Santa Virginia Centurione Bracelli
Santa Virginia Centurione Bracelli
Storia e informazioni
Santa Virginia Centurione Bracelli
In Via San Vincenzo a Genova il 2 aprile 1587 nacque Virginia, figlia del futuro doge Giorgio Centurione (verrà eletto nel 1622) e di Lelia Spinola che le impartirono un’educazione molto religiosa, ma che le permettesse di leggere le opere letterarie anche in latino.
Perse la madre molto presto e il padre, secondo l’usanza del tempo, l’aveva promessa in sposa a Gaspare Grimaldi Bracelli, unico erede di una facoltosa e nobile famiglia.
Nel 1606 Gaspare Bracelli si ammalò di tubercolosi e i medici gli consigliarono di trasferirsi in un luogo con clima più salubre; si portò quindi ad Alessandria, presso dei cugini, dove Virginia lo raggiunse nel 1607. Gaspare comunque morì il 13 giugno 1607, a 24 anni, lasciando Virginia vedova a soli 20 anni.
Cercando anche la collaborazione della madre di Gaspare, Giorgio Centurione fece di nuovo progetti di matrimonio per la figlia, cercando nuove alleanze e spinto dalla volontà di diventare doge della Repubblica, ma Virginia rifiutò facendo voto di castità.
Col suo ricco patrimonio fondò scuole e collegi, e aiutò con risorse proprie alcune famiglie bisognose affinché i figli potessero andare a scuola. La guerra franco-piemontese del 1625 tra la Repubblica di Genova e il duca di Savoia, creò una grave disoccupazione e la fame colpì molti abitanti del territorio. Genova fu invasa dai profughi, che cercavano rifugio fuggendo dai territori occupati. Virginia organizzò l’assistenza materiale e spirituale per i profughi ma anche per i prigionieri.
Nell’agosto 1625 morì anche la suocera, nel 1630 Virginia Centurione Bracelli iniziò l’attività di accoglienza e assistenza per bambine povere nel suo palazzo, inizialmente riservò loro l’attico, ma poi dovette cercare un locale più grande. La duchessa Placida Spinola, di cui era amica, le concesse (all’inizio gratuitamente, in seguito in affitto) il convento di Monte Calvario che aveva comprato dai francescani.
Il 14 aprile 1631 si trasferì con le giovani verso il convento di Monte Calvario, che fu chiamato “Rifugio di Monte Calvario”, e quando anche il convento diventò insufficiente per le tante richieste, Virginia portò le migliori in una seconda casa e poi in una terza. In tre anni l’opera contava già tre case e trecento ricoverate.
Per far fronte alle difficoltà economiche attinse alle sue rendite e proprietà, ricorse a parenti (tra cui il fratello Francesco, capo dell’esercito pontificio) e amici, all'”Ufficio dei Poveri” della Repubblica, che le assegnò un sussidio. Poté avvalersi degli aiuti provenienti dalla nobiltà genovese che offrì mezzi e collaborazione. Sorsero così le Cento Signore della Misericordia protettrici dei Poveri di Gesù Cristo (“Cento signore della Carità“), che operarono insieme ad altre volontarie nei vari quartieri. Nel 1634 scrisse un regolamento per la Congregazione delle Cento Signore della Misericordia.
Le Cento Dame, come erano anche note, non durarono molto. La Bracelli comunque partecipò alla riorganizzazione del lazzaretto di Genova, usato al di fuori dei periodi di peste per l’assistenza a donne, bambini, vecchi e invalidi; ottenne persino che una percentuale degli introiti fosse assegnata ai lavoratori.
Durante le feste di Carnevale restaurò l’uso delle “Compagnie di penitenza“, organizzò processioni e partecipò alla consacrazione della Repubblica di Genova alla Vergine Santissima, avvenuta il 25 marzo 1637. Fondò l’istituzione delle quarant’ore, che servirono per ravvivare nei fedeli la fede e l’adorazione eucaristica. Il cardinale Stefano Durazzo, arcivescovo della città, inizialmente restio, concesse però l’autorizzazione quando Virginia Centurione si impegnò a curare il decoro delle chiese dove fosse esposto solennemente il “Santissimo Sacramento”. Le quarant’ore furono iniziate verso la fine del 1642.
Con il passare del tempo volle dare alle “figlie” una sistemazione definitiva e una sede propria. La prima idea fu quella di comprare Monte Calvario, ma il costo era troppo elevato per le sue possibilità. Decise quindi di comprare una casa nel quartiere di Carignano. Spinta dai parenti preoccupati per la sua salute, decise di assicurare il futuro dell’opera chiedendo al Senato della Repubblica, con una petizione, l’assegnazione di protettori pubblici.
