Ordine dei Frati Predicatori – Domenicani


Ordine dei Frati Predicatori – Domenicani

L’Ordine dei frati predicatori (Ordo fratrum praedicatorum) è un istituto religioso maschile di diritto pontificio; i frati di questo ordine mendicante, detti comunemente domenicani, pospongono al loro nome la sigla O.P.

L’ordine sorse agli inizi del XIII secolo in Linguadoca a opera dello spagnolo Domenico di Guzmán con il fine di lottare contro la diffusione del catarismo, la più importante eresia medievale, attraverso la predicazione e l’esempio di una severa ascesi personale, vivendo in povertà e mendicità.

Perché i predicatori avessero una solida preparazione culturale, i conventi domenicani divennero importanti centri di studi teologici e biblici. La forma di vita di Domenico e dei suoi compagni venne approvata solennemente da papa Onorio III con le bolle del 22 dicembre 1216 e del 21 gennaio 1217.

Il fondatore nacque nel 1170 a Caleruega, in Castiglia. Dopo aver studiato teologia a Palencia, entrò nel capitolo regolare che serviva nella cattedrale di Osma, di cui divenne sottopriore.

Nel 1203 accompagnò il vescovo Diego d’Acebo in una missione diplomatica per conto di Alfonso VIII di Castiglia presso Valdemaro II di Danimarca.

Conclusa la missione in Danimarca, ottenne da papa Innocenzo III il permesso di unirsi ai legati papali che predicavano tra i catari in Linguadoca.

Poiché i “perfetti” catari conducevano una vita povera, austera e casta, avevano una profonda conoscenza delle Sacre Scritture e predicavano con semplicità, viaggiando a piedi a due a due percorrendo i villaggi, le loro dottrine, inizialmente diffuse soprattutto tra i nobili e la borghesia, stavano penetrando anche nelle classi popolari. Domenico si rese conto che una delle maggiori ragioni del successo del catarismo tra i ceti umili, naturalmente mal disposti verso il lusso e la ricchezza del clero, era la propaganda pauperistica: il fondatore decise, quindi, di organizzare comunità di predicatori viventi in povertà e li mandò a predicare a due a due tra i catari.

Nel 1205 il vescovo di Tolosa, Folco, donò a Domenico il Monastero di Prouilhe, presso Fanjeaux, che lo destinò a ospitare una comunità di donne convertite dal catarismo desiderose di abbracciare la vita religiosa.

Tra il 1213 e il 1214, a Fanjeaux, prese forma l’idea di dare inizio a un nuovo ordine e nella primavera del 1215 il vescovo Folco diede il primo riconoscimento ecclesiastico alla comunità di Domenico, approvata come fraternità di predicatori per la diocesi di Tolosa.

Nel 1215 Domenico accompagnò il vescovo Folco a Roma, dove doveva celebrarsi un concilio, e chiese a papa Innocenzo III l’approvazione della sua fraternità e la conferma dei beni che gli erano stati donati. Poiché, dopo il IV concilio Lateranense, vigeva il divieto di fondare nuovi ordini religiosi, il pontefice impose a Domenico di adottare una regola già esistente: nel 1216 Domenico scelse la regola di sant’Agostino, alla quale aggiunse degli statuti ispirati a quelli dei canonici di Prémontré.

Il 22 dicembre 1216 papa Onorio III, da poco succeduto a Innocenzo III, emanò la bolla Religiosam vitam, mediante la quale approvò la comunità di Domenico come compagnia di canonici regolari posta sotto la protezione della Sede Apostolica; con una seconda bolla del 21 gennaio 1217 il pontefice riconobbe l’originalità del carisma di Domenico e approvò la sua fraternità come ordine religioso, detto dei frati predicatori.

Dopo l’approvazione ufficiale del papa, il 15 agosto 1217 Domenico mandò sette dei suoi frati a Parigi per studiare, predicare e fondare un convento, altri quattro frati in Spagna, tre a Tolosa e due a Prouille, per la direzione spirituale delle monache. Lasciata Roma, tra il maggio 1218 e il luglio 1219 Domenico fu impegnato in un viaggio attraverso l’Italia, la Francia meridionale e la Spagna, durante il quale accolse numerosi membri nell’ordine e fondò i conventi di Bologna, Lione, Segovia, Montpellier, Bayonne e Limoges.

Il 17 maggio 1220 si aprì a Bologna il primo capitolo generale dell’ordine, che emanò leggi sulla predicazione, sullo studio, sulla povertà, sull’organizzazione dei conventi, sui poteri di maestro e capitolo generali.

 

Come richiesto dal Concilio Lateranense IV i frati dovettero adottare una regola preesistente; optarono quindi per quella agostiniana e vi accorparono una serie di leggi chiamate costituzioni, le quali regolarono e diedero forma organica all’intero ordine. Particolarmente famose e oggetto di studio giuridico per la forma di elevata democrazia, sono state spesso utilizzate come modello per altre costituzioni, soprattutto quelle dei futuri comuni.

Spesso erano membri di quest’ordine a formare i tribunali dell’Inquisizione.

Peculiare è anche la devozione mariana in quanto Maria nel cristianesimo è la madre della Parola di Dio fatta carne.

Il capo dell’ordine è il Maestro generale dell’Ordine dei predicatori, che detiene il potere esecutivo e che è eletto dal Capitolo generale con un mandato di nove anni. Pur presiedendo il Capitolo generale, il maestro è soggetto alla sua autorità, è tenuto ad applicarne i decreti e può essere da esso deposto.

Il Capitolo generale, composto dai rappresentanti di tutto l’ordine, detiene la suprema autorità legislativa: tale organismo, convocato e presieduto dal maestro, si riunisce triennalmente e ne fanno parte tre rappresentanti di ogni provincia.

La sede del Maestro dell’ordine e della curia generalizia è presso il convento di Santa Sabina all’Aventino, in piazza Pietro d’Illiria a Roma.

L’abito del fondatore era quello dei canonici del capitolo di Osma, costituito da una tonaca bianca con cappa e cappuccio appuntito nero; anche la particolare tonsura “ad aureola” di Domenico era quella degli stessi canonici. Nel 1216 anche i frati che lo seguivano adottarono lo stesso abito e la stessa particolare tonsura. L’abito era completato da una cintura di cuoio stretta in vita alla quale i frati portavano appesi alcuni oggetti di uso quotidiano

In origine l’ordine non aveva nessuno stemma, ma poi in Spagna si cominciò a usare uno scudo cappato di bianco e di nero; successivamente, in Francia e Inghilterra, venne adottato come simbolo una croce gigliata decorata a bande bicrome (bianche e nere) alternate.

Attorno al XVI secolo vennero realizzate diverse varianti di questi stemmi con l’aggiunta di altri simboli (cane con la torcia, palma, giglio, corona), ma le due tipologie (stemma cappato e stemma crociato) rimasero ufficiosamente in uso fino al XX secolo: solo nel 1961, nel capitolo generale di Bologna, si decise di adottare ufficialmente lo stemma cappato; ma già nel 1965, nel capitolo generale di Bogotà, si concesse la facoltà di utilizzarli entrambi.

Agli scudi viene solitamente affiancato un cartiglio con i motti Veritas o Laudare, benedicere, praedicare.

 

 

Note di Bruno Fracasso

Liberamente tratte da wikipedia

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Disegnato da: Massimo Ghirardi

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