Presentazione del Libro sullo stemma di Priverno (LT) – intervento di Massimo Ghirardi

Questa pagina speciale è riferita al Comune di Priverno

Gli stemmi degli enti civici italiani

1. Stemma (ridisegnato) di Priverno. In quanto principalmente grafico e illustratore, il mio intervento vuole sottolineare alcuni aspetti grafici ed emblematici legati agli stemmi degli enti civici italiani, in particolare ad alcuni che possiamo connettere a quella priverniate, magistralmente analizzato da Giuseppe Jannicola nel suo studio che condividiamo qui oggi. Tengo a precisare, salvo dove non specificato diversamente, che le immagini che vedremo sono tratte da acquerelli da me espressamente realizzati per il sito www.araldicacivica.it .

2. Variazioni d’applicazione dello stemma di Reggio Emilia.

3. Stemma di Reggio Emilia. Innanzitutto tengo a precisare che Stemma e blasone, non sono sinonimi. Tecnicamente il blasone è la descrizione a parole di un emblema araldico, guardando al caso della mia città (Reggio Emilia) lo stemma è quello a sinistra, cioè l’illustrazione, il blasone né quello a destra: ossia le parole che lo descrivono.

4. Stemma stilizzato di Milano. Anche Stemma e logo non sono sinonimi, questo crea talvolta delle differenze tra stemma ufficiale e stemma in uso, ma qual è la differenza? Il logo è invariabile, lo stemma è molto più plastico.

5. Rho e Monterotondo. Molti enti hanno provveduto recentemente alla stilizzazione dell’emblema ufficiale, trasformandolo in un vero e proprio logo di tipo commerciale. Milano ha fatto scuola in questo processo di comunicazione pubblica, moltissimi comuni si sono aggregati, con esiti variabili e spesso perdendo elementi dello stemma originale (vedi Monterotondo).

6. stemma e logo di Brescia. Affidarsi agli studi grafici però talvolta porta ad esiti arbitrari: il caso di Brescia è (verrebbe da dire…) emblematico: il “logo”, che è una banale stilizzazione del disegno classico, ha invertito i colori del leone

7. Logo di Firenze: sebbene la città di Firenze avesse una concessione particolare, che le riconosceva la particolare forma a mandorla dello scudo, il Comune ha scelto di mantenere il solo giglio rosso, elemento universalmente iconico del capoluogo toscano.

8. Ma in base a quanto detto come considerare il caso di Sezze?: il blasone ufficiale, riportato anche nello statuto comunale, descrive però uno stemma con il solo leone: “D’azzurro al leone d’argento rampante coronato dello stesso. Motto: Setia Plena Bonis Gerit Albi Signa Leonis” (D.C.G. 5 febbraio 1937). Con lo stesso ottenne anche il diritto all’uso del titolo di “città”. Ragione per la quale lo stemma dovrebbe essere timbrato dalla corona di quel rango, in luogo di quella ducale.

9. Stemma (in uso) di Sezze. Lo stemma è però abitualmente rappresentato senza scudo, con campo rosso, entro una ghirlanda d’alloro, e caricato su una grande rettangolo con gli angoli rientranti, evocante lo scudo delle legioni romane. Il nome ufficiale del paese è Sezze, ma si trova talvolta anche “Sezze Romano” perché all’inizio del secolo scorso, quando fu costruita la ferrovia Roma-Napoli, fu questo il nome dato alla sua stazione per distinguerla da quella di un altro paese omonimo che si trova in Piemonte e che in seguito venne rinominato Sezzadio (AL). Non esiste un Archivio completo in Italia degli stemmi civici, anche l’Archivio Centrale dello Stato (con sede all’EUR) non ha tutti gli emblemi, per due motivi:
a. Non tutti gli Enti hanno formalizzato la concessione o riconoscimento dello stemma. O, se l’hanno principiata, non l’hanno portata a termine (di fatto o usano un stemma arbitrario o non ne usano alcuno)
b. Fino al 2002 le pratiche concessorie sono ancora in deposito presso l’Ufficio Onorificenze e Araldica della Presidenza del Consiglio, in attesa della devoluzione.
c. Diversi emblemi risalgono a concessioni precedenti l’Unità d’Italia e i fascicoli (con le relative miniature) sono conservati in Uffici Periferici

10. lo SCUDO standard; la Regolamentazione italiana, per i soli stemmi pubblici, reiterata con Dpcm 28 gennaio 2011 (Berlusconi), riprende quella del RD 7 giugno 1943 n. 652. Gli elementi caratteristici prescritti dagli emblemi civici italiani:

11. PROPORZIONI scudo: è un arma, seppure passiva: di difesa (ragione per la quale alla lunga venne accettata anche dalla Chiesa che, inizialmente era fermamente contraria al suo uso nella simbologia religiosa…

12. Bonifacio VIII: …al punto che uno dei primi che ne fece uso, papa Bonifacio VIII Caetani (o Gaetani la cui famiglia era forse originaria di Gaeta, ragione per la quale sono presenti delle onde nello stemma) affianca l’arma famigliare alle chiavi di San Pietro, senza sovrapporle.

