Comune di Condofuri – (RC)
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Informazioni
- Codice Catastale: C954
- Codice Istat: 80029
- CAP: 0
- Numero abitanti: 4977
- Altitudine: 0
- Superficie: 58.53
- Prefisso telefonico: 0
- Distanza capoluogo: 0.0
Storia dello stemma e del comune
Il nome deriva dal greco *kontochôri (Konta-Korion, Conda-Chorion o Conda-Chori), dove chôri significa “paese”, e ha probabilmente il significato di ‘paese basso, vicino’ o ‘vicino al paese’ probabilmente in riferimento alla vicinanza con Gallicianò e Amendolea, attualmente frazioni.
Originariamente il paese apparteneva alla baronia di Amendolea – che fu per molto tempo il centro più importante – citata per la prima volta in un diploma greco del XI secolo e che prende il nome dalla famiglia normanna (riportata nelle fonti come Mandelée, Amigdalias, Amendolea) che per prima l’ebbe in feudo; nel ‘400 passa ai del Balzo poi ai Cardona e alla fine del secolo agli Abenavolo dai quali passò, per volere dell’imperatore Carlo V, nel 1528 a Bernardino Martyrano e dopo pochi anni ai Gomez de Sylva che nel 1624 la vendettero ai Ruffo che la tennero fino al 1794.
Secondo l’ordinamento amministrativo francese del 1807 Condofuri aveva lo status di “Luogo”, cioè “Università” del governo della vicina Bova. Un successivo decreto, risalente al 1811, istituisce i Circondari e i Comuni: Condofuri fu dichiarata Comune a capo delle frazioni di Gallicianò e Amendolea. Un’altra legge del periodo Borbonico, del 1º maggio 1816, trasferì il Comune di Condofuri dalla Provincia di Catanzaro a quella di Reggio Calabria appena istituita.
Nel suo territorio si coltivano il bergamotto – è uno dei pochi centri in cui questa pianta fruttifica – il grano e l’ulivo.
Il Valente nel suo Dizionario dei luoghi della Calabria gli assegna uno stemma che rappresenta una chiesa posta su una campagna, non sappiamo però se questo emblema è stato mai effettivamente in uso da parte del Comune; lo stemma civico è stato ufficialmente concesso con D.P.R. del 29 gennaio 2003, dove si blasona: Di azzurro, al centauro d’oro, capelluto e allumato di nero, in profilo, testa e busto in maestà, la mano sinistra poggiata sul fianco, tenente con la mano destra il ramoscello di ulivo di verde, fogliato di cinque, due foglie per parte, la quinta sulla sommità, posto in palo, il centauro passante sulla pianura fasciata di nero e d’oro. Ornamenti esteriori da Comune; con lo stesso venne concesso il gonfalone che consiste in un drappo di verde.
Il centauro è un essere chimerico appartenente alla mitologia greca con la parte superiore, tronco e testa, di uomo e inferiore di cavallo. I centauri furono divisi in due “famiglie”: una dall’indole brutale e selvaggia e un’altra esempio di virtù e sapienza e a cui appartenevano Pholos e Chirone, quest’ultimo conosceva la medicina, la musica, la caccia e l’arte della profezia, e fu insegnante di Apollo e di Artemide e amico di Ercole.
Anche l’olivo – simbolo di pace, vittoria, gloria e fama immortale – oltre ad essere un prodotto locale ha la sua parte nei miti greci, secondo questi sarebbe stato creato dalla dea Atena nella gara che la opponeva a Poseidone e intesa a decidere chi avrebbe avuto l’onore di dare il proprio nome alla città fondata da Cecrope nell’Attica; la dea fece comparire un olivo carico di fiori e frutti davanti ai giudici dell’Olimpo che, meravigliati e felici, la decretarono vincitrice, la città fu quindi denominata “Atene”.
Non sappiamo da dove tragga origine la pianura fasciata di nero e d’oro posta in punta allo scudo ma potrebbe forse trattarsi di un riferimento incrociato e brisato agli stemmi delle famiglia Amendolea (di rosso alle due gemelle di argento), prima feudataria, e Ruffo (troncato, cuneato d’argento e di nero), ultima feudataria.
Nota di Massimo Ghirardi e Giovanni Giovinazzo
Bibliografia
AA.VV., Nomi d’Italia. Origine e significato dei nomi geografici e di tutti i Comuni, Novara, Istituto Geografico De Agostini, 2009, p. 225
Enzo Laganà, Gabriella Catalano, Calabria. Stemmario civico. Con schede storiografiche di tutti i Comuni della regione, Reggio Calabria, Iiriti Editore, 2010, p. 389
Marcello Rotili, Palmina Pratillo, Archeologia del Castello di Amendolea a Condofuri, http://www.rmoa.unina.it/1493/1/RM-Rotili-Pratillo-Amendolea.pdf, consultato il 22 maggio 2017 [A stampa in Archeologia castellana nell’Italia meridionale: bilanci e aggiornamenti. IV Conferenza italiana di archeologia medievale, Roma, CNR, 27-28 novembre 2008, a cura di Stella Patitucci Uggeri, Palermo, 2010, pp. 241-264]
Gustavo Valente, Dizionario dei luoghi della Calabria, vol. A-L, Chiaravalle Centrale, Edizioni Frama’s, 1973, pp. 318-9
Piero Guelfi Camajani, Dizionario araldico, Milano, Hoepli, 1940, pp. 380-1 (rist. anast. Arnoldo Forni Editore, 2000)
Stemma Ridisegnato
Reperito da: Marco Faldella
Disegnato da: Massimo Ghirardi
Stemma Ufficiale
Logo
Altre immagini
Profilo araldico
“Di azzurro, al centauro d’oro, capelluto e allumato di nero, in profilo, testa e busto in maestà, la mano sinistra poggiata sul fianco, tenente con la mano destra il ramoscello di ulivo di verde, fogliato di cinque, due foglie per parte, la quinta sulla sommità, posto in palo, il centauro passante sulla pianura fasciata di nero e d’oro. Ornamenti esteriori da Comune”.
Gonfalone ridisegnato
Disegnato da: Bruno Fracasso
Reperito da: Luigi Ferrara
Gonfalone Ufficiale
Altre immagini
Profilo Araldico
“Drappo di verde…”
LEGENDA
- stemma
- gonfalone
- bandiera
- sigillo
- città
- altro
- motto
- istituzione nuovo comune