Niccolò V – Parentuccelli


Niccolò V – Parentuccelli

Niccolò V – Tomaso Parentuccelli

Nacque a Sarzana, dove suo padre Bartolomeo Parentucelli esercitava la professione di medico. La madre fu Andreola Bosi della Verrucola di Fivizzano. Il padre morì quando Tomaso era ancora giovane.

Trasferitosi a Firenze nel 1415, divenne precettore nelle famiglie Strozzi e Albizzi, dove fece la conoscenza dei principali studiosi umanisti e dove rimase fino al 1419. Tomaso studiò a Bologna, dove conobbe Leon Battista Alberti, e dove si laureò in teologia nel 1422.

Rimasto colpito dalle sue capacità, il vescovo di Bologna, nel 1423[3], lo consacrò presbitero e gli diede in cura varie chiese della città e lo nominò membro del capitolo della Cattedrale. Le fortune per il giovane sacerdote si accrebbero quando l’Albergati fu creato cardinale da papa Martino V nel 1426, evento che gli diede la possibilità di approfondire i suoi studi. Fu mandato per conto dei papi Martino V ed Eugenio IV in viaggio attraverso Germania, Francia e Inghilterra. Egli fu così in grado di raccogliere numerosi libri.

Tomaso si distinse al Concilio di Ferrara-Firenze, rafforzò i legami di amicizia con l’élite intellettuale fiorentina.

Fuggendo la peste che affliggeva Roma si trasferì nel territorio fabrianese, dove fondò istituti ed opere di carità. In novembre, Parentucelli venne nominato arcivescovo di Bologna, ma a causa dei prolungati disordini civici che rendevano insicura Bologna, papa Eugenio IV lo trasferì in Germania. Tomaso negoziò a Francoforte un’intesa tra Santa Sede e Sacro Romano Impero, circa l’abolizione, o almeno il contenimento, dei decreti di riforma del Concilio di Basilea. La sua azione diplomatica, coronata dal successo, gli fece ottenere come ricompensa, al suo ritorno a Roma, il titolo di cardinale-prete di Santa Susanna nel 1446.

Al conclave, che si aprì la sera del 4 marzo 1447, il candidato più in vista era il cardinale Prospero Colonna ma la sua appartenenza ad una famiglia così potente nell’Urbe fece decadere la sua nomina, spostando i voti sul cardinale Parentucelli. Questi fu pertanto eletto Papa dopo soli due giorni, il 6 marzo. Il neoeletto pontefice prese il nome di Niccolò in onore del suo benefattore, il cardinale Niccolò Albergati.

Gli otto anni del pontificato di Niccolò V furono importanti per la storia politica, scientifica e letteraria del mondo. Il pontefice stipulò con Federico III d’Asburgo il Concordato di Vienna, tramite il quale vennero abrogati i decreti del Concilio di Basilea contrari alle prerogative papali per quanto concerneva la Germania

Non bisogna dimenticare che questi successi da parte di Niccolò furono favoriti dall’abilità diplomatica del suo legato presso la corte imperiale, Enea Silvio Piccolomini.

L’evento che causò maggiore amarezza a Niccolò V fu la perdita di Costantinopoli, presa definitivamente dai Turchi il 29 maggio 1453.

Il 20 luglio 1447, con la bolla Pastoralis officii elevò il Terzo ordine regolare di San Francesco come Ordine canonicamente distinto all’interno della famiglia francescana, dotato di un proprio Ministro Generale.

Nel 1449 Niccolò V accolse la rinuncia dell’antipapa Felice V e il suo riconoscimento da parte del Concilio di Basilea, riunito a Losanna.

Il Giubileo si dimostrò un successo: migliaia di cristiani provenienti da ogni parte d’Europa convennero a Roma, contribuendo al rimpinguamento delle casse papali.

Questo pontefice è stato rappresentato come il prototipo del papa-umanista. Fino al suo pontificato, a Roma, i nuovi studi umanistici erano stati considerati come possibili fonti di scismi ed eresie, sospettati di un insano interesse verso il paganesimo. Niccolò, al contrario, assunse il controverso Lorenzo Valla come notaio e impiegò numerosi copisti e studiosi incaricandoli di effettuare la traduzione integrale in latino delle opere greche, sia pagane che cristiane, o di promuovere in senso lato la cultura umanistica.

Nel 1451, Niccolò V con lungimirante decisione, costituì una consistente raccolta di codici che divenne il primo nucleo della futura Biblioteca apostolica vaticana.

I lavori a cui dedicò particolarmente la sua attenzione furono la ricostruzione del palazzo del Vaticano e della Basilica di San Pietro, dove si sarebbero concentrate le glorie rinate del papato. Niccolò V si spinse fino a far abbattere parti dell’antica basilica, e apportò alcune modifiche. Per reperire i materiali da costruzione, Niccolò non esitò a spogliare le costruzioni di Roma antica, asportando, per esempio, le decorazioni dalla basilica di Nettuno.

Muore il 24 marzo 1445.

Lo stemma di Niccolò V si blasona: “Di rosso, a due chiavi decussate d’argento, gli ingegni in alto, e legate dello stesso”.

Molto modestamente il pontefice mise nel suo stemma le chiavi pontificie, non riportando lo stemma familiare che riportava “Di argento al pioppo di verde”.

Nota di Bruno Fracasso
Liberamente tratto dall’Enciclopedia Treccani

Stemma Ridisegnato


Disegnato da: Massimo Ghirardi

Stemma Ufficiale


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Profilo araldico


“Di rosso, a due chiavi decussate di oro e di argento, gli ingegni in alto, e legate dello stesso”.

Colori dello scudo:
rosso
Oggetti dello stemma:
chiave, ingegno
Attributi araldici:
decussato, in alto, legato

LEGENDA

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