Cagno


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Cagno

Solbiate con Cagno
Informazioni

Il toponimo deriva dal nome personale latino “Canius”.

Il 12 novembre 1929, con nota 9120 della Presidenza del Consiglio dei ministri, firmata da Giovanni De Thomas, il Segretario Generale invitava il sindaco di Cagno a “invocare la concessione, ex-novo, di uno stemma e di un gonfalone a favore di codesto Comune”.

Con delibera di consiglio comunale del 1° novembre 1951, venivano approvati all’unanimità lo stemma e il gonfalone approntati dallo Studio Araldico di Genova. Veniva altresì dato  incarico al sindaco Alfredo Bernasconi di approntare gli atti necessari.

La relazione storica riporta le seguenti parole:

“Cagno, comune nella Lombardia, provincia, circondario, mandamento, distretto militare di Como; collegio elettorale di Cantù.

Giace presso la riva del fiume Olona, in vicinanza tra il confine tra la Lombardia e il Canton Ticino, a 18 km. Da Como. Il terreno, nella parte piana è coltivato a cereali e gelsi, nelle colline a viti e alberi fruttiferi, di cui si fanno abbondanti raccolti. La popolazione vive di agricoltura. Vi sono scuole elementari maschili e femminili, ha un asilo infantile.

Nei suoi dintorni avvennero conflitti fra i Comaschi e i Milanesi, quando tra le due città ferveva la guerra civile. Fu a quei tempi che un tal Pierino da Cagno, figlio di un povero contadino, nell’assedio di quella Città tanto si distinse da meritarsi il grado di capitano. Le predette notizie storiche corografiche sono state rintracciate nell’Opera “Nuova Italia” del dott. Francesco Vallardi, volume I, pagina n. 425.

Il progetto araldico simboleggia nei due spadoni incrociati le continue guerre fra i Comaschi e i Milanesi, dopo il 1.000, e nell’elmo d’argento vogliamo ricordare come Pierino da Cagno, soldato di ventura, che distinguendosi in vari fatti d’arme, venne nominato Capitano.”

Il parere dell’Archivio di Stato di Milano, al quale era stato chiesto un parere da parete dell’Ufficio Araldico della Presidenza del Consiglio dei Ministri, con lettera del 10 giugno 1953 firmata dal sovrintendente Guido Manganelli, bocciò il progetto. Si legge: “In proposito, si osserva: primo che le spade, in Araldica, sono insegne proprie dei cavalieri e sono vero contrassegno di nobiltà, sicché possono simboleggiare l’origine di una famiglia discendente da un guerriero, ma  non possono essere assunte a simbolo di lotte, di guerre, tanto più che non risulta che Cagno abbia avuto qualche parte nelle lotte tra Como e Milano; secondo che, quanto all’elmo, che vorrebbe alludere a Pierino da Cagno, l’Araldica insegna che esso sta ad indicare pensieri sublimi e autorità cospicua, quando è posto, come nel caso in esame, nell’arma; il che è da escludere nei riguardi di Pierino da Cagno.

Ritenuto, invece, che il nome del Comune richiedente, secondo l’Olivieri (Dizionario di Toponomastica Lombarda) deriva dal nome personale latino Canius, sembra che possa suggerirsi per il comune stesso uno stemma che alluda alla detta derivazione del suo nome, cioè uno stemma d’azzurro, al monte di tre cime all’italiana d’oro, sostenente sulla vetta un cane al naturale ritto e rivoltato.”

L’Ufficio Araldico, con nota del 2 luglio 1953, accolse il parere negativo dell’Archivio di Stato, rigettando l’istanza.

Il nuovo sindaco Virgilio Somaini, dopo aver sentito il parere dell’opinione pubblica e aver sottoposto al consiglio comunale la proposta di uno stemma basato sulla fonetica del nome, che all’unanimità la respinse, il 4 dicembre 1953 scrisse: “… Interprete dell’unanime desiderio della popolazione mi permetto, pertanto, insistere nuovamente sullo stemma chiesto inizialmente… Fatte ulteriori ricerche, in contestazione a quanto affermato da codesto On. Ufficio, faccio presente che: non era il paese di Cagno in lotta contro Milano, ma dei suoi armati al seguito del Capitano Pierino da Cagno nel 1125 quando Como venne incendiata e saccheggiata; le spade incrociate ricordano il fatto d’armi tra le due città avvenuto nella terra di Cagno, come afferma “La Nuova Italia”. Nelle spade ci si vuole riferire a fatti bellici, infatti la spada è simbolo d’origine guerriera; l’elmo in araldica simboleggia anche le imprese militari e l’assunto proposto va quindi bene se ci si riferisce ai fatti bellici di Pierino da Cagno, per i quali venne nominato Capitano… Per quanto sopra prego vivamente codesto On. Ufficio Araldico perché voglia approvare lo stemma che propone questo comune”.

