Ospedale di Santa Maria della Scala di Siena
Ospedale di Santa Maria della Scala di Siena
Storia e informazioni
Posta lungo il più frequentato percorso di pellegrinaggio verso l’Urbe – la cosiddetta via Francigena, che attraversava tutta la Toscana dalla Lunigiana al passo di Radicofani – Siena era una tappa obbligata per chi la percorreva, provenendo spesso dai paesi d’Oltralpe, se non dalla Gran Bretagna come Sigeric, arcivescovo di Canterbury, che la percorse sulla via del ritorno nell’anno 990, lasciandoci un prezioso diario nel quale annotava le tappe di quel lungo viaggio durato 79 giorni.
Come le altre città allineate lungo questa vera e propria arteria stradale del Medioevo, Siena si dotò ben presto di strutture adeguate ad accogliere i numerosi pellegrini e viandanti in transito.
Si ha notizia di un primo xenodochium, o ospitale, nella tradizione dei molteplici e semplici luoghi di accoglienza legati a chiese e monasteri, le cui prime strutture sono riferibili già al IX secolo. Si trattava molto probabilmente di una semplice loggia, capace però di fornire riparo e ristoro a chi non aveva possibilità di altra sistemazione. Secondo la leggenda il fondatore sarebbe stato il beato Sorore, un umile calzolaio morto nell’898, sulla spinta emotiva di una visione di sua madre, alla quale sarebbe apparsa una scala miracolosa che permetteva di accogliere in Paradiso i fanciulli abbandonati. In realtà, l’ospedale venne istituito dai canonici del Duomo e dalla comunità cittadina, e la prima attestazione affidabile che lo menzioni è un atto di donazione datato al 29 marzo 1090.
In virtù del fatto che al transito e all’accoglienza dei pellegrini era dovuta una buona parte della prosperità cittadina, fin dagli ultimi decenni del XII secolo fu deciso di realizzare una struttura più ampia e accogliente di fronte al Duomo, occupando l’area scoscesa della collina che digradava in quella direzione, sfruttando un terrazzamento artificiale in tre gradoni di età romana, sul quale sono stati rinvenuti resti di un probabile impianto termale di tarda età imperiale e parzialmente occupato da sepolture, capanne di legno e molti ambienti ipogei, ricordati in alcuni documenti col nome di cellae. L’ospedale, posto sotto il titolo della Vergine Maria, fu detto “della Scala”, appellativo attestato fin dal XII secolo in riferimento alla particolare collocazione dell’edificio, antistante la gradinata della chiesa cattedrale.
Alla prima fase di realizzazione è da riferire il grande ambiente noto come pellegrinaio, diviso tra maschile e femminile, e il porticato ancora ben riconoscibile sulla scansione della facciata dell’edificio. In un lasso di tempo relativamente breve i locali si ampliarono, permettendo lo sviluppo di altre funzioni, quali la cura degli ammalati, il ricovero per i poveri e l’assistenza per l’infanzia abbandonata. Degno di nota il fatto che nell’ospedale prestarono la loro attività caritatevole sia santa Caterina da Siena (1347-1380) che san Bernardino (1380-1444).
In breve l’ospedale assunse caratteristiche di monumentalità, riflessa nella stratificazione architettonica dei suoi spazi, edificati su almeno sette diversi livelli racchiudendo corti e spazi assistenziali, funzionali e di rappresentanza. Ben presto si procedette anche a dotare gli spazi di accoglienza di affreschi con scene edificanti della Carità cristiana: Cura e accoglienza, Governo degli infermi, Distribuzione della limosina, o episodi legati alla tradizione biblica neo e veterotestamentaria. Affascinano ancora gli ambienti del Pellegrinaio maschile, affrescato negli anni Quaranta del XV secolo da Lorenzo di Pietro, Domenico di Bartolo e Priamo della Quercia, o quelli coevi della Sagrestia Vecchia affidati alla mano di Lorenzo di Pietro. È invece irrimediabilmente perduto il ciclo delle Storie della Vergine, affrescato sulla facciata da Pietro e Ambrogio Lorenzetti, nel 1335.
