Veneranda Arca di Sant’Antonio da Padova


Veneranda Arca di Sant’Antonio da Padova

Storia e informazioni

Già molto noto per l’eloquenza e la carità mentre era in vita, dopo la morte di fra’ Antonio da Lisbona (vero nome Fernando Martins de Bulhões) avvenuta all’Arcella di Padova il 13 giugno 1231, divenne molto popolare come sant’Antonio da Padova e il suo sepolcro divenne meta di pellegrinaggi, sempre più intenso soprattutto dopo la canonizzazione da parte di papa Gregorio IX già nel 1232, dopo un solo anno dalla scomparsa dell’ormai universalmente noto Sant’Antonio da Padova.

 

All’inizio del XIV secolo la grande basilica gotico-moresca padovana “del Santo” era completata e l’ente che ne sovrintendeva la fabbrica, le continue modifiche, le manutenzioni, la predisposizione di arredi, gli abbellimenti, la costruzione di tombe e monumenti all’interno dell’edificio e nei chiostri doveva ancora essere formalizzato.

 

I pellegrini portavano un cospicuo flusso di denaro e di lascit, che non potevano essere gestiti dai frati, secondo la regola francescana della povertà e, inoltre, da subito, si profilò un fortissimo legame tra la comunità cittadina e il complesso “del Santo”. Le autorità cittadine entrarono nella gestione e nell’amministrazione dei beni che si andavano accumulando, nella gestione della costruzione della grande chiesa supportata, in parte, dalla stessa comunità padovana.

Fino alla fine del secolo XIV negli Statuti cittadini erano definiti i compiti di una Commissione, composta di laici, che doveva gestire e pagare i diversi interventi a favore della chiesa e del convento del Santo.  La forma istituzionalizzata di questa commissione, che prese il nome di Veneranda Arca di S. Antonio, adottò i propri statuti nel 1396, quando padre Enrico da Asti, ministro generale dell’ordine francescano ottenne dal Comune di Padova la nomina di quattro amministratori (probi viri) degli immobili di proprietà del convento. Nel 1405 l’Arca ricevette la Gastaldia di Anguillara Veneta da Francesco Novello da Carrara, come ringraziamento per la collaborazione in termini economici offerta durante la guerra contro i Veneziani, e ne mantenne la quasi esclusiva proprietà dei terreni per oltre cinque secoli, fino al 1973.

Nuovi Statuti vennero redatti dal Ministro Generale, padre Zanetto di Udine, approvati dalla città di Padova il 2 gennaio 1471 e dal Doge Cristoforo Moro il 30 aprile. Tali Statuti furono ampliati dallo stesso p. Zanetto nel 1477 e approvati dal Doge nello stesso anno.

Nel 1479 una bolla di Sisto IV Cum inter caetera approvò i regolamenti e l’amministrazione spettante alla Veneranda Arca.

 

Da allora, ininterrottamente, alcuni cittadini di Padova (prima quattro, oggi cinque), segnalati per rettitudine e capacità, con il supporto di due membri nominati dalla Santa Sede (il rettore della basilica e da un membro laico), svolgono i compiti di gestione dei beni mobili riferiti alla Sacrestia e alla Biblioteca, degli immobili e delle donazioni fatte al Santo.

 

I Massari della Veneranda Arca di Sant’Antonio furono sempre scelti tra il gruppo dirigente padovano, formato da esponenti del mondo accademico, famiglie nobili, esponenti della borghesia mercantile e finanziaria. Dopo il passaggio sotto il dominio veneziano nel XVI secolo era il podestà della Serenissima a designarli (da allora assunsero la denominazione di “presidenti”).
L’aumento del patrimonio determinò anche crescenti necessità di organizzazione e a ogni presidente dell’Arca venne affidato, come è anche oggi, uno specifico ambito di competenze.
Alla caduta della Repubblica di Venezia nel 1797 i rivoluzionari non colpirono la Veneranda Arca, che fu ritenuta dalla legislazione napoleonica un’istituzione laica: l’ente, quindi, continuò la sua funzione, ma assunse la responsabilità della gestione delle funzioni amministrative di governo della basilica, prima spettanti all’Ordine Francescano (con questo riconoscimento, fu possibile salvare dalla confisca tesori preziosi, come il complesso dei reliquiari della basilica e la Biblioteca Antoniana).

Nel 2000 una speciale commissione del Consiglio di Stato ha decretato che le fabbricerie, alle quali l’Arca è assimilata, debbano essere considerate enti privati a rilevanza pubblica.

