Ordine dei monaci di San Girolamo della Stretta Osservanza


Ordine dei monaci di San Girolamo della Stretta Osservanza

L’Ordine dei monaci di San Girolamo della Stretta Osservanza (Ordo.Sancti Hieronymi a Lupo Olmedo institutus) secondo la tradizione sarebbe stato fondato, assieme ad altri, dallo stesso san Girolamo a Betlemme.

Gli inizi dell’Ordine, in realtà, vanno ricollegati al movimento eremitico avviato verso il 1350 da Tommaso da Siena con l’intento di imitare la vita solitaria e di penitenza del santo dottore, che si diffuse dall’Italia soprattutto in Spagna dove sorsero numerosi eremi (Guisando, Villaescusa, El Castañar). Alcuni discepoli di Tommasuccio di Siena istituirono in Spagna, durante il regno di Alfonso XI di Castiglia (1312-1350), alcuni eremi sotto la regola del terz’ordine francescano.

Tra gli eremiti gerolamini si acquistò presto una grande fama il fratello del vescovo Alfonso Fernández Pecha de Guadalajara, Pedro Fernández Pecha, già “Camarer Mayor” (cameriere maggiore, sorta di maggiordomo) del re e amico del canonico Fernando Yáñez de Figueroa di Toledo, insieme al quale decise di lasciare la vita mondana per ritirarsi prima nell’eremo del Castañar, per poi trasferirsi in quello di Villaescusa e, infine, verso il 1370, in quello di San Bartolomeo a Lupiana, in Diocesi di Toledo.

Nel 1373 le comunità da eremitiche decisero di abbracciare la vita cenobitica e Fernández Pecha fu scelto dai confratelli e inviato ad Avignone, presso papa Gregorio XI, per chiedere l’autorizzazione a cambiare forma di vita.

Con la bolla Salvatoris humani generis del 15 ottobre 1373 il pontefice diede ai gerolamini da osservare la Regola di sant’Agostino, permise loro di redigere delle nuove Costituzioni basate su quelle del monastero di Santa Maria del Santo Sepolcro alle Campora di Firenze e diede a Fernández Pecha l’abito bianco e grigio che divenne quello distintivo dei monaci dell’ordine; l’eremo di Lupiana fu elevato alla dignità di monastero casa madre e Fernández Pecha ne fu nominato primo priore.

In origine i monasteri gerolamini, benché riconoscessero un certo primato al priore di Lupiana, erano tutti autonomi e dipendevano dai vescovi locali: solo nel 1414, con il benestare di papa Benedetto XIII, le varie comunità si sottrassero alla giurisdizione vescovile e celebrarono un capitolo nel monastero di Guadalupe, eleggendo priore generale Diego de Alarcón. Il re di Spagna Filippo II affidò loro il Real Convento di San Lorenzo dell’Escorial, presso Madrid.

Nel 1423 il nuovo priore generale, Lope de Olmedo, si propose una riforma dell’Ordine e compose una nuova regola basandosi sugli scritti di san Girolamo e la rigida regola dei Certosini: grazie all’approvazione di papa Martino V, con la bolla Et si pro cunctorum christifidelium del 10 agosto 1424, introdusse “l’Osservanza” in alcuni monasteri della regione di Siviglia, dando inizio alla Congregazione dell’osservanza di San Girolamo. La riforma si diffuse anche in Italia e vi aderì, tra gli altri, il monastero romano di San Pietro in Vincoli (passato ai canonici lateranensi nel 1479) e l’abbazia di San Pietro di Ospedaletto Lodigiano. Gli eremiti di San Gerolamo dell’osservanza di Lope da Olmedo furono chiamati anche “isidros” dal loro monastero di San Isidoro del Campo a Siviglia.

Il 24 giugno 1430 l’Ordine si installò anche a Roma nella chiesa dei SS. Alessio e Bonifacio all’Aventino, dove nel 1433 morì Lope de Olmedo. Per volere di Filippo II, nel 1595, i sei conventi sul territorio di Spagna di questa riforma si unirono alla congregazione spagnola originaria; mentre i 20 conventi italiani rimasti indipendenti ebbero un proprio generale dal 1565 residente presso l’abbazia di Ospedaletto Lodigiano (per cui l’Ordine è detto anche dei Girolamini dell’Osservanza di Lombardia).

L’ordine conobbe il suo periodo di massima fioritura nei decenni a cavallo tra il XV e il XVI secolo.

In Spagna i monasteri gerolamini furono secolarizzati, una prima volta, con l’invasione napoleonica del 1808-1810) e, nuovamente, nel 1819-1823. I monaci furono costretti ad abbandonare definitivamente le loro comunità nel 1835: all’epoca l’ordine contava 48 monasteri e un migliaio di religiosi.

