Università degli Studi di Ferrara


Università degli Studi di Ferrara


L’Università degli Studi di Ferrara trae la propria origine dalla bolla di Papa Bonifacio IX del 4 marzo 1391 con cui, rispondendo alla richiesta avanzata dal marchese Alberto d’Este, si concede che nella città estense sorga un’università dotata delle facoltà di Teologia, di Diritto e di Medicina, con gli stessi privilegi riconosciuti ai docenti e agli studenti degli Studi Generali di Bologna e di Parigi.  Il motto scelto recita EX LABORE FRUCTUS, traducibile con “Dal lavoro i frutti” (in latino “labore” significa anche ‘fatica’).

Nel 1543 ebbe tra i suoi studenti anche Nicolò Copernico.

 

Con la devoluzione di Ferrara alla Santa Sede nel 1598, anche l’Università venne inquadrata nelle strutture politiche e negli ambiti legislativi dello Stato Pontificio: dopo la conferma dei suoi privilegi e statuti con il breve Romanum decet Pontificem del 12 giugno 1600, l’Università ebbe nuove costituzioni nel 1613; tuttavia il XVII e il XVIII secolo furono periodi di sostanziale decadenza.

Il basso numero di studenti portò nel 1803 alla trasformazione dello Studio ferrarese in Liceo senza più facoltà di concedere titoli dottorali.
L’Ateneo di Ferrara venne ripristinato con le sue tradizionali facoltà di Teologia, Legge e Medicina all’inizio nel 1816, e fu inquadrata tra le Università pontificie secondo la bolla Quod divina sapientia emanata da Papa Leone XII nel 1824.

Percorsa dai moti risorgimentali nel 1831 e nel 1848, che videro la partecipazione di diversi studenti, l’Università di Ferrara mutò significativamente la sua natura istituzionale all’atto dell’Unità d’Italia: a parte la scontata soppressione della facoltà di Teologia, l’Ateneo ferrarese fu uno dei pochi riconosciuto quale “Università Libera”, quindi non subordinata gerarchicamente e maniera vincolante al Ministero della Istruzione Pubblica (e senza ricevere quindi i finanziamenti dello Stato), ma dipendente per il suo mantenimento dai contributi (pur non obbligatori) degli enti locali (sostanzialmente la Provincia e i Comuni). Questo fece si che la necessità di interrompere l’erogazione dei contributi da parte di questi ultimi mettesse a più riprese a rischio la sopravvivenza dell’Università, in particolare nel 1867.

A partire dalle celebrazioni per il V centenario dell’Ateneo, tenutesi nel 1891-1892, conobbe un nuovo sviluppo, soprattutto attraverso il maggior vigore riconosciuto agli studi scientifici nel favorevole clima positivistico, che portò all’istituzione di un laboratorio di Chimica Agraria (1900) e di scuole speciali per l’industria saccarifera e per la Polizia Scientifica (1904), e che vide un nuovo, progressivo incremento delle iscrizioni.
Dopo la bufera della Prima guerra mondiale, durante i combattimenti persero la vita 36 studenti dell’Università ferrarese, anche questa fu rapidamente e sostanzialmente “fascistizzata”, e conobbe una fase di ulteriore sviluppo grazie alla “protezione” assicuratale da Italo Balbo. Il gerarca di origine ferrarese, d’intesa con il rettore Pietro Sitta, si adoperò perché presso l’Ateneo di Ferrara fosse ripristinata integralmente la facoltà di Medicina, dapprima soppressa nel 1923, ma anche perché fossero istituiti prima un corso di laurea in Scienze Sociali e Sindacali, e poi una scuola di perfezionamento in Scienze Corporative, strettamente connesse all’ideologia di regime. L’Università di Ferrara abbandonò lo status di “Università libera” per divenire “Università regia” (quindi statale a tutti gli effetti) dal 28 giugno 1942, quando venne anche intitolata alla memoria dello stesso Balbo. Terminata la Seconda guerra mondiale, durante la quale di nuovo decine di studenti persero la vita sui vari fronti e nella lotta partigiana, l’Università di Ferrara ha conosciuto più decenni di sviluppo e di crescita quantitativa e qualitativa delle sue strutture e delle sue potenzialità scientifiche e didattiche.

 

Il sigillo e lo stemma dell’Università di Ferrara sono stati formalmente approvati da parte della Consulta Araldica e riconosciuti con apposito RD del 5 maggio 1927, quest’ultimo si blasona “D’azzurro all’ulivo fruttato al naturale, nutrito sopra un monte all’italiana di tre cime d’argento [sic, ma solitamente rappresentato in oro], posto sopra una campagna di verde. Lo scudo è fregiato di corona ducale

 

Questo riconoscimento, segue quello precedente del 1771 di papa Clemente XIV.

d’azzurro, all’albero nodrito dalla cima di un monte di tre colli all’italiana d’oro, posto sulla campagna erbosa di verde” che, nel sigillo, completato dalla corona nobiliare e dal serto di alloro e quercia annodati da un nastro, compare al centro con l’intestazione in esergo.

 

Il Senato Accademico nella seduta del 24 gennaio 2018 e il Consiglio di Amministrazione nella seduta del 31 gennaio 2018 hanno approvato il nuovo “marchio” in forma di logo, esito di un processo di rinnovamento, avviato nel 2016.

La forma circolare del pittogramma richiama i vecchi sigilli, dell’albero sul monte rimane il solo ramoscello di olivo sormontato dalla corona e accompagnato dalla data 1391 di fondazione unitamente al motto storico FERRARIAE UNIVERSITAS – EX LABORE FRUCTUS”.

 

Massimo Ghirardi

sigillo ridisegnato

sigillo Ufficiale
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LEGENDA

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