Gembloux

Abbaye Saints-Pierre-et-Exupère de Gembloux

(Ex abbazia di San Pietro e Sant’Esuperio di Gembloux) – Monaci Benedettini



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Quest’ antica abbazia venne fondata dal lorenese Guibert (Wicbertus) nel 922; egli aveva lasciato la carriera militare e si era ritirato in eremitaggio a nord di Namur, nella località di Gemblours (dal neerlandese Gembloers) in un terreno appartenente alla sua famiglia.

Divenuto famoso ed onorato per le sue virtù cristiane, raccolse intorno a se alcuni discepoli fino a creare un monastero. Dopo un soggiorno presso l’abbazia di Gorze ritornò con il monaco Erluin, al quale diede il compito di superiore e di imporre la regola benedettina alla comunità.

L’imperatore Ottone I concesse a Guibert il 20 settembre 946 vasti diritti e privilegi, compresa una grande autonomia amministrativa: con diritto di battere moneta, di istituire il mercato, nonché il titolo di abate-conte al superiore del monastero. La sua scuola monastica divenne molto celebre e i suoi copisti molto rinomati, i quali dettero origine ad una vasta biblioteca, considerata tra le migliori d’Europa. Tra i suoi membri si annovera Sigebert de Gembloux (1030-1112) storico e biografo; Gilbert de Gembloux (1124-1213) abate d Florennes nel 1187 e poi di Gembloux dal 1194, biografo di Santa Ildegarda di Bingen e di San Martino.

Nel 1099 una grande cerimonia religiosa celebrò la beatificazione del fondatore Guibert, morto (secondo le cronache) a 137 anni, da allora noto come “Saint Guibert de Gembloux”: le sue spoglie vennero esumate dal cimitero e poste nella chiesa abbaziale.

Nel XII secolo l’abbazia subì numerosi attacchi e saccheggi da parte dei numerosi eserciti coinvolti nelle svariate guerre che insanguinarono la regione, alcuni particolarmente gravi.

In particolare nel 1157 un incendio distrusse completamente l’abbazia e il villaggio, la maggior parte dei membri della comunità fuggirono, ma il monaco Guibert rimase con pochi coraggiosi e riuscì lentamente a ricostruire il monastero. Che venne subito distrutto incendiato nel 1185. Ricostruito ancora una volta si procedette ad eleggere Guibert come abate (Guibert II), dopo aver assistito all’allontanamento di alcuni confratelli per questioni di disciplina (si ritirarono presso l’abbazia di Marmoutier) nel 1204 rinunciò alla carica e scelse di esiliarsi presso i benedettini di Florennes.

Dopo l’assedio del 1489 il monastero rimase profondamente rovinato. Venne salvato per intervento del duca di Borgogna, Filippo “il Bello”, che nominò abate il cistercense Arnould de Solbrecq nel 1501 (già abate di Jardinet).

Nuovamente devastata dalle truppe olandesi nel 1678, ricostruita, venne distrutta da un furioso incendio il 6 agosto 1678.

Ricostruita tra il 1762 e il 1779 dall’abate don Jacques Legrain (1559-1790) su progetto di Laurent-Benoît Dewez nello stile neoclassico di moda all’epoca, con il monumentale palazzo abbaziale, con il portico a quattro colonne sostenenti un frontone triangolare (con gli stemmi dell’abbazia e quello personale dell’abate Legrain).

Con l’arrivo dei rivoluzionari francesi venne soppressa e gli edifici venduti, l’ultimo abate (il 53°) don Colomban Wilmart fu costretto a partire. Lo Stato belga vi istituì l’allevamento degli stalloni di razza Tervueren nel 1850, e l’Istituto Agronomico nel 1864, infine nel 1881 acquistò tutto il complesso. Dal 2001 l’antico e vasto palazzo abbaziale del XVIII secolo ospita la Facoltà Universitaria di Scienze Agronomiche di Gembloux (dal 2009 integrata all’Università di Liegi) nota come “Gembloux Agro-Bio Tech” (GxABT).

La chiesa abbaziale è dal 1810 la parrocchiale di Gembloux, all’interno si conserva una famosa effige del Cristo detta “Bon Dieu” che nel 1653 si mise a sanguinare dalle piaghe, generando un grande pellegrinaggio da tutta Europa. L’edificio venne consacrato il 26 settembre 1779, e conserva ancora la cripta romanica dell’XI secolo, nonché gli splendidi stalli lignei scolpiti e assemblati nel 1747 d Denis-Georges Bayard, che fanno da contesto al sarcofago con le reliquie di san Guibert.

Il grande chiostro è stato restaurato tra il 1944 e il 1948, con le vetrate figurate con le armi degli abati dal XIII secolo alla soppressione.

Dell’edificio meridionale rimane una torre isolata, parte della cinta fortificata del 1153.

La comunità degli studenti ha iniziato la produzione della « Bière de l’Abbaye de Gembloux »: un progetto di sei studenti che produce una birra ambrata con un titolo alcoolico dell’ 8% in volume, la cui produzione venne inizialmente affidata alla nota Brasserie Lefebvre, poi ripresa all’interno della Facoltà e al principio il consumo era limitato alla comunità studentesca, poi estesa ai piccoli dettaglianti del paese.

Lo stemma dell’abbazia è nero, con tre chiavi d’argento poste in palo, e ha originato anche quello dell’attuale comune di Gembloux-sur-Orneau che, dal 15 agosto 1865, l’ha adottato con il blasone “De sable, à trois clefs d’argent, posées en pal. L’écu sommé de la couronne comtale ancienne à treize perles” (Di nero, a tre chiavi d’argento, poste in palo. Timbrato dalla corona comitale all’antica con tredici perle). Lo stemma civico attuale è stato riconosciuto ancora il 19 agosto 1977.

Le tre chiavi erano il simbolo dell’abbazia, come risulta da un documento del 1692, ma non è condivisa la sua origine. Secondo alcuni simboleggiano le porte delle mura della città, costruite nel XII secolo (che, però, ne aveva quattro o forse cinque), ma nelle vetrate del chiostro il primo stemma a portarle è quello dell’abate don Arnould de Chastre (1268-1300), la cui famiglia alzava uno stemma proprio con tre chiavi, dopo di lui l’emblema sarebbe stato adottato anche dalla contea di Gembloux. La controversia è ancora aperta.

La simbologia delle chiavi, analogamente al caso dello stemma di Avignone (che porta tre chiavi d’oro in campo rosso), ha assunto anche il significato di un particolare legame con la Sede Apostolica e con San Pietro (che è anche uno dei “titolari” dell’abbazia).

La corona venne adottata a partire dall’abbaziato di don Philippe Klockman (1609-1625), gli abati di Gembloux dal XV secolo erano insigniti del titolo di “conte di Gembloux” (secondo la concessione del 496) e aveva diritto al seggio degli Stati Generali del Brabante tra i membri nobili laici e non tra gli ecclesiastici.