Sant’Omobono Tucenghi
Sant’Omobono Tucenghi
Storia e informazioni
Colui che diverrà il santo patrono di Cremona nacque in quella città nella prima metà del XII secolo (1150?) e, forse sulle orme del padre, intraprese la carriera di mercante, probabilmente di tessuti (secondo alcuni biografi il padre era un sarto) e condusse sempre una vita pia e caritatevole. Come membro della sua arte partecipò al governo della città attraverso il consiglio comunale e si contraddistinse per la correttezza morale, la giustizia, la bontà d’animo e il costante aiuto ai bisognosi e ai poveri, al punto che ottenne grande popolarità tra i concittadini. Si sposò e, forse, ebbe alcuni figli.
Morì improvvisamente durante la Messa a cui partecipava nella chiesa di sant’Egidio (oggi intitolata allo stesso Sant’Omobono), mentre recitava il Gloria: il 13 novembre 1197.
Presto si diffusero notizie di miracoli avvenuti per sua intercessione (tra i più famosi a lui attribuiti c’è quello di aver arrestato, facendo segni di croce col bastone, una terribile piena del Po, che aveva già allagato gran parte di Cremona, e che minacciava di travolgere tutta la città) e rapidamente iniziarono i pellegrinaggi alla sua tomba, che spinsero il vescovo Sicardo ad una indagine, che lo portò, assieme e una rappresentanza cittadina, a rivolgersi a papa Innocenzo III, il quale interrogò i delegati e i testimoni, e già il 13 gennaio 1199 con la bolla Quia pietas, nella quale definì Omobono pacificus vir, lo canonizzò, a meno di due anni dalla morte.
Sembra che Omobono sia stato il primo laico italiano della storia a essere canonizzato da un papa (dopo Stefano, re d’Ungheria, canonizzato nel 1083). Nel 1202 lo stesso vescovo Sicardo fece trasferire le spoglie dalla chiesa di Sant’Egidio alla cripta della cattedrale.
Il Consiglio Generale del Comune di Cremona lo designò patrono principale della città nel 1643. Sant’Omobono è venerato anche come protettore dei sarti e dei mercanti.
Intorno al 1698 è stato proclamato co-protettore anche della città di Modena essendosi miracolosamente interrotta proprio il giorno del suo calendario una grave pestilenza per la quale era stata chiesta l’intercessione anche della Madonna della Ghiara di Reggio Emilia.
Una sua reliquia è custodita dal gennaio 2016 nella chiesa a lui intitolata nel centro storico di Catanzaro.
Non è impossibile che i Tucenghi avessero uno stemma di famiglia, o che piuttosto si riconoscessero nell’emblema dell’Arte alla quale appartenevano. Alcuni autori però gli attribuiscono il blasone: “di rosso al leone d’oro” e il titolo di conti. Come attributo iconografico Sant’Omobono ha le forbici e la borsa dei denari (come si vede nello stemma del Comune di Ticengo, in provincia di Cremona, che si vuole culla della famiglia).
© 2022, Massimo Ghirardi
Bibliografia:
Piazzi (Daniele), Omobono di Cremona. Biografie dal XIII al XVI secolo. Edizione, traduzione e commento, Diocesi di Cremona, 1991.
Cattabiani (Alfredo), Santi d’Italia, Milano, ed. Rizzoli, 1993, ISBN 88-17-84233-8, pp. 750-752.
Abou Saida (Hasan Andrea), Le origini totemiche del culto di Sant’Omobono. 2020. https://www.academia.edu/44497989/Le_origini_totemiche_del_culto_di_SantOmobono
LEGENDA
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