La Veneranda Arca, ente tuttora attivo e operante, è oggi regolata dallo statuto approvato con regio decreto dell’11 marzo 1935 e dal regolamento del 1932, che ne stabilisce i compiti di conservazione e al miglioramento degli edifici monumentali della Basilica di Sant’Antonio da Padova e degli altri stabili (il convento con i suoi chiostri, la Biblioteca Antoniana, il Museo, l’Oratorio di S. Giorgio e la Scoletta del Santo). Attualmente l’ufficio di presidenza è composto da 7 membri di cui 5 laici, nominati dal Comune di Padova, e 2 rappresentanti ecclesiastici: il rettore della basilica, membro di diritto, e un delegato pontificio nominato dalla Segreteria di Stato della Santa Sede.

 

L’ente ha un suo stemma specifico, che si blasona: “d’argento, alla croce greca di rosso, con i bracci terminanti in tre ghiande al naturale [alias: di verde cupolati d’oro]. Lo scudo circondato in basso da un serto vegetale composto da due rami fioriti di giglio”. Lo stemma deriva da quello della basilica (che è identico, ma insignito dell’ombrello basilicale) e della Arciconfraternita di Sant’Antonio da Padova.

 

La croce è nota come “croce ghiandata” o “croce antoniana”: secondo tradizione Antonio apparteneva alla nobile famiglia portoghese di Lisbona dei de Bulhões (italianizzato in de’ Buglione che si vuole sia la stessa famiglia – originaria del Ducato di Bouillon, nell’attuale provincia belga del Lussemburgo – di Goffredo di Buglione e suo fratello Baldovino di Gerusalemme, e passata in Portogallo, nella persona di Martim de Bulhom, il quale partecipò alla conquista di Lisbona nel 1147), alla quale venne attribuito molto tempo dopo uno stemma gentilizio con questa figura.

Il rosso è colore del sangue versato da Cristo, senza il quale non si sarebbe stata salvezza per l’uomo; le ghiande sono il frutto della forte quercia, capace di crescere nelle sue varietà a ogni latitudine fornendo legname per le costruzioni, ma anche nutrimento per uomini e animali, simboleggiano il nutrimento spirituale che ci è stato offerto dal Sacrificio di Cristo, costantemente rinnovato nell’Eucarestia e attraverso la predicazione della Chiesa, il numero di 12 rimanda agli apostoli e alla Sequela Christi, modello che continua a essere proposto agli uomini. 

 

Attualmente si usano diversi loghi nella comunicazione ufficiale:

  1. uno derivato dalla (estrema) stilizzazione dello stemma: la croce ha i bracci terminanti in una stretta striscia grigia e i gigli sono ridotti a due rami fogliati verdi,
  2. un secondo, vero e proprio “logo”, con una veduta stilizzata delle cupole della basilica del Santo.

 

La fabbriceria ha anche un proprio gonfalone, costituito da un drappo bianco, caricato al centro dello stemma (insignito delle chiavi pontificie legate da un nastro azzurro e dall’”ombrellino” che indica la dignità di pontificia basilica minore della chiesa padovana) con la scritta centrata VENERANDA ARCA DEL SANTO in alto e la data di fondazione 1396 in basso.

 

I membri “presidenti” indossano una particolare decorazione costituita da un nastro azzurro con un pendente prezioso con la croce antoniana (accompagnata da quella più piccola della città di Padova) entro un rombo con una bordura azzurra recante la scritta in esergo VENERANDA ARCA [DI] S. ANTONIO PRESIDENZA, gigli e una nappa dorata in punta.

 

La versione in uso all’Arciconfraternita della Croce Antoniana è stata riprodotta da Camillo Boito sui portali bronzei della Basilica pontificia di sant’Antonio in Padova nell’anno 1895, settimo centenario della nascita del Santo.

 

Massimo Ghirardi

 

Bibliografia:

Statuto della Veneranda Arca di Sant’Antonio di Padova

Disegnato da: Massimo Ghirardi

BLASONATURA

“D’argento, alla croce greca di rosso, con i bracci terminanti in tre ghiande al naturale [alias: di verde cupolati d’oro]. Lo scudo circondato in basso da un serto vegetale composto da due rami fioriti di giglio”.

ATTRIBUTI
OGGETTI
ALTRE IMMAGINI

Logo della Basilica di Sant’Antonio da Padova a Padova.

LEGENDA

  • stemma
  • gonfalone
  • bandiera
  • sigillo
  • città
  • altro
  • motto
  • istituzione nuovo comune