Bolzano


Provincia

Bolzano

Informazioni
  • numero comuni: 116
  • numero abitanti: 507657
  • densità provincia: 68.60
Storia della Provincia e dello Stemma

Lo stemma ufficiale della Provincia Autonoma di Bolzano (Autonome Provinz Bozen-Südtirol) sostituisce quello precedente (1) e concesso con Regio Decreto di Vittorio Emanuele III del 27 novembre 1927 e blasonato:

“D’azzurro, alla stella d’argento, accompagnata in punta dello scudo da una catena di monti al naturale: col capo di rosso, alla croce d’argento”(2), la catena montuosa era quella che circonda la conca di Bolzano, mentre la stella d’argento a cinque punte (3) (4) rappresenta la “sorveglianza” dell’Italia sui valichi alpini.

Quello attuale è stato invece adottato dalla Giunta Provinciale il 30 luglio 1982 e formalmente riconosciuto dal Presidente della Repubblica Sandro Pertini il 21 marzo 1983 con il seguente blasone:

“D’argento alla aquila antica del Tirolo di rosso, rostrata e membrata d’oro, linguata di rosso e con le ali caricate da sostegni d’oro”.

L’aquila è quella tradizionale connessa alla dinastia dei conti di Tirolo, come raffigurata nella cappella di Castel Tirolo/Schloss Tirol, risalente al 1370.

I conti di Tirolo adottarono l’insegna dell’ aquila rossa intorno al 1190 e l’emblema è citato da Konrad von Mure, canonico di Zurigo, nel suo componimento “Cliperius Teutonicorum” (1242-1249) come segue: “Fert aquilam Tyrolis clipeus prestante rubore que nigri pedis alias albente colore„.

I conti di Tirolo comparvero nel 1150 come “avvocati” (cioè “chiamati” dal vescovo a difendere il territorio e la persona del loro signore) del Vescovo di Trento (ufficialmente feudatario dell’Impero dal 1027), e presero il nome dalla loro principale residenza: Castel Tirolo, presso Merano (costruito nel 1100 dai conti di Venosta).

Lentamente si sostituirono al potere episcopale, spodestando nel XIII secolo gli altri “avvocati” come i signori Morit-Greifenstein, i signori di Andechs (rappresentanti del Vescovo di Bressanone, creato anch’egli Principe-Vescovo nel 1027 assieme a quello di Trento dall’Imperatore Corrado II il Salico) e dal 1248 anche i conti di Appiano: infatti Egno d’Appiano-Ultimo, principe-vescovo di Trento, fu costretto a concedere a Alberto III anche quella contea. Il 1248 segna l’unione, nelle mani di Alberto III del Tirolo, di tutte le contee atesine ed è considerata l’anno di “nascita” del Tirolo che arriverà a comprendere anche la Carinzia e l’Engadina. Egli fu anche l’ultimo rappresentante in linea diretta del suo casato: morì infatti pochi anni dopo nel 1253, lasciando una figlia erede: Adelaide.

Attraverso il matrimonio della figlia di Adelaide, con Mainardo III dei conti di Gorizia, ebbe inizio la seconda dinastia dei Tirolo, che mantennero l’aquila rossa come emblema territoriale, rispettato anche dagli Asburgo allorché ne presero possesso nel 1363. Anche se la regione venne divisa in due aree: la valle dell’Inn e l’alta valle Isarco (fino all’attuale Fortezza) furono governate direttamente da Mainardo (III di Gorizia, I del Tirolo); la valle dell’Adige, dell’Isarco meridionale e la Pusteria a suo fratello Ghebardo (Gebhard von Hirschberg) unitamente alla contea di Gorizia.

Nel 1271 Mainardo II del Tirolo, figlio di Mainardo I, ottenne per sé tutto il Tirolo acquistando (anche con la coercizione) i territori degli altri feudatari ed escludendo di fatto il potere dei vescovi tridentini e brissinesi (dei quali si dichiaravano “protettori”), esclusa la Pusteria a partire da Chiusa, che venne assegnata al fratello Alberto assieme alla contea di Gorizia.