L’Archivio di Stato di Milano, il 30 gennaio 1954, considerata la risposta negativa del sindaco, richiese delle precisazioni bibliografiche, nelle quali “…si presume figurino alcune delle ragioni che hanno consigliato il sindaco stesso a contestare la decisione di quest’Ufficio intorno allo stemma comunale”.

Con un’altra lettera, del 27 ottobre 1954, lo stesso Manganelli, aggiunse le seguenti parole:

“In precedenza, il sottoscritto ha espresso parere contrario all’accoglimento della richiesta e alla concessione dell’arma sopra richiesta. Nel promemoria sono esposte le ragioni che hanno indotto ad esprimere il parere negativo: ragioni storiche e araldiche, che non possono restare in non cale.

Le giustificazioni fatte nella richiesta dal Comune non sono plausibili: esse infatti poggionsi sulla leggenda, piuttosto che sulla storia: si mette avanti, infatti, un mitico personaggio, certo Pierino da Cagno, che da villano diventò capitano di ventura e compì non si sa quali eroiche imprese durante le guerre comunali tra Milano e Como. Si cita a sostegno della storica asserzione l’opera “La Nuova Italia”: un dizionario storico-geografico, di divulgazione piuttosto che di scientifica argomentazione.

Nel caso specifico, le notizie su Cagno e sul celebre Pierino sono tratte da un altro dizionario storico-geografico degli inizi della seconda metà dell’Ottocento, cioè dalla ben nota Coreografia d’Italia di M. Fabi: compilazione utile, ma non sempre scientificamente controllabile. Ad ogni modo, si fa presente che nelle due opere fondamentali e sulla storia di Milano di G. Giulini e in quella di Como di Cesare Cantù, il nome di Cagno non appare comunque giammai e puranco un minimo cenno non si fa del condottiero Pierino da Cagno. Può darsi che il nome di costui venga fuori da uno dei tanti romanzi storici dell’Ottocento, che sull’esempio del capolavoro manzoniano, pullularono, esaltando e deprimendo eroi e tiranni.

Per altro, esperite indagini archivisti in quest’Archivio di Stato non si sono rintracciate memorie o accenni relativi a detto Pierino; né la Comunità di Cagno appare abbia avuto una storia propria; né si trovano accenni ad essa in pubblicazioni documentarie dell’età comune (C. Manaresi, Gli atti del Comune di Milano fino all’anno 1211) né in quelle dell’età viscontea (Osio, Documenti diplomatici Viscontei); Vittani, Gli atti Concellereschi Viscontei; Manaresi, I Registri Viscontei; Ferrorreli, I registri degli Statuti

Riepilogando, perciò, il sottoscritto non ha ragioni di modificare il parere precedentemente espresso; ma di fronte all’insistenza della richiesta del signor Sindaco di Cagno, lascio arbitrio codesto onorevole Ufficio Araldico sulla decisione, che crederà meglio convenga attuare”.

La Presidenza del Consiglio dei Ministri accolse il parere del sovrintendente Guido Manganelli. Con nota del 16 agosto 1955, dopo aver riportato le stesse parole dell’Archivio di Stato di Milano, il Capo di Gabinetto De Magistris scrisse le seguenti parole: “Questo Ufficio non può, pertanto, che confermare quanto in precedenza esposto sulla impossibilità di concedere secondo la figura richiesta, e non può, quindi, che riconfermare la proposta di uno stemma derivante dalla toponomastica”.

Il sindaco rispose con una piccata lettera, il 13 aprile 1956, offeso nel suo ruolo di rappresentante della comunità di Cagno. Non accettò che Cagno non avesse storia propria, ma soprattutto non voleva perdere il riconoscimento del suo stemma.

“A) Innanzitutto, non riteniamo esatto affermare che Cagno non abbia avuto una sua propria storia. È destino, naturalmente dei minori centri, di seguire fatalmente le sorti delle grandi città, come tanti satelliti intorno ad un pianeta, ma da non pochi dati possiamo dedurre che il Comune ebbe in antico una sua vita abbastanza florida. Che esistesse fin dall’epoca romana sta a dimostrarlo una moneta di Traiano ed alcuni vasi cinerari scoperti in località “Roccolo”, durante alcuni lavori di sterro, ed un avello sepolcrale di sarizzo, esistente nel cortile della frazione “Ciocchèe”.

