Ordine della Compagnia di Gesù


Ordine della Compagnia di Gesù

La Compagnia di Gesù, o gesuiti (in latino Societas Iesu) è un istituto religioso maschile di diritto pontificio.

L’ordine, composto da chierici regolari, fu fondato da Ignazio di Loyola che, con alcuni compagni, nel 1534 a Parigi fece voto di predicare in Terra santa,progetto abbandonato nel 1537, e di porsi agli ordini del papa: il programma di Ignazio fu approvato da papa Paolo III con la bolla Regimini militantis Ecclesiae del 27 settembre 1540.

Espulso da vari paesi europei nella seconda metà del XVIII secolo, l’ordine fu soppresso e dissolto da papa Clemente XIV nel 1773. La Compagnia sopravvisse però nei territori cattolici della Russia, perché la zarina Caterina II non concesse l’exequatur al decreto papale di soppressione; fu ricostituito da papa Pio VII nel 1814.

I gesuiti osservano il voto di totale obbedienza al papa e sono particolarmente impegnati nelle missioni e nell’educazione.

Il 13 marzo 2013 è stato eletto papa Francesco (Jorge Mario Bergoglio), il primo pontefice proveniente dalla Compagnia di Gesù.

Íñigo López de Loyola nacque, ultimo di tredici figli, attorno al 1491 da una nobile famiglia basca. Nel 1517 si arruolò nelle truppe del viceré di Navarra, e, durante la difesa di Pamplona, fu colpito da una palla di cannone che gli sfracellò la gamba destra e gli ferì la sinistra, costringendolo a claudicare per tutta la vita.

Durante il periodo di convalescenza nel castello di Loyola maturarono in lui i germi di una profonda crisi spirituale e si convertì e presso il monastero benedettino di Montserrat dove, trascorsa una notte in preghiera davanti all’immagine della Madonna nera, depose le sue armi ai piedi dell’immagine sacra e prese l’abito e il bastone da pellegrino.

Nel 1523 raggiunse Venezia e si imbarcò per Gerusalemme, dove visitò i luoghi santi. Dovette però abbandonare il progetto di stabilirsi in Palestina per il divieto di soggiorno impostogli dai frati francescani dalla Custodia di Terra Santa. Tornato in Spagna con il desiderio di abbracciare il sacerdozio, riprese gli studi a Barcellona, poi presso l’università di Alcalá dove fu tenuto in carcere dall’Inquisizione. Si trasferì quindi a Salamanca e poi, per completare la sua formazione, a Parigi, dove arrivò il 2 febbraio 1528.

A Parigi cominciò a farsi chiamare Ignazio, in realtà, Íñigo era la forma basca del nome Enecone, che gli era stato imposto in omaggio a sant’Enecone, abate benedettino di Oña.

Iscrittosi al Collège Saint-Barbe, ebbe come compagni di stanza Pietro Favre, Francesco Saverio, Diego Laínez, Alfonso Salmerón, Simão Rodrigues e Nicolás Bobadilla.

Favre fu ordinato sacerdote agli inizi del 1534. Il 15 agosto 1534, festa dell’Assunzione di Maria, nella cripta sorta sul luogo tradizionale del martirio di san Dionigi e dei suoi compagni a Montmartre, Favre celebrò l’eucaristia e, prima della comunione, accolse i voti di Ignazio, Saverio, Laínez, Salmerón, Rodrigues e Bobadilla; poi pronunciò i suoi voti e si comunicò.

Prima di partire da Parigi per Gerusalemme, ai sei si unirono tre francesi, Claude Jay, Paschase Broët e Jean Codure, e giunti a Venezia per imbarcarsi si aggregò alla comunità anche il prete andaluso Diego Hoces.

