Comune di Monchio delle Corti – (PR)

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Info
  • Codice Catastale: F340
  • Codice Istat: 34022
  • CAP: 43010
  • Numero abitanti: 1024
  • Nome abitanti: monchiesi
  • Altitudine: 841
  • Superficie: 69.14
  • Prefisso telefonico: 0
  • Distanza capoluogo: 64.0
Storia del Comune e informazioni Emblemi civici

Le “Corti” sono i tredici villaggi che formavano il vasto feudo soggetto dall’VIII secolo e fino al 1805 direttamente al vescovo di Parma: Monchio, Lugagnano, Ceda, Casarola, Riana, Grammatica, Pianadetto, Valditacca, Trefiumi, Rimagna, Rigoso, Valcieca, Nirone.

Il Vicario del vescovo, detto anche podestà (per non confondere la sua carica con quella del sacerdote-pievano), risedette fino al 1353 a Rigoso, per cui il territorio fu detto Corti di Rigoso, il quell’anno il vescovo Ugolino Rossi (il cui consanguineo Galvano Rossi era già podestà di Rigoso nel 1340) se ne vide confermare il possesso dall’imperatore Carlo IV e trasferì la sede in Monchio, che divenne dominante. Nell’occasione furono stesi gli Statuti che regolarono la vita dei montanari praticamente fino alla soppressione dei feudi da parte dell’Amministrazione Napoleonica nel 1805.

Nel 1935 Monchio (probabilmente da Mons, ‘monte’, o Montulus per la sua posizione elevata) ha assunto la specificazione delle Corti.

Lo stemma concesso al Comune, da Vittorio Emanuele III con Regio Decreto del 3 aprile 1937, è così blasonato: “D’azzurro al ponte di 13 merli, sovrastante a una campagna fiorita e spigata attraversata da un ruscello d’argento”.

Il ponte richiama quello della Via di Toscana (oggi strada “Massese”) di Lugagnano, posto sul torrente Cedra; fatto costruire nel 1602 dal vescovo di Parma Ferdinando Farnese e restaurato dal vescovo Adeodato Turchi nel 1801, i merli rappresentano le comunità della circoscrizione comunale (il ponte reale ne è sprovvisto).

Nota: nella comunicazione ordinaria lo stemma presenta anche un capo di rosso, ma non essendo previsto dal blasone del Decreto di Concessione del 1937 è stato omesso nella nostra illustrazione. Probabilmente è un relitto del “Capo del Littorio” previsto dalla regolamentazione araldica del periodo fascista.

Note di Massimo Ghirardi

Bibliografia:

AA.VV. GLI STEMMI DEI COMUNI E DELLE PROVINCE DELL’EMILIA-ROMAGNA. Compositori, Bologna 2003.

AA.VV. Nomi d’Italia. Origine e significato dei nomi geografici e di tutti i Comuni. Istituto Geografico De Agostini, Novara 2009

AA.VV. Dizionario di Toponomastica. Storia e significato dei nomi geografici italiani. UTET, Torino 1997.

Anceschi A. GEOGRAFIA DEGLI STATI ESTENSI. I confini dell’Emilia e dell’alta Toscana e le strade del Ducato. Incontri Editrice, Sassuolo 2016.

BLASONATURA

”D’azzurro, al ponte di 13 merli, sovrastante a una campagna fiorita e spigata attraversata da un ruscello d’argento. Ornamenti esteriori da Comune”.

ATTRIBUTI
SMALTI
OGGETTI
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Disegnato da: Bruno Fracasso

BLASONATURA

“Drappo di tessuto azzurro riccamente ornato di ricami d’argento, al centro del quale è collocato lo stemma del Comune”.

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LEGENDA

  • stemma
  • gonfalone
  • bandiera
  • sigillo
  • città
  • altro
  • motto
  • istituzione nuovo comune
    Regio Decreto (RD)
    concessione
    3 Aprile 1937

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