire “bosco di ischi” da cui SCLIDO e quindi SCLIO.

La zona fu abitata nel Neolitico; nella collina detta “il Castello” furono rinvenuti resti dell’età del bronzo.

Dell’epoca preromana e romana furono rinvenuti numerosi reperti, specialmente nei colli delle valli attigue; in località Cabrelle ai piedi del Monte Summano, si sono trovate tracce di un “castrum” romano. In epoca romana una strada suburbana collegava Schio a Vicenza per Sesto, presso Caldogno.

Al 975 risale la prima notizia storica di “Schledum”; si trattava di un piccolo borgo raggruppato intorno alla collina detta “il Castello”, presso la quale restano tuttora molti edifici dei secoli XIV-XV.

L’altro centro antico sorse intorno al colle più basso, detto “Gorzonio”, su cui si trovava la chiesa di San Pietro, oggi duomo. Schio fu dapprima feudo dei Maltraverso; nel 1240 passò agli Ezzelini, che però la tennero per poco tempo, dopo di che ritornò ai Maltraverso.

Nel 1311 divenne dominio degli Scaligeri, i quali la diedero in feudo ai Nogarola; passò quindi ai Visconti che nel 1392 (secondo altre fonti nel 1396 o nel 1397) la vendettero a Giorgio Cavalli.

Si diede a Venezia nel 1406, dopo un effimero tentativo di restare contea autonoma effettuato da Giorgio Cavalli.

Negli ultimi decenni del ‘400 vi si affermò l’arte della stampa.

Nel 1876 fu costruito il tronco ferroviario Vicenza-Schio.

Durante la prima guerra mondiale subì numerosi bombardamenti terrestri e aerei.

Alcune ville sono interessanti: Villa Dal Ferro, Palazzo Fogazzaro, Villino Rossi.

La fama di Schio è legata all’arte della lana, che era praticata da una comunità di Umiliati già verso la fine del 1100; nel secolo XIV la cittadina contendeva a Vicenza il primato della confezione dei “panni”. L’espansione di tipo moderno di quest’industria fu opera soprattutto del patrizio veneziano Nicolò Tron, che nel 1738 fondò un opificio tessile facendo venire maestranze dall’Inghilterra e introducendo nuove macchine e sistemi di lavorazione più razionali.

Verso la metà del ‘700 la produzione superava già quella di Bristol e alla fine del secolo gli opifici erano alcune decine.

Gli avvenimenti politici dell’epoca napoleonica compromisero questa industria, che risorse per merito della famiglia Rossi, soprattutto di Alessandro. Alessandro Rossi (1819-98) successe nel 1839 al padre nella direzione di un modesto opificio. Riuscì a imprimergli un impulso eccezionale introducendo nuovi processi di lavorazione e rinnovando il macchinario.

Nel 1873 l’azienda divenne società anonima. A. Rossi, che fu eletto senatore del Regno nel 1870, contribuì alla realizzazione di numerose iniziative industriali ed agricole, di scuole popolari, di società di mutuo soccorso tra operai e contadini.

Le fortune economiche legate al lanificio trasformarono Schio, che si estese notevolmente diventando una bella ed elegante cittadina. Schio, oltre ad essere uno dei più grossi centri urbani della Provincia, è, dopo il capoluogo, il più grosso centro industriale vicentino. Inoltre, nel settore della filatura e tessitura della lana, dispone del maggior complesso produttivo, formato da una quindicina di imprese per un totale di circa 4.500 addetti dei quali circa l’80% appartengono alla Soc. Lanerossi che è l’azienda pilota del settore.

Questo primato ha le sue radici in una tradizione che risale ad alcuni secoli or sono ed ha fatto di Schio un centro produttivo rinomato; in forma più industrializzata, il settore laniero si è però affermato nella seconda metà del 1700. L’impronta di grande industria moderna fu data nel secolo scorso dalla famiglia Rossi, che continuò nella sua espansione dimensionale. Si sono poi affiancati degli altri stabilimenti lanieri di minore entità, assieme a diverse altre aziende in altri campi produttivi.

Attualmente l’industria scledense dispone di circa 450 imprese, che occupano quasi 10.000 lavoratori, e operano in diversi settori con una maggiore concentrazione in quello tessile (circa il 47% degli addetti) e in quello metalmeccanico (32%), mentre con valori molto più bassi in quelli delle costruzioni, poligrafico, del legno ed altri.

Parallelamente si sono sviluppate le attività commerciali sia in senso quantitativo che qualitativo, con adeguate strutture ben organizzate e con un buon grado di specializzazione, come la rete distributiva al dettaglio e all’ingrosso che in complesso può contare su oltre 500 esercizi. Numerosi sono quelli ambulanti (più di 100) e così pure gli esercizi pubblici (circa 130). L’agricoltura, che rispetto alle altre è una attività di entità economica minore e dà buona produzione di foraggio, di frutta e di uva, dimostra un soddisfacente grado di specializzazione, ma impiega solamente il 3% circa delle forze attive locali.

Un buon grado di sviluppo hanno pure raggiunto le attività terziarie, come pure i servizi dei trasporti, del credito, assicurativi, sanitari e ricreativi. Il movimento pendolare è notevole nei due sensi: mentre le attività industriali e commerciali di Schio richiamano manodopera dai centri minori, vi è un flusso di addetti ai settori dei servizi che trovano occupazione altrove. 

Al comune è stata concessa la “Croce al merito di guerra”, con decreto del Ministro della Guerra in data 28 marzo 1920 n. 60597. Al comune è stata concessa la “Medaglia d’argento al valor militare” per alti meriti acquisiti nella guerra di Liberazione, con decreto del Ministro della Difesa in data 12 giugno 1984 n. ord. 6779. 

Stemma Ridisegnato


Reperito da: Davide Papalini

Disegnato da: Massimo Ghirardi

Stemma Ufficiale


Logo


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Profilo araldico


“Uno scudo d’oro con croce ordinaria rossa accostato da due rami d’olivo fruttati al naturale, decussati sotto la punta e legati di rosso”.

Colori dello scudo:
oro
Partizioni:
crociato
Pezze onorevoli dello scudo:
croce

Gonfalone ridisegnato


Disegnato da: Bruno Fracasso

Gonfalone Ufficiale


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Profilo Araldico


Drappo partito di giallo e di rosso…”.

Colori del gonfalone: giallo, rosso
Partizioni del gonfalone: partito
Profilo Araldico

“Drappo partito di giallo e di rosso…”

bandiera ridisegnata

Disegnato da: Massimo Ghirardi

bandiera Ufficiale
no bandiera
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LEGENDA

  • stemma
  • gonfalone
  • bandiera
  • sigillo
  • città
  • altro
  • motto
  • istituzione nuovo comune

    Decreto Ministeriale (DM)
    riconoscimento
    29 Agosto 1870

    Decreto del Presidente della Repubblica (DPR)
    concessione
    3 Febbraio 1989