Comune di Madrid – (M)

Informazioni

Storia dello stemma e del comune

Come si può a volte leggere il primo segno identificativo di Madrid sarebbe consistito in una pietra con a lato due acciarini che nel punto di contatto provocano scintille, la pietra posta sopra a delle onde d’acqua, e con un nastro in cima che riporta la scritta Sic gloria labore e con una iscrizione al di sotto che riportava: 

Fui sobre agua edificada             Sopra l’acqua fui edificata

mi muros de fuegos son.              le mie mura son di fuoco.

Esta es mi insignia y blason.   Questa è la mia insegna e blasone

 

In realtà non esiste nessuna antica prova dell’utilizzo di questo simbolo ma si tratta di una invenzione erudita del XVI secolo, una divisa, come andava di moda a quel tempo, più che uno stemma vero e proprio.

 

Il primo segno sicuramente attribuibile all’amministrazione cittadina è un sigillo appeso ad un documento dell’8 luglio 1381, riguardante un accordo tra il Concejo di Madrid e il Monastero di Santa Leocadia di Toledo, che riporta un orso passante e, sul retro, un castello con, ai lati della sua porta, due leoni (il castello è il simbolo della Castiglia e il leone del Leon, le due regioni che all’epoca costituivano la monarchia a cui Madrid apparteneva); anche secondo due cronisti, Diego Rodríguez de Almela (1487) e Jerónimo de Quintana (1629), la bandiera delle truppe madrilene durante la famosa battaglia di Las Navas de Tolosa (1212) sarebbe stata bianca con un orso nero. L’ipotesi sul perché della scelta di questo animale sono state molteplici: alcune molto dubbie – come ad esempio quello che lo fa derivare dalle insegne delle Legioni romane stanziate nella zona oppure per il nome di «Mantua; Viseria Olim; Matritum» (presente solamente in un’annotazione marginale della edizione di Ulm del 1491 delle Tavole di Tolomeo) da cui si sarebbe derivato l’antico nome di “Ursaria” della città – altre più ragionevoli come quello che vuole l’orso scelto in riferimento all’abbondanza, all’epoca, di questa fiera nel suo territorio.

 

Sempre sulla base dell’edizione del 1491 delle Tavole di Tolomeo alcuni eruditi Madrid proposero l’identificazione di Madrid con la Mantua Carpetana in essa riportata e scrissero che sarebbe stata fondata da Ocno Bianor, compagno di Enea nella battaglia di Troia e principe greco. Ocno Bianor sarebbe stato figlio adulterino di Tiberio, re di Toscana e della indovina Manto de Tebas, e fondatore della Mantova italiana; gli storici non erano d’accordo sulla data di fondazione della Villa y Corte, alcuni l’attribuivano al 2169 a.C., data che non coincideva con il personaggio troiano, mentre altri al 1059, data migliore anche se ugualmente gratuita. Secondo de Quintana Ocno Bianor sarebbe il fondatore di Mantua Carpetana; Mantua in ricordo della madre e Carpetena perché in latino Carpetum significa carro riferito alle sette stelle della costellazione chiamata volgarmente “il carro” che si vedono da Madrid. Secondo López de Hoyos, «llamese por otro termino en latin Mantua Carpetana tomando el nombre de los montes y puertos que llamamos dela fuenfrida y de guadarrama que en latin se llaman Carpetani».

 

Alla fine del XV secolo si ha un altro sigillo che accompagna il documento del 20 marzo 1498 per la rappresentazione della città alle Cortes – cioè al parlamento – di Toledo; qui è presente l’orso di profilo appoggiato al lato destro – sinistra di chi guarda, al contrario di quello oggi in uso – di un albero generico; si tratta della prima rappresentazione del segno che accompagnerà Madrid nei secoli seguenti; la tradizione creata in seguito vuole che il corbezzolo sia stato introdotto da una normativa de Re del 1222, che – in seguito ai dissapori tra Clero e il Consiglio della città, iniziati nel 1202, i quali non riuscivano a spartirsi equamente le terre circostanti – fu costretto ad intervenire dando al Clero la gestione dei foraggi e alla città quella del legname e la selvaggina. Da quel momento fu aggiunto al simbolo di Madrid un vegetale, il madroño (in italiano corbezzolo, detto anche ciliegio marino, Arbutus Unedo L.), che cresceva abbondante nelle terre che circondavano la città; in realtà non esistono fonti storiche di questo arbitrato e abbiamo visto che nel 1381 – 160 anni dopo l’accordo – la città utilizzava un sigillo con l’orso passante, che, secondo quanto riportato, doveva essere il sigillo del Clero.

Nel secolo XVI il modello con l’orso e l’albero si va consolidando e il plantigrado assume la posizione “standard” in Araldica, cioè quella a destra dello scudo mentre si stabilisce sempre più l’identità dell’albero con il corbezzolo. La scelta del madroño appare a prima vista alquanto strana, non si tratta infatti di una specie tipica della regione madrilena ed è un arbusto e non un albero come quello rappresentato nello scudo cittadino; i tentativi di spiegazione sono stati svariati: confusione tra i termini latini arbustus e arbutus, tra il latino maiolo (che indica i filari della vigna) e il madroño, oppure leggendarie: la popolazione avrebbe usato i frutti e le foglie del corbezzolo per curare la peste che infestava la regione nel XVI secolo (anche l’imperatore Carlo V – e re di Spagna, col nome di Carlo I – seguì quella cura e, guarito da febbre violenta, avrebbe autorizzato perciò la città a fregiarsi sullo stemma della corona reale). In realtà la spiegazione più probabile e che si tratti di segno “parlante” o, meglio, “assonante”, giacché mostra appunto un madroño (madroñera in castigliano attuale), foneticamente connesso al toponimo, del quale una etimologia proposta è proprio quella che lo fa derivare da “bosco di corbezzoli”.

