Comune di Borgo Val di Taro – (PR)
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Info
- Codice Catastale: B042
- Codice Istat: 34006
- CAP: 43043
- Numero abitanti: 7319
- Nome abitanti: borgotaresi
- Altitudine: 411
- Superficie: 152.30
- Prefisso telefonico: 0
- Distanza capoluogo: 63.0
- Comuni confinanti:
Albareto, Bedonia, Compiano, Bardi, Valmozzola, Berceto, Pontremoli, Zeri.
Storia del Comune e informazioni Emblemi civici
Anticamente il luogo principale della zona era Curtis Turris, o “Corte della Torri” (per via delle numerose fortificazioni esistenti), documentato come dipendente del monastero di Bobbio e posta leggermente più a est dell’attuale cittadina, divenne Torresana ma dovette cedere importanza, nel XII secolo allorché venne fondato un nuovo centro più prossimo al fiume, su iniziativa del potente Comune di Piacenza per il controllo delle vie per la Toscana e la Liguria, dalla pianta regolare e a cui venne inizialmente dato il nome di Borgo Torresana, che divenne dominante sugli altri centri circonvicini e che successivamente divenne Borgo Taro prendendo il determinante toponomastico dall’idronimo dal fiume che lambisce il paese.
È l’attuale capoluogo della Val Taro (dal celtico “Tar” , che significa ‘veloce’ in riferimento al suo regime torrentizio) e sede della Comunità Montana (oggi Unione dei Comuni).
Nel XIV secolo venne dominata dai Landi, poi dai Visconti, la successiva dominazione pontificia ne fece sede di un Marchesato nel 1414 affidato al cardinale Luca Fieschi.
Venne conquistata da Niccolò Piccinino, per conto di Filippo Maria Visconti, che nel 1438 gliela affidò. Dopo la morte del Duca di Milano fu riconquistata dai Fieschi che diverranno marchesi della Valtaro nel 1495. Gian Luigi Fieschi promulga allora lo Statutum Burgi Vallis Tari nel corso del XVI secolo, mentre nel 1513 il successore Gerolamo Fieschi ottiene l’elevazione a Principato.
A seguito del coinvolgimento della dinastia nella fallita congiura contro il Governo della Repubblica di Genova (detta appunto “dei Fieschi”) nel 1547, persero il feudo borgotarese che venne affidato nel 1551 ad Agostino Landi, riconosciuto dall’Imperatore Carlo V cpome principe della Valtaro nel 1552, e che definì anche prerogative e confini del Principato della Valtaro (noto poi come “Stato Landi”) che aveva tre capitali: Borgotaro, Bardi e Compiano.
La signoria Landi fu piuttosto oppressiva, per cui i cittadini di Borgo Taro si ribellarono nel 1578 e si affidarono “alla benevolenza” del Duca di Parma, Ottavio Farnese.
Alla morte dell’ultimo Duca, Antonio Farnese, senza eredi, il Ducato di Parma e Piacenza passò alla sorella Elisabetta moglie del re di Spagna Filippo V di Borbone.
La dominazione Borbonica cessò con l’arrivo dei Francesi, nel 1806, che crearono il Comune (Mairie) di Borgotaro, quello di Valdena (attuale frazione), assegnandoli al Dipartimento degli Appennini, cioè alla Prefettura di Chiavari (Borgotaro divenne sede di Sottoprefettura).
Con la Restaurazione tornò a far parte del Ducato di Parma (precisamente al territorio di quello gemello di Piacenza), assegnato all’ex moglie di Napoleone, Maria Luigia d’Asburgo-Lorena.
Nel 1859 aderì al Regno di Sardegna, con plebiscito. Quindi a quello d’Italia.
Lo stemma comunale riprende le “turris” dell’antico toponimo, poste sulle acque del Taro: in origine erano tre; quella centrale venne sostituita dal giglio e si riferisce alla dominazione dei Duchi Farnese: Elisabetta Farnese, durante il suo viaggio da Parma verso il porto della Spezia dove si sarebbe imbarcata per andare sposa al re di Spagna, soggiornò in paese, nel palazzo Boveri (sulla facciata del quale si vede lo stemma ancora con tre torri, associato agli stemmi Farnese e del Ducato di Parma e Piacenza), i cittadini eressero alla futura regina un monumento ancora esistente nel passeggio pubblico.
Dal decreto del Capo del Governo Mussolini del 9 luglio 1930 si ricava il blasone: “Campo di cielo, al castello di rosso, torricellato di due, merlato alla ghibellina, aperto e finestrato di nero, movente da un mare d’azzurro, ombrato d’argento, e sormontato da un giglio d’azzurro”.
Note di Massimo Ghirardi
Informazioni reperite grazie alla collaborazione di Anna Longhi e Alessandro Neri.
Bibliografia:
AA.VV. DIZIONARIO DI TOPONOMASTICA Storia e significato dei nomi geografici italiani. UTET, Torino 1997.
AA.VV. STEMMI delle Province e dei Comuni dell’ Emilia Romagna, a cura del Consiglio Regionale dell’Emilia Romagna. Editrice Compositori, Bologna 2003.
Bernardi (Giacomo). LA VALTARO IN TASCA. Borgo Val di Taro, 2009 (.)
Romolotti (Giuseppe) a cura di. STORIA E GUIDA AI COMUNI EMILIANI. Il Quadrato, Milano 1972
STEMMA RIDISEGNATO

Disegnato da: Massimo Ghirardi
STEMMA ACS

STEMMA UFFICIALE

LOGO

BLASONATURA
“Campo di cielo, al castello di rosso, torricellato di due, merlato alla ghibellina, aperto e finestrato di nero, movente da un mare d’azzurro, ondato d’argento, e sormontato da un giglio d’azzurro.”
ATTRIBUTI
SMALTI
OGGETTI
ALTRE IMMAGINI
Stemma precedente notevolmente diverso dall’attuale

GONFALONE RIDISEGNATO

Disegnato da: Bruno Fracasso
GONFALONE UFFICIALE

BLASONATURA
“Drappo di azzurro…”
COLORI
ALTRE IMMAGINI
LEGENDA
- stemma
- gonfalone
- bandiera
- sigillo
- città
- altro
- motto
- istituzione nuovo comune