Mugello
Informazioni
Con il coronimo Mugello si definisce l’alta valle del fiume Sieve, maggiore affluente d’Arno a monte di Firenze, posta tra la catena appenninica e la vallata fiorentina, dalla quale è separata da una serie di rilevi, i maggiori dei quali sono la Calvana, Monte Morello, Monte Senario e Monte Giovi. S’intende generalmente per Mugello, precisa il geografo Repetti, «la porzione superiore e occidentale della vallata, a partire dall’origine della fiumana Stura sino alla confluenza in Sieve del torrente Dicomano».
Numerose testimonianze archeologiche dimostrano con chiarezza la presenza nella vallata di gruppi umani più o meno stabili fin dal Paleolitico. La tradizione vuole che vi fosse insediata la tribù dei Magelli, la più orientale del popolo dei Liguri, dalla quale il territorio avrebbe preso il proprio nome. Ben documentata è invece la presenza etrusca, nonostante in passato si ritenesse che questo popolo non avesse occupato i territori a nord dell’Arno.
Nel corso del Medioevo a controllo dei valici appenninici si incastellarono potenti stirpi feudali: gli Ubaldini a Montaccianico (1), i conti Guidi ad Ampiniana e San Bavello (2) e gli Alberti a Mangona (3). La porzione di territorio più a valle fu invece in gran parte soggetta al vescovo di Firenze e, più marginalmente, a quello di Fiesole.
L’insegna «della Scarperia», capoluogo del Vicariato, rappresenta la figura del santo patrono, san Barnaba, al quale i fiorentini erano particolarmente devoti perché nel giorno della sua ricorrenza erano stati battuti gli aretini a Campaldino (11 giugno 1289). San Barnaba è dipinto in campo bianco a figura intera con lunga barba e nimbato d’oro, vestito di tunica e mantello, col vessillo fiorentino nella mano destra e un libro nella sinistra (4). Nei lacunari del Soffitto del Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio, più tardi di un secolo, il santo viene invece rappresentato con un modellino della Terra murata nella mano sinistra, in segno di protezione.
Borgo San Lorenzo, come altre Terre di una certa rilevanza, presentava due distinte insegne. La prima, di chiara origine vessillare, è attribuibile al Comune e presenta un Partito di rosso e d’argento, come si può rilevare in più d’un esemplare nel palazzo pubblico borghigiano e in un significativo blasonario del XVII secolo, conservato a Firenze nell’archivio di Casa Buonarroti (5). La seconda insegna, di probabile derivazione sfragistica, è riferibile alla Lega e presenta invece ilsanto patrono eponimo Lorenzo rappresentato a figura intera (6); anche questa tipologia, che nel corso del tempo ha finito per prevalere mandando in oblio l’altra, si trova ben attestata nei blasonari di epoca granducale. Giova segnalare che, a causa di un approssimativo restauro integrativo ottocentesco, le indicazioni di alcuni cartigli nella serie civica del palazzo dei Vicari di Scarperia – incluso quello attribuito a Borgo san Lorenzo – sono del tutto errate.
Secondo una tradizione riportata dal geografo Repetti, sull’architrave all’ingresso della rocca di Barberino si vedeva lo stemma del castello «espresso e figurato in una testa d’uomo con tre barbe», insegna parlante tuttora in uso – in campo azzurro – dal Comune di Barberino di Mugello. L’insegna della Podesteria nel palazzo dei Vicari si presenta invece tripartita, con simboli distinti per ognuna delle parti che la componevano. Il piviere di Santa Reparata di Pimonte è rappresentato dalla santa eponima, alla quale i fiorentini erano particolarmente devoti, tanto da intitolarle la primitiva cattedrale romanica; la si vede dipinta a figura intera, con il vessillo di Firenze nella mano destra e un libro nella sinistra (7). Il castello di Mangona ha per insegna parlante un màngano, macchina da guerra medievale simile a una catapulta (8). Infine in basso, nella punta dello scudo, è rappresentata al naturale la ben nota testa barbuta; per tradizione si vuole che l’aspetto ieratico del volto qui raffigurato alluda a quello del Salvatore (9).
Anche l’insegna della Lega di San Piero a Sieve, che fu detta di Tagliaferro dal nome della località che ne ospitava la sede, rappresenta il santo patrono eponimo. Nel Palazzo dei Vicari l’Apostolo è rappresentato come un vegliardo barbuto e aureolato, a figura intera, che tiene nella mano destra il tipico attributo delle due chiavi e nella sinistra il libro dei Vangeli (10). In località Tagliaferro l’architrave di un edificio, forse sede della Lega stessa, conserva un raro esemplare lapideo con l’insegna di quella giurisdizione, posta tra il giglio della Città e la croce del Popolo di Firenze. Si presenta troncata, con la partizione inferiore caricata di due chiavi decussate con gli ingegni rivolti in basso, attributo del santo eponimo; l’esecuzione in pietra acroma non consente la rilevazione degli smalti (11).