La contea di Tirolo godette sempre, nell’ambito dell’Impero, di una particolare autonomia. Per inciso, il potere “principesco” diretto dei vescovi di Trento e Bressanone si ridusse praticamente alle due città e a loro suburbii, che formalmente governeranno fino al 1803 (allorché il potere dei Principi-Vescovi sarà secolarizzato da Francesco II e i territori compiutamente uniti al Tirolo, ultimo principe-vescovo di Bressanone sarà Karl-Franz conte Lodron, eletto nel 1791 e morto nel 1828).

Nel 1351 il conte Enrico, figlio di Mainardo II, acquistò Tures in Punteria, nel 1373 Primolano e nel 1412 Ivano e Telvana in Valsugana.

Nel 1335 morì anche Enrico, lasciando erede l’ultima discendente dei Tirolo: Margherita Maultasch sposa di Giovanni di Boemia. Essendo a conoscenza che l’imperatore Ludovico il Bavaro aveva sottoscritto un accordo con gli Asburgo per la divisione del Tirolo (il nord alla Baviera e il sud all’Austria), ella divorziò dal marito e sposò il figlio dell’Imperatore (anch’egli di nome Ludovico, duca di Baviera e Brandeburgo).

Fu questo Ludovico che nel 1342 concesse ai “Landstände” (rappresentanti della Regione) alcune inaudite, per allora, concessioni: la facoltà di partecipare alla gestione delle imposte, al governo e alla legislazione del territorio.

Nel 1363 morì anche Mainardo III, figlio di Margherita e Ludovico di Brandeburgo, e Baviera e Austria cercarono entrambe di impadronirsi del Tirolo: fu Rodolfo IV d’Asburgo, duca d’Austria, che riuscì ad impossessarsene ottenendo dalla longeva Margherita la formale cessione subito dopo la morte del figlio. Per gli Asburgo fu una conquista strategicamente fondamentale: rappresentando il controllo dei valichi alpini e l’unione territoriale tra i loro possedimenti intorno al Lago di Costanza (dove si trova il castello di Absburg) e i territori orientali. Questo però scatenò la guerra con gli Elvetici, conclusasi con la perdita dei territori aviti che passarono alla Svizzera (battaglie di Sempach, 1386, e Kalven presso Glorenza, 1499).

Nel 1420 la capitale venne spostata da Merano a Innsbruck, lasciando al governo dei Principi-Vescovi le controversie tra i proprietari terrieri.

Nel 1487 l’arciduca Sigismondo d’Asburgo, senza eredi diretti, decise di cedere il Tirolo alla Baviera, ma i rappresentanti della Regione si opposero e nel 1490 l’arciduca fu costretto a cedere a Massimiliano d’Asburgo, successivamente eletto imperatore, che nel 1500 ereditò dai conti di Gorizia la Pusteria, alla quale unì Rattenberg, Kitzbüel, Kufstein e (vincendoli nella guerra contro Venezia) l’Ampezzano, Rovereto, Ala, Avio e Brentonico.

Nel 1805 il Tirolo venne annesso al nuovo Regno filo-napoleonico dei Wittelsbach, non senza l’opposizione della popolazione. Nel 1809 scoppiò la sommossa antifrancese e antibavarese, sostenuta dall’Austria, nella quale si distinse il mercante Andreas Hofer che seppe comandare vittoriosamente la rivolta.

Dopo la sconfitta dell’Austria e la pace di Schönbrunn, Napoleone occupò la regione con cinquantamila uomini, Hofer fu arrestato e giustiziato a Mantova il 20 febbraio 1810. La regione, nel 1809, fu divisa: la parte settentrionale con Merano e Chiusa fu assegnata alla Baviera, la parte meridionale fu unita al neonato Regno d’Italia fondato da Napoleone, come Dipartimento dell’Alto Adige, mentre la Pusteria fu aggregata alla “Province Illiriche” dell’Impero Francese.

Sconfitto Napoleone, nel 1813 il Tirolo tornò all’Austria ma come semplice Provincia dell’Impero.

Tra il 1848 e il 1849 i rappresentanti dei popoli trentini al Reichstag di Vienna e al Parlamento di Francoforte sollecitarono il distacco della parte italiana del Tirolo, mentre gli “irredentisti” italiani reclamavano il “ritorno” di Trento e Trieste all’ Italia.

