Signy

Abbaye de Notre-Dame de Signy

(ex abbazia di Nostra Signora di Signy) – Monaci Cistercensi



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Baetae Mariae de Signiaco

 

La carta di fondazione dell’abbazia porta la data del 25 marzo 1135, giornata simbolica per la comunità cistercense particolarmente devota alla Vergine Maria, perché corrispondeva al giorno dell’Annunciazione.

 

Secondo la Regola, l’insediamento di un monastero cistercense doveva avvenire « in locis a conversatione hominum remotis », ossia “in un luogo lontano dalle frequentazioni umane” con un minimo di 13 monaci (ad imitazione di quanto fece Gesù con gli Apostoli, dei quali uno assumeva il ruolo di principale: priore o abate).

 

L’insediamento avvenne in realtà qualche anno prima nella località di Signiacum (dalla denominazione di una antico fondo agricolo di un oscuro personaggio gallo-romano di nome Sinnio) in una zona allora sperduta e montagnosa, sul bordo dell’altopiano calcareo delle foresta di Froidmont, per iniziativa dello stesso San Bernardo nel 1131, che vi fece inviare un gruppo di dodici monaci guidati dal monaco Bernard de Cambrai, dall’abbazia di Notre-Dame d’Igny (ad Arcis-le-Ponsart, Marne). Durante i lavori di costruzione i monaci risedettero temporaneamente nella vicina Draize.

 

Fu una fondazione particolarmente cara all’abate di Clairvaux, dato che convinse l’amico (e suo biografo) Guillaume, abate dal 1121 dell’abbazia benedettina di Saint-Thierry presso Reims, ad abbandonare la sua carica e ad entrarvi come semplice monaco nel 1135, a 60 anni, vi morirà dopo una intensa vita di letterato monastico l’8 settembre 1148.

 

L’abbazia divenne molto potente e ricca, con terre di sua proprietà nelle regioni di Reims e Laon. Le attività dei monaci erano rivolte verso lo studio e la preghiera, mentre la schiera di fratelli conversi gestiva le fattorie, con l’allevamento e la coltivazione, e le cave di ardesia di Rimogne e Châtelet, oltre a mulini, forge (quella di Hurtault fornirà nel XVII secolo i tubi per le canalizzazioni che condurranno l’acqua dalle pompe di Marly ai giardini del castello di Versailles) ed estese foreste.

 

La grande chiesa abbaziale gotica, che sostituì la primitiva cappella, venne eretta a partire dal 1226 (ma la dedicazione ufficiale avverrà solo nel 1514).

 

Per le sue vaste ricchezze economiche fu una della prime abbazie a subire l’istituto della “Commenda”, nel 1550 infatti venne assegnata a Charles de Bourbon, zio del re Enrico IV di Francia e Navarra, al quale successero (tra altri) come “abati commendatari” Antoine de Bourbon, figlio dello stesso re, Armand De Richelieu, Louis-Aimé de Bourbon, figlio di Luigi XV, ed infine Arthur-Richard de Dillon (1721-1806), presidente degli Stati di Linguadoca, che portò il titolo di 49° “abate di Signy”, ultimo della serie.

 

Assediata e saccheggiata dai calvinisti nel 1568, dai tedeschi nel 1650 e dagli spagnoli nel 1652, venne restaurata parzialmente nel 1672, e ricostruita nel 1780, con una facciata monumentale.

 

I rivoluzionari prestarono molta della loro “attenzione” allo smantellamento di questa ricca abbazie, che venne soppressa, saccheggiata ancora una volta (la tomba di Guillaume de Saint Thierry, nel frattempo beatificato, venne profanata e se ne persero le tracce) e devastata, nei fabbricati venne impiantata una filanda. Anche la chiesa venne demolita, nonostante la popolazione avrebbe voluto utilizzarla come chiesa parrocchiale, i preziosi volumi della ricca biblioteca vennero dispersi (erano 3948, come testimoniano gli inventari della soppressione, 300 di essi sono oggi conservati a Charleville e alla Bibliothèque Nationale).

 

Il fastoso palazzo abbaziale, eretto nel 1724 per volontà di Louis-Abraham d’Harcourt (9° “abbé commendataire” dal 1723 al 1757) fuori dal recinto monastico su una collina dominate il sito, divenne uno splendido “château”, che venne smontato e ricostruito in due parti distinte a Rethel, mentre sul posto non rimasero che poche costruzioni secondarie: gli spazi comuni e la cancelleria.

 

A memoria dell’antico cenobio rimane una croce monolitica alta sette metri , detta “Croce dei Conversi” (Croix de Converses), eretta nel 1252 a ricordo della battaglia del 1226 tra i frati conversi del priore Gilles I e gli armati inviati dal conte Raoul di Château-Porcien, desideroso di riprendersi i beni venduti all’abbazia.

 

Lo stemma storico dell’abbazia, registrato anche da Charles d’Hozier nel “Armorial de France” si blasona: “d’azur à la fasce d’or, accompagné de trois roses d’argent”.

 

L’abbazia di Signy fu una importante produttrice di vino, necessario per la celebrazione della Liturgia, la prima vigna acquisita fu quella di Moussy (presso Èpernay) alla fine del XII secolo, ma le più rinomate furono quelle di Lavergny (vicino a Laon), i pregiato vino vebbe prodotto in quantità più che sufficiente per organizzare un lucroso commercio.

Oltre ad altri prodotti agricoli pregiati, come i formaggi, l’abbazia produceva la birra per il consumo domestico.

 

Oggi la birra “Abbaye de Signy” perpetua il nome dell’antico centro monastico, è il risultato di una scommessa promossa dall’Association de l’Abbaye de Signy, appoggiata dalla Municipalità, che oggi cura anche le visite agli edifici superstiti dell’abbazia (che ospitarono la filanda). Si produce dal 2015 presso il birrificio omonimo (Société Bière de l’Abbaye de Signy), i residenti di Signy-l’Abbaye possono acquistarla ad un prezzo di favore, con ingredienti “BIO” (la prima di questo genere in Francia).

Sulle etichette è riportato l’emblema abbaziale con la data di fondazione 1135.

 

Da notare che presso il negozio-libreria del priorato delle monache benedettine di Sainte Bathilde di Vanves  (Hauts-de-Seine ) sono in vendita le bottiglie della “Biére Abbaye de Signy” che, perciò, si può considerare una “Bière d’Abbaye” (anche se in Francia questa denominazione non ha una regolamentazione stringente come in Belgio).

La birra “Abbaye de Signy” è una birra bionda, della tradizione ardennese, a 6,4 %.