Vigodarzere

Questa pagina speciale è riferita al Comune di Vigodarzere

Lo stemma comunale di
Vigodarzere fu ideato da Adriano Schiavo, attento studioso di
storia locale ed autore nel 1970 di un interessante volume sul
paese in questione.

Nel primo quarto è stata posta una torre a simbolo del
presidio longobardo che ha lasciato ricordo nella toponomastica di
Vigodarzere e di Saletto, nel nome del titolare dell’arcipretale
del capoluogo (San Martino di Tours) e del compatrono della
parrocchia salettana (San Giorgio).

La fortificazione ricorda pure il munito castello appartenuto alla
nobile famiglia da Vigodarzere, menzionato dal Salomonio,
trasformato poi in abitazione. La sua localizzazione riesce assai
ardua per la mancanza di qualsiasi documento. Il citato Schiavo
avanza l’ipotesi che si ergesse presso il fiume Brenta, ai confini
con l’attuale comune di Cadoneghe.

Fu scelta una merlatura alla guelfa in quanto le più
importanti famiglie nobili locali (da Vigodarzere e da Scintilla)
furono appunto guelfe contro il tiranno ghibellino Ezzelino III da
Romano.

Sotto la fortificazione è raffigurato il Brenta, con il suo
corso tortuoso in mezzo alla fertile campagna, il quale tanta parte
ebbe ed ha tuttora nelle vicende della zona.

Nel secondo quarto viene riportata la possibile ricostruzione del
sigillo della locale Certosa (1554-1770). Alcuni diligenti
storiografi dell’ordine ritengono infatti attribuibile a tale
cenobio le tre rose rosse in campo argento.

Nel terzo quarto appare lo scudo dei citati da Scintilla, di cui un
ramo si chiamò da Ottavo. Essi ebbero importanza nella
storia della frazione Tavo. La famiglia, che tra l’altro
costruì le chiese di Tavo e Tessara, soffrì
lungamente durante la tirannide di Ezzelino.

Nell’ultima partizione non poteva mancare il blasone dei da
Vigodarzere, feudatari del paese di cui presero il nome.

La famiglia fu una delle più illustri di Padova per meriti e
ricchezze, a partire dal medioevo. Fu anch’essa acerrima nemica di
Ezzelino, a causa del quale ebbe molto a soffrire.

Nel 1258 Alberto Vigodarzere, per meriti acquisiti, fu infeduato
del castello di Rustega, dal quale i suoi discendenti presero il
cognome.

Un altro ramo della famiglia fu quello dei Trapolina.
Nel 1835 avvenne la fusione della nobile famiglia da Vigodarzere
con quella dei Cittadella.

Note di Giancarlo Scarpitta