Lamoli
Storia e informazioni sullo stemma
Lamoli è una frazione di 92 abitanti del comune di Borgo Pace, nella provincia di Pesaro e Urbino.
Lamoli fin dalla sua origine venne chiamato Castrum Lamularum o Castello delle Lame dal tipo di conformazione del terreno sul quale venne edificato costituito dall’assieme di piccole lame.
Le fonti storiche sono concordi nell’attribuire la fondazione di Lamoli a discepoli di San Benedetto, questi, dopo la morte del loro fondatore, si riversarono nella Massa Trabaria attirati dalla solitudine di questi luoghi, dai ricchi boschi e dall’abbondanza di terre facili d’acquistare o ad essere donate.
Il castello, ora scomparso, fu per molti secoli fino al XIX secolo, la sede di un Vicariato civile dal quale dipendevano vari castelli.
Presiedeva a questo un Vicario che veniva eletto dal Rettore della Massa Trabaria e, dopo l’annessione alla signoria d’Urbinate, dai Conti e poi dai Duchi d’Urbino e dopo la devoluzione alla Chiesa, dalla Legazione pontificia.
Dagli Statuti Lamolesi rileviamo che, all’inizio del XIV secolo, erano soggetti i borghi di Castel di Bavia (Borgo Pace), Parchiule, Guinza, Sompiano, Castel de’Fabbri, Montedale, Palazzo de’ Mucci e Valbona.
Questi vennero aggregati di volta in volta a Lamoli o suddivisi tra Parchiule e Mercatello sul Metauro.
Il 21 dicembre 1827, col Motu Proprio di Papa Leone XII, venne decretato che i castelli di Guinza e Montedale restassero soggetti al comune di Mercatello mentre gli altri castelli dell’antico Vicariato di Lamoli fossero uniti in un’unica comunità avente capoluogo Borgo Pace.
Durante il Risorgimento Italiano e le guerre d’indipendenza, Lamoli ebbe un ruolo attivo con la Carboneria, rifugiando i patrioti della Repubblica Romana dopo il 1849 e ospitando Garibaldi nella canonica dell’abbazia mentre con il suo esercito si stava spostando verso San Marino, scendendo dall’Alpe della Luna.
Lo scudo del borgo, ricavato da un sigillo, riporta un San Michele Arcangelo che sconfigge il demonio imbracciando uno scudo partito nel primo con una mitra e nel secondo con una spada in sbarra.
Note di Bruno Fracasso
STEMMA RIDISEGNATO

Disegnato da: Massimo Ghirardi
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