Santa Caterina de’ Ricci
Santa Caterina de’ Ricci
Storia e informazioni
La beata Caterina de’ Ricci nacque il 25 aprile 1523 da Pierfrancesco de’ Ricci e Caterina Panzano e ricevette al battesimo il nome di Alessandra Lucrezia Romola, detta Sandrina. Rimasta orfana di madre a cinque anni, per essere educata fu accolta nel monastero benedettino fiorentino di San Pietro in Monticelli, di cui era badessa una sua zia, dove maturò il desiderio abbracciare la vita religiosa. Con l’aiuto della zia, visitò diversi monasteri e, alla fine, scelse il convento domenicano di San Vincenzo di Prato. Il padre, però, si oppose fermamente e Sandrina ne fu così sconfortata che giunse quasi in punto di morte. Ottenuto il consenso paterno guarì prodigiosamente e, il 18 maggio 1535, appena dodicenne, poté entrare nel monastero di S. Vincenzo, supportata dallo zio, fra’ Timoteo Ricci, dove prese il nome di religione di Caterina, in omaggio alla madre e alla santa sapiente egiziana.
Nell’ambiente del monastero fu dapprima circondata dalla diffidenza delle consorelle che non comprendevano i suoi atteggiamenti estatici; ritenuta affetta da squilibrio mentale, fu quasi per essere espulsa alla vigilia della professione religiosa, che ottenne con lacrime e preghiere, che poté avvenire il 24 giugno 1536.
Da allora si alternavano fasi di malattie straordinarie e altrettanto straordinarie guarigioni, come quella della notte tra il 22 e il 23 maggio 1540, anniversario della morte di Girolamo Savonarola, del quale era seguace (per tutta la vita conservò come preziose reliquie: un dito del frate ferrarese, il cerchio di ferro che ne aveva sostenuto il corpo sul rogo e un suo ritratto). Con sopportazione umiltà la giovane suora seppe accattivarsi a poco a poco l’ammirazione e il rispetto delle altre suore. Ebbe come maestra di noviziato, suor Maddalena Strozzi, per imposizione dello zio Timoteo.
Il primo giovedì di febbraio del 1542, Caterina ebbe la prima estasi della Passione, fenomeno mistico che si ripeté settimanalmente per dodici anni: dal mezzogiorno dei giovedì alle ore 16 del venerdì, riviveva momento per momento le diverse fasi del Calvario e conservava per l’intero corso della settimana i segni di un’atroce sofferenza. La notizia del fenomeno fu ben presto conosciuta anche al di fuori del monastero e procurò l’intervento delle autorità, tra cui il generale dell’Ordine, fra’ Alberto Las Casas. Papa Paolo III inviò un cardinale per un esame, il cui esito fu positivo.
Dal 9 aprile 1542 fu concesso a Caterina l’anello del mistico sposalizio: un cerchio simile a un anello appariva nei momenti di preghiera al suo dito, a simbolo del suo matrimonio con Cristo. Il 14 dello stesso mese ebbe le stimmate, che rimasero visibili sul suo corpo anche dopo la morte, e, nel Natale successivo, le fu promessa una corona di spine, le cui punture la trafissero fino alla morte.
Caterina iniziò allora un ricchissimo epistolario, ebbe corrispondenza con tre futuri papi: Marcello II, Clemente VIII e Leone XI. Come esperta di religione e amministrazione, i suoi consigli erano ricercati e ascoltati. Si formò intorno a lei un gruppo di discepoli che ricorreranno a lei per preghiere, consigli e per opere di beneficenza; intrecciò relazioni epistolari con Filippo Neri, Carlo Borromeo, Maria Maddalena de’ Pazzi, Alessandro Luzzago, con la famiglia granducale dei Medici, con la madre di Cosimo I, con Giovanna d’Austria, con Bianca Cappello e coi Capponi, gli Acciaioli, i Rucellai, i Salviati, i Buonaccorsi.
Fu eletta sette volte sottopriora e priora del monastero, periodo durante il quale la comunità fiorì, arrivando a centosessanta religiose. La meditazione della Passione, che era il fulcro della spiritualità di Caterina, fu espressa per la comunità con il Cantico della Passione, composto di versetti scritturali e passato nelle pratiche abituali dell’Ordine nei venerdì di Quaresima.
Morì nella sua cella il 2 febbraio 1590; fu beatificata nel 1732 da Clemente XII e canonizzata nel 1746 da Benedetto XIV con una cerimonia spettacolare. L’Ordine Domenicano la ricorda il 4 febbraio (dato che il 2 è la festa della Presentazione al Tempio di Gesù, nota come Candelora).
Uno dei miracoli documentati durante la canonizzazione fu la bilocazione: la santa appare a san Filippo Neri, con il quale aveva avuto contatti epistolari, a Roma, senza che avesse mai lasciato il convento come testimoniarono le consorelle.
Lo stemma dei Ricci di Prato, originari delle Marche, è una arma parlante e si blasona: “d’azzurro, alla croce di sant’Andrea diminuita di rosso, accantonata da quattro ricci passanti d’oro”.
Si ringrazia Roberto Pinca per la gentile collaborazione
© 2021, Massimo Ghirardi
STEMMA RIDISEGNATO

Disegnato da: Massimo Ghirardi
STEMMA ACS

STEMMA UFFICIALE

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BLASONATURA
“D’azzurro, alla croce di sant’Andrea diminuita di rosso, accantonata da quattro ricci passanti d’oro”.
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