Ci furono tentativi di restaurazione nel 1854 nel monastero dell’Escorial e nel 1884 in quello di Guadalupe, ma entrambi fallirono.

Solo l’11 agosto 1925 Manuel Sanz Domínguez, insieme con un gruppo di giovani, si stabilì nel fatiscente monastero di Santa María del Parral e, con il beneplacito di papa Pio XI, vi introdusse l’osservanza gerolamina. Sanz Domínguez prese il nome di Emanuele della Sacra Famiglia.

La proclamazione della repubblica in Spagna nel 1931 e lo scoppio della guerra civile nel 1936 impedirono il consolidamento dell’appena restaurato ordine gerolamino: Sanz Domínguez fu arrestato e fucilato e nel monastero del Parral non rimasero che cinque religiosi. Solo nel 1941 altri religiosi si incorporarono al monastero consentendo la rinascita e la nuova diffusione dell’Ordine.

Oggi l’ordine è presente solo in Spagna e la casa madre è il monastero di Santa María del Parral presso Segovia.

Alla fine del 2011 l’Ordine contava comunque solo 11 monaci, 4 dei quali sacerdoti.

I gerolamini si dedicano al culto divino, alla preghiera contemplativa e all’ospitalità nelle foresterie dei loro monasteri. Quest’ultima veniva praticata nel monastero dei Santi Pietro e Paolo di Ospedaletto (oggi Ospedaletto Lodigiano) dal 12 ottobre 1442 affidato ramo della Stretta Osservanza di Lope de Olmedo.

Nel 1521 l’abbazia di Ospedaletto diventa la sede dell’abate generale da cui dipendono tutti i monasteri dell’Ordine (in Italia) dal 1596. Soppresso da Pio XI il 12 gennaio 1933 perché ormai obsoleto.

Lo stemma dell’attuale Ordine Gerolamino spagnolo è un semplice “d’argento al leone di porpora” timbrato dal cappello prelatizio rosso di rango cardinalizio, ma ne esiste una variante abbastanza nota: “d’azzurro al leone d’oro”, adottata ad esempio dall’abbazia di Santa Maria del Parral.

Lo stemma dell’Ordine in Italia si può blasonare: “d’azzurro, al Crocifisso, piantato sul terrazzo erboso, col leone accucciato ai piedi della croce, al destrocherio passante dietro alla croce, ignudo, uscente da una nuvoletta e tenente una pietra, a due staffili appesi a chiodi posti su lati dello scudo, il tutto al naturale”.

Il braccio dietro al Crocifisso è quello di San Gerolamo, che tradizionalmente viene rappresentato nell’atto di fare penitenza battendosi il petto con una pietra, il leone è quello del popolare episodio al quale il santo eremita tolse una spina dalla zampa e che rimase con lui tutta la vita.

Gli staffili alludono alla flagellazione di Cristo e alle pratiche mortificatorie alle quali si sottoponevano i monaci.

In Italia sono fiorite diverse congregazioni ispirate in qualche modo a San Girolamo e i cui membri venivano chiamati “Girolamini” e “Gerolamini”, in particolare: gli Eremiti del beato Pietro Gambacorta da Pisa (Ordo S. Hieronymi, Congregatio b. Petris de Pisis , 1380-1933) e gli Eremiti di San Girolamo di Fiesole. (Ordo S. Hieronymi, Congregatio S. Hieronymi,de Fesulis – 1404-1656), che avevano stemmi propri.

Nota di Massimo Ghirardi e Giulio Zamagni

 

Bibliografia:

Zamagni G. IL VALORE DEL SIMBOLO. Stemmi, simboli, insegne e imprese degli Ordini religiosi, delle Congregazioni e degli altri istituti di Perfezione.  Soc. Ed. “Il Ponte Vecchio”, Cesena 2003, pp. 49-50 e 62-63.

Vedi anche: Ordo Sancti Hieronymi  (https://it.wikipedia.org/wiki/Ordine_di_San_Girolamo)

Stemma Ridisegnato


Reperito da: Giulio Zamagni

Disegnato da: Massimo Ghirardi

Stemma Ufficiale


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Profilo araldico


“D’azzurro, al Crocifisso, piantato sul terrazzo erboso, col leone accucciato ai piedi della croce, al destrocherio passante dietro alla croce, ignudo, uscente da una nuvoletta e tenente una pietra, a due staffili appesi a chiodi posti su lati dello scudo, il tutto al naturale”.

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