Diciamolo strano….

Diciamolo strano…

Curiosità della toponomastica italiana

© Massimo Ghirardi 2020

Periodicamente compaiono “articoli di stampa” (sia cartacea che digitale) con liste, più o meno lunghe, di curiosi nomi di località italiane e non. Un elenco completo è impresa ardua, i toponimi italiani sono cinque milioni (fonte: Istituto Geografico Militare) e l’elenco è molto meno stabile di come potrebbe sembrare: per fusioni, nuovi insediamenti, variazioni è un fenomeno in costante, seppur sporadica, evoluzione.

Vi proponiamo una selezione di nome abbastanza curiosi (dove possibile abbiamo cercato di ricostruirne l’etimologia):

Acquamorta (Napoli): località marina dell’isola di Procida, indica una zona dove l’acqua ristagna e si presenta ferma.

Africa: frazione di Pietrasanta (Lucca) non è mai stato chiarito il motivo di questa denominazione, c’è chi sostiene che sia sempre stata un zona povera di risorse e per questo associato al continente povero per eccellenza.

Ailano (Caserta): comune del casertano, il nome è l’esito della denominazione del borgo fortificato di epoca normanna, denominato nelle carte prima Athilanum e poi Aylanum, importante fortilizio della contea di Alife.

Allegrezza: località di Bergamo, Deriva dal termine “Grancia”, ossia una fattoria dipendente da un monastero che, in questo caso, è l’antica abbazia vallombrosana di Astino, alle porte di Bergamo. Poi deformatasi in “Granza”, per cui sia andava “A la granza”, poi “de la legranza”, “Allegraza”, fino ad “Allegrezza” .

Altolà (Modena): frazione di San Cesario sul Panaro, data che passava qui vicino il confine tra il Ducato di Modena e lo Stato Pontificio, con l’immancabile ufficio di controllo, si pensa che il nome venga dall’intimazione della guardie confinarie. Da dimostrare.

Alluvioni Cambiò: questo piccolo comune pavese, che dal 1 gennaio 2018 si è fuso con Piovera, venne ricostruito sulle rovine del borgo di Sparvara, fu distrutto più volte dalle acque del Tanaro e del Po, le numerose alluvioni  hanno portato ad un assetto territoriale “che le alluvioni cambiò” e non di poco: dalla sponda sinistra il paese si è trovato su quella destra!

Amaro (Udine): il nome del monte Amariana aiuta a spiegare come la cittadina, che si trova alle sue pendici, abbia nel tempo assunto il nome di Damâr, poi modificato nel toponimo attuale. Essendo il primo comune della Carnia, zona storicamente impervia del Friuli, che si incontra salendo da Udine, si dice popolarmente che che “la Carnia sarebbe più dolce se il primo paese non fosse Amaro”.

Amorosa (L’): grande tenuta agricola che dà il nome alla località presso Sinalunga (Siena) ebbe questo nome in funzione augurale. 

Ampio (Grosseto): nel comune di Castiglione della Pescaia è in realtà è una piccola frazione, che prende il nome dall’attiguo torrente, e che diede nome anche al monastero, oggi scomparso.

Ano: località bresciana della Val Sabbia che talvolta si scriveva “mitigato” come Hano, forse derivato dal latino “anus” (cavità), nel 1907 non regge l’imbarazzo e cambia nel neutro Capovalle.

Appalto: ne conosciamo due, uno è una frazione di Cortona (Arezzo), l’altro è frazione di Soliera (Modena). In entrambi i casi indica terreni dati in concessione ad un appaltatore che li doveva condurre per conto terzi.

Asinalunga: grosso centro della Valdichiana senese, la leggenda vuole che prenda dal suo mitico fondatore romano Asinio Pollione, ma è più probabile che derivi dalla locuzione “Sinus Longus” indicante lunga insenatura formata dal Torrente Foenna prima di uscire nella Val di Chiana per superare il monte sul quale è situata la cittadina. Per questo nel 1864 assume il nome attuale di Sinalunga.

Astracaccio (Pistoia): località della frazione di Palleggio, nel Comune termale di Bagni di Lucca, dall’origine misteriosa.

Baciaculo: denominazione di un monte presso Brescia.

Bagno: frazione di Reggio Emilia, deve il suo nome al fatto di trovarsi in una zona pianeggiante facilmente allagabile e ricca di polle d’acqua sorgiva.

Barbagelata: piccola frazione del comune montano di Lorsica (Genova), dove l’inverno dev’essere particolarmente rigido.

Bar Cenisio (Torino): non è un esercizio commerciale, ma una frazione del comune di Venaus presso il passo del Moncenisio (Mons Coeneris, “monte delle ceneri”), non è chiara la sua origine, forse collegata ad uno stanziamento di “Bardi”, cioè Longobardi, come per la vicina Bardonecchia.

Bastardo (Perugia): già “Osteria del Bastardo” era una stazione di posta lungo la via Flaminia. Il nome fu poi abbreviato negli anni ’20 del XX secolo, ma nel 1933 alcuni abitanti proposero di modificarlo. Tuttavia, nessuno dei nomi alternativi risultò convincente e il paese è rimasto Bastardo. Non si è mai chiarito se l’epiteto era riferito alla posizione infelice o ad un oste poco cordiale.

Bee (Verbania): nonostante la somiglianza con il verso della pecora, questo comune presso il Lago Maggiore, che in piemontese si contrae in , non ha mai chiarito l’origine del suo nome, anche se molti pensano sia collegato al latino “beta” (barbabietola). Abbastanza divertente lo stemma: una pecora che si abbevera ad una fontana.

Bellano (Lecco): pittoresco comune sulla sponda del Lario, che fu feudo degli Sfondrati, probabilmente deve il nome ad un oscuro personaggio con quel nome, o forse Bello, che possedeva terreni nella zona nell’antichità.

Belsedere (Siena): in realtà non si riferisce al fondoschiena, ma alla bellezza del pasesaggio che invita a “soggiornarvi” a “star seduti” analogamente a Mirabello (Ferrara). La località è legata alla beata Bonizzella Cacciaconti, nata intorno al 1230-1235, poco riverentemente detta la “Beata di Belsedere”. La leggenda vuole che il nome del luogo prenda origine da una nobile molto bella che si divertiva a far innamorare tutti i giovani dei paesi vicini ma senza concedersi a nessuno. Forse un amante non corrisposto si rivolse ad uno stregone che abitava nella foresta vicina a Trequanda. Il quale fece trovare alla bella alcune grosse e morbide matasse di lana dorata e argentata con la quale si fece fabbricare un abito suntuoso con il quale si presentò alla messa della domenica. Appena la messa iniziò l’abito dapprima perse il luccichio e poi svanì, lasciando la poveretta completamente nuda. Dall’esclamazione degli astanti sarebbe nato il nome della località.

Bocchino: frazione di Castelfranci (Avellino).

Bollita: questo comune del materano ha mutato il proprio nome, ormai decotto, in Nova Siri nel 1872 per ricordare l’antica città greca di Siris che sorgeva nei pressi. Il vecchio toponimo trae origine o dalle “polle” di acqua sorgiva del territorio, o dalla forma di questo che richiama vagamente la cappella del fungo porcino (boletus).

Bomba (Chieti): alcuni sostengono che il nome del paese deriverebbe da una voce latina, a sua volta di origine onomatopeica, che starebbe a significare ronzio o rombo, riferito alla cascata che esisteva in antico e che provocava un rumore “rimbombante” nella vallata.

Secondo altri il termine bomba avrebbe il significato di “bevanda”, come per il calabrese mbumba, o l’altra voce onomatopeica infantile bumba.

Popolarmente si vuole credere Bomba avrebbe dato origine all’espressione “torniamo a Bomba” (per “riprendiamo il discorso dal punto in cui era stato interrotto”): tale espressione sarebbe stata utilizzata, per la prima volta, in un passo di un’orazione parlamentare di Silvio Spaventa, che, più volte interrotto dai colleghi, nel momento in cui si stava riferendo al suo paese natale, l’avrebbe pronunciata con viva esclamazione. Tuttavia, il modo di dire è attestato dal Medioevo e fa riferimento alla “bomba” come luogo franco di un gioco simile al nascondino.