13. corone

14. corona di Provincia (Latina)

15. corona di Regione (valle d’Aosta)

16. corone e scudi diversi:

a) Gaeta: Lo stemma, molto semplice e tradizionalmente attribuito a papa Gelasio II, nella forma aulica è caricato su di un “cartoccio” dorato ed è formato da uno scudo inquartato di rosso e d’argento” (DCG 1 marzo 1939), timbrato da una corona ducale. Secondo la tradizione lo stemma deriva da quello di papa Gelasio II, al secolo Giovanni Gaetani d’Aragona nato nella città intorno al 1064, monaco benedettino (anche se non ci sono certezze sull’esistenza dello stemma di papa Gelasio II, che alcuni autori rappresentano “Inquartato d’argento e di rosso, alla banda azzurra attraversante caricata di tre stelle d’oro a sei punte”).
b) Roccasecca:

17. serto vegetale di alloro e quercia,

18. mentre l’emblema nazionale porta olivo e quercia

19. capo del Littorio: istituito dal fascismo venne abrogato nel 1944

20. ma alcuni Comuni, come ad esempio di Pontinia si sono limitati ad eliminare il fascio littorio

21. gonfaloni

22. gonfalone di Priverno

23. bandiere

24. Pennone di Priverno: non mi risulta che Priverno abbia adottata una bandiera civica, ma nelle occasioni solenni espobe alle finestre una sorta di pennone, derivato dal gonfalone, partito azzurro e argento con lo stemma al centro

25. proposta di bandiera per il comune di Priverno

26. sigillo del Comune di Castelgerundo

27. lo stemma della città di Priverno risponde ai requisiti normativi (se si fa eccezione per il nastro rosso…)

28. leone e aquila, al di là della ricostruzione storica, magistralmente condotta nel lavoro di Giuseppe Jannicola, sono tra i più diffusi soggetti araldici. Ascendenza dell’aquila, come evidenziato dal lavoro su Priverno, è alla mitologia e all’emblematica romana, con la quale si vuole evidenziare un collegamento. Il leone è il concorrente terrestre dell’aquila e forse l’animale più diffuso, al punto da aver generato già nel XII il detto: « Qui n’a pas d’armes porte un lion » (chi non ha stemma porta il leone, intendendo che era così diffuso che si poteva dire con certezza che una persona che non aveva uno stemma ufficiale aveva almeno un leone, per indicarne il coraggio e la forza.) In questa sede vogliamo fare notare una curiosità, che forse meriterebbe un approfondimento: gli abitanti dell’antica Privernum nel VII secolo si rifugiarono in diverse località colinari della zona a seguito della distruzione della antica città, che si trovava in pianura, la popolazione si divise formando nuovi nuclei di Maenza, Roccagorga, Prossedi, Sonnino, che hanno tutti l’aquila nello stemma.

29. la serpe del primitivo stemma pipernese ci richiama un’altra cittadina qui vicino che porta un serpe molto simile a quello antico di Priverno…

30. Itri, dal latino “iter”: ‘via, percorso, cammino’; ma il “serpente coronato” risulta già essere l’emblema di Itri nei sigilli del XVIII secolo. Quello attualmente in uso è stato concesso con Decreto Regio del 21 settembre 1933 e si blasona: “…d’azzurro, al serpente d’argento voltato in palo, attorcigliato, dentato d’argento e linguato di rosso, colla testa di mastino al naturale voltata linguata di rosso, collarinata d’argento movente dall’angolo sinistro inferiore in atto di guardare il serpente: il tutto entro lo scudo sannitico…”. Allo scudo è associato un nastro azzurro che riporta il motto civico: SIGNUM SALUTIS. Secondo la tradizione locale la figurazione deriverebbe da un episodio, citato da Virgilio, relativo all’abbandono dell’antica Amyclae, prossima alla costa di Terracina, che sarebbe stata invasa dai “serpenti” fuoriusciti dal lago di Fondi e che avrebbero ucciso gran parte della popolazione col veleno. Probabilmente memoria simbolica della “mala aria” che stagnava nella piana paludosa e che costrinse col tempo gli abitanti a rifugiarsi sul colle e a fortificarlo. L’aria “balsamica” che scendeva dai monti Aurunci rendeva il luogo della nuova fondazione migliore; qui portarono, come nume tutelare, il serpente (“Signum Salutis” un “Segno della salute [pubblica]”) che divenne il simbolo della città e la testa del cane “Amycleo” simbolo a sua volta della fedeltà alla memoria della città scomparsa. La figura però ricorda anche un’idra, animale favoloso (l’esemplare più noto è quello leggendario che viveva nella palude di Lerna, ucciso da Ercole), e può essere stata scelta per l’assonanza con il toponimo. Gli itrani sono soprannominati sang’d’sierp’ (‘sangue di serpe’).

