Parrocchia di San Vitale in Fontana Lata


Parrocchia di San Vitale in Fontana Lata

Storia e informazioni

Con decreto del 4 dicembre (festa di San Bernardo degli Uberti, patrono della Diocesi) dell’anno 2012 il vescovo di Parma, monsignor Enrico Solmi, ha costituito le 56 Nuove Parrocchie della Diocesi di Parma, tra le quali la nuova parrocchia (unione parrocchiale) di “San Vitale in Fontana Lata” di Fontanellato (Fontana Lata, ossia “fontana grande”, è il toponimo latino del capoluogo), che comprende i territori delle Parrocchie di Santa Croce e San Benedetto (a sua volta composta a suo tempo da Santa Croce di Fontanellato e San Benedetto di Priorato), San Michele Arcangelo in Albareto di Fontanellato, San Bartolomeo Apostolo in Casalbarbato, San Salvatore in Ghiara, Santi Gervaso e Protaso in Grugno, Santa Margherita Vergine e Martire in Toccalmatto.

La sede è presso la canonica di Fontanellato in Via Sanvitale 5.

 

La parrocchia di è dotata di un proprio stemma, che riprende quello della famiglia feudale dei Sanvitale di Parma (“d’argento alla banda di rosso”), con la banda caricata da una foglia di palma di verde.

 

Lo stemma del casato Sanvitale è molto diffuso nel territorio, soprattutto nella rocca che fu residenza della famiglia fino al XX secolo con la, simbolo del martirio, rimando al santo protettore della nuova parrocchia: San Vitale martire.

Secondo la leggenda i conti Sanvitale adottarono la banda rossa, che richiamava la sciarpa militare indossata da Vitale, in omaggio al santo che consideravano il loro protettore. La famiglia prendeva nome dalla chiesa di Parma, dedicata al santo soldato (che oggi si trova dietro il palazzo Municipale), dove si concentravano le loro proprietà.

 

Secondo la tradizione Vitale, nato a Milano nel III secolo, era il marito di santa Valeria che, a loro volta, furono i genitori dei santi Gervasio e Protasio.

Morì martire a Ravenna il 28 aprile di un anno non precisato alla fine del III secolo, torturato e sepolto ancora vivo in una fossa profonda dalla quale venne esumato dalla moglie Valeria, che si era recata a Ravenna per rivendicare le spoglie del marito per portarle a Milano. Sarà la figlia dell’imperatore Teodosio I, Galla Placidia a riportare le reliquie a Ravenna nella basilica a lui dedicata nel 409, accanto alla quale fece costruire il proprio mausoleo.

Questa vicenda è stata fortemente messa in discussione dagli studiosi.

 

La Chiesa parrocchiale di Fontanellato, dedicata alla Santa Croce e dipendente dal vicino priorato benedettino di San Benedetto (nella località che oggi porta il significativo nome di Priorato), venne eretta come cappella del castello a partire dal 1437 per volere del conte Giberto II Sanvitale; ma i lavori furono portati a termine nel 1447 dal figlio Stefano, e il primo sacerdote rettore fu Nicolò Sanvitale, priore di San Benedetto.

Elevata a prevostura nel 1503 su iniziativa del conte Giacomo Antonio Sanvitale, la chiesa fu ampliata e ristrutturata in stile gotico e fu iniziato il campanile (più volte rimaneggiato e che verrà terminato nel 1874). Nel 1509 fu trasformata in chiesa parrocchiale.

Solo nel 1919 il vescovo Guido Maria Conforti la rese indipendente dalla chiesa di San Benedetto di Priorato. 

 

Tra il 1912 e il 1916 il tempio fu nuovamente sottoposto a lavori di “restauro” per ripristinare lo stile gotico padano originale, su progetto dell’architetto Lamberto Cusani, vennero eliminate le cornici ottocentesche, furono rifatti i pavimenti in cotto e furono ricostruiti i basamenti, i capitelli delle colonne e le volte a crociera con costoloni; all’esterno furono realizzate le decorazioni ad archetti pensili in sommità e furono aperti il portale d’accesso e il rosone in facciata e le monofore ad arco ogivale sui fianchi.

 

Nel 1971 la parrocchia di Priorato venne annessa a Santa Croce per decreto del vescovo Amilcare Pasini, costituendo la parrocchia di Santa Croce e San Benedetto.

Nella località di Priorato, poco fuori a sud del centro storico di Fontanellato, sorge tutt’ora il complesso ex monastico di San Benedetto, esistente nel 1013 come cella o grangia dell’abbazia benedettina bresciana di Leno come “Cellam Fontana Lata” i monaci però restaurarono una struttura più antica, probabilmente distrutta durante le invasioni barbariche.

Nel XIII secolo diverrà un priorato, ma dopo la decadenza dell’abbazia di Leno e l’allontanamento dei benedettini nel secolo successivo, il papa Bonifacio IX la cederà ai Sanvitale, dei quali Nicolò venne nominato priore nel 1470. Ma la famiglia si disinteressò del complesso, lasciandola andare in rovina, privilegiando la chiesa “castrense” di Santa Croce, e abbandonandola definitivamente nel 1518.

 

Nel 1550 i domenicani vi presero temporaneamente dimora, per concessione di papa Giulio III, essi erano profughi del distrutto convento di San Giuseppe di Fontanellato, ma ritornarono nella loro casa restaurata già nel 1552.

Nel 1579 la chiesa venne elevata a pieve, con giurisdizione sulle chiese di Toccalmatto, di Casalbarbato, di Ghiara e sulla stessa Santa Croce di Fontanellato.

Il prevosto Paolo Aimi, dal 1716 avviò una serie di lavori che trasformarono completamente il decadente complesso medievale: la chiesa venne ampliata, furono costruite le cappelle laterali, le sagrestie, furono decorati e arredati gli interni in stile barocco; più tardi fu riedificata la facciata, completata nel 1751 su probabile progetto dell’architetto Ottavio Bettoli.

I lavori furono in buona parte finanziati dalla duchessa Isabella di Borbone-Parma, moglie dell’imperatore Giuseppe II d’Asburgo-Lorena, e monsignor Carlo Delfinoni, che succedette proprio nel 1751 all’Aimi, fece abbattere quello che restava del monastero benedettino e al suo posto fece edificare una elegante canonica, simmetricamente fece erigere gli edifici sull’alto lato del sagrato e una grande peschiera sviluppata a U attorno all’abside terminata nel 1784, creando un complesso di grande suggestione.

Lavori di abbellimento proseguirono nel 1785, per volere del nuovo priore Luigi Sanvitale.

In seguito la struttura cadde nuovamente in declino, a causa della distanza dal centro abitato di Fontanellato, la cui chiesa di Santa Croce, dipendente dal priorato, andava prendendo rilevanza e assorbendo la maggior parte delle rendite terriere comuni.

L’indipendenza fra le due strutture fu decretata già nel 1889 dal vescovo di Parma Francesco Magani, ma fu attuata soltanto nel 1916 per volere del vescovo Guido Maria Conforti. Nel frattempo tra il 1889 e il 1912, per volere del parroco Giovanni Bignami, gli edifici furono sottoposti a una serie di lavori di restauro.

Nel 1971 la parrocchia di Priorato fu soppressa e annessa a quella di Santa Croce per decreto del vescovo Amilcare Pasini.

 

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