Comune di Dairago – (MI)

Informazioni

  • Codice Catastale: D244
  • Codice Istat: 15099
  • CAP: 0
  • Numero abitanti: 5780
  • Nome abitanti: dairaghesi
  • Altitudine: 0
  • Superficie: 5.61
  • Prefisso telefonico: 0
  • Distanza capoluogo: 34.0

Storia dello stemma e del comune

Dairago è una località di antica origine, il toponimo deriva dal personale latinizzato Alliarius (o Alliaricus), forse di origine celtica, come testimonia il suffisso “-ago”, a sua volta dal celtico “-akos” (da cui Alliaricus Fundus) che indica una proprietà terriera o fondo, parcellizzazione agraria mantenuta anche dopo la conquista Romana del II sec. a.C.

Nel V secolo sorse la pieve, una delle più importanti della zona, che comprendeva il territorio del “pagus” latino, costituito da un certo numero di “vici” (plurale di “vicus”), ben più esteso dell’attuale circoscrizione amministrativa. Progressivamente il paese si andò ingrandendo e circondando con una muraglia difensiva circolare.

Il 9 giugno 1164 l’imperatore Federico Barbarossa nominava feudatario della pieve del territorio di Dairago Rainaldo di Dassel, arcivescovo di Colonia e arcicancelliere dell’impero. Questo fatto potrebbe essere all’origine del particolare culto dei Re Magi della zona.

Infatti, il prelato è responsabile della traslazione a Colonia delle reliquie dei corpi dei Tre Re nel 1164, dopo la distruzione di Milano da parte delle armate del Barbarossa, che si trovavano nella chiesa di Sant’Eustorgio di Milano (portatevi nel VI sec., secondo la leggenda, dallo stesso vescovo Eustorgio, che li aveva ottenuti da Elena, madre dell’Imperatore Costantino1). Si pensa che, durante il trasporto da Milano a Colonia, il carro con i sacri resti abbia fatto sosta a Busto Arsizio e Dairago, dove Rainaldo di Dassel potrebbe aver fatto delle celebrazioni di ringraziamento per i suoi nuovi possedimenti ottenuti.

Rainaldo morirà a Roma nel 1167, e per una curiosa coincidenza storica proprio sulle terre a lui concesse, l’esercito del Barbarossa verrà sconfitto nella celebre battaglia di Legnano, combattuta il 29 maggio 1176 sui campi situati a nord-est di Dairago.

Con la dominazione spagnola il feudo di Dairago fu venduto a Castellano Maggi il 2 ottobre 1538; successivamente passò per eredità al nipote Cesare Maggi e quindi alla figlia di questi Ippolita, che aveva sposato il marchese Alfonso Gonzaga di Castel Goffredo, che a sua volta vendette il feudo a Giovanni Battista Arconati l’11 marzo 1570.

In seguito ad una controversia con gli Arconati, la Regia Camera avocò il feudo, concedendolo il 16 maggio 1652 a Giovanni Battista Lossetti di Vogogna. Gradualmente i Lossetti misero in vendita le località del territorio, mantenendo solo Dairago, Inveruno e Furato sotto la loro diretta giurisdizione, che mantennero fino alla soppressione dei feudi, alla fine del XVIII sec. Oltre ad essi, anche i Lampugnani ebbero per eredità estesi possedimenti nel territorio, compreso il monumentale palazzo patriziale con il noto “Belvedere di Dairago” e furono finanziatori di numerosi interventi di miglioria per la vita delle popolazioni indigene.

Il Comune di Dairago venne abolito in seguito alla “legge sull’amministrazione comunale e provinciale” del 20 marzo 1865, perché con popolazione inferiore ai 1500 abitanti; con R.D. 24 dicembre 1868 il comune fu soppresso e aggregato inizialmente a Busto Garolfo e, con successivo R.D. 7 luglio 1869 ad Arconate; dal quale riotterrà l’autonomia solo con DPR del 24 dicembre 1957.

La composizione dello stemma e del gonfalone di Dairago, ideata dall’Archivio Araldico Vallardi di Milano, fu deliberata dal Consiglio comunale il 13 ottobre 1960, però solo il 6 maggio 1962 il Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi li riconobbe al Comune; la consegna e la solenne benedizione del nuovo gonfalone si svolse nella festa del 4 novembre 1963.

