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Info
- Codice Catastale: F065
- Codice Istat: 85009
- CAP: 0
- Numero abitanti: 11946
- Altitudine: 0
- Superficie: 293.96
- Prefisso telefonico: 0
- Distanza capoluogo: 0.0
Storia del Comune e informazioni Emblemi civici
Mazzarino si considera erede dell’antico centro greco di Maktorium, citato da Erodoto (VII, 53), distrutto e ricostruito in altro sito (località Gibli) con il nome di Mazaris (Terra di Frumento). Anch’esso venne distrutto dai romani e rifondato, in altro luogo (contrada Piano), con il nome di Macarina. Il nuovo centro, costruito a seguito di un Editto Romano fu ripopolato da migliaia di schiavi, acquistati nei paesi del bacino del Mediterraneo e in quello sud-sahariano. Essi furono utilizzati come forza-lavoro schiavistica, nelle immense distese del latifondo cerealicolo.
I romani per controllare l’abitato e preservarlo da prevedibili sommosse ed eventualmente difenderlo da improvvise invasioni e saccheggi, costruirono tre muniti fortilizi di cui si ammirano ancora oggi, i vetusti resti.
Questa situazione si era creata alla fine della guerra di conquista dell’isola, quando i veterani romani, abbandonate le armi, si trasformarono in provetti gestori dei latifondi agricoli esistenti nel territorio, ove si attivarono a costruire un nuovo centro abitato che definirono con l’appellativo di VETS ET NOBLE OPPIDUM MACARINA e, stando alla tradizione, lo avrebbero insignito del simbolo distintivo del FASCIO LITTORIO CONSOLARE.
I Barbari, i Bizantini, gli Arabi, per oltre 5 secoli, martoriarono e terrorizzarono gli abitanti e il territorio, con incendi, rivolte, guerre e distruzioni di ogni genere, le campagne divennero insicure povere e neglette. Quindi verso l’800 gli abitanti abbandonarono il vecchio centro abitato di Macarina e iniziarono a costruire le loro nuove abitazioni sul declivio sud della collina, il nuovo centro venne chiamato MAZZARANU (di li) SARACINI.
Intorno al 1085, in un caldo pomeriggio del mese di luglio, il Gran Conte Ruggero il Normanno, con le sue milizie, assaltò il Castello, depose e uccise il principe Arabo che lo governava e s’installò nel dominio del centro cittadino, gli italianizzò il nome che divenne MAZZARINO.
Dopo circa quattro anni, il potere del Gran Conte Ruggero d’Altavilla, fu trasmesso per diritto maritale, al proprio genero e cognato l’aleramico Marchese Enrico del Vasto e di Lombardia.
Egli, governò con probità, lungimiranza e giustizia, sostenuto dalla materna devozione religiosa, alla miracolosa Icona Bizantina di Maria SS. del Mazzaro, ritrovata il 16 Settembre del 1125.
Nel 1143, il nipote del Marchese Enrico, il conte Manfredi del Vasto, divenne per eredità, signore di Mazzarino, continuando la dinastia aleramica fino al 1194.
Durante il periodo svevo, le contee aleramiche di Grassuliato e Mazzarino, furono requisite dall’Erario Regio e messe a disposizione del notaro Jacopo da Lentini e dell’Imperatore Federico II di Svevia che ordinò all’architetto imperiale Riccardo da Lentini, di procedere alle riparazioni e alle manutenzioni delle tre fortezze, per renderle più sicure ed efficienti.
In epoca angioina, le due contee limitrofe furono affidate all’ultimo erede del casato aleramico, tale Giovanni Barone di Mongialino (Mineo), il quale ritenuto che la sua nuova dignità comitale gli fosse pervenuta per uno straordinario evento di “Grazia Divina”, voluto dalla materna intercessione di Maria SS. del Mazzaro, cambio il proprio cognome e decise di farsi chiamare GIOVANNI MAZZARINO.
Questo personaggio, che governò con giustizia, rettitudine e raffinata diplomazia le due contee, fu un eroe del Vespro Siciliano, un convinto assertore e combattente per la libertà e l’indipendenza della Sicilia, dallo straniero.
Egli per esprimere, la nuova dignità di conte, ideò e adottò uno stemma araldico cosi composto:
- Fascio Littorio Consolare, per ricordare le origini romane della città;
- Banda azzurra contenente tre stelle, per ricordare la sua devozione e quella dei suoi sudditi, a Maria SS. del Mazzaro. Lo scudo venne sormontato da una corona di conte.
Lo stemma adottato dal capostipite, venne trasmesso alla posterità, gelosamente custodito dagli eredi del casato, che ancora oggi si onorano esibire.
Il conte Giovanni Mazzarino, rimase vittima della feroce restaurazione aragonese, “mazzerato”, legato ad una grossa pietra al collo, fu buttato a mare e annegato, nelle acque gelide del mar Mediterraneo, nei pressi dell’isola di Marettimo (Egadi) il 2 Giugno del 1287.
Discendente diretto di Giovanni Mazzarino, fu il fratello Ruggero che gli aragonesi costrinsero ad abbandonare le contee di Mazzarino e Grassuliato e a trasferirsi nella vicina cittadina aleramica di Piazza, ove contrasse matrimonio con la contessina Beatrice Rosso, figlia di Enrico Rosso conte di Aidone.
Gli eredi, di questo personaggio, emigrarono a Palermo, Pisa, Firenze, Genova, Roma, Parigi. In ogni località raggiunta, tutti parteciparono, sempre in prima persona, agli eventi politici più importanti della storia d’Europa.
Dopo più di tre secoli, si trova come illustre erede del casato, il potente cardinale Giulio Raimondo Mazzarino, primo Ministro del Regno di Francia e arbitro della politica Europea nel 1600.
Nel 1304, militi aragonesi, i Branciforte, originari di Piacenza, acquisirono sotto questa dinastia, le signorie di Mazzarino e Grassuliato che mantennero fino all’abolizione dei feudi nel 1812.
Detta famiglia, sviluppò un’oculata politica matrimoniale e un’avveduta amministrazione dei feudi e delle contee che consentì loro, l’acquisto dei titoli di conti di Mazzarino, Principi di Butera, di Pietraperzia e Niscemi, conti di Leonforte, Militello in Val di Catania, Scordia e Bagheria. Divennero altresì Presidenti del Parlamento del Regno di Sicilia, ottennero il Toson d’Oro e il titolo di Grandi di Spagna, finanziarono l’alleanza della cristianità che sconfisse i musulmani, nella famosa Battaglia di Lepanto.
Illustri rappresentanti del casato furono:
- Don Giuseppe Branciforte conte di Mazzarino, Principe di Butera, Presidente del Parlamento del Regno di Sicilia;
