San Bertrando di Aquileja
San Bertrando di Aquileja
Storia e informazioni
È un santo “italiano” per adozione, essendo nato nel 1260 (o 1258) a Montcuq, piccolo paese del Quercy, oggi nel Dipartimento francese di Midi-Pirenées. Bertrand (o Beltram) appartenne alla famiglia De Saint Geniès (per cui noto anche come San Bertrando di San Genesio), originaria di Cahors.
Celebre insegnante di Diritto Canonico e Civile all’Università di Tolosa, abile diplomatico e cappellano del papa. In età già avanzata venne nominato da papa Giovanni XXII (al secolo Jacques Duèse, di Cahors) alla prestigiosa cattedra patriarcale di Aquileia il 4 luglio 1334, vacante dalla morte di Pagano della Torre (dicembre 1332), e dalla presa di possesso iniziò una serie di radicali riforme dello stato e del clero. Per i suoi scopi strinse alleanze con Venezia, con l’Austria e riuscì a sconfiggere Rizzardo III da Camino, signore di Ceneda, che aveva usurpato dei territori patriarcali intorno a Cavolano durante la sede vacante e a riprendere il controllo del Cadore nel 1347, occupato dai bavaresi.
Fu alleato del re Luigi d’Ungheria nel tentativo di recuperare Zara, conquistata dai veneziani nel 1346. Per farlo si alleò anche con i conti di Gorizia, con il conte Alberto IV d’Istria, Alberto II d’Asburgo-Austria e i croati nel 1348. Ma senza esito.
Si scontrò con il conte di Gorizia sulla gestione del potere, arrivando a muovergli guerra nel 1336 e togliendo al suo controllo Venzone, Braulins e Cormons.
I conti di Gorizia, nel tentativo di riconquistare Venzone, ottenuto l’appoggio di Alberto V duca d’Austria, invasero le terre del patriarca; nel 1340 il patriarca saccheggiò Cormons e pose l’assedio alla stessa Gorizia, costringendo il conte alla tregua. La messa di Natale fu celebrata dal patriarca e dall’abate di Moggio rivestiti d’armatura: questo episodio, che si ripeté da allora tradizionalmente ad Udine (fino al 1848), poi a Gorizia, è poi confluito nel rituale della “messa dello Spadone” di Cividale. Il patriarca non rinunciò tuttavia a soggiogare definitivamente a Gorizia ed assediò il castello Belgrado di Varmo, costringendo i conti a una ulteriore tregua. Il 24 ottobre del 1341 il patriarca Bertrando assegnò al fedele Pietro Davanzo di Firenze il Feudo di Cozoro (Cozur).
Ristabilita la giurisdizione patriarcale, Bertrando si dedicò alla repressione del potere e indipendenza dei feudatari formalmente a lui soggetti; potenziò il controllo dei passi alpini, vitali per i commerci del patriarcato, costruendo tra gli altri la Rocca Bertranda tra Moggio Udinese e Pontebba (che era il confine con il Ducato d’Austria); fece inoltre costruire una nuova cinta muraria a Sacile, nel 1347, l’anno nel quale si riappropriò del Cadore, concedendogli una sostanziale autonomia attraverso il riconoscimento degli Statuti cadorini.
Nel 1348 il Friuli venne colpito da un grave terremoto che distrusse Gemona, Venzone, ma anche il palazzo patriarcale di Udine e la parte della basilica di Aquileia, il patriarca organizzò le ricostruzioni e cercò di combattere anche la seguente epidemia di peste nera, per la quale nel febbraio 1350 poté partecipare a Padova alla solenne celebrazione del voto per la fine del morbo presso la Basilica di Sant’Antonio. Insieme al cardinale Guy de Boulogne, rappresentante papale, alla presenza di Jacopo II da Carrara, signore di Padova, al vescovo della città Ildebrandino Conti, guidò la traslazione delle reliquie di Sant’Antonio da Padova nella nuova basilica e depose la mandibola del Santo in un preziosissimo reliquiario che la contiene ancora oggi.
Il patriarca favorì le arti, istituì l’università di Cividale nel 1344 (dopo aver ottenuto la concessione papale nel 1339) e trasferì numerosi uffici di governo da Cividale ad Udine, in posizione più centrale nel Patriarcato, dove completò e riconsacrò il duomo di Santa Maria Maggiore.