Poiché imbarcarsi per la Palestina in inverno non era possibile, i compagni trascorsero l’attesa lavorando gratuitamente presso gli ospedali veneziani degli Incurabili e dei Santi Giovanni e Paolo; si recarono poi a Roma, dove furono accolti favorevolmente da papa Paolo III, che benedisse il loro pellegrinaggio, donò loro del denaro per pagarsi il viaggio e diede a tutti il permesso di farsi ordinare sacerdoti da un vescovo a loro scelta. I compagni emisero i voti di povertà e castità nelle mani di Girolamo Verallo, legato pontificio a Venezia; Ignazio, assieme a Saverio, Laínez, Rodrigues, Bobadilla e Codure, fu ordinato sacerdote il 24 giugno 1537 da Vincenzo Nigusanti, vescovo di Arbe in Dalmazia. Subito dopo si divisero in gruppi di due o tre individui e si stabilirono in diverse città dove si dedicarono alla predicazione per le strade, vivendo di elemosina e alloggiando dove capitava. Il gruppo si riunì a Vicenza e, preso atto che il desiderato viaggio a Gerusalemme non era fattibile, decisero allora di stabilirsi in nuove città dove avrebbero potuto trovare nuovi giovani aspiranti a unirsi alla comunità.

Prima di lasciarsi, decisero di chiamarsi Compagnia di Gesù, perché Cristo era il loro unico modello, colui a cui essi dedicavano tutta la vita. Diversamente da quanto tradizionalmente si ritiene il termine compagnia era molto utilizzato nel nome delle confraternite e non fu adottata per la sua connotazione militare.

Ignazio e i compagni cominciarono a essere richiesti dagli alti prelati della Curia che diedero loro incarichi importanti. Crescendo la loro importanza, nei primi mesi del 1539 i membri della Compagnia si riunirono spesso per discutere del futuro della comunità e il 15 aprile, durante una messa presieduta da Favre, furono interrogati sulla loro disponibilità ad andare a costituire un ordine e a farne parte. Le loro discussioni si protrassero fino al 24 giugno e portarono alla stesura dei “Cinque capitoli”, il testo base della Formula instituti. Il 3 settembre 1539 Paolo III approva oralmente la Formula instituti di Ignazio.

I fondamenti erano: il carattere apostolico, il fine di far progredire gli uomini nella fede e nella cultura religiosa, la povertà, l’obbedienza alla Santa Sede e al preposito, l’abolizione degli uffici corali, la promessa di recarsi ovunque il papa avesse indicato. Papa Paolo III concesse l’approvazione pontificia con la bolla Regimini militantis Ecclesiae del 27 settembre 1540.[2]

La Compagnia di Gesù divenne un ordine riconosciuto dalla legge canonica: Ignazio fu eletto all’unanimità preposito generale e il 22 aprile 1541, nella basilica di San Paolo fuori le mura, il fondatore e i suoi compagni pronunciarono i loro voti solenni.

Il limite di sessanta membri fu abolito nel 1544 e il 21 luglio 1550 l’ordine fu confermato da papa Giulio III.

Ignazio morì nel 1556.

I teologi gesuiti svolsero un’importante attività come consiglieri di cardinali al concilio di Trento e accompagnatori di nunzi durante le diete imperiali o i colloqui di religione, i missionari della Compagnia ebbero un ruolo determinante nel contrasto alla diffusione delle dottrine protestanti e nella “ricattolicizzazione” dei paesi dell’Europa centro-orientale dove si era diffuso il luteranesimo.

L’ordinamento degli studi seguito dai gesuiti nei loro collegi esercitò una grande influenza in campo educativo.

I gesuiti, del tutto indifferenti alle questioni sollevate dai protestanti sulle origini e sulla forma del sacramento della penitenza, promossero il ricorso frequente alla confessione. Diffusero anche la pratica della confessione generale, raccomandata dagli Esercizi spirituali, ovvero la revisione di tutta la propria vita fatta con un confessore al fine di raggiungere una migliore conoscenza di sé stessi e cominciare un nuovo modo di vita.

La Compagnia di Gesù si specializzò nella direzione spirituale di personaggi di rango elevato, anche di re di Francia Enrico IV e Luigi XIV.