Bonazza: due località ostentano questo nome, una frazione di Barbarino-Tavarnelle in Val di Pesa (Firenze) e una del comune di Guastalla (Reggio Emilia). È un nome augurale, per indicare un possedimento agricolo che dava ottimo frutto, oppure riferito alla “bona azza” (buona scure) che sarebbe servita per districare la fitta selva che esisteva nella zona fino all’Alto Medioevo.

Bonissima: è un angolo della Piazza Grande di Modena, che prende nome dalla antica statua della “Bonissima”, posta sullo spigolo del palazzo comunale. Rappresentava l’onestà nel commercio (da “Bona Esma” = buona stima / misura) – e in antico reggeva una bilancia e posava su un basamento con incise le diverse unità di misura modenesi. La statua ha preso dunque il nome dalla sua posizione (Bunéssma nel dialetto locale) e la parola oggi indica una “persona curiosa, pettegola e conosciuta da tutti”, proprio come la statuetta che dall’altro della sua posizione può vedere e controllare tutto quello che succede nella piazza principale della città.

Borgo Passera: frazione di Senigallia (Ancona). Non si sa se si riferisce alla femmina del passero o alla passera di mare (Platichthys flesus) pesce diffuso nell’Adriatico, data la lontananza relativa dal mare si propende per la prima.

Botta di San Sebastiano: località suburbana di Bergamo, Il termine “botta” indica una collina, o sperone, o una protuberanza ed in effetti la chiesetta di San Sebastiano, posta lungo la via omonima, è posta proprio alla base di questa lieve altura, che al culmine sporge sulla conca di Astino.

Bruciate di Sotto: contrapposta a Bruciate di Sopra, frazioni del comune di Avigliano (Potenza), indicano due località distrutte da un incendio ed in seguito ricostruite.

Brugna (la): località di Casina (Reggio Emilia); soprattutto nel nord Italia gli alberi da frutto sono declinati al femminile, per cui la località indica la presenza di un grande prugno di ragguardevoli dimensioni. Il frutto indica anche il sesso femminile.

Buonanotte: una è frazione di Angrogna (Torino) e l’altra è l’antica denominazione di Montebello sul Sangro (Chieti), parrebbe un nome augurale, intendendo che chi ci vive può stare tranquillo e passare bene le nottate. A riguardo della seconda località sappiamo che il nome antico era Malanotte e si narra che, in epoca antica, gli abitanti persero una guerra contro un altro centro della zona. A causa di ciò gli uomini dovettero concedere per una notte le proprie mogli al nemico vincitore come prezzo della sconfitta. Per questo motivo per gli abitanti sconfitti il paese si chiamò  “Malanotte”  mentre  per i vincitori il paese si chiamò  “Buonanotte”. Un’altra leggenda racconta di un re di passaggio da quelle parti col proprio seguito, in una notte di bufera e di tormenta. Fermatosi nel castello gli avrebbe dato il nome di castello di Malanotte. Poi, in un’altra visita, in una notte di mezza estate, avrebbe esclamato “questa e’ una buona notte” e da qui il nome “Buonanotte” che venne mantenuto fino al 1969 quando si decise di cambiarlo con l’attuale  Montebello Sul Sangro. Uno dei motivi che spinsero  gli abitanti dell’epoca a cambiare il nome al paese fu quello di non essere più derisi quando pronunciavano questo nome.  

Buco del Signore (Reggio Emilia): oggi quartiere della conurbazione reggiana, già “Buco della Signora” indicava alcune strutture idriche che utilizzavano l’acqua dal canale di Secchia, in particolare da una derivazione (un “buco”: una presa) ad uso molitorio concessa nel 1466 al conte Sigismondo d’Este, signore di San Martino in Rio. Da questa infrastruttura prese  il nome di “buco del signore di S. Martino” che, più tardi, venne “ingentilito” in Buco della Signora, poi ripristinato al maschile, notevolmente più garbato.

Bulgarograsso: comune comasco, il nome riporta ad una latinizzazione del termine germanico burg, ovvero borgo, mentre per il suffisso grasso sono due le ipotesi: quella più accreditata si rifà al vocabolo germanico grasa, ovvero prato o prateria; mentre una seconda versione indica alcuni terreni che, in epoca altomedievale, erano di proprietà della nobile famiglia milanese dei Grassi. Un’ipotesi alternativa è quella che lega Bulgaro con la conte adi Burgaria (Comitatus Burgarensis), una partizione altomedioevale del contado di Milano (comprendente anche parti delle attuali provincie di Como e Varese), in cui, durante il primo dominio longobardo (o comunque prima del 650), si erano insediati gruppi di bulgari (bande di nomadi unno-bulgari occidentali, o kutriguri e ancora pagani) che furono accolti dai longobardi, come alleati anti bizantini, fin verso il 670.

Buonabitacolo: comune della provincia di Salerno, fondato il 2 novembre 1333 da Guglielmo Sanseverino, signore di Padula, Sanza e Policastro, in favore di tre individui (Giovanni Di Gemma, Nicola o Cola Di Filippo, Ruggero De Bona) disposti a stabilire per sé e per i loro discendenti la dimora nella terra concessagli. Guglielmo impose un nome propiziatorio alla fondazione chiamandola Buonabitacolo, per la salubrità dell’aria e perché lontana dalle paludi infette che dilagavano nel Vallo di Diano. 

Buonalbergo: comune beneventano che la tradizione vuole fondato da alcuni profughi degli antichi villaggi di Mondingo, Pescolatro e Faiella distrutti dai barbari che vennero ospitati dai monaci della chiesa di S. Maria, sorta sulle rovine di un tempio pagano, avrebbero chiamato quel luogo Alibergo. Sua controparte è Malalbergo (vedi).

Buonborghetto: comune della Carnia in provincia di Udine, nel 1368 si ribellò alla dominazione veneziana: venne assediata e distrutta, il suo nome venne mutato in Malborghetto, e oggi è ancora così, con un’aggiunta distintiva che sembra attribuire ulteriore tenebra al nome malaugurante: Malborghetto-Valbruna. Le due località abitate da popolazione di lingua germanica che danno nome al comune (Malborgeth-Wolfsbach In tedesco) fino al 1919 erano assegnate all’Austria.

Buonconvento (Siena): comune pittoresco della provincia di Siena, venne denominato in modo augurale “Bonus Conventus” cioè “luogo di incontro felice, fortunato” intorno al 1000. Così non fu per l’imperatore Enrico VII di Lussemburgo (più conosciuto come Arrigo) che il 24 agosto 1313 vi trovò la morte per veleno (le analisi hanno trovato tracce di arsenico nei suoi resti) somministratogli da un monaco del luogo accanitamente filopapale.

Buonvicino (Cosenza): arroccato sul monte sembrerebbe piuttosto un borgo che si tiene sulla difensiva. Più prosaicamente il nome deriva dal nome di famiglia bizantino-calabrese Bombaci o dal termine dialettale bombaci che vuol dire “lumaca”. Sua controparte è Malvicino (AL).

Busana: prende il nome da Buxius, un oscuro personaggio tardo antico che possedeva il Fundus Buxianus. Nel 2016 si è fusa con Collagna, Ligonchio e Ramiseto per formare il novo comune di Ventasso.

Busone: località di Castell’Arquato (Piacenza), posto in un ampio avvallamento. Al plurale: Busoni, è una frazione di Grezzana (Verona).

Cacabotte: frazione di Avigliano (Potenza), era sede di un’abbazia dedicata a Sant’Angelo, quanto al nome attuale: allo stato non ci è dato saperne l’origine.

Caccavone: nel 1922 assume la nuova denominazione di Poggio Sannita (Isernia).

Ca’de’Cessi: frazione di Sabbioneta (Mantova). In realtà deriva da latino “secessus” (appartato), ad indicare una località lontana dalle principali vie di comunicazione.

