Vaticano


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Informazioni

La Città del Vaticano è un piccolo territorio indipendente di 0,44 Kmq circa, e la cui sovranità assoluta spetta al papa di Roma. Corrisponde alla porzione di territorio che non fu “invaso” dalle truppe Piemontesi e che rimase escluso dalla Proclamazione del Regno d’Italia del 1870 e riconosciuta dall’Italia con i cosiddetti “Patti Lateranensi” del 1929.

Altre sedi (come Castel Gandolfo, residenza estiva del Pontefice) o porzioni di territorio a servizio della Santa Sede (ad esempio metà della Sala delle Udienze Paolo VI, o le pertinenze del Palazzo del Sant’Uffizio) godono dello status dell’ “extra-territorialità” (come le sedi diplomatiche) ma sono territorio italiano. Piazza San Pietro è un caso particolare: è formalmente territorio vaticano, ma la zona fino ai piedi della scalinata è sotto la giurisdizione delle Autorità di polizia Italiane.
L’emblema della Santa Sede Apostolica e quello dello Stato della città del Vaticano non coincidono, essendo il primo il simbolo dell’ufficio del Romano Pontefice, capo della Chiesa Cattolica Romana, mentre il secondo è il simbolo proprio dell’entità politica e amministrativa. Anche se gli elementi caratteristici di entrambi sono le chiavi e la tiara papale (l’emblema della Santa Sede però non è inserito in uno scudo).
Lo stemma ufficiale è costituito da uno scudo sannitico (di tipo detto “alla francese”): “di rosso alle chiavi pontificie, una d’oro e l’altra d’argento, decussate, addossate, con gli ingegni traforati in forma di croce in alto, rivolti verso i lati dello scudo e legate da un cordone rosso, terminate in nappe dello stesso; timbrate dal triregno papale d’argento, con applicate tre corone d’oro, cimato da un piccolo globo sostenente una crocetta dello stesso, foderato di rosso;dal triregno pendono due infule d’argento, frangiate d’oro e caricate ciascuna da crocette d’oro, che avvolgono le chiavi”.
È stato riconosciuto con la nuova “Legge Fondamentale dello Stato della Città del Vaticano” promulgata da papa Giovanni Paolo II il 26 novembre 2000 (entrata in vigore il 22 febbraio 2001, festa della Cattedra di San Pietro Apostolo), riprendendo la precedente legge nr.1 del 7 giugno 1929.
La medesima legge riconosce anche la bandiera ufficiale “costituita da due campi divisi verticalmente, uno giallo aderente all’asta e l’altro bianco, e porta in quest’ultimo la tiara con le chiavi (…)”; queste ultime nella forma senza scudo (non proprio corretta dal punto di vista araldico).
La simbologia è ripresa (in parte) dal vangelo, riferendosi al celebre episodio dove Gesù conferisce all’apostolo Pietro la facoltà di legare e sciogliere in cielo e in terra, nonché di essere il capo della Chiesa.
Le CHIAVI sono “decussate” (disposte in croce di Sant’Andrea), una d’oro e una d’argento, con i congegni rivolti in alto verso il cielo; le impugnature verso il basso (nelle mani del Vicario di Cristo) e sono legate da una cordone con fiocchi di colore rosso, che indica l’indissolubile legame tra i due poteri. I congegni sono traforati a forma di croce in quanto non legati ad un uso pratico ma simbolo del potere religioso dei papi; quella d’oro, posta alla destra araldica (quindi a sinistra di chi guarda), allude al potere nel Regno dei cieli, quella d’argento, a sinistra, indica l’autorità spirituale del papa sulla terra. Il primo ad usarle nelle proprie armi fu Bonifacio VIII (1294-1303) il quale accollò a queste il proprio stemma.
La TIARA (o “triregno”) che sormonta le chiavi è segno del potere sovrano del Romano Pontefice e rappresenta la sua autorità; ragione per la quale non si usa nella liturgia e, durante la Sede Vacante, è sostituita dal parasole basilicale (popolarmente “ombrellino”)1 ad indicare il ruolo di vigilanza del Cardinale Camerlengo.
“Sul catafalco del papa defunto veniva collocata la sola tiara. Quando la Santa Sede è vacante, le chiavi araldiche pontificie passano al Cardinale Camerlengo, che le pone sotto il padiglione1, dietro o al di sopra del suo scudo. È lui infatti che deve vigilare sui diritti della Chiesa fino all’elezione del nuovo pontefice” (B.B. Heim L’ARALDICA NELLA CHIESA CATTOLICA, 2000). Secondo la leggenda questo copricapo fu donato da Costantino a papa Silvestro I (314-337) come simbolo dell’autorità della Chiesa (episodio riportato nel celebre affresco nella basilica di San Giovanni in Laterano). Già nel IX secolo aveva un anello d’oro alla base che, durante l’epoca carolingia (coincidente con l’inizio del potere temporale del papato), si trasformò in una corona principesca. Fu sempre Bonifiacio VIII ad aggiungere la seconda corona, mentre la terza fu aggiunta durante la “Cattività Avignonese” da papa Benedetto XI (1303-1304) o dal successore Clemente V (1305-1314). Il primo papa a porla sulle proprie armi fu Giovanni XXII (1316-1334).
Dalla base della tiara pendono due nastri (detti “infule”), originariamente nere, caricate ciascuna da una piccola croce d’oro, analogamente alle mitre episcopali.
Sul vertice un piccolo globo sormontato da una crocetta d’oro indica la sua missione universale e di propaganda delle Fede nel Mondo.
Oggi la tiara (come gli altri copricapo araldici religiosi) non è più in uso2, è stata abolita da Paolo VI, e all’atto dell’”insediamento” come Vescovo di Roma, Metropolita della Provincia (Ecclesiastica) Romana, Supremo Pastore della Chiesa Cattolica e Capo dello Stato della Città del Vaticano, si usa il pallio. Quest’ultimo è unga striscia di lana bianca grezza decorata con croci, che Benedetto XVI ha adottato in una forma antica. Da notare che lo stesso pontefice non ha voluto la tiara nel proprio stemma, sostituendola con una mitra vescovile caricata da una figura che ricorda la doppia croce patriarcale (impropriamente detta “croce di Lorena”).