- Il conte don Carlo Maria Carafa, nipote del Papa Paolo IV Carafa, assertore e artefice nei suoi stati dell’applicazione della riforma tridentina, fu munifico mecenate delle arti e delle lettere, finanziò la ricostruzione dei centri dopo il terribile terremoto dell’11 Gennaio 1693, fra cui Noto e, soprattutto, Grammichele.
Lo stemma del comune di Mazzarino, utilizzato anche per realizzare il gonfalone cittadino, venne adottato in epoca fascista dal podestà barone Gr. Uff. Giuseppe Bartoli con Del. n. 65 in data 15/10/1931, avente per oggetto: Adozione dello Stemma civico e gonfalone.
Se ne riproduce integralmente il testo: «Vista la Circolare a stampa 30-10-1930, N. 8600/6 della Consulta araldica del Regno, con la quale vengono sollecitati i Comuni a chiedere il riconoscimento del proprio stemma e del Gonfalone; Ritenuto che dagli atti esistenti in archivio non risulta che il Comune abbia ottenuto il riconoscimento dello stemma che fin dal 1200 adottò per trasmissione avutane dal Barone Mangiolino, figlio di Manfredi il Normanno, che figura anche descritto nel “Nobiliario di Sicilia” del Manno e nel “Blasone di Sicilia” del Palizzolo. Stemma questo che figurava presso gli atti dell’Archivio di Stato di Palermo e che nel 1600 fu adottato dall’Illustre cittadino Cardinale Mazzarino, il quale, nel far costruire in Roma, in Piazza di Trevi, la Chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio, nel frontone della stessa vi appose lo stemma della città di Mazzarino».
Udito il parere favorevole della Consulta Municipale.
Nella deliberazione si assume per la città di Mazzarino lo stemma che sempre ha usato giusta la seguente descrizione: “d’argento al fascio di verghe e la scure al naturale e la banda azzurra: caricata di tre stelle d’oro, attraversante”.
Successivamente, il Sindaco allora in carica, Rocco Anzaldi, nel 1995 avviò la pratica avente per oggetto: Concessione dello Stemma e del Gonfalone al Comune di MAZZARINO (Caltanissetta), che ebbe come esito il DPR col quale il Presidente della Repubblica Italiana, Oscar Luigi SCALFARO, in data 5 settembre 1995 concesse formalmente il simbolo e il gonfalone.
Lo stemma riprende quello della famiglia Mazarini o Mazzarino, alla quale appartenne Pietro (1576-1654), intendente dei domini del connestabile Colonna, poi governatore della città di Visso nelle Marche, padre del famoso cardinale Giulio Raimondo, che nacque a Pescina (AQ) il 14 luglio del 1602.
Giulio Mazzarino, trascorse la giovinezza a Roma, come allievo dei gesuiti partecipò alle dotte lezioni svolte dal Prozio, l’Abate gesuita Giulio Cesare Mazzarino. Dopo un breve periodo trascorso in Spagna, dove aveva accompagnato Girolamo Colonna, tornò nel 1621 a Roma ove si arruolò come ufficiale nel reggimento dei Colonna in Valtellina. Dopo essersi laureato in legge (1628) iniziò la sua attività diplomatica per conto del Pontefice, a servizio del quale negoziò il trattato di Cherasco (1631) e quello segreto di Torino, tra Francia e Savoia (1632). L’attività diplomatica lo portò ad avere contatti col Cardinale Richelieu, presso il quale fu inviato dal papa nel 1632, per ottenere il favore della Francia all’occupazione sabauda di Ginevra. In questa occasione, ricevette la tonsura. In seguito, si pose al servizio dl cardinale Antonio Barberini. La sua ascesa alla dignità cardinalizia fu fortemente osteggiata dalla Spagna, ma riuscì ad ottenerla assieme al vescovato di Metz (1641) dopo aver accettato la cittadinanza francese (1639) ed essere passato al servizio di questa nazione. Nel 1642, in seguito alla morte del cardinale Richelieu che lo aveva indicato come suo successore, fu nominato dal Re di Francia, primo ministro, divenendo così arbitro assoluto della politica francese, posizione che conservò fino alla morte, avvenuta a Vincennes il 9 marzo del 1661. Esperto collezionista d’arte, acquisì il titolo di duca di Rethel-Mazarin, duca di Mayenne e pari di Francia, principe di Chateau-Porcien, lasciò tutti i suoi beni e titoli alla bella nipote Ortensia Mancini (1645-1699), figlia della sorella Geronima Mazzarino, facendola diventare l’ereditiera più ricca d’Europa, con l’obbligo per lei e il marito Armand Charles duca di Melleray (1632-1715) di prendere il cognome, lo scudo araldico dei Mazzarino e il titolo di “Duca Mazzarino”, la linea si estinse nel 1731 e per via femminile, l’eredità passò ai Grimaldi di Monaco.
I titoli furono trasmessi al figlio Paolo Giulio (1666-1731), Governatore di Port-Louis, Blavet, Hennebon e Quimperlé e da questi passarono al figlio Guido Paolo Giulio (1701-1738) e quindi alla figlia Carlotta Antonietta che sposò il Duca di Duras che trasmise i titoli alla figlia Luisa Giovanna d’Aumont duchessa Mazzarino, che sposò, durante al rivoluzione Francese, Onorato IV Grimaldi Principe di Monaco che acquisì per il suo casato, il titolo di Duca Mazzarino, che gli consentì di godere, della dignità di Pari del Regno di Francia.
Altra parte dell’eredità, andò all’altra sorella Laura Margherita Mazzarino, moglie del conte Girolamo Martinozzi di Fano, una figlia dei quali, Laura Martinozzi (1639-1687) sposò Alfonso IV d’Este Duca di Modena e Reggio.
Il tutto fu sostanziato dallo stemma araldico originario:
- fascio littorio consolare romano;
- fascia orizzontale contenente tre stelle;
- scudo sormontato da una corona di conte.
Il 10 Ottobre del 2017 il Principe regnante Alberto II di Monaco, ebbe concessa dal sindaco di Mazzarino (CL), dott. Vincenzo Marino, la cittadinanza onoraria di detto comune per testimoniare gli antichi legami storico-araldici fra la città siciliana e la lunga discendenza del casato Mazzarino, confluita in quella dei principi monegaschi.
© 2022. Nota di Giuseppe FERRERI e Massimo GHIRARDI.
Bibliografia:
- VV. DIZIONARIO DI TOPONOMASTICA. Storia e significato dei nomi geografici italiani. UTET, Torino 1997, p. 455;
- DI GIORGIO INGALA PIETRO Mazzarino Ricerche e considerazioni storiche Editore Salvatore Sciascia,1966.
– FERRERI Giuseppe Il MISTERO MAZZARINO 2^ ed. 2022 piattaforma
Amazon.
STEMMA RIDISEGNATO