Ca’del Matto: nel comune di Colli Verdi (Pavia) mentre Casa Matti è una frazione montana di Romagnese (Pavia). Un abitante bizzarro o una posizione impervia possono aver generato questa denominazione.

Ca’di Bega: frazione di Mioglia (Savona).

Calcababbio: nella parlata locale il nome significa “schiaccia rospo”, come è pure rappresentato nello stemma comunale, ad indicare un luogo paludoso. Considerando il nome indecoroso mutà il nome in Lungavilla nel 1894, che si vuole ispirato da un’esclamazione del re Umberto I che, transitando per il paese, avrebbe esclamato in piemontese: “Oh, che longa vila!” (“O, che paese lungo da attraversare!”).

Caldana: una i trova nel comune di Cocquio-Trevisago (Varese), un’altra in quello di Gavorrano (Grosseto) e si denominava Caldana di Ravi, non se ne conosce l’origine, probabilmente per entrambi legata alla forma del terremo del primitivo insediamento.

California (La): Il nome di questa frazione di Bibbona (Livorno) deriva da Leonetto Cipriani che nella prima metà dell’Ottocento grazie ai suoi commerci tra l’area del Mediterraneo e la California, venne nominato da Cavour console onorario a San Francisco, una volta tornato in Italia dette il nome di “California” a quello che era allora solo un piccolo borgo rurale. Nel comune di Castelfranco Emilia (Modena) esiste Casale California : nome di un grumo di case con quel nome, forse beneaugurante.

Campodimele: comune della provincia di Latina, la cui origine viene attribuita ai superstiti dell’antica città latina di Apiola, ricordata da Plinio il Vecchio e Tito Livio come conquistata e distrutta nel VI secolo a.C. dal quintore di Roma, Tarquinio Prisco, nel corso delle guerre per la supremazia nella regione. Il nome di Apiola, etimologicamente derivato da “api”, sarebbe stato trasformato in Campus Mellis, ovvero “Campo di Miele”.

Camposanto (Modena e Cuneo): un comune con questo sinistro nome si trova in provincia di Modena ed è documentato come Campus Sanctus nel 1445. Secondo una errata credenza, l’origine del nome avrebbe a che fare con eventi drammatici ed cruente battaglie, i cui numerosi morti trasformarono la zona in un enorme cimitero. Più realisticamente il nome è legato a quello della nobile famiglia ferrarese dei Santi che, sul finire del secolo XIV, ottenne dagli Este (ducgi di Modena e Ferrara) vasti possedimenti nel modenese.

Canemorto: l’antico centro, che i romani chiamarono Orvinium, fu distrutto intorno all’anno Mille, prendendo il nome di Canemortem, da cui Canemorto che conservò fino al 1863 quando venne riesumato il nome di Orvinio (Rieti).

Capodirigo: frazione di Acquasante Terme (Ascoli Piceno) da “Caput” (alla fine, alla foce) e Rigo, il torrente che la bagna,

Cappelle sul Tavo: comune pescarese, prende nome da alcune antiche edicole votive e, come determinante toponomastico, ha assunto nel 1912 quello del torrente Tavo.

Capracotta: Lo stemma attuale di questa nota località turistica in provincia di Isernia raffigura una capra che fugge da una pira, riferimento alla leggenda secondo la quale il paese fu fondato nel luogo ove avvenivano sacrifici animali in onore delle divinità Longobarde. Altri vorrebbero che il toponimo derivi dal nome degli accampamenti Romani, castra, rafforzato con mura di laterizio o “ager coctus” in posizione strategica nella valle del fiume Sangro. Recenti studi hanno messo il toponimo in relazione alla lingua indo-europea dove “cap” starebbe per ‘luogo elevato’ e “kott” per ‘luogo roccioso’, caratteristiche evidenti del paese, costruito su un costone che divide le valli del Sangro e del Trigno.

Caprara sopra Panico (Bologna): Marzabotto è il nome col quale oggi conosciamo la località dell’efferato eccidio e per la necropoli etrusca di Misa, ma fino al 1882 si chiamava col nome rustico che richiama l’allevamento di capre, mentre Panico è una località vicina sede della pieve di San Lorenzo, che si era caratterizzata in antico per la coltivazione di panìco (setaria Italica o panìco: “dalle piccole pannocchie”: paniculae).

Caraffa del Bianco: comune della provincia di Catanzaro deve il nome a Fabrizio Carafa, primo principe di Roccella, il quale concesse al primitivo centro di Casale alcune esenzioni fiscali per favorirne l’insediamento abitativo con l’obiettivo di valorizzare le terre della baronia di Bianco da lui acquistate nel 1589. Il determinante “Del Bianco” è stato adottato con R.D. n. 1795 dell’8 maggio 1864, in riferimento alla vicina località di Bianco dalla quale storicamente dipendeva.

Carceri: un comune i provincia di Padova, dal nome derivato forse da carceres (piccole stalle per cavalli) o dai calcĕus, cioè i calzari che i monaci camaldolesi usavano vestire nei tre secoli di insediamento della locale abbazia di Santa Maria, ha una frazione di nome Gazzo delle Carceri. Anche una frazione di Sinalunga (SI) si denomina Carceri, e un’altra in comune di Collazzone (Perugia), Carceri Basse è invece una frazione di Ateleta (L’Aquila),

Casa del Diavolo (Perugia):  la leggenda vuole che la denominazione di questo luogo si attribuisca alla distruzione del paese, dovuta al passaggio delle truppe di Annibale. Secondo altri, invece, il nome si deve alla presenza di una osteria con bordello gestita briganti nei tempi antichi. Altri ancora pensano che la denominazione della località sia dovuta al ritrovamento in epoca medievale di varie urne contenenti molte ossa di bambini. 

Casino dei Boschi: sede della residenza estiva dei duchi di Parma, nel territorio del Comune di Sala Baganza (Parma), deriva il nome da un antico casino di caccia al centro della vasta foresta oggi nota come Boschi di Carrega.

Caso: frazione di Sant’Anatolia di Narco (Perugia), non se ne conosce l’etimo, forse da “Occasus”, ossia tramonto, perché posta sulla costa occidentale del monte.

Casso: come potrebbe non far coppia con Erto nel comune di Erto e Casso (Belluno)? Il nome deriva da “coesus” (bosco ceduo) o “cassus” (di poca consistenza), come ha dimostrato la sciagura della diga del Vajont che nel 1963 ha pressoché cancellato il paese.

Castello-Belle Poppe-Fabbricaccia: prolissa denominazione di una frazione di Sovicille (Siena) formata da tre nuclei.

Castiglion Che Dio Sol Sa: denominazione popolare della località di Castiglion Balzetti, nel comune di Sovicille (Siena), appellativo che descrive il luogo in cui sorge: selvaggio, isolato, lontano da strade battute e vie di comunicazione, è documentato nel 1262 come “Castellione Bencetti” e prende nome dalla famiglia senese che ebbe signoria su questo territorio. 

Castrogiovanni: città capoluogo della Sicilia, in luogo di questo poco prestigioso nome ha assunto quello di Enna, ma è una forma abbastanza recente. In effetti venne fondata dai greci come Henna, poi latinizzata in Castrum Hennae, quindi arabizzata come Qasr Yannah (“fortezza di Enna”), quindi nuovamente latinizzata (e male interpretata) come Castrum Iohannis; da cui Castrogiovanni mantenuto fino al 1927, allorché riprese il nome classico in occasione della formazione della omonima Provincia distaccata da Catania).

Cazzano (Verona): denominazione di due frazioni, una di Besana Brianza (Monza) e una di Brentonico (Trento), inoltre dei comuni di Cazzano di Tramigna (Verona) e Cazzano Sant’Andrea (Bergamo). Forse tutti da fondi agricoli di personaggi di nome Cassiano, dai quali i vari “Cassianus Fundus”.