(1). L’ombrello basilicale, detto anche “ombrellino” o “baldacchino” è considerato l’emblema della Chiesa Romana. Ha forma di parasole con sostegno d’oro, gheronato di rosso e d’oro con l’orlo a colori scambiati. È anche il simbolo delle Basiliche romane. Deriva dal parasole vero e proprio ed è segno di onore e riguardo, e come tale veniva utilizzato nell’accoglienza del papa. Dal XIX secolo è concesso come emblema a tutte le chiese elevate al rango di Basilica (che è un titolo onorifico per chiese particolarmente insigni). (2). Dal secolo XVIII al XIX i patriarchi di Lisbona ponevano anch’essi una tiara papale sul proprio scudo, ma senza accollarlo alle chiavi di San Pietro, come indice della precedenza del cardinale lusitano sugli altri porporati (questo privilegio araldico oggi è decaduto) concessa dal papato per lungo tempo.

Stemma Ridisegnato


Disegnato da: Massimo Ghirardi

Stemma Ufficiale


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Profilo araldico


“Di rosso alle chiavi pontificie, una d’oro e l’altra d’argento, decussate, addossate, con gli ingegni traforati in forma di croce in alto, rivolti verso i lati dello scudo e legate da un cordone rosso, terminate in nappe dello stesso; timbrate dal triregno papale d’argento, con applicate tre corone d’oro, cimato da un piccolo globo sostenente una crocetta dello stesso, foderato di rosso;dal triregno pendono due infule d’argento, frangiate d’oro e caricate ciascuna da crocette d’oro, che avvolgono le chiavi.”