Santo Monti, uno dei più valenti e autorevoli studiosi di Storia Comasca, afferma che la parrocchiale di Cagno è stata una delle prime erette nella pieve di Uggiate, e che quando nelle vicine parrocchie di Albiolo, Caversaccio, Rodero e Solbiate non si trovava ancora un prete stabile, Cagno godeva già di una Cappelania.

  1. B) Sebbene nessuno storico nomini Cagno, né tanto meno il suo eroe Pierino, nelle lunghe e minuziose descrizioni della guerra tra Como e Milano, che divampò nel secolo XII è pure molto verosimile che fatti d’arme possano essere accaduti, se non proprio a Cagno, nelle sue immediate vicinanze, quando la guerra si spostò nella Valle dell’Olona…
  2. C) Il Personaggio al cui ricordo noi desideriamo ardentemente di consacrare lo stemma ed il gonfalone del comune: Pierino da Cagno, è sempre stato vivo nella memoria e nel cuore dei suoi cittadini. Infatti, l’Amati, che forse fu il primo a lasciare memoria scritta lui oltre un secolo fa nei suoi Annali di Como.

Riteniamo fortemente che Pierino da Cagno non sia assolutamente nato da una facile invenzione romantica, ma sia stato un personaggio che, col suo valore e col suo coraggio indomito, abbia dato lustro alla sua patria, che era troppo piccola per avere l’onore di essere ricordata dagli storici e dai poeti. Si sarà forse trattato di una semplice scaramuccia, quella nella quale il nostro eroe ebbe la possibilità di distinguersi, ma i suoi concittadini non dimenticarono mai il loro difensore e si tramandarono, di padre in figlio, il suo nome e le sue gesta, ed a lui dedicarono la principale strada fin da epoca remota.

Chi potrebbe d’altro canto dimostrare la reale esistenza della Lupa di Roma, nell’atto di allattare i fatidici gemelli, sebbene se ne abbia la documentazione nei classici, per altro posteriori di parecchi secoli al fatto?

È stato provato che anche le leggende nascondono sotto il loro mantello poetico e favoloso delle grandi verità….

L’adottare uno stemma con un cane, come ci è stato proposto, oltre che sembrarci nient’affatto piacevole, è certamente del tutto arbitrario, perché non riteniamo per nulla attendibile la definizione toponomastica datane dall’Olivieri, che, nel nostro caso, come in parecchi altri, è artificiosa se non del tutto erronea.

Ci permettiamo quindi, ancora una volta, di insistere presso codesto On. Ufficio, perché voglia considerare con benignità la nostra richiesta, considerando che nessun popolo, come l’Italiano, vive delle sue tradizioni e n’è fiero e geloso custode…”

Ancora una volta l’Ufficio Araldico, con nota dell’11 giugno 1956, smontò le tesi del Sindaco e rigettò l’istanza:

“A) Cagno ha avuto e indubbiamente una sua vita, questa tuttavia non trova nella storia episodi che possano giustificare un particolare simbolo araldico in rapporto con essi.

  1. B) Non basta riferirsi ad una semplice verosimiglianza “che fatti d’armi possono essere accaduti se non proprio a Cagno nelle sue vicinanze”, nell’occasione delle guerre combattute fra Como e Milano nella prima metà del Secolo XII, perché se ne derivi motivo sufficiente ad inserire nello stemma gli elementi propri a simboleggiare fatti d’arma degni di memoria, tanto più quando si riflette che codesta stessa Amministrazione, al punto C) della sua lettera, afferma che “si sarà forse trattato di qualche scaramuccia”.
  2. C) Una leggenda locale può essere assunta a prova di un richiesto particolare simbolo araldico, solo quando l’esistenza della leggenda risulti in memorie locali attestate da tradizioni scritte che risalgono ben addietro nei secoli. Codesta stessa Amministrazione afferma che a lasciare memoria scritta di Pierino da Cagno “forse fu il primo” l’Amati. Ora, il Dizionario Corografico dell’Amati non solo risale a “oltre un secolo fa” perché venne pubblicato solo nel secondo decennio della seconda metà del secolo scorso, ma per quanto si attiene a notizie su persone e fatti remoti non dà nessuna garanzia di esatta informazione storica.

Quest’Ufficio pertanto non può che confermare quanto già scrisse in proposito”.

Il sindaco con queste parole coraggiose e fiere, difensore strenuo delle tradizioni del suo paese, diede involontariamente la soluzione al lungo braccio di ferro.