Cazzimani (Lodi):  l’antica località di Ca’ de’ Zimani, divenuta Cazzimani, durante il Fascismo nel 1929 venne ribattezzato Borgo Littorio, per poi mutarlo in un neutro Borgo San Giovanni nel 1947.

Cazzone:  località del varesotto prossimo alla Svizzera, che fu legata alla contigua Ligurno nel comune di Ligurno con Cazzone, ma su ricorso del sindaco di Cazzone nel 1751 venne modificata in Cazzone ma, ritenuto sconveniente venne modificato in Cantello nel 1895. Lo scrittore Piero Chiara racconta che il cambiamento venne chiesto non dagli abitanti, bensì dal Comando Generale della Guardia di Finanza a seguito delle lamentele dei militari accasermati in quel luogo di confine e stanchi di ricevere dalle famiglie lettere con su scritto come indirizzo “A Salvatore Cacace, Cazzone”. Il nome si lega al vernacolare “cazza”, mestola, per la forma del territorio dell’insediamento. Una frazione di Valtravaglia (Varese) porta ancora con orgoglio il nome Cazzone.

Cazzulino: frazione condivisa tra Calco e di Imbersago (Lecco), deriva il nome dalla forma di “cazza” (mestolo), la conca dove sorge.

Cenate Sotto e Cenate Sopra (Bergamo): queste due località già note come Casco, nel IX secolo vennero denominate Cenate, dal nome personale di tale Cennus o Acenna, che possedeva terre e case nel territorio.

Cernusco Asinario: nel 1859 preferì denominarsi  Cernusco sul Naviglio,  il vecchio nime parrebbe derivare da quello di un funzionario romano, tale Caio Asinio (morto nel 45 a.C.), la cui tomba è stata effettivamente rinvenuta nel 1849 nella locaità Cascina Lupa.

Cessalto (Treviso): da caesus saltus “bosco tagliato” o da cessus saltus “bosco lontano”; si tratta in ogni caso di un riferimento alla vasta foresta della quale ancora sopravvive una parte nel bosco di Olmè.

Chiappa frazione di Sovicille (Siena) ce ne sono quattro: frazione di Isola d’Asti, in provincia di Asti; frazione di Deiva Marina, in provincia di La Spezia; frazione di San Bartolomeo al Mare, in provincia di Imperia; frazione di Valbrevenna in provincia di Genova.

Chiavàno: per evitare fraintendimenti si è deciso di fissare l’accento sulla seconda sillaba. È una frazione di Cascia (Perugia).

Chiavica: comprese le varianti del nome ce ne sono ben cinque: frazione di Travacò Siccomario, in provincia di Pavia; frazione di Roveredo di Guà, in provincia di Verona; frazione di Mordano, in provincia di Bologna; Bocca Chiavica, frazione di Commessaggio, in provincia di Mantova; Le Chiaviche, frazione di Viadana, in provincia di Mantova

Cimitile: comune della provincia di Napoli, in epoca romana il territorio fu occupato da una necropoli, che fu luogo di sepoltura di Felice di Nola, santo molto venerato, morto il 14 gennaio di un anno imprecisato verso la fine del III secolo. Sulla tomba di san Felice, fu realizzata una delle prime memorie cristiane con l’erezione in onore del santo di un mausoleo quadrato. Dalla funzione cimiteriale deriva quindi l’antico nome Cimiterium, divenuto poi Cimitile. Per non dimenticarlo sullo stemma del paese figura una campana, con un teschio e delle farfalle notturne “testa di morto” (Acherontia atropos Linnaeus, 1758).

Civitella de’Pazzi: frazione di Baschi (Terni) che ebbe legami con la famgilia Pazzi, ha preferito modificare il nome in Civitella del Lago.

Cocomaro di Focomorto: frazione del comune di Ferrara, denominata intorno al Mille come Val di Zucche e Val di Cuccula. Il Po di voano la separa dalla dirimpettaia Cocomaro di Cona. Derivano il nome dal latino cucumarious, antica forma di cuccuma (pignatta) in riferimento forse ad una antica produzione artigianale della zona o dalla forma del territorio che “accoglie” i due paesi.

Codemondo (Reggio Emilia): “ad Caput Mundi” letteralmente “alla fine del mondo” Il nome Codemondo deriva da “Caput Mundi“, probabilmente per la posizione dei caseggiati limitrofi alla chiesa parrocchiale sull’altopiano, un tempo brullo e incolto.

Nel 1447 il territorio era detto Quaresimo, formava un comune autonomo con Monte Marcellino e San Bartolomeo in Sassoforte, in seguito fu unito a quest’ultimo. 

Colla : molte località portano questo nome, forse da “colle”; come una frazione di Carasco (Genova), una di Millesimo (Savona), un’altra di Fivizzano (Massa-Carrara). Atre hanno un determinante che le fa sembrare delle specialità commerciali: Colla di San Giacomo, frazione di Priola, Colla Micheri frazione di Andora (Savona), Colla Melosa, frazione di Pigna (Imperia).

Collefegato: è un rilievo caratterizzato da rocce di colore rosso-marrone che ha dato origine al nome di Borgocollefegato (Rieti), che nel 1960 ha preferito ridenominarsi Borgo Rose.

Consuma (Firenze): il nome di Consuma probabilmente deriva dal nome famiglia Consumi, originario ferrarese, scacciata da quella città per ragioni politiche. Si potrebbe ipotizzare un gemellaggio con Buonacompra frazione di Cento (Ferrara), località dove in passato si facevano ottimi affari in occasione del mercato.

Corneto: il mitico comandante etrusco Tarconte avrebbe fondato la città di Tarquinia, dalla quale provenivano tre dei primi sette re di Roma (Tarquinio Prisco, Servio Tullio e Tarquinio il Superbo) che dopo un periodo di floridezza decadde nel Medioevo fino a ridursi ad un piccolo villaggio al quale si diede il nome di Corneto, derivato da Corgitus, forse un personale. Piano piano la città risorse fino a diventare sede vescovile e nel 1922 riprese il vecchio nome di Tarquinia (Viterbo).

Cornuda (Treviso): Una prima ipotesi lo fa derivare dal latino cornua (“corna”), alludendo alla posizione della località, tra due colline, simili appunto a delle corna, ai cui piedi sorse l’abitato. 

Crepacuore: curioso nome che era esito di un precedente Precacore, nel 1911decide il “salto di qualità” richiamando le sue lontane origine greche diventando Samo (RC).

Culaccio: frazione di Stazzema (Lucca), forse per la posizione “in fondo” alla valle.

Culagna (Reggio Emilia): documentata dal XIII secolo, ritenendo il nome disdicevole, nel 1872 preferisce il nome di Collagna (oggi frazione del comune di Ventasso). Narra la leggenda che il conte di Culagna aveva due figliuole: una di esse si chiamava Nera, l’altra Bona. Alla prima diede in dote un versante del monte Ventasso, che prese il nome di Vallisnera, all’altra il versante opposto che prese il nome di Valbona

Dietro Manche: frazione di Petilia Policastro  (Crotone).

Disperato (il): località di Crespina –Lorenzana (Pisa), Disperato è una località di Monzuno (Bologna), La Disperata è una località di San Quirico d’Orcia (Siena), mentre Torre Disperata è una frazione di Ruvo di Puglia (Bari), il nome forse si riferisce alla posizione remota.

Donnadolce: una frazione del comune ragusano di Comiso. Non si sa da dove venga il nome, ma si vuole che le donne del paese abbiano un sorriso particolarmente affabile.

Eia (Parma): molti sostengono che il paese abbia preso questo nome durante il Fascismo, adottando il noto grido di battaglia. Ma la località era nota originariamente come Aeli e successivamente come ElliElia e infine Eja, e deve probabilmente il suo nome ad un membro della gens Aelia, assegnatario di terreni della zona in seguito alla fondazione della colonia romana di Parma.

Fallo (Chieti): forse dalla posizione sul faldus, cioè alle falde delle montagne, denominazione ricorrente in molti documenti di territori soggetti al vescovo di Chieti.