Con il trattato di Saint-Germain, dopo la sconfitta dell’Austria nella I Guerra Mondiale, del 10 settembre 1919 i territori a sud del Brennero vennero assegnati all’Italia.

Il Fascismo operò una sistematica e forzata “italianizzazione” di quello che, dal 1919, fu indicato come Alto Adige (Denominazione già istituita da Napoleone, con la creazione dell’omonimo Dipartimento). Nel 1923 fu imposta la toponomastica italiana (non senza esiti grotteschi). Dal 1925 fu proibito l’uso, anche domestico del tedesco, e fu impedito ai tedeschi di accedere alle cariche pubbliche e vietata la denominazione di “Tirol” o “Sudtirolo”.

Anche Hitler manifestò atteggiamenti ostili nei confronti dei Tirolesi, ostacolo per l’appoggio di Benito Mussolini, e il 22 giugno 1939 firmò un patto italo-tedesco per il trasferimento delle popolazioni tirolesi di lingua tedesca nel Reich: esse avevano tempo sei mesi per accettare la cittadinanza germanica ed espatriare o adottare quella italiana e rinunciare a qualsiasi diritto di tutela etnica. Secondo Heinrich Himmler la regione doveva essere del tutto sgomberata dagli abitanti tedeschi.

Cominciarono le pressioni, anche violente, degli italiani verso i tedeschi. Il 1 gennaio 1940 i dati registrarono: 166.488 abitanti della provincia di Bolzano “optanti” per la Germania, con 16.572 della Provincia di Trento, Udine e Belluno (i dati, ormai storicamente accertati come inattendibili, sono ancora oggetto di controversia). Comunque 75.000 espatriarono.

Il 5 settembre 1946 fu firmato il Trattato di Parigi tra Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia e Unione Sovietica che respinse la proposta austriaca del referendum in Alto Adige. Fu però stipulato un trattato per la tutela del Sudtirolo riconsegnato all’Italia, per la quale firmò il Presidente del Consiglio dei Ministri Alcide De Gasperi e il ministro degli esteri austriaco Karl Gruber.

Il 31 gennaio 1948 fu ratificato dalla Costituente Italiana il primo statuto di Autonomia, che creò la Regione Trentino-Alto Adige, ma senza il parere dei rappresentanti di lingua tedesca (come esigeva il trattato), mettendo l’amministrazione sudtirolese nelle mani della maggioranza trentina.

Dopo lunghe traversie, per le quali l’Austria (a tutela della popolazione tedesca) interessò anche l’ONU, si arrivò al 20 gennaio 1972, con il nuovo statuto di autonomia, tutt’ora in attuazione.

Il consiglieri della Provincia Autonoma di Bolzano e quelli della Provincia Autonoma di Trento costituiscono, riuniti, il consiglio regionale del Trentino-Alto Adige.

L’aquila è ripresa anche negli stemmi dei comuni sud-tirolesi di: Glorenza, Marebbe, Merano, Ultimo, Vipiteno, nonché ovviamente da quello di Tirolo.

I comuni alto-atesini (o sud-tirolesi) sono attualmente 116. Di norma non usano un vero e proprio gonfalone, preferendo, secondo l’uso germanico la bandiera (partita rosso-bianca) caricata dello stemma civico. Attualmente la concessione degli emblemi civici e ancora demandata all’autorità statale (come dimostra la concessione dello stemma provinciale) ma, a rigore, dovrebbe rientrare tra le competenza locali.

Le armi civiche sud-tirolesi comprendono il solo stemma (di forma “tedesca” cioè con il margine inferiore arrotondato) senza “ornamenti esteriori”.

Fanno eccezione: Bolzano (che dal 1925 comprende il territorio dell’ex Comune di Gries), con uno scudo “ibrido” dal il margine inferiore arrotondato e munito di punta; Glorenza, che porta una corona civica d’argento (similmente a diverse città francesi); Tesimo, che presenta il serto di alloro e quercia tipico dell’araldica civica italiana.

Il sindaco, o Burgermeister (borgomastro), porta come rappresentante del Comune una catena con medaglione caricato dallo stemma comunale o altro simbolo locale e, come ufficiale dello stato, la fascia tricolore.

(1): che condivideva molti elementi con il coevo stemma della Provincia di Trento, concesso con RD dell’11 giugno 1925, di poco precedente a quello Bolzanino.