Il decreto presidenziale descrive lo stemma civico nei seguenti termini: “Trinciato, il primo di rosso al leone d’oro rampante, il secondo di azzurro alla Chiesa della Madonna in Campagna movente dal lato destro dello scudo, fondata su terreno alberato in prospettiva; il tutto al naturale, alla banda scaccata d’argento e di nero sulla partizione. Ornamenti esteriori da Comune“.

Il leone intende richiamare la dominazione barbare dei Burgari, o Bulgari, che si pensa provenienti dai Balcani e che dettero il nome alla zona di Burgarìa3, mentre la banda scaccata riproduce una pezza dello stemma dei marchesi Lampugnani di Felino4, con la sostituzione degli scacchi azzurri dello stemma originario con quelli neri.

Nella parte inferiore è rappresentato un luogo di particolare devozione per la popolazione locale: la chiesa della Madonna in Campagna, che si trova ai limiti orientali del paese. Edificata nel 1522 venne progressivamente rimaneggiata fino a tempi recenti. Vi si conserva l’affresco quattrocentesco della Madonna del Latte, forse appartenente alla precedente chiesa di San Nazaro, che sorgeva al posto di quella attuale. Notevoli anche gli affreschi sulle pareti datati tra il 1551 e il 1674 e il paliotto in cuoio bulinato e decorato, di arte veneta, del XVIII secolo con l’immagine della Madonna dell’Aiuto.

Sebbene non blasonata nello stemma in uso da parte del Comune la croce che dovrebbe cimare la facciata della chiesetta è sostituita da una stella d’oro a otto punte, forse un riferimento al culto dei Re Magi che, come abbiamo accennato, ha un’origine antica.

(1): le reliquie erano conservate nel Sepulcrum Trium Magorum, un grande avello che si può ancora vedere nella chiesa di S. Eustorgio, nel 1903 il card. Caro Andrea Ferrari, arcivescovo di Milano, ottenne di riportare a Milano alcune piccole reliquie dei Magi, frammenti delle quali giunsero anche a Dairago, come attesta un documento del 1938 conservato nell’Archivio Plebano. Nel 1247, il papa Innocenzo IV concesse l’indulgenza per i pellegrini che si recavano a Colonia, dove venne iniziata la costruzione della possente cattedrale gotica (terminata nel XIX secolo) in cui si venerano tutt’ora le reliquie dei Re Magi, racchiuse in una splendida arca d’oro, capolavoro di oreficeria renana del XII sec. nella stessa città il 24 luglio si festeggia solennemente la traslazione dei loro corpi da Milano.

(2): Burgària o Burgarìa ma anche Bulgaria prendeva nome dalla popolazione dei bulgari di cui un piccolo gruppo emigrò assieme ai longobardi (come testimonia anche il toponimo Bulgarograsso, nel Comasco); o addirittura ai burgundi, stabilitisi in piccole zone del nord Italia durante le prime invasioni di popolazioni barbariche. Fu un antico contado dell’alto Milanese, era uno dei contadi in cui si suddivideva la Marca di Lombardia sotto la dominazione dei longobardi prima e dei franchi poi.

(4): un richiamo alla banda scaccata dello stemma Lampugnani appare infatti anche nello stemma del Comune parmense di Felino.

Note di Massimo Ghirardi

Stemma Ridisegnato


Disegnato da: Massimo Ghirardi

Stemma Ufficiale


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Profilo araldico


“Trinciato, il primo di rosso al leone rampante d’oro, linguato; il secondo d’azzurro alla Chiesa della Madonna in Campagna movente dal lato destro dello scudo, fondata su terreno alberato in prospettiva; il tutto al natuale, alla banda scaccata d’argento e di nero sulla partizione”.

D.P.R. 6 maggio 1962

Colori dello scudo:
azzurro, rosso
Partizioni:
trinciato

Gonfalone ridisegnato


Reperito da: Luigi Ferrara

Gonfalone Ufficiale


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Profilo Araldico


“Drappo di giallo…”

Colori del gonfalone: giallo

LEGENDA

  • stemma
  • gonfalone
  • bandiera
  • sigillo
  • città
  • altro
  • motto
  • istituzione nuovo comune

    Decreto del Presidente della Repubblica (DPR)
    concessione
    6 Maggio 1962