Sant’Alberto degli Abbati


Sant’Alberto degli Abbati

Storia e informazioni

Lo stemma antico della famiglia degli Abbati (o Abati) si blasona:“D’azzurro al palo d’oro [alias: d’argento]”

 

Alberto, apparteneva all’illustre famiglia degli Abbati, originaria di Firenze, ma nacque a Trapani, in Sicilia intorno al 1250 da Benedetto Abbati, ammiraglio di Federico II di Svevia e Giovanna Palizzi, dopo che i due avevano trascorso ben ventisei anni di matrimonio sterile.

Fin dalla sua giovinezza, iniziato dalla madre, ebbe una solida educazione religiosa, e da giovanissimo entrò al Carmelo presso la Chiesa dell’Annunziata in mezzo alla campagna di Trapani, dove venne anche ordinato sacerdote. Il convento era stato donato dai suoi zii paterni all’Ordine, il 24 agosto 1250.

Nel 1280 fu provinciale del suo ordine a Trapani e, dal 1287, a Messina. Quando fu inviato a Messina, la fama dei suoi prodigi e delle numerose conversioni di ebrei si estese rapidamente; nel 1296 fu nominato superiore provinciale del suo ordine per la Sicilia.

Prese come esempio il suo omonimo, Alberto Avogadro, patriarca di Gerusalemme dal 1206 al 1214.
Si muoveva per l’isola per portare la parola del Vangelo non solo ai cristiani, ma anche tra coloro che professavano un credo differente.
Secondo la tradizione, nel 1301 liberò con le sue preghiere la città di Messina dall’assedio di Roberto d’Angiò (†1343), duca di Calabria, facendo arrivare provvidenzialmente nel porto tre galere cariche di frumento per sfamare la popolazione ridotta allo stremo.
Nel 1307 si trovò a pregare per un gruppo di ebrei che stavano per essere travolti dalle acque in piena del fiume Platani, presso Agrigento: egli attraversò il fiume all’asciutto e dopo aver accolto la loro libera richiesta di abbracciare la fede cristiana, li battezzò sulla riva del fiume.

Morì a Messina nella notte tra il 6 e il 7 agosto dell’anno 1307. Le esequie vennero celebrate nella cattedrale dall’arcivescovo Guidotto d’Abbiate († 1333), in presenza del re Federico III d’Aragona († 1337).
Alberto fu acclamato santo dal popolo, assecondato dal re, dall’arcivescovo e dal clero; fu il primo santo del Carmelo ad essere venerato e quindi venne insignito del titolo di patrono e protettore dell’Ordine Carmelitano.

Nel 1457, dietro richiesta del Priore Generale dell’Ordine, il beato Giovanni Soreth (†1471), Papa Callisto III ne concesse il culto vivae vocis oraculo (con responso verbale).
Sisto IV (†1484) ne confermò solennemente il culto con la Bolla “Coelestis aulae militum” del 31 maggio 1476.

A lui furono molto devote santa Teresa di Gesù (†1582) che si impegnò a farlo conoscere nell’ambiente carmelitano dell’epoca e santa Maria Maddalena de’ Pazzi (†1607) che lo vide presente nelle esperienze mistiche vissute nel monastero carmelitano fiorentino di Borgo san Frediano.

Gli attributi iconografici sono: il giglio simbolo di purezza; il libro delle Sacre Scritture, che allude al ruolo di predicatore ricoperto da Alberto; la lucerna accesa, forte richiamo alla sua vita di orazione che rievoca l’evento miracoloso verificatosi durante una veglia notturna di preghiera: essa sarebbe rimasta accesa ed intatta, nonostante il demonio l’avesse scaraventata a terra; il Bambino Gesù raffigurato tra le braccia del santo richiama la beatitudine evangelica vissuta da Alberto: «Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio (Mt 5, 8)».

 

Di più recente diffusione appare invece il simbolo del vaso o dell’anfora, che allude alla miracolosa “acqua di S. Alberto”, benedetta il giorno della sua festa in gran parte delle Chiese Carmelitane.

Le origini di questo rito risalgono ad alcuni decenni dopo la morte del Santo ed è legato a due fatti prodigiosi riguardanti la guarigione di Federico (†1377), figlio di Pietro II, re di Sicilia e di Nicola (†1399) figlio del nobile Guglielmo Peralta da Sciacca (†1392), che ottennero la salute dopo aver bevuto l’acqua benedetta con una reliquia del santo.

Sant’Alberto è Patrono di Trapani, Erice, Palermo, Revere (Mantova) e compatrono di Messina.

 

Il 30 gennaio 2006 la Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti ha confermato sant’Alberto degli Abati compatrono della diocesi di Trapani.

 

 

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