Comune di Landévennec – (29)

Informazioni

Storia dello stemma e del comune

Landévennec (in bretone Landevenneg) è un piccolo comune del dipartimento del Finistère nella regione della Bretagna, posta all’estremo est della rada di Brest, alla foce del fiume Aulne e molto vicina al ménezHom (‘monte Hom’) la seconda cima della Bretagna e antica montagna sacra delle popolazioni celtiche.

 

Non è del tutto chiarita l’origine del toponimo, anche se indissolubilmente legato alla presenza della antichissima abbazia di Saint-Guénolé. Il prefisso bretone “lann-“ indica i luoghi che sono (o sono stati) sede di monasteri o abbazie. Una delle versioni più note propone la derivazione dal nome gallese del suo fondatore, Walloé (poi mutato in Guénolé). Lo storico Padre Louis Le Pelletier, benedettino di Landevennec e autore del Dictionnaire de la langue bretonne nel 1754, propone  un’etimologia basata sul clima eccezionale del luogo, secondo lui l’origine va ricercata in “LandTeven” (‘luogo esposto al sole’). Secondo altri invece all’origine c’è la parola “plou” (‘parrocchia’) e “lan” (‘luogo sacro, eremo, monastero’).

L’abbazia di Landévennec è stata fondata intorno al V secolo da profughi gallesi o irlandesi, secondo la tradizione fu l’abate Walloé (Guénolé) che la fece costruire nel 485, tra le più antiche della Bretagna e, all’inizio fedele alla rigida regola monastica irlandese.

Nell’818 l’imperatore Ludovico “il Pio” conquistò la Bretagna e convinse l’abate Matmonoc di Lantowinnoc (nome allora in vigore di Landévennec) ad adottare la regola benedettina.

A seguito del terribile saccheggio da parte dei normanni del 913, che incendiarono l’abbazia, i monaci si rifugiarono a Montreuil-sur-Mer, dove fondarono il monastero di Saint-Walois, trasferendovi le spoglie del fondatore, la prestigiosa biblioteca, e quello che era rimasto del tesoro di Landévennec.

L’abate Jean convinse il duce di Bretagna, Alano II Barbastorta (910-952) a cacciare definitivamente i Normanni. Con le battaglie di Dol, Saint-Brieuc e a Nantes, nel 936, il ducato venne liberato dai violenti invasori permettendo ai monaci di tornare al loro antico cenobio. Per omaggio, il duca concesse all’abbazia la parrocchia di Batz-sur-Mer, il monastero di Saint-Médart-de-Doulon e le chiese di Saint-Cyr e Sainte-Croix, di Nantes.

Nel 1793, quando ormai restavano solo 4 monaci, l’abbazia fu abbandonata e successivamente venduta. Fu lasciata andare in rovina (oggi si vedono gli imponenti resti della basilica e del monastero); nel 1958 però ne venne rifondata una nuova poco distante, in un severo stile razionalista, da un gruppo di monaci della Congregazione Benedettina Sublacense1 provenienti da Kerbénéat.

Dal XVII al XIX secolo Landévennec ospitò una parte della marina militare francese, mentre nel 1840 l’imperatore Napoleone III vi fece costruire il “cimitero navale” per le navi in disarmo della flotta francese, in servizio ancora oggi.

 

Lo stemma del Comune, adottato nel 1986,  si blasona: “D’hermine au gousset2 d’azur, chargé en chef d’un navire équipé et habillé d’or soutenu d’une crosse en pal du même (D’armellino, al palo-punta rovesciata2 d’azzurro, caricato in capo da una nave fornita e vestita d’oro, sostenuta da un pastorale in palo dello stesso).

 

Si completa con il motto: Da vro atao (o Da vro atav) che significa “il tuo paese sempre” riferito al santo patrono Guénolé, che assicura la sua celeste protezione, ma anche all’appartenenza alla Bretagna.

 

La figure del “palo-punta rovesciata” simboleggia l’estuario dell’Aulne che si versa nell’Oceano, il pastorale simboleggia l’antica signoria degli abati di Landévennec e il veliero l’importanza del porto e dell’economia marittima per la regione della rada di Brest. Il campo d’ermellino è quello del tradizionale emblema della Bretagna.

 

 

(1): Congregazione dell’Ordine Benedettino avente come casa-madre e sede dell’abata generale il monastero di Subiaco

 

(2): il termine “gousset” dell’araldica francese indica la figura formata dal palo unito alla punta rovesciata, cioè con la base sul margine superiore dello scudo e non sulla punta come solitamente, simile alla pergola ma con il campo superiore pieno, si può utilizzare il termine francese anche nel blasone italiano oppure la locuzione palo-punta rovesciata.

 

 

 

Nota di Massimo Ghirardi

Stemma Ridisegnato


Stemma Ufficiale


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Profilo araldico


“D’armellino, al palo-punta rovesciata d’azzurro, caricato in capo da una nave fornita e vestita d’oro, sostenuta da un pastorale in palo dello stesso”.

Colori dello scudo:
armellino, azzurro
Oggetti dello stemma:
nave, pastorale
Pezze onorevoli dello scudo:
palo-punta
Attributi araldici:
fornito, rovesciato, vestito

LEGENDA

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