Ordine dei Fratelli della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo


Ordine dei Fratelli della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo

L’Ordine dei Fratelli della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo (in latino Ordo Fratrum Beatissimae Mariae Virginis de Monte Carmelo è un istituto religioso maschile di diritto pontificio. I frati di questo ordine mendicante sono detti comunemente carmelitani.

Sorto sul Monte Carmelo in Palestina nell’XI secolo come ordine eremitico contemplativo, si stabilì poi in Occidente dove fu assimilato negli ordini mendicanti nel 1317.

Nel Cinquecento l’ordine si divise in un ramo “calzato” e in uno “scalzo”, divenuto poi indipendente.

L’abito dei frati è costituito da tonaca e scapolare tané 8un colore tra il marrone e il rosso) e cappa bianca.

I carmelitani si dedicano alla preghiera contemplativa e all’apostolato.

La tradizione pone la nascita dell’ordine al profeta Elia.

Alberto, patriarca latino di Gerusalemme, tra il 1206 e il 1214, diede alla comunità la sua prima “formula di vita”.

Esistono solo copie tarde e di dubbia autenticità del testo di questa prima regola. Aveva un carattere eminentemente spirituale e non costituiva un codice di prescrizioni formali: il tenore di vita era incentrato nella ricerca della solitudine, sia collettiva che individuale, al fine di ottenere l’unione con Dio mediante la preghiera. Si prescriveva che gli eremiti vivessero in uno spazio recintato, all’interno di celle tra loro separate raccolte attorno a un oratorio comune dove celebrare, anche quotidianamente, la messa.

La loro regola venne accettata da papa Onorio III il 30 gennaio 1226.

Per i crescenti pericoli legati all’avanzata degli arabi in Terra santa, nel corso del Duecento i carmelitani furono costretti a trasferire le loro comunità in Occidente. Dalla Terra santa l’ordine fu del tutto sradicato nel 1291, alla caduta del regno latino di Gerusalemme.

Allora, il capitolo generale dell’ordine chiese al pontefice un adattamento della regola: papa Innocenzo IV riformò la regola e l’approvò il 1º ottobre 1247 orientandola nella direzione degli ordini mendicanti: le prescrizioni relative al silenzio, al digiuno e all’astinenza vennero attenuate; furono rafforzati gli elementi cenobitici (celle contigue e non più separate, refettorio comune, recita corale dell’ufficio divino) e si diede ai carmelitani il permesso di stabilirsi all’interno di paesi e città.

La nuova situazione incontrò numerose resistenze tra i carmelitani più conservatori.

Oltre alle difficoltà interne, l’ordine dovette anche affrontare le resistenze delle gerarchie ecclesiastiche ostili ai nuovi ordini e l’atteggiamento del Concilio di Lione II del 1274, che decretò la soppressione degli ordini religiosi più recenti: i carmelitani tuttavia furono tollerati in attesa di nuove disposizioni. La situazione di incertezza fu superata con la conferma dell’ordine da parte di papa Onorio IV, sancita definitivamente da papa Bonifacio VIII il 5 maggio 1298.

Sotto il pontificato di papa Giovanni XXII il 13 marzo 1317 il papa concesse ai carmelitani di dedicarsi a ogni attività apostolica (insegnamento, predicazione, direzione spirituale, cura d’anime).

Nel 1435 papa Eugenio IV concesse delle mitigazioni alla regola carmelitana.

Contemporaneamente, all’interno dell’ordine si rafforzarono anche le voci di quanti chiedevano una riforma di tipo eremitico.

Il priore generale Niccolò Audet, a partire dalla sua elezione nel 1523, promosse la restaurazione delle antiche prescrizioni: favorì la ripresa della perfetta vita comune, della clausura, della povertà; sviluppò l’opera di assistenza ai malati; difese l’osservanza della liturgia carmelitana; curò particolarmente la formazione dei novizi e diede impulso agli studi.

La riforma scalza fiorì soprattutto in Spagna. Il ramo degli scalzi, nel capitolo generale celebrato a Cremona nel 1593, ottenne la totale autonomia dai carmelitani.

La riforma protestante causò gravi danni all’ordine.

Le perdite in Europa furono compensate dalle fondazioni nel Nuovo Continente.

Dopo la separazione degli scalzi, l’ordine fu animato da nuovi tentativi di rinnovamento che diedero inizio al movimento detto della “più stretta osservanza” in particolare in Francia. Il movimento di “più stretta osservanza” ebbe effetti anche in Italia.

Per le province e le comunità riformate, il capitolo generale del 1645 pubblicò delle costituzioni comuni basate su quelle della congregazione di Turenna ed emendate da papa Innocenzo X nel 1650.

Nel Settecento iniziò per i carmelitani, come per le altre famiglie religiose, un periodo di persecuzioni in Baviera; nel veneziano; in Austria Germania e Toscana.

Dopo lo scoppio della rivoluzione furono dissolte le 8 province carmelitane francesi e i religiosi dispersi.

I conventi superstiti sparsi in Europa furono i punti di partenza per la ripresa dell’ordine.