Favalanciata: frazione di Acquasanta Terme, in provincia di Ascoli Piceno,

Favarotta: una frazione di Modica (Ragusa) oprta ancora questo nome, ma Favarotta si chiamava anche la località oggi nota come Terrasini (Palermo).

Femminamorta: sulle colline di Pistoia, nel comune di Marliana. Il toponimo, affatto rassicurante, deriverebbe (stando alla leggenda) dal ritrovamento di un cadavere di fanciulla sepolta sotto la neve.

Ficano: ossia “luogo di fichi” muta in Poggio San Vicino (Macerata) nel 1927.

Fica (La): località di Ostuni (Brindisi). Esiste anche Figa, ma è una città della Slovacchia.

Ficarazzi: ce ne sono due, uno è fu un comune della Provincia di Palermo, deriva da Ficaratium, denominazione di un casale posto presso la foce del fiume Eleuterio, a poca distanza dall’attuale centro abitato, gli arabi lo chiameranno Fakarazz, che significa «eccellente».  L’altro si scrive Li Ficarazzi, frazione di Aci Castello, in provincia di Catania.

Ficaccia (La): frazione di Santa Teresa di Gallura (Olbia-Tempio), località sempre legata alla presenza di alberi di fico selvatico. 

Figale: frazione di Montù Beccaria (Pavia).

Fighetto: piccola frazione di Borghetto di Borbera (Alessandria).

Fighine: frazione di San Casciano dei Bagni, in provincia di Siena.

Figona: località di Bonnannaro (Sassari).

Figuretta (la): Località di San Giuliano Terme (Pisa): deve il suo nome alla presenza di un’edicola con l’affresco della Madonna col bambino. L’immagine originale venne staccata e trasferita nel santuario della Madonna dell’Acqua presso Cascina e sostituita da una a bassorilievo, tuttora presente.

Fiumelatte (Como): prende nome dal fiume che nasce poco sopra il paese e che ha scavato una profonda forra, a causa della pressione l’acqua appare lattiginosa e biancastra, quasi come latte, da cui il nome. Con la sua lunghezza di 250 metri è anche il fiume più corto d’Europa.

Fognano (Parma): frazione della zona nord della città, il nome della località deriva dal latino Fonnius o Favonius, assegnatario di un “fundus” della zona in seguito alla fondazione della colonia romana di Parma. Anche una frazione di Brisighella (Ravenna)  e una di Montale (Pistoia).

Forcabobolina: da forca, che significa “valle stretta/forra” e da bos-bovis ossia “bue”, nel 1894 cambia nome in San Giovanni Teatino (Chieti).

Formicola: nel Casertano il paese di Schiavi di Formicola derivava il nome da “sclavi”, ossia “slavi”, come si chiamavano genericamente le popolazioni provenienti dai Balcani (come è il caso di Schiavonia (Padova), o la Riva degli Schiavoni a Venezia). Gli abitanti si ritenevano però offesi dalla possibile interpretazione che poteva dare adito a supposizioni su trascorsi di servaggio. Per cui approfittò della legislazione del 1862 per adottare il nome di Liberi di Formicola, da quando Formicola (Cosenza) si è costituita Comune autonomo, il paese si chiama semplicemente Liberi (Cosenza).

Forotondo: frazione di Fabbrica-Curone (Alessandria), fu addirittura comune fino al 1928, e non poteva che trovarsi alle falde del monte Chiappo (1699 mt.).

Gambatesa: comune della provincia di Campobasso, non si conosce l’origine del nome.

Gattaglio (Reggio Emilia): fra le tante supposizioni sull’etimologia di questa località ormai urbanizzata nel capoluogo c’è chi suppone che derivi dal “rumore che vi si faceva tra comari ciancianti e fra ragazzi che si ricorrevano fra loro”, simile a quello di un gruppo di gatti che si azzuffano. Secondo altri il toponimo avrebbe più sensatamente origine dal latino-germanico “gadium”, cioè “bosco di proprietà demaniale”.

Gattaiola: frazione suburbano del comune di Lucca, non è chiaro da cosa derivi il nome del quartiere; gli stessi abitanti sostengono che il termine Gattaiola stia a significare “luogo ameno”, ma altri loro concittadini pensano che derivi da una vecchia importante famiglia di nome Gatti, possidente del luogo.

Gatto: abbiamo una frazione di Levico Terme (Trento), una nel comune di San Martino Canavese (Torino), un’altra in comune di Graglia (Biella), mentre Osteria del Gatto si trova vicino a Fossato di Vico (Perugia), Gatto Gambarone è una località di Noceto (Parma), Gatta è una località di Carpineti (Reggio Emilia).

Gazzo: comune in provincia di Padova (per questo noto anche come Gazzo Padovano), ma anche Gazzo frazione di Erli (Savona), Gazzo Veronese (Verona) e Gazzo di Bigarello (Mantova) era la sede del comune di Bigarello (oggi incorporato in San Giorgio Bigarello). Derivano tutti dal germanico gahagium, cioè “terreno di proprietà recintato” o “terreno/bosco sacro”.

Ghirlanda : frazione di Massa Marittima (Grosseto), nome augurale sorto con le bonifiche di quella zona della Maremma alla fine del XVII secolo. Si chiama Ghirlanda anche una frazione di Lazise (Verona).

Gnocca: frazione di Porto Tolle (Rovigo), molto vicino a Donzella, e non poteva essere altrimenti.

Godo: frazione di Russi (Ravenna), si vuole che all’origine ci sia stato un accampamento di “Goti”, in particolare Visigoti, durante l’epoca delle invasioni barbariche.

Golasecca (Varese): contrariamente a quanto parrebbe il nome deriverebbe dalla radice “our“, di origine preromana, e che sta ad indicare le “acque del fiume”.

Indicatore: presso Arezzo, prende il nome da un cippo segnaletico stradale di pietra che indica la via per Firenze, uno dei tanti fatti erigere nel 1840 dal granduca Leopoldo II di Lorena, e progettate dall’ingegnere Alessandro Manetti (1787-1865)

Isola Porcarizza: una “insula” (isola) in quanto l’abitato sorgeva in una spianata di terra tra i boschi e le paludi che circondavano la zona, “Porcaritia“, ossia “recinto di porci” perché vi veniva praticato l’allevamento di maiali. Poi “Porcaritia” divenne “Porcarizza” quindi Isola Porcarizza fino al 1872, quando gli abitanti decisero di mutarlo in Isola Rizza (Verona).

Larderello (Pisa): nel comune di Pomarance prende nome dal conte François Jacques de Larderel, industriale livornese di origine francese che intorno al 1827 perfezionò l’estrazione dell’acido borico dai fanghi dei cosiddetti “lagoni”.

Linguaglossa (Catania): una “grossa lingua” di lava eruttata anteriormente al 1634 dall’Etna ha suggerito il nome di Linguagrossa effettivamente in uso fino al ‘700, poi mutato nell’attuale: una sorta di “tautologia” avendo il greco “glossa” il significato di “lingua”!

Liscia di Vacca: frazione di Arzachena (Sassari) è una spiaggia della Costa Smeralda.

Loculi: comune della provincia di Nuoro, da lucus (bosco sacro).

Lomazzo: comune comasco che richiama il limes (confine) tra i territori di diversi potentati (i vescovi di Como e i Visconti) che ne Medioevo prese il nome di Locus Maximo.

Lunamatrona: paese sardo della provincia del Sud Sardegna, sul quale diverse sono le interpretazioni riguardanti l’attribuzione alla cittadina di questo nome: c’è chi dice che derivi da “Juno“, ossia Giunone, a cui è stato accostato l’appellativo “Matrona” e chi dice che derivi da “Iuna“, simbolo di Diana, ma anche della dea delle tenebre. 

Luogosano (Avellino): vendica il nome malevolo che per anni aveva indicato il paese: Acquaputrida.