All’edificio originario si aggiunsero nella seconda metà del XIII secolo la chiesa della Santissima Annunziata, il palazzo del Rettore e la casa delle Balìe. La chiesa venne sopraelevata nel Quattrocento e modificata nei secoli successivi. Degno di nota l’orologio sulla facciata, commissionato nel 1643 al senese Sallustio Barili; si distingue per l’unica lancetta indicante le ore, mentre la suoneria batteva ogni sei ore.
«L’unicità della vicenda ospedaliera – si legge nel sito ufficiale – è d’altro canto attestata dalla precocità dei suoi statuti, il più antico dei quali è datato 1305: in esso già compaiono la figura del rettore, vertice dell’istituzione, coordinato dal capitolo dei frati, quella del camarlengo, del castaldo e del pellegriniere, di cui sono tratteggiati funzioni ed obblighi. L’esemplarità dell’ospedale senese è inoltre ben documentata dalla fama che fin dal Trecento circondava la struttura. Già ne danno conto le relazioni per Gian Galeazzo Visconti nel 1399 e per Francesco Sforza nel 1452, che esaminano la struttura sotto tutti gli aspetti: l’edificio e la sua articolazione, la famiglia ospedaliera e le forme di sussistenza».
La gestione dell’ospedale fu inizialmente affidata ai canonici del Duomo, seguiti dai frati. L’ospedale progressivamente si laicizzò e nel Quattrocento passò sotto il controllo diretto del Comune, anche se il governo cittadino lo sostenne fin dalle origini. La fama e il prestigio di Santa Maria della Scala – considerato uno dei più antichi e grandi ospedali europei – diede luogo a ingenti lasciti ed elemosine, facendo sì che, nel tempo, acquisisse un peso rilevantissimo nell’economia e nella politica dello Stato. Dotato di una propria organizzazione autonoma e articolata, aveva sviluppato un enorme complesso di possedimenti agrari, organizzati in fattorie fortificate (le cosiddette grance) sparse in tutto il territorio senese, soprattutto nei secoli XIV e XV.
Persa nel corso del tempo la funzione di accoglienza ai pellegrini, Santa Maria alla Scala rimase in attività come ospedale, nell’accezione moderna del termine, come centro di cura per gli ammalati, funzione che ha mantenuto fino al 1995.
Con l’apertura di una più moderna struttura ospedaliera, fu deciso di utilizzare i locali per costituire un nuovo polo museale per la città, in seguito a un’importante operazione di recupero basata sul progetto dell’architetto Guido Canali. Ospita oggi varie sezioni, quali il Tesoro di Santa Maria della Scala; Siena: racconto della città dalle origini al Medioevo; il Museo Archeologico Nazionale, oltre a importanti mostre temporanee.
L’insegna dell’Ospedale, ancora molto diffusa nella città di Siena e nel suo contado, è costituita da una scala d’oro a tre gradini – chiaramente parlante – sormontata da una croce patente, ritrinciata e pomata dello stesso metallo, in campo di nero. Negli esemplari più recenti la croce si presenta tuttavia sostenuta e nodrita al gradino più alto della scala. Oggi il complesso museale fa uso di un logo stilizzato, conformato sulle stesse figure.
Nota a cura di Michele Turchi
Bibliografia
Lo Spedale di Santa Maria della Scala in Siena, Siena, 1887.
- Cantini, Archeologia urbana a Siena: l’area dell’Ospedale di Santa Maria della Scala prima dell’Ospedale. Altomedioevo, Firenze, 2005.
M.E. Cortese, Il Medioevo a Siena e nel territorio alla luce dell’archeologia: recenti acquisizioni ed ipotesi, in «Bulletino Senese di Storia Patria», Siena, 2008, pp. 333-336.
Wikipedia, l’enciclopedia libera, s.v. «Complesso museale di Santa Maria della Scala»
Sito Ufficiale: <https://www.santamariadellascala.com/>