I nobili friulani, contrari all’accentramento del potere del patriarca e alla perdita della loro indipendenza, formarono un’alleanza a Cividale nel 1348; i principali congiurati erano il conte di Gorizia, Enrico III – fatto scomunicare da Bertrando nel dicembre del 1348 -, Gualtiero Bertoldo IV signore di Spilimbergo, suo fratello Enrico di Spilimbergo, i membri della famiglia Villalta e Federico da Portis. Questi attaccarono e presero Fagagna, San Daniele e Buia. La capitale, Udine, venne privata dell’acqua, e fu costretta ad accettare una tregua mentre il legato papale, il cardinale Guy de Boulogne da Padova, tentava inutilmente di mediare la pace.
Grazie alle sue abilità diplomatiche e agli appoggi dei quali godeva, il patriarca Bertrando non cedette e i nobili, vista sfumare la possibilità di una vittoria militare, organizzarono una congiura: il 6 aprile 1350 mentre l’ormai ultranovantenne patriarca rientrava da Sacile a cavallo, al guado di San Giorgio della Richinvelda subì un agguato per mano di Enrico di Spilimbergo che lo ridusse in fin di vita. Secondo la tradizione il corpo agonizzante venne abbandonato e solo due meretrici ebbero pietà di lui e lo scortarono, caricato su carro, fino a Udine, dove spirò poco prima di oltrepassare la porta delle città.
Sepolto dapprima, secondo la consuetudine, in una tomba coperta da una lastra terragna davanti all’altare maggiore della cattedrale di Udine, nel 1353 il suo corpo venne esumato e trovato incorrotto, fu quindi collocato (ma si dovettero tagliare i piedi) nell’arca marmorea che lui stesso aveva fatto realizzare per accogliere le (presunte) spoglie di Ermacora e Fortunato i santi fondatori del Patriarcato.
Un cippo eretto nei pressi della chiesa San Nicolò a San Giorgio ricorda il luogo dove avvenne l’omicidio. Approfittando del vuoto di potere, Alberto II d’Asburgo tentò di invadere il Friuli.
Il suo successore Nicolò di Lussemburgo, forse per coinvolgerne l’onorata memoria nei suoi scopi politici, ebbe dei “sogni rivelatori” sulla santità del Bertrando e ne promosse il culto: già nel 1351 sono registrati un numero consistente di miracoli, “tocchi” del sepolcro da parte dei pellegrini, ricchi doni, ex-voto di vario genere. Nel 1384 un piede del beatoviene offerto in un prezioso reliquiario alla regina Elisabetta d’Ungheria. Dal XIV secolo ogni anno, il 6 giugno, viene celebrato solennemente nel duomo di Udine, e Bertrando viene eletto protettore delle città di Udine e di Gemona, patronato esteso anche a tutta la “Patria” del Friuli.
Alla fine del XVI secolo, il patriarca Francesco Barbaro interrogò il papa sulla ammissibilità del culto che richiamava un gran numero di devoti, ma che non era ufficialmente approvato. Clemente VII autorizzò alcune funzioni religiose in onore del beato, senza però arrivare a una procedura di riconoscimento canonico della santità. La beatificazione equipollente(ma senza la qualifica di martire) fu decretata da Benedetto XIV nel 1756 (dopo cinque anni dalla soppressione del Patriarcato di Aquileia, avvenuta nel 1751).
Il Martirologio Romano del 2001 lo ricorda con il 6 giugno.
Bertrando viene eletto protettore della città di Udine e di Gemona ed esteso anche a tutta la piccola Patria.
Lo stemma di Bertrando di San Genesio è quello della sua famiglia i De Saint Geniès (o Saint Geniez), originaria di Cahors, che alzava: “écartelé: aux 1 et 4 de gueules au lion d’or; aux 2 et 3 d’argent à trois fasces de gueules” (inquartato: al primo e il quarto di rosso al leone d’oro; al secondo e al terzo d’argento a tre fasce di rosso).
© 2025. Massimo Ghirardi
STEMMA RIDISEGNATO

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BLASONATURA
“Inquartato: al primo e il quarto di rosso al leone d’oro; al secondo e al terzo d’argento a tre fasce di rosso”.
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