Città di Saluzzo – (CN)

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Info
  • Codice Catastale: H727
  • Codice Istat: 4203
  • CAP: 0
  • Numero abitanti: 17258
  • Altitudine: 0
  • Superficie: 79.56
  • Prefisso telefonico: 0
  • Distanza capoluogo: 0.0
  • Comuni confinanti:

    Cardè, Lagnasco, Manta, Moretta, Pagno, Revello, Scarnafigi, Torre San Giorgio

  • Santo Patrono: san Chiaffredo
Storia del Comune e informazioni Emblemi civici

Saluzzo (Saluces , in francese), già capitale dell’omonimo marchesato dal 1142 al 1548, potrebbe derivare il nome da Saliis, nome dato dagli antichi romani intorno al II secolo a.C. a una preesistente tribù ligure delle Alpi Marittime (chiamati anche Capillati). Alla tribù, fu poi aggiunto il termine germanico-longobardo hutzen, “capanne”.

Altre ipotesi lo farebbero derivare dalla curtes padronale longobarda (VI secolo circa), chiamata nella loro lingua sala, attraverso il diminutivo salucula.

Altre ipotesi ancora lo farebbero derivare da acquae salutiarum, in riferimento a una fonte termale non ben precisata (forse lo stesso vicino fiume Po).

 

Lo stemma della città di Saluzzo è normalmente raffigurato (e usato dal Comune) con uno scudo ovale diviso orizzontalmente a metà con la parte superiore di colore azzurro e la parte inferiore di colore argento, sul tutto è presente una lettera “S” costituita da due delfini che mordono un pomo, lo scudo è timbrato da una corona da marchese è circondato da un ramo di olivo e da uno di palma decussati.

Lo stemma, formalmente approvato con decreto del 9 marzo 1935, si blasona ufficialmente

«troncato di azzurro e d’argento alla lettera gotica S d’oro attraversante. Corona marchionale

Mentre la descrizione del gonfalone è:

«Drappo troncato d’azzurro e di bianco riccamente ornato di ricami d’oro e caricato dello stemma sopradescritto con l’iscrizione centrata in oro: Città di Saluzzo. Le parti di metallo ed i cordoni saranno dorati. L’asta verticale sarà ricoperta di velluto dei colori del drappo, alternati, con bullette dorate poste a spirale. Nella freccia sarà rappresentato lo stemma della Città e sul gambo inciso il nome. Cravatta con nastri tricolorati dai colori nazionali frangiati d’oro

 

L’emblema è derivato dallo stemma dei marchesi di Saluzzo, signori sovrani del territorio dal 1175 al 1549, a sua volta derivato da quello (identico) della famiglia Del Vasto, della quale i Saluzzo erano una branca, con la differenza che l’originario “d’argento al capo d’azzurro” era della dinastia.

Stemma dei Marchesi di Saluzzo

Infatti, le prime versioni dello stemma erano «d’argento, al capo d’azzurro, con una S attraversante di […]», la “S” in  stile gotico e con le estremità (grazie) a spirale. In questa forma sono documentate dopo il 1450 e si ipotizza che sia stata concessione del marchese Ludovico I (1405-1475).

 

Intorno al 1462, come testimoniato da esempi dell’antico palazzo del Comune in Salita al Castello, lo stemma comunale ha assunto  la forma del “troncato d’azzurro e d’argento”, probabilmente per esigenze di armonia compositiva, con una grande “S” d’oro (del tipo “onciale” tipica del Rinascimento), nel 1466 questo emblema viene scolpito sulle mensole e sui capitelli della parte meridionale del chiostro della chiesa di San Giovanni, a testimoniare la partecipazione del comune alle spese per l’edificazione.

 

Nell’opera Charmeto di Giovanni Andrea Saluzzo di Castellar del 1507 è descritta la forma del gonfalone civico: “dei due colori dello stemma con una S d’oro».

Tra il 1508 e il 1511 uno stemma leggermente diverso con lo scudo d’argento, al capo d’azzurro ridotto e con la S di smalto rosso solo nell’argento venne dipinto, insieme a un esemplare simile ma con la S di color oro, sulle lunette della Cattedrale. 