Magnavacca: oggi porta il nome di Porto Garibaldi, frazione di Comacchio (FE) assunta nel 1919 per ricordare le vicende storiche che hanno coinvolto il tratto di costa del Comune comacchiese all’alba del 3 agosto 1849: quando Giuseppe Garibaldi, braccato dagli austriaci, non più in grado di proseguire la sua missione verso Venezia fu costretto a guadagnare la costa per trovarvi rifugio con la moglie Anita morente e dei suoi fedeli seguaci: Ugo Bassi, Livraghi, Ciceruacchio

Malalbergo: comune del Bolognese, per tradizione il nome viene fatto derivare dal malfamato albergo che vi si trovava fino al XIX secolo. Situato dove il Canale Navile confluiva nelle paludi a sud di Ferrara, permetteva il ristoro e il riposo ai naviganti e commercianti da e per Bologna.

Malocchio: frazione di Buggiano (Pistoia) non sembrerebbe avere rapporto con la superstizione, quanto piuttosto da mettere in relazione alla difficoltà del percorso viario.

Mancalacqua: località tormentata da problemi di irrigazione, nel comune di Sona (Verona).

Mancapane: nel comune di Gropparello (Piacenza), di Torrazza Coste (Pavia) e di Montagna in Valtellina (Sondrio), località poco fertili o dal terreno poco produttivo per chi lo doveva coltivare.

Mancasale (Reggio Emilia): dal latino “magno casale” (casale grande), per via di un gruppo di case abbastanza sviluppato intorno alla chiesa di San Silvestro.

Mazzone: frazione di Prato, di Montecarlo (Lucca), di Ceva (Cuneo).

Medicina: comune in provincia di Bologna esistente nell’855, forse dal latino medicina, ossia “luogo dove ci si cura e ci si medica“. La leggenda invece racconta che la città fu così denominata dall’imperatore Federico Barbarossa che, diretto a Roma per essere incoronato, vi si ammalò e fu costretto a riposarsi nel castello. Il Barbarossa guarì miracolosamente dopo aver bevuto un brodo dal quale, dopo la cottura, era fuoriuscito un serpente vivo, tra lo stupore dei cuochi. 

Una località Medicina si trova anche in comune di Pescia (Pistoia).

Monte Ardicazzi: monte di 1392 metri in provincia di Catania.

Monte delle Formiche: Il curioso nome di questo monte è legato a un fenomeno che si verifica annualmente; intorno all’8 settembre, il giorno della festa della Madonna cui è dedicato un santuario sorto sulla cima della montagna (La Madonna delle Formiche), sciami di formiche alate (Myrmica scabrinodis) raggiungono la vetta e vi muoiono. L’evento, di cui si ha testimonianza fin da tempi antichissimi, ha assunto col tempo una valenza quasi miracolosa, una sorta di omaggio della natura alla Madonna.

Montepeloso: nel 1895 viene ritenuto poco onorevole, anche se indica una montagna coperta di verdi prati, e abbandonato in favore dell’attuale Irsina (Matera).

Monte Vidon Combatte (Fermo): l’origine del nome Monte Vidon Combatte si fa tradizionalmente, derivare da una frase attribuita ad una vicenda di epoca medievale quando il centro si chiamava già Monte Guidone. Il suo signore, attaccato da un castello vicino, chiese aiuto al fratello Corrado, che governava il castello di Monte Vidon Corrado. Il messaggero, giunto a cavallo, si sarebbe rivolto al feudatario gridando: “Corri Corrado che Guidon combatte“; e da qui la trasformazione del nome in Monte Guidone Combatte. In seguito, il nome Guidone si sarebbe tramutato con l’evoluzione della lingua in Vidon.

Montiscendi: località della frazione Strettoia, nel comune di Pietrasanta (Lucca) non lontano dall’altra frazione di Solaio.

Mosca: località di Felino (Parma), che già di suo è abbastanza curioso, pare dedicatoria alla capitale russa analogamente alle località di Parigi e Roma, che si trovano poco distante.

Muffa: frazione del comune di Valsamoggia (Bologna) e di Castiglion del Lago (Perugia), due località che devono avere avuto problemi con l’umidità.

Mulo: non era effettivamente un gran che come nome originario, ad un certo punto decise di onorare uno dei martiri irredentisti di Belfiore: Carlo Poma e, nel 1869, divenne Villa Poma (Mantova).

Naso: comune della provincia di Messina, da nasus “sporgenza”. Lo potremmo mettere in relazione a Nasino (Savona), da Naticino, da natare “nuotare/scorrere”.

Noja: due località sopportavano questo nome, una Noja vicino a Potenza si “grecizza” con il nome di Noepli; un’altra Noja diventa Noicattaro in provincia di Bari.

Occhiobello (Rovio): sulla sponda settentrionale del Po, indica la “bella vista” che si può vedere della piana e del fiume Po. Sullo stemma un occhio umano e un muscoloso uomo nudo (il dio Padus) creano un curioso stemma “parlante” [occhio + bello (uomo)].

Omomorto: questa sinistra località di Pratovecchio-Stia (Firenze), trae origine da un fatto storico avvenuto nel 1281 (narrato anche da Dante, nel canto XXX dell’Inferno) quando il conte Alessandro di Guido Pace ospitò nel castello di Romena, mastro Adamo da Brescia, contraffattore espertissimo, che aveva istigato a falsificare i fiorini d’oro e a spenderli a Firenze. Scoperto e condannato dagli esperti bachieri fiorentini, Mastro Adamo fuggì da Firenze in direzione di Romena, ma i suoi inseguitori lo raggiunsero poco sotto la Consuma ed eseguirono la condanna a morte bruciandolo vivo sul posto. Da allora chi transitava per la mulattiera dove era morto Mastro Adamo, per un gesto di pieta’ o per superstizione, gettava un sasso proprio nel punto dove giaceva il corpo del falsario. Nel tempo si formò un cumulo di pietre, chiamato in dialetto toscano Macia, appunto la Macia dell’Omo Morto.

Orgia: frazione di Sovicille (Siena) con un castello documentato nel 1073, deriva il nome dall’hordeum, cioè il nostro “orzo”.

Orino: frazione di Azzio (Varese) è da mettere in relazione con la vicina Oro, della quale potrebbe essere stata una filiazione.

Ossaia: frazione del comune di Cortona (Arezzo) dove, curiosamente, si trova il Mattatoio Comunale.

Paese: non sembrano aver avuto molta fantasia gli abitanti di questo comune della provincia di Treviso, semplicemente derivato da pagus “villaggio”.

Pallerone: frazione di Aulla (Massa-Carrara), importante castello di uno dei vari discendenti della famiglia Malaspina del ramo dello “Spino Fiorito”.

Papasidero (Cosenza): è un toponimo di origine bizantina: da “papas Isidoros” (“prete Isidoro”) il capo di una comunità di monaci basiliani greci residenti in quel luogo.

Paperino (Prato): apparente vezzeggiativo di “papero”, secondo alcuni “dotti” deriverebbe dall’ex legionario romano Paperium, possessore di una dei 45 “fundi” circostanti il territorio pratese, o dal latino pauperum (povero) probabilmente legato alla limitatezza dell’abitato.

Pappagnocca (Reggio Emilia): oggi quartiere occidentale della città emiliana era il nome di un fondo agricolo dal terreno particolarmente fertile, che consentiva ai proprietari di mangiare “gnocco” (focaccia) in abbondanza.

Paradiso: sono una decina le località che si propongono con questo nome, evocativo di benessere e felicità, legate alla ricchezza e produttività del terreno. La più curiosa forse è Paradiso di Sansepolcro (Arezzo).

Pari: già autonomo fino al 1926, oggi è unito a Civitella-Paganico (Grosseto)

Partaccia: località balneare di Marina di Massa, un tempo non molto ospitale.

Passera: località di Stresa (Verbania), mentre Osteria Passera è una località di Gaiole in Chianti (Siena).

Passerina: frazione di Dolceacqua (Imperia) e di Città di Castello (Perugia), di Manciano (Grosseto). Con l’articolo davanti La Passerina è una locaità di Casalfiumanese (Bologna).