L’opera di assistenza agli ammalati, molto importante alle origini, cominciò a declinare quando i gesuiti cominciarono a specializzarsi nell’insegnamento. Il ministero dei prigionieri, invece, continuò perché i carcerati non richiedevano cure continue come gli ammalati e il loro servizio era quindi compatibile con l’insegnamento.

Nel 1543 Ignazio fondò a Roma la Casa di Santa Marta, per aiutare le prostitute desiderose di abbandonare il loro mestiere a reinserirsi nella società, e anche altrove i gesuiti si impegnarono in vari modi in tale ministero.

L’impegno dei gesuiti fu notevole anche in favore degli ebrei e dei musulmani convertiti al cattolicesimo.

L’impegno missionario della Compagnia fu conseguenza del desiderio del re di Portogallo Giovanni III di evangelizzare le popolazioni nei suoi domini d’oltremare. Francesco Saverio partì dalla capitale portoghese il 7 aprile 1541 insieme a due compagni.

La vicenda che condusse alla soppressione della Compagnia di Gesù è sintomatica della debolezza dell’autorità papale. I governi di numerosi stati europei consideravano l’ordine il più pericoloso alleato dei pontefici e la Compagnia fu sempre più considerata il principale ostacolo alle politiche riformiste e giurisdizionaliste dei sovrani, nonché al rinnovamento delle forme religiose.

Accusati di regicidio, di pervertire l’ordine sociale, di corrompere la gioventù e di essere artefici della supremazia del papa sul potere monarchico, i gesuiti furono espulsi dai principali regni europei e dalle loro colonie.

Fu il Portogallo ad aprire la via alla soppressione. In Francia, il 6 agosto 1761 il parlamento ordinò di bruciare pubblicamente le opere di ventitré gesuiti in quanto lesive della morale cristiana e ai gesuiti di chiudere i loro collegi. Luigi XV cercò di far sospendere l’esecuzione della sentenza, ma la sua debolezza politica lo costrinse però alla fine a piegarsi di fronte alle pressioni dei parlamenti e a rendere esecutivo il decreto. Dalla Spagna i gesuiti furono cacciati da Carlo III, per il quale i religiosi rappresentavano un ostacolo nella realizzazione dell’assolutismo monarchico. Gli altri Stati borbonici imitarono presto l’esempio spagnolo.

Il 21 luglio 1773 papa Clemente XIV soppresse la Compagnia. La soppressione dei gesuiti a Roma fu eseguita il 16 agosto successivo e il preposito generale Lorenzo Ricci fu incarcerato in Castel Sant’Angelo, dove morì il 24 novembre 1775.

Dopo la spartizione della Polonia (1772), i territori orientali del paese (la cosiddetta Russia Bianca) erano passati sotto il dominio della Russia di Caterina II: i gesuiti contavano in quelle terre 18 case, di cui tre collegi (a Połock, Witebsk e Orsza) e 201 religiosi.[114]

La zarina fece comunicare al superiore la sua intenzione di conservare la compagnia nei suoi domini. I gesuiti della Russia Bianca ebbero il compito storico di assicurare la continuità dell’ordine di prima del 1773 con quello restaurato nel 1814.

Anche Federico II, per motivi legati all’educazione, non volle consentire subito la soppressione delle case gesuite nei territori cattolici del regno di Prussia che ebbe luogo a Breslavia il 5 febbraio 1776.

Pio VII, nel 1814, restaurò la Compagnia

Subito dopo la soppressione furono effettuati numerosi tentativi di ripristinare l’ordine: la carmelitana Teresa di Sant’Agostino, figlia di Luigi XV, cercò di ottenere dal papa l’autorizzazione per gli ex gesuiti a organizzarsi in fraternità di preti secolari, ma Clemente XIV non accolse favorevolmente il progetto.

Quando fu ristabilita la Compagnia di Gesù, nel 1814, molti membri di altre congregazioni vi entrarono, gli altri divennero preti diocesani.

