San Berardo Berardi
San Berardo Berardi
Storia e informazioni
Berardo nacque a Colli di Monte Bove (frazione di Carsoli), nell’Aquilano, nel 1079 da Berardo Berardi, conte dei Marsi, e dalla nobile Teodosia. Venne avviato all’età di sette anni alla carriera ecclesiastica, presso i canonici della cattedrale di Santa Sabina di Civitas Marsorum (San Benedetto dei Marsi), che ne curarono l’educazione, venne ordinato accolito dal vescovo Pandolfo dei Marsi (oggi Diocesi di Avezzano).
Trasferitosi a Montecassino nel 1095 per completare gli studi, vi rimase fino al 1102 quando papa Pasquale II lo ordinò suddiacono e gli conferì l’incarico di Governatore della Provincia di Campagna e Marittima, dove però si scontrò con l’aristocrazia locale, in particolare con Pietro Colonna, signore di Cave, Preneste e Zagarolo e furioso nemico del papa. Pietro imprigionò Berardo che venne liberato per diretta intercessione del pontefice che lo chiamò a Roma e gli conferì la dignità cardinalizia, dapprima come cardinale-diacono di Sant’Angelo in Pescheria e, l’anno successivo, come cardinale-presbitero di San Crisogono.
Nel 1109 venne eletto vescovo dei Marsi e tornò nella sua terra natale: il suo episcopato fu segnato dall’impegno nella moralizzazione del clero (lottò contro la pratica della simonia, del nicolaismo e il concubinato dei chierici) e dalla sollecitudine verso i poveri. Nel 1115, grazie ancora a papa Pasquale II, uniformò i confini della diocesi dei Marsi, mettendo fine ai tentativi di secessione del clero locale (già durante l’episcopato di Pandolfo, nel 1048, a causa della rivalità fra i rami della famiglia dei conti Berardi dei Marsi, uno di questi, Attone, si creò una propria diocesi con sede a Carsoli. Lo scisma durò fino al 1057, quando il sinodo romano di quell’anno riconobbe Pandolfo come unico vescovo dei Marsi).
Molto stimato in vita resse la diocesi fino alla morte, il 3 novembre 1130, e venne sepolto “in fama di santità” nel chiostro della chiesa di Santa Sabina di Civitas Marsorum, ma, tempo dopo, in data incerta, le spoglie furono traslate dentro le mura del palazzo del vescovado.
Nel 1361 la salma fu trasferita presso la chiesa di Santa Maria del Popolo di Pescina che per l’occasione venne ridedicata a San Berardo (santificato per volontà popolare), che però venne distrutta dal terremoto del 1954, e nel 1631 fu trasferita definitivamente presso la basilica di Santa Maria delle Grazie, sempre a Pescina.
La venerazione popolare del vescovo Berardo cominciò subito dopo la sua morte: il suo culto fu però approvato e confermato da papa Pio VII il 20 maggio 1802.
Secondo quanto riportato dagli storici e genealogisti, Berardo sarebbe stato il prozio di Santa Rosalia, patrona di Palermo e della Sicilia: la santa infatti era la figlia del conte Sinibaldo Sinibaldi, a sua volta figlio di Teodino Berardi, fratello di Berardo.
San Berardo è il patrono della Marsica.
Lo scrittore Ignazio Silone, originario di Pescina, fu molto legato alla figura di San Berardo tanto da citarlo nei suoi romanzi Fontamara e Vino e pane. Poco prima della sua morte, avvenuta a Ginevra nel 1978, lo scrittore chiese attraverso un testamento di poter essere sepolto sotto il vecchio campanile della chiesa di San Berardo.
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