Pentolina: ha una data di nascita precisa, la prima pietra del villaggio fu posta da Nello D’Inghiramo, signore feudale il 9 febbraio 1321, nel luogo esisteva già però una pieve dell’XI secolo.

Pidocchio: località di Tarquinia (Viterbo), che era sufficientemente amena affinché il cardinale Annibale Albani (1682-1751) vi facesse costruire la sua villa “al Pidocchio”.

Pino sulla Sponda del Lago Maggiore: fino alla sua soppressione nel 2014 e all’unione nel comune di Maccagno con Pino e Veddasca (Varese) era il comune con il più lungo nome d’Italia. E pensare che fino al 1863 si denominava solo Pino, e deriva il nome proprio da un albero di “pinus”, probabilmente di ragguardevoli dimensioni, che aveva impressionato i primi abitanti.

Pirla (la): località di Odolo (Brescia).

Piscialembita: frazione di Sovicille, in provincia di Siena, detto anche Pieve Piscialembita.

Pisciano: in provincia di Roma millanta origini nobili modificando il nome in Pisoniano nel 1871.

Pisciarello: frazione di Graffignano (Viterbo), di Ceccano (Frosinone), di Tarquinia (Viterbo), di Cervara di Roma (Roma), devono il nome a fonti o sorgenti copiose.

Pisciò: frazione di Brezzo di Bedero (Varese).

Pistola: frazione di Fabbrica (Pisa).

Piùbega (Mantova): attenzione all’accento! Il nome pare derivare da “Publica Via

Pocapaglia: comune della provincia di Cuneo (Cuneo), sul cui nome si è molto discusso, anche se potrebbe essere derivato dalla scarsa produttività del terreno.

Pontestrambo: frazione di Tornolo (Parma) si riferisce proprio ad una passerella malferma che consentiva di superare (malagevolmente) il fiume Taro.

Porcellino: frazione di San Giovanni Valdarno (Arezzo).

Porcile (Verona): Nel 1547 gli abitanti di Porcile, non senza motivo, rivolsero istanza al Consiglio dei Dodici di Verona per mutare il proprio nome ritenuto disdicevole. I dotti serenissimi proposero però un toponimo che sembrava quasi un’ironia: Belfiore di Porcile! Non sembra che i “porcilesi” abbiano gradito molto, ma aspetteranno fino al 1867 per ridurlo al solo Belfiore (Verona) adducendo a motivazione “il rigoglio e la bellezza dei fiori e dei frutti di quel luogo”…

Porcili: “per aspera ad astra” nel 1871 diventa Stella Cilento (Salerno).

Porco Morto: contrada di Picerno (Potenza).

Porto Fuori: frazione di Ravenna, vicina all’antico porto di Classe.

Pòsala: località del comune di Sambuca Pistoiese (Pistoia) che oggi si scrive Pòsola,  Il suo nome trae origine dalla stazione di posta, dove venne posata una pietra lavorata per indicare la presenza di un luogo di sosta e ristoro per viandanti e mercanti. 

Poveromo: fino al XVIII secolo la località era malsana e paludosa ed abitata da persone che fuggivano dalle località vicine per non scontare le pene per i crimini da loro commessi. Dopo la bonifica del XIX secolo è diventata un centro balneare della riviera del comune di Massa (Massa-Carrara).

Pozzo dell’Inferno: è una località del comune di Aprilia (Latina), la cui escavazione deve essere stata impegnativa, forse per la profondità.

Pozzolo Formigaro: comune in provincia di Alessandria sul quale c’è accordo sull’origine della prima parte del nome, dal gran numero di pozzi scavati dove si formarono i primi nuclei abitati per irrigare e abbeverare uomini e animali. Sulla seconda parte il dibattito è più vivace: secondo alcuni indicava l’eccessivo popolamento, secondo altri da un problema che ha tormentato le campagne anche in altri luoghi, l’eccessivo sviluppo della formica mietitrice (Messor capitatus) che, oltre ad infestare i territori, impoverisce anche i raccolti e la resa dei terreni. Problema risolta solo in tempi recenti grazie alla chimica. 

Punta della Fica: è una località dell’Isola di Capraia (Grosseto), toponimo forse di origine corsa, che testimonia la diffusione di fichi selvatici (infatti in corso “fica” indica l’albero di quel frutto).

Purgatorio  (Trapani/Pordenone/Salerno): sono diverse le località con questo nome in Italia, una frazione di Custonaci (Trapani) indicherebbe una località poco produttiva e con un clima pessimo.

Puzzola: località di Grizzana Morandi (Bologna), più che all’animale è probabile che il nome si riferisca a sorgenti di acqua solforosa, notoriamente di cattivo odore, come esplicitato nella sorgente dell’Acqua Puzzola presso Pienza (Siena).

Ramazzano le Pulci: frazione di Perugia, poco lontano da Casa del Diavolo, formato dall’unione di due toponimi Ramazzàno (per la presenza di un castello della famiglia Ramazzani) e Le Pulci, posto più a valle ed evidentemente residenza di gente minuta.

Rotta (la): una frazione di Pontedera (Pisa), un’altra è una località di Castelletto Ticino (Novara), un’altra di Travacò Siccomario (Pavia), e ancora presso Pitigliano (Grosseto), a Marmirolo (Mantova), a Figline Valdarno (FIrenze), Ostellato (Ferrara), e altri…  derivano da “Rupta”,  indicano dei punti dove gli argini avevano ceduto durante una delle numerose alluvioni. Un’origine simile deve avere avuto Porotto (Ferrara) da Perruptus, «rotta grande (che scalza il dosso fluviale)» del Po. Al plurale Le Rotte, è una località condivisa da Reggio Emilia e Bgnolo in Piano (Reggio Emilia).

Rottofreno: Secondo una leggenda riportata anche dalle guide turistiche il nome di questo comune del piacentino deriverebbe dall’incidente avvenuto ad Annibale in quel luogo, al cavallo del quale si sarebbe “rotto il freno [morso]” (è derivato invece dal personale germanico/longobardo Hrotfrid, che significa ‘amante della Gloria’).

Saltalavacca: frazione di Vaglia (Firenze), nome curioso che forse è legato all’allevamento bovino. All’aperto, s’intende…

Sangue di Gatto: località di Cutro (Crotone).

San Martino Sinzano: San Martino Sinzano (provincia di Parma, già Comune autonomo fino alla fine del XIX secolo, oggi frazione di Collecchio) secondo alcuni deriverebbe da una frase del duca Don Filippo di Borbone-Parma che dopo aver visitato le località del suo dominio di Mamiano, Lemignano, Carignano, Corcagnano, Antognano, Gajano, Tortiano, si trovò a passare per San Martino ed escalmò: –Oh, finalmente un paese senz’ “ano”!-.

San Michele de’Gatti: non poteva che essere frazione di Felino (Parma) e non troppa lontano da Vigatto e Corcagnano (Parma).

San Pietro in Gù (Padova): già Spengù, viene modificato nel 1884, riprendendo il più antico Sancto Petro in Gudi, che potrebbe richiamare alla presenza di un guado (vadum) sul fiume Brenta, o di un bosco (gualdum) o, ancora, dal germanico gute (“bene”, inteso come “possedimento”).

Sasso: frazione di Neviano degli Arduini (Parma), sede di una importante pieve fondata dalla contessa Matilde di Canossa, prende nome dal picco roccioso sulla quale sorge.

Scaricalasino: presidio costruito dai Bolognesi nel 1264 al confine tra il loro territorio e quello di Firenze, dove gli animali da soma erano temporaneamente scaricati dal peso delle merci trasportate, poter eseguire i controlli. Il nome venne presto abbandonato recuperando il toponimo latino di Mons Gothorum (Monte dei Goti) richiamo di uno stanziamento strategico dell’VIII secolo di quella popolazione. Oggi è Monghidoro (Bologna).

Scarperia: frazione di Scarperia-San Piero (Firenze), venne fondato dai fiorentini come Castel San Barnaba per controllare i bellicosi feudatari del contado, probabilmente deriva dalla posizione alle falde del monte (“scarpata”), anche se si sostiene che vi si tenesse un mercato di calzature fin da tempi antichi.

