Comune di Collecchio – (PR)

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Info
  • Codice Catastale: C852
  • Codice Istat: 34009
  • CAP: 43044
  • Numero abitanti: 14120
  • Nome abitanti: collecchiesi
  • Altitudine: 112
  • Superficie: 58.79
  • Prefisso telefonico: 0
  • Distanza capoluogo: 10.0
Storia del Comune e informazioni Emblemi civici

In antico era nominato come Sustrina o Sustitia un centro rilevante fatto radere al suolo da Ottaviano nel 27 a.C., in una pergamena del 996 viene citato come Colliclo, deformazione probabile di Culliculum: un “piccolo colle” sul quale la tradizione vuole che Matilde di Canossa nel 1089 fondasse una pieve, dedicata a San Prospero di Reggio.

 

Tuttavia, il primo documento che attesti l’esistenza di un nucleo abitato risale al 929, quando il territorio dipendeva direttamente dall’autorità del vescovo-conte di Parma; nel 995 il vescovo Sigefredo II (o Sigfrido) donò al Capitolo della Cattedrale di Parma la “curte di Coliclo“, insieme a numerose altre del territorio Parmense. La Corte di Collecchio comprendeva anche un castello, forse costruito nell’XI secolo, in epoca canossiana, probabilmente si trattava di un palazzo fortificato, che sorgeva nello stesso luogo dell’attuale villa Paveri-Fontana.

Nel 1073 il vescovo Everardo confermò alla badessa Berta del monastero benedettino di San Paolo la proprietà di alcuni beni nella corte di Collecchio.

Nel 1195 l’imperatore Enrico VI di Svevia confermò al vescovo Obizzo Fieschi il possesso del feudo; tuttavia, anche il Comune di Parma vantava diritti sul luogo e un accordo fu raggiunto solo nel 1221, in seguito all’arbitrato di papa Onorio III, che assegnò al vescovo di Parma il potere su Collecchio e altri centri del parmense Colorno, Poviglio, Gualtieri, Montecchio Emilia, Castrignano, Corniglio, Rigosa, Vallisnera, Berceto, Terenzo, Roccaprebalza, Pietramogolana, Corniana e Bardone).

Stemma della famiglia Rossi di San Secondo

 

Nel 1303 i Rossi di San Secondo, da tempo proprietari di numerose terre nella zona di Collecchio, si rifugiarono in seguito alla loro cacciata da Parma nel loro castello di Mancapane, che probabilmente sorgeva sul Poggio della Pieve; due anni dopo Giberto III da Correggio attaccò il maniero e lo distrusse e anche l’adiacente borgo di Collecchio fu devastato.

Sorte analoga toccò nel 1325 al palazzo-castello vescovile nel piano, che fu attaccato e raso al suolo dalle truppe dei Pallavicino alleate del signore di Milano Azzone Visconti; nel 1335 i parmigiani lo ricostruirono, ma l’anno successivo gli Scaligeri lo assaltarono e lo distrussero nuovamente.

 

Il borgo di Collecchio, dipendente dal Comune di Parma, subì nel 1417 le scorrerie di Alberico II da Barbiano; per questo gli abitanti nel 1428 edificarono una bastia difensiva, ma il podestà di Parma Rolando Lampugnani la fece demolire per evitare che potesse cadere in mani nemiche. Nel 1449 la località fu interessata ancora da scontri tra Jacopo Piccinino, che, alleato dei parmigiani, si asserragliò a Collecchio, e Pier Maria II Rossi di San Secondo, che, alleato di Francesco Sforza, si stanziò nel vicino castello di Felino.

 

Stemma della famiglia Sanvitale

Tornato nelle mani dei parmigiani, il feudo nel 1513 fu occupato dai conti Sanvitale del ramo di Sala (attuale Sala Baganza), ma nel 1522 il conte Girolamo lo rivendette al Comune di Parma.

Stemmi della famiglia Prati e della famiglia Dalla Rosa-Prati

Nei decenni seguenti i marchesi Prati, confluiti poi nei Dalla Rosa Prati, iniziarono ad acquistare terre ed edifici a Collecchio, dove nel 1574 fecero costruire, sui resti del palazzo vescovile, la loro villa estiva da Ferdinando Galli Bibiena; si occuparono anche, in nome dei Farnese, di incarichi amministrativi sia in città che nel borgo. Nel 1777 furono insigniti da parte del duca Ferdinando di Borbone-Parma dei diritti feudali su Collecchio, Collecchiello e Madregolo, che mantennero fino all’abolizione dei feudi nel 1805.