Note stemma


Lo stemma ufficiale è costituito da uno scudo sannitico (di tipo detto “alla francese”).
È stato riconosciuto con la nuova “Legge Fondamentale dello Stato della Città del Vaticano” promulgata da papa Giovanni Paolo II il 26 novembre 2000 (entrata in vigore il 22 febbraio 2001, festa della Cattedra di San Pietro Apostolo), riprendendo la precedente legge nr.1 del 7 giugno 1929.
La medesima legge riconosce anche la bandiera ufficiale “costituita da due campi divisi verticalmente, uno giallo aderente all’asta e l’altro bianco, e porta in quest’ultimo la tiara con le chiavi (…)”; queste ultime nella forma senza scudo (non proprio corretta dal punto di vista araldico).
La simbologia è ripresa (in parte) dal vangelo, riferendosi al celebre episodio dove Gesù conferisce all’apostolo Pietro la facoltà di legare e sciogliere in cielo e in terra, nonché di essere il capo della Chiesa.
Le CHIAVI sono “decussate” (disposte in croce di Sant’Andrea), una d’oro e una d’argento, con i congegni rivolti in alto verso il cielo; le impugnature verso il basso (nelle mani del Vicario di Cristo) e sono legate da una cordone con fiocchi di colore rosso, che indica l’indissolubile legame tra i due poteri. I congegni sono traforati a forma di croce in quanto non legati ad un uso pratico ma simbolo del potere religioso dei papi; quella d’oro, posta alla destra araldica (quindi a sinistra di chi guarda), allude al potere nel Regno dei cieli, quella d’argento, a sinistra, indica l’autorità spirituale del papa sulla terra. Il primo ad usarle nelle proprie armi fu Bonifacio VIII (1294-1303) il quale accollò a queste il proprio stemma.
La TIARA (o “triregno”) che sormonta le chiavi è segno del potere sovrano del Romano Pontefice e rappresenta la sua autorità; ragione per la quale non si usa nella liturgia e, durante la Sede Vacante, è sostituita dal parasole basilicale (popolarmente “ombrellino”)1 ad indicare il ruolo di vigilanza del Cardinale Camerlengo.
“Sul catafalco del papa defunto veniva collocata la sola tiara. Quando la Santa Sede è vacante, le chiavi araldiche pontificie passano al Cardinale Camerlengo, che le pone sotto il padiglione1, dietro o al di sopra del suo scudo. È lui infatti che deve vigilare sui diritti della Chiesa fino all’elezione del nuovo pontefice” (B.B. Heim L’ARALDICA NELLA CHIESA CATTOLICA, 2000). Secondo la leggenda questo copricapo fu donato da Costantino a papa Silvestro I (314-337) come simbolo dell’autorità della Chiesa (episodio riportato nel celebre affresco nella basilica di San Giovanni in Laterano). Già nel IX secolo aveva un anello d’oro alla base che, durante l’epoca carolingia (coincidente con l’inizio del potere temporale del papato), si trasformò in una corona principesca. Fu sempre Bonifiacio VIII ad aggiungere la seconda corona, mentre la terza fu aggiunta durante la “Cattività Avignonese” da papa Benedetto XI (1303-1304) o dal successore Clemente V (1305-1314). Il primo papa a porla sulle proprie armi fu Giovanni XXII (1316-1334).
Dalla base della tiara pendono due nastri (detti “infule”), originariamente nere, caricate ciascuna da una piccola croce d’oro, analogamente alle mitre episcopali.
Sul vertice un piccolo globo sormontato da una crocetta d’oro indica la sua missione universale e di propaganda delle Fede nel Mondo.
Oggi la tiara (come gli altri copricapo araldici religiosi) non è più in uso2, è stata abolita da Paolo VI, e all’atto dell’”insediamento” come Vescovo di Roma, Metropolita della Provincia (Ecclesiastica) Romana, Supremo Pastore della Chiesa Cattolica e Capo dello Stato della Città del Vaticano, si usa il pallio. Quest’ultimo è unga striscia di lana bianca grezza decorata con croci, che Benedetto XVI ha adottato in una forma antica. Da notare che lo stesso pontefice non ha voluto la tiara nel proprio stemma, sostituendola con una mitra vescovile caricata da una figura che ricorda la doppia croce patriarcale (impropriamente detta “croce di Lorena”).

(1). L’ombrello basilicale, detto anche “ombrellino” o “baldacchino” è considerato l’emblema della Chiesa Romana. Ha forma di parasole con sostegno d’oro, gheronato di rosso e d’oro con l’orlo a colori scambiati. È anche il simbolo delle Basiliche romane. Deriva dal parasole vero e proprio ed è segno di onore e riguardo, e come tale veniva utilizzato nell’accoglienza del papa. Dal XIX secolo è concesso come emblema a tutte le chiese elevate al rango di Basilica (che è un titolo onorifico per chiese particolarmente insigni). (2). Dal secolo XVIII al XIX i patriarchi di Lisbona ponevano anch’essi una tiara papale sul proprio scudo, ma senza accollarlo alle chiavi di San Pietro, come indice della precedenza del cardinale lusitano sugli altri porporati (questo privilegio araldico oggi è decaduto) concessa dal papato per lungo tempo.

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LEGENDA

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