(2): in una prima formulazione, proposta dalla rivista locale “La Voce del Sella”, la catena montuosa, anziché “al naturale” sarebbe dovuta essere stilizzata con tre valichi, indicanti i passi di Resia, Brennero e Dobbiamo.

(3): la stella della città di Bolzano è d’oro a sei punte.

(4): da notare che la stessa combinazione (stella d’argento su fondo azzurro) è presente sugli stemmi, concessi nel 1919, di tre della quattro colonie italiane (Cirenaica, Tripolitania e Somalia), nel caso della quarta colonia (l’Eritrea) la stella è “caricata” su una leonessa di rosso. L’astro in questo caso è da identificare con la “Stella d’Italia”, simbolo nazionale tuttora presente nell’emblema della Repubblica Italiana, mentre l’azzurro era il colore dinastico di Casa Savoia.

[cfr. anche Bolzano, Bressanone (BZ), Glorenza (BZ)]

Nota di Massimo Ghirardi e Giovanni Giovinazzo

Bibliografia:

  • AA.VV. DIZIONARIO DI TOPONOMASTICA. Storia e significato dei nomi geografici italiani. UTET, Torino 1997.
  • Gerla G. LO STEMMA DELLA PROVINCIA DI BOLZANO, in “La Voce del Sella. Settimanale per le valli delle Dolomiti” IV, 200. Bolzano 24 dicembre 1926.
  • Provincia Autonoma di Bolzano-Altoadige, MANUALE DELL’ALTO ADIGE, Giunta Provinciale, Bolzano 2004 ed. italiana.
  • Prünster (H.), DIE WAPPEN DER GEMEINDEN SÜDTIROLS. Etschlandbücher, Veröffentlichungen des Landesverbandes für Heimatpflege in Südtirol, Band 7, Bolzano 1972.
  • Tolomei (Ettore), PRONTUARIO DEI NOMI LOCALI DELL’ALTO ADIGE. Istituto di Studi per l’Alto Adige, Roma 1935.

Stemma Ridisegnato


Disegnato da: Massimo Ghirardi

Stemma Ufficiale


Logo


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Profilo araldico


“D’argento alla aquila antica del Tirolo di rosso, rostrata e membrata d’oro, linguata di rosso e con le ali caricate da sostegni d’oro”.

Colori dello scudo:
argento
Oggetti dello stemma:
ala, aquila antica del Tirolo, sostegno
Attributi araldici:
caricato, linguato, rostrato, sembrato

Gonfalone ridisegnato


Disegnato da: Pasquale Fiumanò

Gonfalone Ufficiale


Altre immagini


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Profilo Araldico


Il gonfalone dell’Alto Adige e costituito da un drappo partito di bianco e rosso caricato dello stemma con iscrizione trilingue in oro: “Autonome Provinz Bozen-Südtirol” nel palo bianco, e “Provincia Autonoma di Bolzano-Alto Adige” nel palo rosso e “Provinzia Autonóma Bulsan-Südtirol” in parte nel palo bianco ed in parte nel palo rosso. L’asta verticale e ricoperta di velluto dei colori del drappo. Nella freccia e rappresentato lo stemma della Provincia”.

Colori del gonfalone: bianco, rosso
Partizioni del gonfalone: partito
Profilo Araldico

“Drappo troncato di bianco e di rosso caricato dello stemma provinciale centrato…”

bandiera ridisegnata

Disegnato da: Bruno Fracasso

bandiera Ufficiale
no bandiera
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LEGENDA

  • stemma
  • gonfalone
  • bandiera
  • sigillo
  • città
  • altro
  • motto
  • istituzione nuovo comune

    Decreto del Presidente della Repubblica (DPR)
    concessione
    21 Marzo 1983

    registrato alla Corte dei Conti addì 11 aprile 1983, Registro 3, Presidenza, fgl. n. 178; trascritto nei registri dell’Ufficio Araldico addì 13 maggio 1983, Reg. anno 1983, pag. n. 25; trascritto nel Registro Araldico dell’Archivio Centrale dello Stato addì 5 maggio 1983.


    Regio Decreto (RD)
    concessione
    27 Novembre 1927

    Decreto del Presidente della Repubblica (DPR)
    concessione
    22 Novembre 1996