Urbano VI – Prignano
Urbano VI – Prignano
Storia e informazioni
Urbano VI, nasce a Itri, nell’Alta Terra di Lavoro (Regno di Napoli), attualmente in provincia di Latina, nel 1318 circa. Bartolomeo Prignano fu il primo papa dopo il periodo avignonese. Fu un teologo casuista, nel 1363 divenne arcivescovo metropolita di Acerenza e Matera e, nel 1377, arcivescovo di Bari. Nel 1368 si trasferì ad Avignone e tornò in Italia dieci anni dopo, alla morte di Gregorio XI. Fu il primo conclave che si teneva a Roma dopo il lungo periodo avignonese e durante questo conclave, l’8 aprile 1378, fu eletto papa all’unanimità. La sua candidatura ed elezione fu facilitata dal fatto che i romani chiedevano da lungo tempo un papa italiano.
I cardinali erano convinti di avere scelto un uomo che avrebbe garantito le loro prerogative, ma Urbano VI mostrò invece comportamenti scomodi e inusuali. Considerò la sua elezione «scelta ab aeterno da Dio» occupandosi di eliminare i mali che affliggevano la Chiesa, prima di tutti la simonia; rifiutò categoricamente di concedere privilegi di varia natura ai suoi cardinali e li obbligò a stabilirsi a Roma e a finanziare di tasca propria la ristrutturazione delle principali basiliche della capitale.
Tuttavia, per i primi mesi fu comunque considerato il legittimo pontefice, poi, il 9 agosto 1378,
13 cardinali si incontrarono a Fondi e sottoscrissero una dichiarazione in cui si considerava non valida l’elezione del Prignano a causa delle irregolarità del conclave, tra cui le minacce di morte rivolte ai cardinali dal popolo romano nel caso in cui avessero eletto un papa non italiano.
I convenuti elessero, il 20 settembre, Roberto da Ginevra, cugino del re di Francia, che prese il nome di Clemente VII. Questo episodio diede il via al «Grande Scisma», che divise la cristianità per quasi quarant’anni. Urbano VI scomunicò immediatamente Roberto da Ginevra, definito l’anticristo, nominò 26 nuovi cardinali e iniziò a raccogliere fondi in vista dello scontro aperto.
Poi fece porre l’assedio a Castel Sant’Angelo dove si era rifugiato il rivale e lo conquistò. L’antipapa Clemente VII fu costretto alla fuga, mentre a Carlo di Durazzo venne data la sovranità di Napoli, tolta alla regina Giovanna, alleanza che venne consolidata con il matrimonio di Francesco Prignano, nipote del papa, con Agnese Ruffo, parente di Carlo di Durazzo.
In seguito, i rapporti tra papa e re si incrinarono, poiché il re sembrava intenzionato a non voler mantenere fede alla promessa di concedere i feudi stabiliti a Francesco Prignano. Il papa, recatosi a Napoli, nel giugno del 1384, si rifugiò a Nocera nel castello del Parco, in uno feudi del nipote Francesco.
In quel momento, i suoi stessi cardinali pensarono di deporlo sostenuti dal giurista Bartolino da Piacenza che sosteneva che fosse giusto porre sotto la tutela di uno o più cardinali un papa capriccioso e ostinato che metteva in pericolo la Chiesa Universale. La trappola consisteva nell’attirare il papa nel convento di San Francesco, ai piedi della collina sulla quale sorgeva il castello, processarlo, dichiararlo eretico e condannarlo al rogo, ma il papa fu avvertito dal cardinale Tommaso Orsini e quando i congiurati giunsero al castello, furono arrestati, interrogati, deposti e giustiziati.
Il papa riuscì a conquistarsi l’appoggio del popolo, che si diede al saccheggio e all’assassinio di tutti i suoi presunti nemici, ma, all’arrivo delle truppe regie guidate dal condottiero Alberico da Barbiano, venne posto l’assedio al cestello.
L’assedio durò oltre sette mesi, durante i quali il papa rifiutò qualunque proposta di accordo, sperando nell’aiuto promessogli da Genova e dal conte di Nola, Ramondello Orsino, originario di Nocera e capo del partito avverso al re Carlo, che riuscì a portare nel castello un certo numero di uomini armati.
Carlo fu costretto a porre una taglia di 10.000 fiorini sulla testa del papa, mentre il suo avversario, affacciandosi quotidianamente alle finestre del castello, lanciava scomuniche sugli assedianti e invitava i buoni cristiani nocerini a combattere per lui e per la Chiesa. Quando la resa pareva inevitabile, sopraggiunsero in aiuto le truppe dell’Orsini che ruppero l’assedio e portarono in salvo il papa con la sua corte, il tesoro e i cardinali prigionieri. La fuga si concluse alla marina di Paestum, dove il papa si imbarcò su navi genovesi, pagandoli con tutto il suo tesoro. Andò in Sicilia poi alla Commenda di San Giovanni di Pré dove fece eliminare i cardinali prigionieri, salvo uno.
Alla morte di Carlo, Urbano VI si pose alla testa delle sue truppe, con l’intenzione di conquistare Napoli per suo nipote, il quale era diventato nel frattempo principe di Capua, duca d’Amalfi e Signore di Nocera.
Per raccogliere fondi proclamò un Giubileo, anche se solo trentatré anni erano trascorsi da quello indetto da Clemente VI, ma morì prima di dare il via alle celebrazioni, a Roma, a seguito delle ferite riportate da una caduta dal suo mulo, il 15 ottobre 1389.
Lo stemma papale riproduce lo stemma della famgilia Prignano anche se, in qualche rappresentazione, lo stemma della famiglia riporta un’aquila imbeccata di rosso.
Note di Bruno Fracasso
liberamente tratte da wikipedia
LEGENDA