Fonte: Giancarlo Scarpitta
Reperito da: Giovanni Giovinazzo
Disegnato da: Massimo Ghirardi
STEMMA ACS

STEMMA UFFICIALE

LOGO

BLASONATURA
“D’argento, al fascio consolare, di rosso, rovesciato, munito della scure d’oro, con il taglio posto a sinistra, il fascio attraversato dalla banda diminuita, di azzurro, caricata da tre stelle di sei raggi d’oro. Ornamenti esteriori da Comune”.
ATTRIBUTI
SMALTI
OGGETTI
ALTRE IMMAGINI
GONFALONE RIDISEGNATO

Fonte: Giancarlo Scarpitta
Reperito da: Luigi Ferrara
Disegnato da: Bruno Fracasso
GONFALONE UFFICIALE

BLASONATURA
“Drappo di azzurro riccamente ornato di ricami d’argento e caricato dallo stemma sopra descritto con la iscrizione centrata in argento, recante la denominazione del Comune. Le parti di metallo ed i cordoni saranno argentati. L’asta verticale sarà ricoperta di velluto azzurro, con bullette argentate poste a spirale. Nella freccia sarà rappresentato lo stemma del Comune e sul gambo inciso il nome. Cravatta con nastri tricolorati dai colori nazionali frangiati d’argento.”