Città di Badia Polesine – (RO)
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Info
- Codice Catastale: A539
- Codice Istat: 29004
- CAP: 45021
- Numero abitanti: 10865
- Nome abitanti: badiesi
- Altitudine: 11
- Superficie: 44.47
- Prefisso telefonico: 0
- Distanza capoluogo: 24.4
- Comuni confinanti:
Canda, Castagnaro (VR), Castelbaldo (PD), Giacciano con Baruchella, Lendinara, Masi (PD), Piacenza d'Adige (PD), Trecenta
- Santo Patrono: san Teobaldo
Storia del Comune e informazioni Emblemi civici
Insediamento Romano lungo la sponda destra del corso meridionale dell’Adige, deve fama e denominazione alla storica abbazia benedettina (poi aderente alla riforma vallobrosana dell’ordine) detta della VANGADIZZA che sorse intorno alla chiesetta fondata nella località di PETRA nel 954 da Almerico d’Este e dalla moglie Franca Lanfranchi.
Fu però il marchese Ugo di Toscana ad affidarla ai benedettini, che intrapresero imponenti opere di bonifica fonti di ricchezza e potere all’abbazia che godeva dello stato di “nullius dioecesis” cioè non era sottoposta all’autorità di nessun vescovo (funzione che spettava, anche nelle implicazioni temporali, all’abate della comunità).
Alla loro morte Ugo di Toscana e la moglie Cunizza chiesero di essere sepolti nella basilica dell’abbazia.
Nel 1295 l’abate Bernardo fu costretto ad accettare la “protezione” del Comune di Padova che fortificò l’abitato.
Alla morte dell’ultimo abate regolare (cioè eletto dall’assemblea dei monaci professi riuniti in Capitolo) Antonio I del Ferro, l’abbazia passò “in commenda” (cioè il titolo abbaziale e la gestione del patrimonio passarono ad un “commendatario” che non risiedeva nell’abbazia e che poteva essere anche un laico).
Dopo la guerra del 1477 tra Venezia e il duca di Ferrara Ercole d’Este, fu firmata la pace il 7 agosto 1484 che implicava il passaggio del Polesine dal Ducato Estense alla Repubblica di Venezia, la quale garantì comunque pace alla comunità monastica fino al 1797 quando passò, coi territori della ex Repubblica Serenissima, alla Francia che la inserì nei territori del dipartimento dell’Adige ed eresse la “Mairie” di BADIA.
Nel frattempo però l’abbazia fu sottoposta prima al vescovo di Adria (1753) poi a quello di Padova (1789), e i beni fondiari incamerati dalla Repubblica. I monaci continuavano a vivere nel monastero sotto la guida di un “priore”, facente funzione di abate (e ne portava il titolo).
Gli edifici e pertinenze dell’abbazia furono ceduti il 6 novembre 1797 dall’amministratore generale per la Repubblica Francese generale Haller, come risarcimento per gli 85.000 ducati spesi per il rifornimento dell’esercito francese, al conte Giovanni Federico Guglielmo de Sahguet d’Amarzit d’Espagnac. Il conte d’Espagnac però dovette attendere fino al 1808 per veder riconosciuti i propri diritti.
La diversa destinazione d’uso dell’enorme complesso abbaziale fu la causa principale dell’abbandono della chiesa che, infine, crollò (oggi ne rimane solo una cappella e l’alto campanile cuspidato).
Il 25 aprile 1810 Napoleone I decretò la soppressione dell’abbazia, costringendo i monaci ad allontanarsi verso altre comunità (la maggior parte si rifugiò presso il monastero di San Mattia di Murano). In quel frangente la statua lignea della Vergine della Vangadizza, le reliquie di S. Primo e di S. Feliciano nonché la tomba di S. Teobaldo furono trasferite nella chiesa arcipretale di S. Giovanni Battista, attuale chiesa parrocchiale.
Nel 1815 tutto il Veneto passò all’impero asburgico che iniziò un’accurata opera di risistemazione dell’abitato, di sistemazione delle strade e di edificazione di importanti opere pubbliche: come l’ospedale e il teatro Sociale. Il 14 aprile 1817 l’imperatore d’Austria Francesco Giuseppe concede il titolo di “città” a Badia.
Nel 1866 il territorio viene annesso, con tutto il Veneto, al Regno di Sardegna (poi d’Italia); dopo quella data il Comune di BADIA assume il determinante POLESINE per distinguersi dalle altre località omonime.
Lo stemma con scudo “d’azzurro alle tre torri d’argento” fu concesso dal re d’Italia Vittorio Emanuele III con Regio Decreto del 3 agosto 1930.
GONFALONE RIDISEGNATO

Disegnato da: Bruno Fracasso
GONFALONE ACS

GONFALONE UFFICIALE

BLASONATURA
“Drappo d’azzurro…”
COLORI
ALTRE IMMAGINI
LEGENDA
- stemma
- gonfalone
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- città
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- motto
- istituzione nuovo comune