L’anno seguente Collecchio divenne sede di Comune (Mairie), comprendente anche le frazioni di Collecchiello, Madregolo e Giarola.

 

Al toponimo Culliculum si ispira l’emblema comunale attuale, da considerarsi come “parlante” (il nome latino aggiunto quindi risulterebbe tautologico).

Lo stemma del Comune è stato riconosciuto con Decreto del Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat il 23 settembre 1970 ed è così descritto: “Di cielo a tre colli di verde uscenti dal fianco sinistro dello scudo limitanti uno specchio d’acqua al naturale; ad un’ombra di sole movente dal fianco destro dello scudo che è attraversato, in punta, dalla scritta “Colliculum”. Nel cantone sinistro del capo tre stelle d’oro disposte in fascia”.

Il 6 gennaio 1866 il Comune di San Martino Sinzano, in gravissima crisi finanziaria e scarsamente popolato, venne soppresso e aggregato a quello di Collecchio (mentre una parte minore venne unita a quello di San Pancrazio Parmense), respingendo la richiesta di annessione del vicino Comune di Sala Baganza.

Con Decreto Regio del 24 febbraio 1869 invece il territorio della frazione di Gajano, con l’antica abbazia benedettina di Oppiano, venne distaccato dal Comune di Sala Baganza e aggregato a quello di Collecchio.

Infine, nel 1893, anche la frazione di Ozzano Taro venne distaccata dal Comune di Fornovo e annessa a quello di Collecchio. Le tre stelle nel cantone sinistro del capo rappresenterebbero proprio i tre centri uniti in tempi diversi alla circoscrizione amministrativa, che comprendeva già le frazioni di Collecchiello, Madregolo e Lemignano.

Ozzano Taro (dal 1862 col determinante preso dall’idronimo: Taro) in particolare fu sede del quartier generale del Marchese Gonzaga di Mantova, comandante delle forze antifrancesi che si opposero a Carlo VIII di Francia di ritorno dalla guerra per il trono di Napoli nella storica battaglia detta “di Fornovo” del 5 luglio 1495, ma combattuta in realtà a Qualatico (già Qualatula: “aqua lata”, cioè “acqua estesa” per essere zona golenale del Taro) presso Ozzano.

 

Dal 2012 Collecchio è gemellato con la tedesca Butzbach (Assia).

Note di Massimo Ghirardi

 

Bibliografia:

 

AA.VV. DIZIONARIO DI TOPONOMASTICA Storia e significato dei nomi geografici italiani. UTET, Torino 1997.

AA.VV. STEMMI delle Province e dei Comuni dell’Emilia Romagna, a cura del Consiglio Regionale dell’Emilia Romagna. Editrice Compositori, Bologna 2003.

Romolotti (Giuseppe) a cura di. STORIA E GUIDA AI COMUNI EMILIANI. Il Quadrato, Milano 1972

Reperito da: Giovanni Giovinazzo

Disegnato da: Massimo Ghirardi

BLASONATURA

“Di cielo a tre colli di verde uscenti dal fianco sinistro dello scudo limitanti uno specchio d’acqua al naturale; ad un’ombra di sole movente dal fianco destro dello scudo che è attraversato, in punta, dalla scritta “Colliculum”. Nel cantone sinistro del capo tre stelle d’oro disposte in fascia”.

ATTRIBUTI
SMALTI
OGGETTI
ALTRE IMMAGINI
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Disegnato da: Bruno Fracasso

BLASONATURA

“Drappo d’azzurro, riccamente ornato di ricami d’argento e caricato dello stemma sopra descritto con la iscrizione centrata in argento: Comune di Collecchio”.

COLORI
ALTRE IMMAGINI
Nessun'altra immagine presente nel database

Disegnato da: Massimo Ghirardi

BLASONATURA

“Drappo di azzurro caricato dello stemma comunale…”

ALTRE IMMAGINI
Nessun'altra immagine presente nel database

LEGENDA

  • stemma
  • gonfalone
  • bandiera
  • sigillo
  • città
  • altro
  • motto
  • istituzione nuovo comune
    Decreto del Presidente della Repubblica (DPR)
    concessione
    23 Settembre 1970