Scherzi: località del comune di Massarosa (Lucca), dall’origine oscura.

Scopa: comune della Valsesia, in provincia di Vercelli, Secondo alcuni il nome deriva dal vocabolo latino scopa, a indicare la pianta i cui rami erano utilizzati per spazzare. Per altri, invece, il termine deriverebbe dal piemontese “scup” nel senso di “potatura“.

Scrofano: nel 1928 rinnega le sane origini porcare e si cangia in Sacrofano (RM).

Sega: è un toponimo che testimonia la presenza di segherie e molto diffuso in Trentino (Comuni di Ala e Trambileno) e zone vicine, come a Cavaion Veronese (Verona), ma se ne trova una in comune di Fanano (Modena) e nel Grossetano. Con l’aggiunta dell’articolo: La Sega è una frazione di Pievepelago (Modena) e di Gruaro (Venezia); al plurale Seghe si trova in comune di Dobbiaco/Toblach (Bolzano), di Mori (Trento) e di Velo d’Astico (Vicenza).

Settecani (Castelvetro di Modena): la leggenda narra la storia di sette muratori che lavoravano in un cantiere e che, durante il passaggio di una processione, non solo non si fermarono di lavorare per rispetto, ma iniziarono anche a bestemmiare: la punizione divina trasformò allora i sette blasfemi in sette cani.

Sesso (Reggio Emilia): derivato dal latino “sessum” (sedimento), per via della natura alluvionale del territorio o anche da “Sextus” (sesto), come molti altri paesi dal nome “numerale” dalla locuzione “ad sexta lapidem” cioè “alla sesta pietra miliare” ossia al sesto miglio da un centro importante, in questo caso Reggio Emilia.

Sosta del Papa: è una località di Barbarino-Tavarnelle (Firenze), nota popolarmente anche come “Pisciata del Papa” prende nome da una vicenda accaduta a papa Pio VII il 2 giugno 1815. Di ritorno dal Regno di Sardegna Sua Santità venne colto in questa zona da un’improvvisa necessità fisiologica. Il corteo papale si diresse con la massima rapidità verso una casa colonica, chiedendo agli abitanti di concedere l’uso dei servizi igienici all’illustrissimo viaggiatore. La sosta del Pontefice fu limitata al tempo strettamente necessario al bisogno ma i proprietari dalla casa, compiaciuti della clamorosa ed inaspettata visita, pensarono di ricordarla con una lapide (“…da fisiche necessità costretto questa casa della sua augusta presenza onorò”) che ricordasse l’evento e col tempo la stessa località ne prese il nome.

Specchia de’Preti: nel 1873 limita forse la vaga ironia del suo nome adottando quello di Specchia (LE). Il nome del paese deriva dal latino specula (luogo di avvistamento) delle popolazioni Messapiche, fino XVIII secolo si denominò Specchia de Preti per il fatto che il paese appartenne in prevalenza ad istituzioni religiose. 

Stentatoio: frazione di Pelago (Firenze), toponimo che allude alla difficoltà di coltivare quel fondo agricolo.

Strangolagalli: (Frosinone): secondo la leggenda durante un assedio al paese i nemici si erano accordati di attaccare il castello al cantare dei galli: venuti a saperlo gli abitanti hanno provveduto… più probabile la derivazione dal termine bizantino strongylos, cioè circolare, insieme a quello longobardo wall, vale a dire palizzata, per indicare una località fortificata da un recinto circolare in legno.

Strozza: comune del Bergamasco situato in un punto dove i monti si avvicinano notevolmente creando una strozzatura, per poi aprirsi in quella che è la valle Imagna. Da questa situazione deriva il toponimo Strozza.

Sverginesca: borgo di Crevalcore (Bologna).

Tizzano Val Parma (Parma): secondo la leggenda locale il nome di Tizzano deriva dal “tizzone” acceso ritrovato durante l’escavazione delle fondamenta l’edificazione del castello. Amenità pure assunta nello stemma comunale: un braccio tenente una torcia accesa! Viene, invece, da “Titiano” o “Ticiano” dal nome del (mitico) fondatore Tito Cornelio Balbo (che avrebbe fondato anche la vicina Corniglio).

Tomba: frazione di Bedonia (Parma), di Brallo di Pregola (Pavia), nel comune di Mereto di Tomba forma il determinante toponomastico dell’intera circoscrizione amministrativa, dal nome della sua frazione di Tomba (Udine), che prende nome da un antico tumulo sepolcrale della prima Età del Bronzo.

Tomba di Senigallia : si trasforma in Castelcolonna nel 1921 e oggi frazione di Trecastelli (Ancona)

Tombara: frazione di Massa,  sede di ritrovamenti di sepolcri antichi.

Topina: frazione di Castellina in Chianti (Siena), nella valle omonima.

Trepalle: frazione di Livigno (Sondrio), fa coppia con la pisana Tripalle.

Troia: in provincia di Foggia, nel XIX secolo era appellata anche Troja di Puglia. Seconda la tradizione venne rifondata sull’antica Aika come fortezza nel 1019 dal catapano bizantino Bojannes, che volle chiamarla come l’antica città illirica, successivamente l’accorta politica dei suoi vescovi ne fecero una città fiorente

Tugurio: nel comune di Sandrigo (Vicenza), in passato non deve essere stata una località molto ricercata.

Uccellone: anche Casa Uccellone, è una località del comune di Bobbio (Piacenza).

Usi: frazione di Roccalbegna (Grosseto).

Vaccarezza: frazione di Bobbio (Piacenza) e Savignone (Genova).

Vagina (la): frazione di Fosdinovo, in provincia di Massa Carrara, forse in origine era Lavaghina, o Lavaggina, in riferimento all’abbondanza d’acqua sorgiva.

Vagli Sopra e Vagli Sotto: Vagli Sotto è un comune della Garfagnana, in provincia di Lucca, e Vagli Sopra ne è una frazione. Il nome deriva da “valle”.

Valle delle Fiche: località del comune di Rio nell’Elba, in provincia di Livorno, caratterizzata dalla presenza di fichi selvatici.

Valle delle Seghe: comune di Molveno, provincia di Trento, prende nome dalle numerose e antiche segherie ad acqua che sfruttavano il corso del torrente Massò.

Valle del Morto: frazione di Montà (CN), che tramanda un triste fatto del quale non si conoscono i dettagli…

Vecchia di Montalto (la): frazione di Vezzano sul Crostolo (Reggio Emilia), La Vecchia era parte del feudo di Montalto, suddivisa in Vecchia Sopra e Vecchia Sotto, non se ne conosce con esattezza l’origine, forse derivata da veccia (Vicia) una leguminosa che si coltivava nella zona. Un’altra La Vecchia si trova presso Monte San Biagio, in provincia di Latina.

Vetriolo Terme: frazione di Levico Terme (Trento) dive accostare il potere curativo delle acque termali al vetriolo (il corrosivo acido solforico) potrebbe sembrare ardito, comunque le fonti locali sono particolarmente indicate per stati di astenia e di esaurimento nervoso, affezioni alle vie respiratorie, reumatismi, problemi della tiroide, ginecologici, della psoriasi e delle malattie osteoarticolari.

Zonzone: località del comune di Altopascio (Lucca).

Non esistono invece alcune località dal nome suggestivo spesso citate spesso on line: 

Scarugate

Menate sul Serio

Minchiate

Cazzate sul Serio

Culano al Lago

Ovenga (opposto a Ovada)

Pisciate-Orina

Sidecida

Nerbate sul Membro: la cui paternità è da attribuire al comico genovese Maurizio Crozza

Sucate invece si riferisce ad uno scherzo ai danni del sindaco di Milano, Letizia Moratti, alla quale venne chiesto «Cosa ne pensa della moschea abusiva in via Puppa, nel quartiere di Sucate?» che, ovviamente, non esiste.

© Massimo Ghirardi, 2019