 

In un ulteriore sigillo del 1572 appaiono due altri elementi:  la bordura azzurra con stelle e la corona reale; l’uso di questi due elementi veniva già richiesto dal municipio nel 1548 tramite una supplica per sua Maestà portata dal procuratore della città alle Cortes di Valladolid; la bordura rappresenterebbe il cielo limpido di Madrid – ma si lega in seguito anche alla costellazione di cui abbiamo parlato prima – e la corona sarebbe simbolo di osservanza e lealtà verso la monarchia; nei Cuadernos di queste Cortes non risulta che la richiesta sia stata accolta ma la città evidentemente iniziò comunque ad usarli. La corona all’inizio fu posta sopra l’albero e non a timbrare lo scudo; del 1625 è la prima rappresentazione con tutti gli elementi (orso, albero, bordura con sette stelle, corona reale sullo scudo) nella posizione in uso oggigiorno; nel corso degli anni la corona passo da “aperta” a “chiusa”.

 

Il disegno rimase stabile fino al 1850 quando l’antico scudo andò a costituire una sola delle tre partizione che ora sarebbero andate a costituire il “nuovo” emblema; le altre due sarebbero state una “corona civica” di quercia, o di leccio, fruttata e legata per un nastro rosso e un drago o grifone.

La corona civica fu una concessione delle Cortes (il parlamento) alla Città di Madrid per aver difeso i diritti costituzionali durante la rivolta della Guardia Real, in appoggio al re Ferdinando VII, avvenuta nel 1822, e in opposizione al regime democratico; la concessione avvenne nello stesso anno ma fu incorporata nello stemma solo 28 anni dopo.

 

Più discutibile appare l’inserimento del drago, avvenuto forse più per necessità di equilibrio grafico della nuova composizione che per motivi araldici; la sua origine si trova nel XVI secolo, quando venne scoperta una lapide che riportava, secondo l’autore Juan López de Hoyos, un drago e che, secondo lo stesso, sarebbe stato una prova dell’origine greca della città; in realtà secondo il disegno riportato dallo stesso López de Hoyos la figura era quella di un serpente e non di un drago.

 

Durante la II Repubblica la corona reale venne sostituita da una corona muraria simile a quella presente sullo stemma nazionale.

 

Negli anni ’60 del XX secolo si iniziò a discutere sulla correttezza della presenza della corona civica e del drago; un parere della Real Academia de la Historia giudicava necessario il ripristino della forma originale con esclusivamente l’orso, il corbezzolo e la bordura stellata, cosa che l’amministrazione approvò il 28 aprile 1967.

 

La figurazione più nota è quella scolpita da Antonio Navarro Santafé (1906-1983) nella celebre statua de “l’oso y el madroño” posta nel 1967 nella piazza della Puerta del Sol della capitale spagnola.

 

Dallo scudo è stato derivato un logo le cui norme di impiego sono specificate nel relativo Manual de identidad corporativa la cui ultima versione, la 2.1, è del 2016.[1]

 

Nota di Massimo Ghirardi e Giovanni Giovinazzo

 

Bibliografia

 

  • José María Bernáldez Montalvo, El escudo heráldico de la Villa de Madrid, otra vez, «Revista de la Biblioteca, Archivo y Museo», n. 5, 1979, pp. 153-189, http://www.memoriademadrid.es/doc_anexos/Workflow/0/37501/bhm_revbam-1979.pdf, consultato il 24 settembre 2017
  • Joaquin Carrascosa, Historia de los escudos de la Villa de Madrid, Mendez, Madrid 1981
  • Agustín Millares Carlo, Algunos sellos de la Villa de Madrid, «Revista de la biblioteca Archivo y Museo», n. 46, 1935, pp. 210–212, http://www.memoriademadrid.es/doc_anexos/Workflow/0/30275/bhm_revbam_1935_n46.pdf, consultato il 24 settembre 2017
  • Maria Jose Sastre y Arribas, El escudo de Madrid (Historia necesaria, realidad visceral e idealidad racional), Industrias Gráficas CARO, Madrid 1987
  • Dalmiro de la Válgoma y Diaz Varela, El escudo heraldico de la Villa de Madrid, Imprenta y editorial Maestre, Madrid 1961 (estr. dal ‹Boletín de la «Real Academia de la historia»›, tomo CXLVIII, cuaderno II, pp. 201-247)
  • José Antonio Vivar del Riego, Símbolos heráldicos de Madrid, https://www.ucm.es/data/cont/docs/446-2015-11-23-j2015_maq_vivar del riego jose antonio.pdf, consultato il 13 settembre 2017, (anche in Paseo documental por el Madrid de antaño, a cura di Nicolás Ávila Seoane et al., 2015, pp. 375-397)

 

[1] Manual de identidad corporativa, V 2.1, 2016, https://diario.madrid.es/wp-content/uploads/2016/06/manual_madrid_V2.1.pdf, consultato il 13/09/2017

Stemma Ridisegnato


Disegnato da: Massimo Ghirardi

Stemma Ufficiale


Logo


Bozzetto originale acs/Pdc


Altre immagini



Profilo Araldico


Non ancora una blasonatura

Colori dello scudo:
argento, azzurro
Partizioni:
bordato
Profilo Araldico

“Drappo cremisi caricato al centro dello stemma comunale…”

bandiera ridisegnata

Disegnato da: Bruno Fracasso

bandiera Ufficiale
no bandiera
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LEGENDA

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