Comune di Luzzi – (CS)
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Info
- Codice Catastale: E773
- Codice Istat: 78070
- CAP: 87040
- Numero abitanti: 9997
- Nome abitanti: luzzesi
- Altitudine: 376
- Superficie: 77.20
- Prefisso telefonico: 0
- Distanza capoluogo: 25.0
Storia del Comune e informazioni Emblemi civici
Secondo l’opinione della ricercatrice Maria Carmela Russo lo stemma del Comune di Luzzi avrebbe “forma normanna con i contorni tipici dello stemma gotico. Infatti, lo scudo su cui sono effigiati i vari simboli ha la forma di un triangolo con la punta in giù come quello normanno. I contorni, invece, non sono lisci, ma leggermente ricurvi come quelli dello scudo gotico”.
La stessa forma dello scudo testimonia il fatto che ha un formale concessione da parte dello Stato. Richiama un modello a “testa di cavallo” (detto anche, impropriamente, “italiano”) di fatto non previsto dalla regolamentazione in vigore.
Anche il motto e il toponimo inseriti all’interno dello scudo non rispondono alle norme della “buona Araldica” che li preferirebbe esterni e posti su un nastro svolazzante.
Il bozzetto originale si deve alla disegnatrice Bianca Prato, riprendendo quello disegnato da Luigi Maria Bruno, maestro elementare, detentore e custode di un’antica e ricca biblioteca di famiglia.
Secondo la scheda storica della Russo “… Il colore rosso per simboleggiare la nobiltà, l’audacia, il dominio; l’azzurro, il colore del cielo, per simboleggiare la gloria, la virtù e la fermezza incorruttibile. Nella parte colorata di rosso sono raffigurati tre lucci in fila verticale, cinti insieme da un’unica corona. Essi confermano che i principi, signori sovrani del feudo di Luzzi appartenevano ad una famiglia di origine normanna di cognome De Luci, o De Luciis. I lucci, infatti, nell’araldica sono frequentemente usati come arma parlante dei casati il cui nome deriva da un capostipite di nome Lucius. Peraltro, nell’Inghilterra del XII secolo è testimoniata la presenza di un’importante famiglia normanna di cognome De Luci che, aveva tre lucci nel proprio stemma, esattamente come quello di Luzzi.
Nella parte colorata di azzurro vi è raffigurata una torre simbolo di fermezza e di dominio feudale. È una torre aperta e torricellata, formata, cioè, da torri sovrapposte di più piccole dimensioni, merlate rispettivamente di quattro pezzi. Il castello di Luci corona con imponenza lo stemma. Le tre torri aperte, finestrate e merlate rispettivamente di cinque pezzi, testimoniano autorità e prestigio. Di autorità e prestigio i Luci ne avevano davvero se si considera, tra l’altro, la stima di cui godevano presso la corte di Palermo alla quale erano legati anche da vincoli di parentela, avendo Gosberto De Lucio sposato, nel 1094, la figlia di Ruggero II, conte di Sicilia. Nella parte bassa dello scudo è riportato il motto: Probe Thebas Luzzi, per affermare che l’odierna Luzzi sorge al posto dell’antica Tebe Lucana, fondata nel VII secolo A.C…”.
Altro elemento tecnicamente scorretto è la corona a tre torri (visibili), che nella interpretazione locale rappresenterebbe il castello di Luzzi. In realtà lo scudo dovrebbe essere timbrato dalla corona civica di rango di “Comune”.
Tuttavia si può blasonare: “partito: nel primo di rosso a tre lucci d’argento posti in palo e allineati in fascia, sormontati da una corona d’oro a cinque punte cimate da una perla; nel secondo alla torre d’oro di due palchi, aperta e finestrata del campo; il tutto accompagnato, in capo, da una conchiglia d’oro attraversante sulla partizione e, in punta dal motto PROPE THEBAS e dal toponimo LUZZI, quest’ultimo su una lista bifida d’argento, il tutto in caratteri capitali”.
Nota di Massimo Ghirardi
A giudizio del Padula, il paese avrebbe chiare origini ebraiche, in quanto il nome di Luzzi discenderebbe da Lux, cioè mandorlo, nome di un’antica città nel Regno di Israele. Altri storici ritengono invece che l’abitato fosse noto in epoca romana con il nome di Theba Lucaniae e successivamente di Lucii, ciò che denoterebbe l’origine lucana dei suoi fondatori (L. Accattatis, op. cit., pag. 395).
Nel XII secolo fu tenuto in feudo da una famiglia normanna; successivamente, nel XIII secolo fu infeudato prima ai Biscardi e poi ai D’Aquino. In seguito fu incorporato nel Principato di Bisignano, da cui venne smembrato e dato ai Di Somma, agli Spadafora (1594-1614) e ai Firrao (1614-1806) che da Carlo VI quivi ebbero il titolo di principe. Il borgo partecipò attivamente ai moti del 1647.
La chiesa parrocchiale dell’Immacolata possiede opere del ’700, tra cui l’altare maggiore, pale d’altare e sculture.
La chiesa di San Michele conserva il campanile di origine medievale e opere del XVIII secolo.
L’abbazia cistercense della Sambucina risale al 1166, ma fu notevolmente rimaneggiata nel XVII secolo per i gravissimi danni provocati da uno smottamento. Il portale, di forma lievemente ogivale, è stato rifatto nel ’400 utilizzando i resti di quello precedente. Della primitiva costruzione si conservano il presbiterio rettangolare con copertura a vela e la crociera con l’arco a sesto acuto.
La festa patronale si celebra per l’Immacolata, 8 dicembre.
Nota di Luigi Prato
STEMMA RIDISEGNATO

Disegnato da: Massimo Ghirardi
Reperito da: Anna Bertola
STEMMA ACS

STEMMA UFFICIALE

LOGO

SMALTI
OGGETTI
ALTRE IMMAGINI
Stemma nella versione sannitica.

GONFALONE RIDISEGNATO

Disegnato da: Bruno Fracasso
Reperito da: Anna Bertola
GONFALONE UFFICIALE

BLASONATURA
“Drappo di azzurro…”
COLORI
ALTRE IMMAGINI
LEGENDA
- stemma
- gonfalone
- bandiera
- sigillo
- città
- altro
- motto
- istituzione nuovo comune