Lo stemma della podesteria di Vicchio è invece rimasto inalterato nei secoli e tuttora in uso. Rappresenta un pino al naturale in campo azzurro, come allusione alla distrutta rocca guidinga di Ampiniana, in contrasto alla quale la Repubblica fiorentina fondò nel 1324 il castello di Vicchio. Al tronco dell’albero sono accostate due stelle d’oro a otto punte, in riferimento alle distinte entità che componevano la Podesteria: il Comune di Vicchio e il piviere di Rostolena, come si evince dalla legenda del sigillo e dall’intestazione dello Statuto del 1413 (12).
L’insegna di Dicomano, infine, è composta da uno scudo inquartato. Come in altri casi simili vi si trovano rappresentate le diverse aggregazioni territoriali che si univano per formare una comunità più larga (13). Nel primo quarto, punto d’onore, troviamo l’insegna attribuibile alla sede della podesteria; vi si vede raffigurato in campo azzurro un leone d’oro che inalbera il vessillo bifido di Firenze, immediato riferimento al Marzocco, rafforzato dalla presenza della bandiera col giglio. Blasonari più tardi assegnano invece a Dicomano un calice d’oro in campo azzurro, a significare l’antico dominio che la Curia vescovile fiorentina ebbe su quel territorio (14). Nel secondo quarto l’insegna San Godenzo, con un monte all’italiana di sei cime d’oro in campo azzurro, sormontato da una stella a otto raggi d’argento (15). Il terzo quarto presenta un leone d’argento in campo nero che sostiene nelle branche un cuore, figura parlante che allude al plebato di Corella. In basso a sinistra, infine, è raffigurato un pozzo esagonale coronato da un arco sostenente la carrucola, il tutto di rosso nel campo d’argento, facilmente identificabile come insegna parlante della ex contea del Pozzo.
Oltre a queste insegne, la loggia del palazzo mostra quelle delle altre Podesterie e Leghe comprese nel Vicariato del Mugello, per quanto al di fuori della vallata: Fiesole, Sesto, Campi, Calenzano, Signa, Brozzi e Carmignano. Questo assetto amministrativo rimase praticamente immutato fino alle riforme del 1774 promosse dal granduca Pietro Leopoldo, quando nella vallata mugellana vennero istituite sette Comunità, antesignane dei moderni Comuni, con capoluogo a Scarperia, San Piero a Sieve, Barberino di Mugello, Borgo San Lorenzo, San Gaudenzio (oggi San Godenzo), Vicchio, Dicomano. Nel 1809 l’amministrazione francese che in quegli anni governava la Toscana distaccò parte del territorio di San Piero creando la Mairie di Vaglia, rimasta in essere anche dopo la restaurazione; con l’Unità d’Italia il territorio venne aggregato alla Provincia di Firenze. I singoli Comuni intanto assunsero stemmi spesso del tutto diversi da quelli medievali qui recensiti, desunti dal fregio araldico del palazzo dei Vicari di Scarperia, rendendoli testimonianze ancor più preziose.
Terra d’origine di Giotto e della stirpe dei Medici, la vallata mugellana è tuttora votata all’agricoltura e all’allevamento, in particolare quello dei bovini; celebre anche l’artigianato dei coltelli, a Scarperia. In tempi recenti una serie di interventi hanno in qualche modo segnato il volto del territorio; tra questi la costruzione dei collegamenti autostradali e ferroviari di alta velocità tra Bologna Firenze, dell’invaso di Bilancino, che con i suoi 5 kmq è diventato il più vasto lago della Toscana, e dell’autodromo internazionale, centro d’attrazione per gli appassionati degli sport motoristici. Dal punto di vista amministrativo si segnala invece l’accorpamento dei territori di Scarperia e San Piero a Sieve, a far data dal 1 gennaio 2014; la nuova entità ha assunto la denominazione Comune di Scarperia e San Piero, con sede municipale a Scarperia.
(nota a cura di Michele Turchi)
Bibliografia
– E. Repetti, Dizionario Geografico, Fisico, Storico della Toscana, Firenze 1833-46.
– L. Passerini, Le armi dei Municipj Toscani, Firenze 1864.
– L. Chini, Storia antica e moderna del Mugello, Firenze 1876.
– F. Niccolai, Mugello e Val di Sieve: guida topografica, storico-artistica illustrata, Borgo S. Lorenzo, 1914.