31. Ma un’altra arme, molto famosa, ci viene alla mente, quella dei Visconti: na esegesi certa i questo emblema concordemente accettata non esiste, le ipostesi più diffuse parlano di un gigante saraceno sconfitto da un Visconti in una non meglio precisata Crociata (en passant, mi si consenta di dire che alle crociate i cristiani avranno certamente avuto delle insegne o, più probabilmente, dei vessilli, ma far risalire la nascita dell’Araldica a quel momento storico è una tesu ormai universalmente respinta.

32. molto riportata la tesi che sia una variante del cosidetto Nehustan o “serpente di Mosè” della basilica di Sant’Ambrogio a Milano (in quanto Vice-Conti dell’arcivescovo milanese i Visconri avevano il privilegio di accogliere il prelato nella basilica amborosiana e accompagnarlo da Sant’Eustorgio (la chiesa che alla porte di Milano conservava le reliquie dei Re Magi) fino in Duomo.

33. Alcuni, non senza convincenti ragionamenti, lo mettono anche in relazione all’eposodio di Giona che fuoriesce dalla balena che lo aveva inghiottito…

34. ma non dimentichiamo che essi in origine erano signori di Angularia, o Anguaria (o Anghiera, l’attuale Angera sul lago Maggiore) e vice-conti dell’arcivescovo-conte di Milano, quindi saremmo in presenza di uno stemma “parlante” che gioca sull’assonanza tra il toponimo e anguis (serpente in latino). Dico questo per insinuare il dubbio che sugli stemmi, soprattutto se antichi, la ricerca continua e la scoperta di nuovi reperti e dcumenti (come è successo qui a Priverno) accresce le spiegazioni. Ma quanto detto po’anci ci spiega un’altra cosa così evidente da passare inosservata, forse perché appare troppo scontata: la scelta degli emblemi anziché “nascondere” spesso “evidenzia” con figure facili da capire e da identificare rapidamente, soprattutto in determinate situazioni guerresche.

35. come ci spiega Giuseppe, alcune versioni dello stemma di Priverno, già Piperno, vennero connesso all’albero di Piper, il pepe, per creare quello che in Araldica si definisce stemma “parlante”, quando le figure hanno una connessione figurativa o anche solo fonetica con il toponimo, è questo il caso dei comuni circonvicini di: Ventotene, che ha la figurazione del vento

36. Spigno-Saturnia, che mostra uno spino rifiorente, con chiaro significato di buon auspicio

37. Cori, con il leone caricato dal cuore (tra l’altro nella posizione tecnica del “cuore” dello scudo)

38. Ma per avviarmi alla conclusione di questa mia relazione, che oltre a celebrare il bel lavoro di Jannicola, vuole intrattenervi e convincervi che l’Araldica non è solo una dottrina esotericae noiosa, vi voglio presentare alcuni esempi di stemmi parlanti a mio giudizio pressoché comici: a cominciare dal Comune padovano di Campodoro.

39. Gambatesa

40. Borgo Pace

41. Canegrate cane + grata + scaglione dei Canegra

42. Occhiobello occhio + dio Po

43. Villalunga (già Calcababbio)

44. Cursi

45. Occhieppo

46. Cimitile teschio, farfalle “testa di morto” e campana (che la tradione vuole inventata da San Paolino, vescovo della vicina città di Nola, della quale quesato territorio ospitava la necropoli: il cimiterium)

47. Velturno, nel toponimo italiano non è compresibile, ma se si scompone il nome tedesco, formato da Feld – Campo e Turm – Torri ecco che tutta la figura si chiarisce, sapendo che la scacchiera è tecnicamente definita campo.

48. FINE: stemma di Priverno, ringraziamenti

 

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