Università degli Studi di Siena


Università degli Studi di Siena


Il sigillo dell’Università di Siena raffigura Santa Caterina d’Alessandria, patrona dello Studio fin da XIV secolo, in cattedra e compare anche nella cosiddetta ‘mazza del bidello’: realizzato nel 1440 da un argentiere senese, un prezioso scettro ancora oggi in uso per le cerimonie accademiche solenni (dottorati, nomina di rettori e inaugurazioni degli anni accademici).

Nel corso dei secoli il sigillo dell’Università, pur conservando costantemente l’immagine di Santa Caterina d’Alessandria, ha subito varie modifiche: da quella incisa nel sigillo usato tra XIV e XV secolo, con la Santa seduta sul faldistorio, a quella sbalzata sulla “mazza del Bidello” del 1440 nella quale, invece, la Santa è assisa in cattedra.

Nel 1896 fu elaborato un nuovo sigillo ispirato all’immagine della mazza rinascimentale.

La pittrice Carmela Ceccherelli fornì nel 1918 una gradevole interpretazione del sigillo del 1896 che è stata stilizzata nella rielaborazione in corso del logo universitario, che ha mantenuti tutti gli elementi iconografici e araldici dell’originale: Santa Caterina, coronata e nimbata, seduta in cattedra con il braccio sinistro posato sulla ruota uncinata (usata per martirizzarla e divenuto suo simbolo iconografico), mentre con la mano sinistra tiene la foglia di palma simbolo del martirio. Con la mano destra regge una M gotica sormontata da una croce, simbolo della Domus Misericordiae.

Sul fondo, ai lati della Santa, sono due scudetti: il sinistro con la Balzana del Comune di Siena, il destro con l’aquila imperiale dell’imperatore Carlo IV di Boemia, in ricordo dei privilegi concessi il 16 agosto 1357 allo Studium senese.

La forma circolare si richiama sia all’antico sigillo che alla tavola Ceccherelli.

Il tutto è circondato dalla scritta S: [Sigillum] Universitatis Senarum in carattere decorativo a base gotica, ridisegnato in modo da aggiornare l’elemento preesistente. È stata aggiunta la data MCCXXXX, in riferimento alla prima attestazione documentale dell’esistenza dell’Università di Siena: il 6 dicembre 1240.

Il punzone del sigillo fu realizzato nel 1895 su disegno del sigillo pittore Alessandro Franchi che, insieme col rettore Domenico Barduzzi, rielaborò proprio l’immagine della Santa tratta dalla mazza quattrocentesca.

Nella mazza del bidello la Santa tiene un libro, simbolo di Sapienza, ma nella rielaborazione ottocentesca il volume fu sostituito dall’emblema della Casa della Misericordia, un’istituzione assistenziale fondata nel XIII secolo dal beato Andrea Gallerani nei locali che nel 1404 divennero sede della Casa della Sapienza e quindi dell’Università.

Il sigillo fu formalmente approvato il 4 gennaio 1896 dalla Consulta Araldica del Regno d’Italia, ed è così descritto: Sigillo tondo, raffigurante sopra un fondo reticolato S. Caterina V. e M. alessandrina, protettrice dello studio, sedente in cattedra con dossello, vestita con ampio paludamento, coronata e nimbata, tenente colla destra una croce bordonata, uscente da una M gotica maiuscola e colla sinistra un ramo di palma. Il braccio sinistro appoggiato alla ruota del martirio. La figura è accostata da due scudetti, quello a destra della balzana di Siena, quello a sinistra dell’aquila imperiale, monocefala e col volo abbassato. Legenda in esergo: +S[IGILLUM] VNIVERSITATIS SENARUM.

In occasione del 750° anniversario di fondazione dell’ateneo (1990) il Rettore incaricò il grafico Carlo Dolcini di interpretare con tratti di gusto odierno lo stemma approvato nel 1896 dalla Consulta Araldica. Il sigillo però era di forma ovale, anziché tonda e Santa Caterina appare stante, anziché seduta. È innegabile che in questo sigillo, la santa non abbia più l’aria affranta che aveva sul vecchio sigillo.