Nel 1680, all’interno del Libro degli Ordinati, si ha la prima testimonianza dell’uso della corona marchionale; trattandosi di un documento indirizzato al sovrano si può ritenere che il suo uso fosse stato dallo stesso precedentemente autorizzato.

 

La “S” formata da due delfini compare nella Chronotaxis dei Vescovi di Saluzzo, del noto tipografo saluzzese Giambattista Bodoni, stampata a Parma nel 1783 (Bodoni si era infatti trasferito nella capitale del Ducato emiliano come tipografo ufficiale e insegnante della locale Accademia d’Arte). Nell’incisione a corredo dell’opera i due animali sono agganciati per le mascelle nel centro dello scudo, dell’uno colore all’altro (quello sul campo azzurro è di color argento e viceversa per l’altro).

 

Nel XIX secolo, l’uso della lettera “delfinata” venne utilizzata nei documenti del Comune; una testimonianza di quest’uso si ha nel Consegnamento degli stemmi del 19 aprile 1911 (registro di controllo generale sul diritto a fregiarsi di uno stemma particolare da parte di enti e famiglie, per il quale si doveva pagare una tassa): «scudo di argento a capo azzurro con entro la S composta di due delfini, di cui uno in azzurro nella parte inferiore e l’altro di argento nella parte superiore». È in quel periodo che compare la variazione nella quale i delfini mordono un pomo che si trova al centro, quanto al colore dei delfini non si ebbe stabilità; talvolta si incontrano entrambi di oro; talvolta d’oro il primo, d’azzurro il secondo; talaltra d’argento l’uno, d’ azzurro l’altro.

 

Negli anni ’30 del XX secolo il comune chiese il relativo decreto di riconoscimento; si decise di tornare al disegno più antico, con la “S” gotica, che è quello riportato nell’atto del 1935, in cui allo stemma venne contestualmente imposto il capo del Littorio, in ossequio al decreto n. 1440 del 12 ottobre 1933 (che verrà poi eliminato nel 1944 con la caduta del regime fascista). Quindi col blasone “ufficiale”: Troncato d’azzurro e d’argento alla lettera gotica S d’oro attraversante. Corona marchionale”.

È da notare che il comune dal 2009 fa uso di entrambe le versioni privilegiando quella, più decorativa, entrata in uso all’inizio del ‘900 e riportante i delfini e il pomo nella comunicazione istituzionale. I delfini non hanno un significato particolare, ma uno scopo puramente decorativo.

 

Gli stemmi dei comuni di CardèCarmagnolaCastellarCostigliole SaluzzoMantaPagnoSanfront e Revello, che in passato facevano parte del territorio del marchesato, condividono la forma e il blasone dello stemma della capitale Saluzzo, con la variazione della lettera iniziale del Comune (per Sanfront il monogramma SF).

Nello stemma di Piasco lo scudo partito di azzurro e di argento ha la lettera P, circondata da due rose, che non è “attraversante” ma contenuta completamente nella metà superiore azzurra, Dronero utilizza anch’esso i colori dei Del Vasto ma sullo scudo è riportato un drago (o un basilisco) di rosso coronato d’oro mentre Tarantasca ha lo stemma originario dei Saluzzo, d’argento al capo d’azzurro, ma brisato da una banda di porpora portante nel centro una T d’argento gotica.

Per lo stemma di Carmagnola si ha testimonianza che fosse già in uso nel 1484, mentre Pagno è documentato dal 1508. Dal Charmeto di Giovanni Andrea Saluzzo di Castellar si apprende che nel 1497 usavano uno stemma consimile anche Castellar, Crissolo, Montemale, Paesana, Oncino, Ostana e Tarantasca.

 

Dal 1º gennaio 2019 ha incorporato il territorio del comune limitrofo di Castellar.

 

La città di Saluzzo è gemellata con la polacca Łowicz e con l’argentina Silvio Pellico (Provincia di Córdoba).

 

Nota di Bruno Fracasso, Massimo Ghirardi e Giovanni Giovinazzo