Nel 1793 la Santa Sede approvò segretamente i gesuiti della Russia Bianca e il 17 marzo 1801, con il breve Catholicae fidei di papa Pio VII, il riconoscimento divenne pubblico; nel 1803 fu approvata l’attività dei gesuiti in Inghilterra e, il 30 luglio 1804, con il breve Per alias, papa Pio VII ristabilì la Compagnia a Napoli e in Sicilia. Con la bolla Sollicitudo omnium ecclesiarum del 30 luglio 1814 Pio VII ripristinò la Compagnia di Gesù in tutto il mondo.[3]

Si ripresero le vecchie attività, con una speciale attenzione verso le missioni e l’educazione della gioventù; si sottolineò l’importanza della pratica degli Esercizi spirituali.

Nel XIX secolo la Compagnia assunse un ruolo preminente di difesa della Santa Sede contro le tendenze laicizzatrici e liberali delle nazioni europee e delle ideologie “moderniste” e favorirono notevolmente il processo di centralizzazione delle strutture ecclesiastiche culminato con il concilio Vaticano I e la proclamazione del dogma dell’infallibilità papale. Nel campo teologico e filosofico i gesuiti promossero la rinascita del tomismo, culminata nel 1879 con la pubblicazione dell’enciclica Aeterni Patris di papa Leone XIII.

Lungo tutto il secolo i gesuiti furono a più riprese espulsi da numerosi stati: prima dalla Russia, poi dalla Spagna e dal regno di Napoli, quindi dalla Francia e dal Portogallo; dalla Svizzera nel 1847 e solo nel 1917 fu abrogata la legge che proibiva la presenza della Compagnia nel paese.

I gesuiti dovettero affrontare polemiche particolarmente vive in Italia, dove i rapporti tra Chiesa e Stato erano complicati dalla questione romana e la Compagnia era accusata di essere uno dei principali ostacoli alla realizzazione dell’unità nazionale.

Particolarmente significativo fu il generalato di Pedro Arrupe (1965-1983), che resse l’ordine negli anni che seguirono la celebrazione del Concilio Vaticano II: sotto il suo governo il numero dei membri della Compagnia calò significativamente, ma nell’ordine crebbe la consapevolezza del legame inscindibile tra l’annuncio della fede e l’impegno per la giustizia sociale e fu avviato un processo di rinnovamento di metodi e di dottrine nell’ambito educativo e missionario.

Nel 1981 papa Giovanni Paolo II nominò un delegato pontificio, Paolo Dezza, e solo nel 1983 fu convocata la XXXIII congregazione generale che elesse preposito l’olandese Peter Hans Kolvenbach.

 

Lo stemma dei Gesuiti è composto da un sole raggiante di 16 raggi e fiammeggiante di 16 fiamme con al centro il trigramma di Bernardino da Siena IHS. Con il sole, Bernardino alludeva a Cristo, che, al pari del sole, dà la vita anche attraverso l’irradiarsi della Carità. Il simbolo è molto antico e venne assunto dai primi gesuiti anche in funzione della sua diffusione popolare tanto che presso il popolino questo simbolo aveva quasi un valore magico. A sormontare la H attraversando con la punta il tratto trasversale della lettera, c’è quella che, in araldica, viene definita una “croce dal piede aguzzo”, vale a dire con il piede a punta acuminata, ma gli altri tre bracci patenti. Il sole è dorato, ma la scritta è totalmente nera. Papa Francesco, che ha ripreso questo simbolo nel suo stemma, lo ha fatto brisandone lo smalto da nero a rosso.

Ai piedi della scritta ci sono i tre chiodi della Passione simboli del sacrificio di Cristo per la redenzione del genere umano. Questi tre chiodi non compaiono nel simbolo bernardiniano.

 

 

Note di Bruno Fracasso

Liberamente tratte da wikipedia

Stemma Ridisegnato


Disegnato da: Massimo Ghirardi

Stemma Ufficiale


Logo


Bozzetto originale acs


Altre immagini


Nessun'altra immagine presente nel database

Profilo Araldico


Non ancora una blasonatura

LEGENDA

  • stemma
  • gonfalone
  • bandiera
  • sigillo
  • città
  • altro
  • motto
  • istituzione nuovo comune