Il Senato accettò e nominò (il 3 luglio 1641) i protettori che comprarono la casa di Carignano e presero sotto la loro tutela l’amministrazione del Rifugio, imponendo dei limiti all’attività della Centurione che aveva cominciato a costruire nuovi locali. La data del riconoscimento ufficiale fu il 13 dicembre 1635.
Si trasferì a Carignano con le giovani provenienti dalla casa della valle del Bisagno e di Monte Calvario. Nel 1641 il cappuccino Mattia Bovoni assunse la direzione spirituale della comunità di Carignano.
Bovoni si rese conto della bontà della fondazione, ma per garantirne la continuità, suggerì a Bracelli di scegliere le migliori delle sue “figlie” per formare una comunità che avrebbe potuto continuare la sua opera. Le giovani avrebbero potuto vincolarsi in maniera moderata, alla maniera delle terziarie francescane, e come “vergini secolari” arrivare ad essere “anime consacrate a Dio”. Le donne che Bracelli scelse il 2 febbraio 1642, come terziarie francescane, non fecero voto religioso, ma si obbligarono all’obbedienza ai superiori, cioè alla “madre” e ai “protettori”.
La Regola delle “figlie” fu redatta negli anni 1644-1650: in essa si diceva che tutte le case costituivano l’unica Opera di Nostra Signora del Rifugio, sotto la direzione e amministrazione dei “protettori”; veniva riconfermata la divisione tra “figlie” con l’abito (suore e novizie) e “figlie” senza; tutte, però, dovevano vivere – pur senza voti – in obbedienza e povertà.
Nel 1645 la Bracelli, su richiesta del senato, aveva mandato le prime ventitré “figlie” all’ospedale di Pammatone. Nel 1650, l’Ufficio dei Poveri le chiese di mandare le religiose a dirigere il laboratorio interno del Lazzaretto. Col tempo l’Opera si sviluppò in due congregazioni religiose: le Suore di Nostra Signora del Rifugio in Monte Calvario, con sede a Genova, e le Figlie di Nostra Signora al Monte Calvario, con sede a Roma.
Molto ascoltata come consigliera nel 1647 ottenne la riconciliazione tra la Curia arcivescovile e il Governo della Repubblica, tra loro in lotta per pure questioni di prestigio.
Nel 1649, dopo una grave malattia, chiese e ottenne che ai tre protettori se ne aggiungesse un quarto, il marchese Emanuele Brignole, in riferimento al quale le religiose furono in seguito chiamate “suore brignoline“.
Virginia morì nella casa di Carignano il 15 dicembre 1651, a 64 anni.
Il corpo fu deposto provvisoriamente nella chiesa del convento di santa Chiara, dove rimase “provvisoriamente” per ben 150 anni. Nel 1661, dieci anni dopo la sua morte, fu scritta la prima agiografia di Bracelli, nella quale è definita “meravigliosa serva di Dio“. Di lei scrive Emanuele Brignole: «Virginia visse il suo servizio a Dio perfettamente, non pensò mai alla propria soddisfazione, dedicata interamente a Dio e al suo prossimo».
Nel 1801 il suo corpo fu riesumato, trovato parzialmente incorrotto, e consegnato alla venerazione delle “figlie”. Negli anni ottanta del Novecento fu effettuata una successiva riesumazione per il processo di beatificazione, in presenza dell’arcivescovo di Genova, cardinale Giuseppe Siri. Oggi le spoglie della santa sono conservate nella casa madre delle “brignoline”, che dalla metà dell’Ottocento si trova nel quartiere genovese di Marassi.
Virginia Centurione Bracelli fu beatificata da papa Giovanni Paolo II il 22 settembre 1985 a Genova, in Piazza della Vittoria, durante la visita pastorale alla città e all’arcidiocesi. Il grande arazzo per la beatificazione, posto alle spalle del Santo Padre, fu realizzato dal pittore Corrado Mazzari.
Fu canonizzata durante una cerimonia solenne dallo stesso papa Wojtyła il 18 maggio 2003 a Roma, in Piazza San Pietro.
Lo stemma “matrimoniale” di santa Virginia si compone dello stemma della famiglia paterna, i Centurione, che si blasona “d’oro, alla banda scaccata di tre file d’argento e di rosso” con quello della famiglia del marito, i Bracelli, che si blasona: “d’argento al grifo d’oro”.
Nota di Massimo Ghirardi
STEMMA RIDISEGNATO

Disegnato da: Massimo Ghirardi
STEMMA ACS

STEMMA UFFICIALE

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