Il 23 luglio 1957, lo stesso Somaini scrisse un’ulteriore lettera, questa volta però all’Onorevole Lorenzo Spallino, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, ormai convintissimo della bontà della sua decisione, a tal punto che fu scritta su carta intestata dove compare l’attuale stemma:

“La certezza di poter contare sul Suo autorevole appoggio m’induce a reiterare un ultimo tentativo presso l’Ufficio Araldico della Presidenza del Consiglio dei Ministri al fine di conseguire il riconoscimento dello stemma comuna in uso da lungo tempo, sia pure non legalmente, presso questo Comune….

Consento coll’Ispettore Generale dell’Archivio di Stato di Milano che tale stemma poggi più sulla leggenda che sulla storia ma di quante leggende non è forse intessuta la stessa Storia?

Il fatto è che il personaggio “Pierino da Cagno”, storico o leggendario che sia, sta molto a cuore alla nostra gente che “ab immemorabili” gli ha persino dedicato una strada del paese e tornerebbe, pertanto, a noi tutti assai caro che il fatto d’arme al quale lo stemma s’ispira divenisse l’emblema di Cagno…

Si interessò, in passato, della cosa anche l’Onorevole Martinelli ma, purtroppo, senza alcun esisto positivo. So bene che la pratica è di ardua soluzione ma so anche che, se una probabilità di successo esiste ancora, solo Lei può realizzarla.

Mi consenta, pertanto, formulare fervido voto di fare tutto quando risiede nelle Sue ampie possibilità affinché detto Ufficio, in via di sanatoria e del tutto eccezionale, autorizzi questo Comune a continuare nell’uso pubblico, e legale, dello stemma sopradescritto”.

Con l’Appunto del 4 settembre e con la nota del 28 settembre 1957, la Presidenza del Consiglio dei Ministri chiese al sindaco di trasmettere copia di atti e documenti che potessero dimostrare che la principale strada del paese fosse intestata a Pierino da Cagno sin da epoca remota. Si legge: “…a tal fine si ritiene che codesto Comune potrà rintracciare la documentazione necessaria nello stesso archivio comunale, e si fa presente che sarebbero particolarmente utili allo scopo antiche piante o mappe di Cagno in cui figuri la strada intestata come sopra.

Le cartine comunali non furono trovate, ma l’agguerrito sindaco presentò una delibera del 29 ottobre 1899, nella quale il Consiglio Comunale, presieduto dal sindaco Giovanni Comolli, ratificava la proposta “di dare il nome di via Pierino da Cagno a quella che principia alla Piazza Centrale e termina al cancello grande del giardino del signor Comolli”.

Vennero aggiunte copie dei fogli del censimento del 31 dicembre 1871, dietro ai quali c’era la dicitura “via Pierino”, che ovviamente doveva per forza riferirsi a Pierino da Cagno.

Il sindaco, nella sua missiva del 12 novembre 1957, concluse con le seguenti parole:”…Dolente di non poter offrire ulteriori documentazioni a conforto della tesi costantemente sostenuta dalla scrivente Amministrazione, si prega nuovamente di tenere conto dei suoi desiderata e gentilmente aderire , sia pure in via del tutto eccezionale, all’istanza di stemma nei termini a suo tempo formulati e notoriamente inspirati al personaggio -reale o leggendario che sia- che diede nome ad una delle più vecchie strade e suggello di poesia eroica a questo piccolo ed antico borgo rurale che fu tanto caro e familiare al grande Pontefice comasco, Papa Innocenzo XI.

Pochi giorni dopo, non si conosce la data perché non stampata sulla nota della Presidenza del Consiglio dei Ministri, ma sicuramente poco prima del Decreto Presidenziale del 26 novembre 1957, fu approvata finalmente l’istanza del Sindaco: “non presenta la richiesta anormalità araldiche, si è d’avviso che la domanda possa essere accolta. Ciò premesso, si allega per la firma, ove nulla osti, il relativo decreto di concessione”.

 

Note di Carletto Genovese sulla base della documentazione rinvenuta all’Archivio Centrale dello Stato di Roma

Stemma Ridisegnato


Reperito da: Giovanni Giovinazzo

Disegnato da: Carletto Genovese

Stemma Ufficiale


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Profilo araldico


“Di rosso alle due spade d’argento guarnite d’oro poste in croce di sant’Andrea accompagnate in capo da un elmo d’argento posto di profilo piumato d’azzurro”.

Colori dello scudo:
rosso
Oggetti dello stemma:
elmo, spada
Attributi araldici:
accompagnato in capo, guarnito, piumato, posto di profilo, posto in croce di sant'Andrea

LEGENDA

  • stemma
  • gonfalone
  • bandiera
  • sigillo
  • città
  • altro
  • motto
  • istituzione nuovo comune

    Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (DPCM)
    concessione
    26 Novembre 1957