Una Schola episcopale esisteva a Siena già nell’XI secolo e rimase attiva per due secoli. Del 1240 è la notizia documentata di un vero e proprio Studium, come attesta un decreto del podestà Ildebrandino Cacciaconti che imponeva a tutti coloro che affittavano alloggi agli studenti il pagamento di una tassa al Comune, con la quale finanziare e stipendiare i professori dello “Studio Senese“, vi si apprende anche dell’esistenza di uno Studio “provinciale” finanziato dal Comune e costituito dalle scuole di grammatica, diritto e medicina. Presso la scuola medica insegnò in quegli anni, dal 1245 al 1250, anche Pietro Ispano che nel 1276 sarebbe diventato papa Giovanni XXI. Nel 1246 fu istituito a Siena anche uno Studio di diritto finanziato dall’imperatore Federico II con lo scopo di contrastare l’Università di Bologna. 

Nel 1321, a causa di una forte diatriba tra gli studenti dell’università bolognese e il podestà della città, Siena accolse numerosi professori e studenti fuoriusciti dall’università felsinea, istigati anche da un locale lettore di legge Guglielmo Tolomei.

Il 16 agosto 1357 l’imperatore Carlo IV, in un diploma concesso a Praga, riconobbe lo studio senese come Studium Generale e lo pose sotto la sua protezione, riconoscendolo fra le Università del Sacro Romano Impero.

Il 7 maggio 1408 papa Gregorio XII confermò i privilegi di Studium Generale concessi mezzo secolo prima dall’imperatore, promulgando ben otto bolle inviate da Lucca, tra le quali In Apostolicae Sedis specula con cui istituì anche lo Studium di teologia, conferì ai docenti e agli studenti senesi gli stessi privilegi concessi ai loro colleghi di Bologna e Parigi, e dispose, inoltre, la fondazione del collegio noto come “Casa della Sapienza” (Domus Sapientiae), una struttura destinata ad accogliere gli studenti “fuori sede”, collocata nei locali della soppressa Domus Misericordiae, che richiamò scolari da tutta Europa.

Anche dopo la caduta della città per mano fiorentina avvenuta il 21 aprile 1555, dopo un lungo ed estenuante assedio, e la concorrenza dell’Università di Pisa, divenuta l’ateneo di riferimento del Granducato di Toscana per volontà degli stessi Medici, la città riuscì a conservare il proprio Ateneo. Nel 1591 furono attribuiti nuovi poteri al Rettore dello Studium, eletto dagli scolari in collaborazione con alte magistrature cittadine.

Con l’avvento degli Asburgo-Lorena, Leopoldo I dette all’ateneo senese una nuova organizzazione e il numero delle cattedre fu incrementato.

Ma nel 1808, con l’invasione francese, lo Studio senese venne chiuso, per riaprire i battenti solo con la Restaurazione. Nel 1848 gli studenti senesi dimostrarono il loro patriottismo e parteciparono in grande numero alla battaglia di Curtatone e Montanara inquadrati nella “Compagnia della Guardia Universitaria“, formata tra studenti e professori. Queste posizioni risorgimentali spinsero il Granduca di Toscana a chiudere la scuola medica, risparmiando solo giurisprudenza e teologia.

Solo nel 1859 l’Università riprese spinta e, con dei cambiamenti di statuti, rese famose le scuole di farmacia, ostetricia e rinvigorì la scuola medica, trasformando il Santa Maria della Scala in policlinico universitario.

Nonostante questa ripresa attività, nel 1892 l’allora ministro della Pubblica Istruzione, Ferdinando Martini, propose di chiudere l’ateneo senese. Una sollevazione popolare, animata da uno sciopero generale e l’intervento delle istituzioni cittadine costrinse il ministro a ritirare la proposta.

Il Novecento ha visto la crescita dell’Ateneo, passato dai quattrocento studenti iscritti a cavallo delle due guerre ai quasi 20.000.

La sede centrale dell’Università si trova negli ambienti dell’ex-monastero di San Vigilio, in Banchi di Sotto angolo via San Vigilio. La sede risale, nel nucleo originario, all’XI-XII secolo, ricostruita poi nel XVI e restaurata nel 1891 da Giuseppe Partini.

 

Ennio Lazzarini, Univeristà Italiane. Stemmi, sigilli, medaglie. Edizioni dell’Orso, 2002

© Massimo Ghirardi, 2023

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