Nel 1864 i carmelitani di Baviera gettarono le basi per una provincia dell’ordine negli Stati Uniti d’America, eretta nel 1889.

Il secondo ordine carmelitano è costituito da monache che emettono voti solenni e che vivono in clausura. Fin dal Duecento esistevano comunità di donne (mantellate, pinzochere, beghine), vergini o vedove, che vivevano secondo il costume dell’ordine carmelitano e sotto la direzione dei frati.

Tra il Quattrocento e il Cinquecento, molte case di pinzochere divennero monasteri femminili.

Al terz’ordine regolare appartengono i religiosi di vita attiva delle congregazioni formalmente aggregate all’ordine, che si rifanno alla sua spiritualità e ne partecipano i benefici spirituali. Tra esse, le suore carmelitane.

I terziari secolari carmelitani sono laici o ecclesiastici che si rifanno alla sua spiritualità e ne partecipano i benefici spirituali ed emettono le promesse di obbedienza (secondo la propria regola) di castità (secondo il proprio stato) e di povertà (secondo il proprio stato).

L’ideale di vita carmelitano è ispirato alle figure di Elia e Maria.[12] Oltre a essere modello di vita carmelitana come eremita e contemplativo, Elia e i suoi discepoli non trascuravano le attività apostoliche, andando in città e paesi predicando e invitando alla conversione.[33] A Maria era dedicata la chiesa-madre dell’ordine sul Monte Carmelo ed è sempre stata ritenuta madre e patrona dell’ordine stesso (che, diversamente dagli altri ordini mendicanti, mancava di un fondatore).[7]

L’abito originale dei carmelitani era costituito da una tonaca di lana non tinta, stretta alla vita da una cintura di cuoio, e uno scapolare, considerato l’elemento essenziale dell’abito. Al di sopra della tonaca e dello scapolare portavano un mantello (o cappa) di lana grezza barrata, cioè a strisce bianche e grigie, segno esteriore della professione religiosa dei frati.[38]

Il capitolo generale celebrato a Londra nel 1281 precisò le norme per la confezione della cappa barrata, ma tale foggia suscitava spesso l’ilarità dei fedeli. Il capitolo generale di Montpellier del 1287 decise quindi il mutamento della cappa barrata in bianca.

Il colore della tonaca e dello scapolare era quello naturale della lana (grigio, tendente al nero), ma sotto il generalato di Giovanni Battista Rossi, nella seconda metà del Cinquecento, si affermò l’uso del colore tané, un colore tra il marrone e il rosso tipico della pelle conciata.

 

Lo stemma dell’ordine si blasona: “Cappato ricurvo di argento e tanè alle tre stelle dell’uno nell’altro. Lo stemma timbrato da una corona a cinque fioroni chiusa da un nimbo di stelle, con un braccio destro uscente che tiene una spada fiammeggiante”.

Non ha una spiegazione univoca, ma molti propendono per interpretare così i simboli:

  1. il braccio con la spada: evoca il profeta Elia, che secondo il Libro dei Re ha ucciso i 450 profeti di Baal a fil di spada;
  2. il motto: la frase in latino inscritta nello stemma carmelitano è ZELO ZELATUS SUM PRO DOMINO DEO EXERCITUUM, ovvero “Mi consumo di zelo per la causa del Signore Dio degli eserciti;
  3. le 12 stelle sulla corona alludono alla corona di stelle di Nostra Signora nel Libro dell’Apocalisse;
  4. la corona: evoca la Madonna come Regina del Cielo e della Terra, come anche la stirpe del profeta Elia;
  5. lo sfondo argento rappresenta la Santissima Vergine Maria, pura e priva di qualsiasi peccato, oltre a evocare la cappa bianca dei Carmelitani;
  6. le due stelle su sfondo bianco indicano il profeta Elia e il suo successore, il profeta Eliseo;
  7. lo sfondo marrone evoca il monte Carmelo, luogo d’origine dell’Ordine Carmelitano, come anche l’abito carmelitano e il suo scapolare, il cui colore scuro è segno di penitenza e di fedeltà;
  8. la stella su sfondo marrone: rappresenta la Santissima Vergine Maria;
  9. le tre stelle presenti sullo stemma carmelitano ricordano anche le virtù teologali (fede, speranza e carità) e i tre voti religiosi (povertà, castità e obbedienza).

Note di Bruno Fracasso

Stemma Ridisegnato


Disegnato da: Massimo Ghirardi

Stemma Ufficiale


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Profilo araldico


“Cappato ricurvo di argento e tanè alle tre stelle male ordinate dell’uno nell’altro. Lo stemma timbrato da una corona a cinque fioroni chiusa da un nimbo di stelle, con un braccio sinistro uscente che tiene una spada fiammeggiante”.

Colori dello scudo:
Tané, argento
Partizioni:
interzato in cappa ricurvo
Oggetti dello stemma:
stella
Attributi araldici:
dell'uno nell'altro, male ordinato

LEGENDA

  • stemma
  • gonfalone
  • bandiera
  • sigillo
  • città
  • altro
  • motto
  • istituzione nuovo comune