Santa Maddalena di Canossa
Santa Maddalena di Canossa
Storia e informazioni
La futura santa nacque a Verona, nel fastoso palazzo di famiglia edificato dall’architetto Michele Samicheli, il 1° marzo 1774, terza figlia del marchese Ottavio Canossa (1740-1779) e della contessa ungherese Tereza Szluha; il giorno successivo venne battezzata nella vicina chiesa di San Lorenzo con il nome di Maddalena Gabriella. Il 5 ottobre 1779perdette il padre, di 39 anni, vittima di un malore occorsogli sui monti Lessini; due anni dopo la madre si risposò con il marchese mantovano Edoardo Zenetti abbandonando, di fatto, i figli (e l’ambiente conservatore e repressivo di casa Canossa) coi quali intratterrà però una corrispondenza.
Secondo la consuetudine lei e i fratelli saranno educati da precettori privati, per volere dello zio Girolamo: accanto a Bonifacio, erede del titolo, ci sarà don Pietro Rossi, confessore di famiglia, mentre di Maddalena e delle sorelle (Laura, Rosa ed Eleonora) si occuperà un’istitutrice francese, Francesca Marianna Capron, che influirà in modo negativo nella formazione di Maddalena, in particolare per il suo atteggiamento crudele e repressivo, che la faranno poi allontanare da palazzo Canossa, anche per via di una relazione con il maestro Giuseppe Mondini (che sposerà nel 1789), con Maddalena gravemente ammalata.
Superata la malattia, Maddalena confida a don Pietro Rossi la decisione prendere i voti e scopre una particolare sintonia spirituale con le regole delle carmelitane scalze; dal 2 maggio 1791 si ritira per circa dieci mesi nel monastero carmelitano di Santa Teresa di Verona, durante i quali, pur ammirando le carmelitane, percepisce che la vita ritirata le avrebbe impedito le opere di carità. L’anno successivo ritenterà l’esperienza nel monastero di Conegliano, per soli tre giorni, e maturerà la sua avversione per la stretta clausura.
In quel periodo incontrò don Luigi Libera che diventa la sua guida spirituale e, attraverso numerose lettere che le indirizza dal luglio 1792 al dicembre 1799, Maddalena maturò una propria idea di perfezione. Nel 1799 Maddalena incontra il vicario generale della diocesi di Verona e il vescovo Andrea Avogadro, per presentare loro un programma di azione caritativa. L’ostilità del vescovo, però, ferma il progetto.
Intanto le vicende familiari costrinsero Maddalena ad assumere l’amministrazione del palazzo e della sua famiglia, perché la giovane moglie del marchese Girolamo, Claudia Maria Buri, non fu in grado di assumersene l’onere, anche se questo non le impedì di esercitare la carità secondo il suo sogno: raccogliere ragazze dalla strada e visitare gli ospedali. Tra il 1802 e il 1808 vivrà itinerante tra palazzo Canossa e le case che aveva affittato per accogliere le ragazze di strada: nella contrada San Martino Aquario, nella contrada dei Filippini, dopo, e, infine, nella contrada di San Zeno in Oratorio dove aprì il “Ritiro”.
Nel 1804 il fratello Bonifacio si sposò e l’8 maggio 1808, a 34 anni, non senza l’opposizione dei famigliari, Maddalena si trasferì con alcune compagne nell’ex monastero agostiniano dei SS. Giuseppe e Fidenzio, concessole dalla Prefettura, per la cura delle ragazze povere e abbandonate del rione San Zeno. È in questa data che diede inizio all’Istituto delle Figlie della Carità che nelle intenzioni della Canossa sarebbe dovuto venire incontro ai maggiori bisogni della società del tempo attraverso la scuola, la catechesi, la visita agli infermi negli ospedali e la preparazione di insegnanti qualificate (le “maestre di campagna” meglio note come “Canossiane”). Avrebbe voluto, inoltre, coinvolgere nelle attività anche le dame dell’alta nobiltà veronese per mezzo dell’organizzazione di Esercizi spirituali annuali. A lei si unì Margherita Rosmini, sorella del celebre Antonio.
In seguito, compì numerosi viaggi, scrisse numerose lettere alle sue collaboratrici e a personalità politiche ed ecclesiastiche, per stabilire la sua Opera e ottenerne l’approvazione. Fonderà altre case: a Venezia il 1º agosto 1812, a Milano nel 1816, a Bergamo nel 1820 e a Trento nel 1828. Stringerà amicizie e avrà contatti con altri fondatori di istituti religiosi: Leopoldina Naudet, Gaspare Bertoni, Teodora Campostrini, Verzeri, Antonio Rosmini, Antonio Provolo, Carlo Steeb, i fratelli Cavanis…
Nel 1819 ottenne il riconoscimento ecclesiastico delle Figlie della carità e Papa Leone XII approverà la Regola della sua istituzione con il Breve Si nobis del 23 dicembre 1828.
La fondazione di un Istituto maschile, progettato fin dal 1799, poté realizzarlo solo nel 1831 quando riuscì ad affidare al veneziano don Francesco Luzzo e a due laici bergamaschi, Giuseppe Carsana e Benedetto Belloni, l’apertura a Venezia dell’Oratorio dei Figli della Carità presso la chiesa di Santa Lucia.
Maddalena morì a Verona il 10 aprile 1835, a sessantuno anni.
Il 6 gennaio 1927 fu emesso il Decreto sulla eroicità delle virtù. Il 7 dicembre 1941 il papa Pio XII la dichiarò Beata. Il 2 ottobre 1988 fu ufficialmente proclamata Santa da papa Giovanni Paolo II. La memoria liturgica si celebra il 10 aprile.
I Canossa di Verona (dei quali un ramo si trasferirà a Mantova) si ritengono discendenti della “Grancontessa e Viceregina d’Italia” Matilde (1045-1115), anche se non ci sono conferme documentali; Guido di Canossa (XII secolo, forse suo parente), fu investito nel 1160 dall’imperatore dei feudi di Canossa e Bianello (Quattro Castella), appartenuti a Matilde, col titolo di conte, i Canossa faranno parte della nobiltà di Reggio Emilia.
Il ramo veronese si originò da quello emiliano nel 1412 con Simone (figlio del conte di Baccarino da Canossa, pronipote di Guido), mantenendo l’agnome e il titolo di conti “di Canossa”. Il loro stemma si blasona: “Di rosso al bracco d’argento rampante, collarinato ed affibbiato d’oro tenente fra i denti un osso al naturale”, al quale sono abbinati talvolta dei motti beneauguranti: 1) “Quando il cane [che è dipinto] finirà l’ossa, finirà Casa Canossa”- 2) “Egli un osso duro ha tolto a rodore” (“Ha un osso duro da rosicchiare”).
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