San Bernardo degli Uberti


San Bernardo degli Uberti

Bernardo nacque a Firenze nel 1060 da Bruno della nobile famiglia degli Uberti e dalla altrettanto nobile Ligarda, imparentata con il cardinale Pietro Aldobrandini. Presto orfano di padre si ritrovò con un cospicuo patrimonio, al quale però rinunciò per abbracciare la vita religiosa, in un momento critico della storia della Chiesa, creatosi dopo la morte di Gregorio VII (nel 1085) e dopo il Concordato di Worms del 1122, con una forte tensione tra il potere papale e quello imperiale per la cosiddetta “Lotta per le Investiture”.

Secondo l’agiografia fu una visione a fargli decidere di entrare nell’abbazia benedettina vallombrosana fiorentina di San Salvi, congregazione che stava partecipando attivamente alla riforma monastica. Nel 1089 venne eletto abate di San Salvi e, nel 1099, abate generale della Congregazione di Vallombrosa, segnalandosi per la costante fedeltà al papato.

Papa Urbano II lo nominò cardinale-diacono nello stesso 1099, mentre il suo successore Pasquale II lo invio come Legato Pontificio per l’Alta Italia. La zona era però fedele all’antipapa Clemente III, sostenuto dall’imperatore Enrico IV, ma ebbe l’appoggio della contessa Matilde di Canossa e della potente abbazia di Polirone (oggi San Benedetto Po), che i Canossa fondarono e beneficiarono.

Sempre la leggenda racconta che a Forlì scoppiò un violentissimo incendio proprio durante il soggiorno del cardinale e che, a causa del forte vento, la popolazione non riusciva a domare. Bernardo, interpellato, si mise a pregare, il vento cessò e il fuoco si spense. In segno di gratitudine la città affidò l’abbazia urbana di San Mercuriale alla Congregazione vallombrosana.

Trovandosi a Parma il giorno dell’Assunzione della Vergine del 1104, alla quale è dedicata la cattedrale della città, ed essendo la sede vescovile parmense vacante Bernardo si offrì di celebrare la messa in quella città, (la quale non gli era particolarmente favorevole, avendo dato i natali a ben due antipapi: Onorio II e Clemente III) e il cui clero era ostile alla riforma gregoriana. Durante l’omelia il cardinale attaccò aspramente l’imperatore e il comportamento dei parmigiani, suscitando l’ira delle autorità cittadine che lo arrestarono e lo rinchiusero in carcere, venne liberato solo per le minacce di Matilde di Canossa.

Due anni dopo una delegazione di cittadini parmigiani, per riappacificarsi col papato, si recò da papa Pasquale II richiedendogli la nomina di un vescovo a lui gradito, e il papa affidò l’incarico a Bernardo: il pontefice si recò a Parma nel novembre del 1106 per riconsacrare la cattedrale e ordinare formalmente vescovo Bernardo. Concesse anche alla diocesi il privilegio dell’immediata soggezione alla Santa Sede.

Negli anni successivi, il cardinale si fece mediatore tra il papa e il nuovo imperatore, Enrico V, che stava seguendo la politica di intransigenza del suo predecessore nella nomina dei vescovi: e rifiutò il suo appoggio all’antipapa Gregorio VIII, insediato dall’imperatore. Forse prese parte agli incontri che portarono nel 1122 al concordato di Worms con il nuovo pontefice, Gelasio II.

Bernardo morì a Parma il 4 dicembre 1133 e venne sepolto nella cattedrale. Nell’ottobre 2021, in occasione della riconsacrazione della chiesa cittadina di San Francesco del Prato, alcune sue reliquie sono state poste al di sotto del suo nuovo altare marmoreo.

Come pastore si fece amare dalla popolazione per la vita morigerata e la grande pietà, dopo la morte si iniziò ad attribuire all’intercessione di Bernardo numerosi prodigi: secondo la consuetudine dell’epoca, fu il suo successore sulla cattedra di Parma, il vescovo Lanfranco, a procedere alla sua canonizzazione mediante l’elevatio solenne delle reliquie, solo sei anni dopo la sua morte, il 3 dicembre 1139.

Compatrono della città di Parma e Patrono della Diocesi, è venerato dai vallombrosani come padre fondatore, insieme a Benedetto da Norcia e a Giovanni Gualberto.

Note di Massimo Ghirardi

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Disegnato da: Massimo Ghirardi

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“Partito: nel 1° d’oro all’aquila bicipite di nero, linguata di rosso, uscente dalla partizione; nel 2° scaccato d’oro e d’azzurro”.

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