Ordine dei Canonici regolari di San Giorgio in Alga


Ordine dei Canonici regolari di San Giorgio in Alga

La  Congregazione dei Canonici di San Giorgio in Alga di Venezia (in latino Congregatio Canonicorum Sancti Georgii in Alga Venetiarum, CRSG) nacque per iniziativa di gruppo di chierici appartenenti a nobili famiglie venete che, verso la fine del Trecento, iniziò a riunirsi nel palazzo della famiglia di Antonio Correr (nipote del patriarca latino di Costantinopoli, Angelo Correr, futuro papa Gregorio XII), il gruppo si trasferì poi nella casa privata di Antonio Correr nella parrocchia di San Biagio, per pregare, meditare e discutere sul rinnovamento della vita cristiana.

Angelo Correr li invitò a trasferirsi nell’ex monastero benedettino, abbandonato durante la guerra con Genova, di San Niccolò del Lido, dove iniziarono a condurre una vita di ritiro e povertà. Successivamente si trasferirono nel convento agostiniano sull’isola di San Giorgio in Alga (“circondata dalle alghe”), del quale era diventato commendatario Ludovico Barbo, che li invitò ad unirsi ai due soli agostiniani rimasti (uno dei quali era il priore Beltramo). Sull’isola era stato fondato un monastero benedettino nel 1000 poi di patronato della famiglia dei Gattara (o Gatigeli), dedicato a San Giorgio Martire e (ri)consacrato dal vescovo di Castello il 29 aprile 1228, che passò nel 1350 ad una nuova associazione clericale, per opera di un eremita spagnolo, Lorenzo, che raccolse intorno a sé alcuni discepoli che seguivano la regola di Sant’Agostino. Da questi la denominazione effimera di San Lorenzo in Alga (dal 1579 unita alla Congregazione degli Eremiti di San Girolamo, fondata da frate Pietro da Pisa).

La comunità originale dei futuri “Padri Celestini” era composta da otto membri: tra i quali Marino Querini, Lorenzo Giustiniani suo nipote (figlio di Querina, sorella di Marino); diverranno rapidamente diciassette con l’adesione di giovani chierici della nobiltà veneta: dei quali Angelo Correr, Gabriele Condulmer (canonico di Verona), Stefano Morosini, Francesco Barbo, Matteo di Strada, Romano de Rudellis e Luca d’Este erano sacerdoti;  mentre Marino Querini, Lorenzo Giustiniani, Michele Condulmer, Giovanni Picenardi, Simone Persico e Giovanni de Mussis erano diaconi; Angelo Gastaldis, Agostino Serdonato, Marco Condulmer e Domenico Morosini erano suddiaconi. Nel tempo quasi tutti verranno ordinati sacerdoti. La Chiesa esistente divenne la “collegiata di San Giorgio in Alga” (ricostruita poi nel 1548) e Ludovico Barbo si ritenne il ruolo di priore.

Papa Bonifacio IX, con bolla del 15 marzo 1404, affidò l’esecuzione del progetto ad Angelo Barbarigo, vescovo titolare di Cissamo (antica Diocesi soppressa dell’isola di Creta corrispondente all’attuale città di Kissamos, nell’unità periferica di La Canea) e il 30 ottobre 1404 la comunità si insediò canonicamente in San Giorgio in Alga

Il vescovo Barbarigo formulò dodici articoli che sarebbero stati alla base delle Costituzioni della Comunità: i canonici sarebbero stati chierici tenuti alla vita comune e alla povertà, ma senza voti (erano quindi “secolari”); avrebbero condotto una vita di solitudine e preghiera, senza escludere le opere di apostolato attivo; la loro spiritualità sarebbe stata fondata sulla meditazione della vita di Cristo; il superiore sarebbe durato in carica un anno e non avrebbe goduto di nessun onore prelatizio.

Con l’elezione di Angelo Correr al papato, col nome di Gregorio XII, la Congregazione venne confermata con bolla del 27 gennaio 1407, con la quale si stabiliva che la comunità adottasse l’abito proprio di molti capitoli canonicali del tempo: veste violacea chiara o celeste, lunga cotta bianca per le funzioni religiose e camauro come copricapo. Per il colore del loro abito, i canonici vennero popolarmente chiamati “azzurrini” o “celestini” (o anche “Turchini”).

Sorsero presto altri centri di vita religiosa sul modello di San Giorgio in Alga a partire da Monselice (San Giacomo), a Padova (San Giovanni Decollato, su invito del vescovo: Stefano da Carrara) dove ebbe grande influsso sui benedettini di Santa Giustina: Ludovico Barbo, divenutone abate, promosse la creazione della Congregazione riformista Benedettina Cassinese; a Lonigo (Santi Fermo e Rustico); a Vicenza (Sant’Agostino) e a Verona (dal 1441 in San Giorgio in Braida, chiesa fondata da Cadalo nel 1046 vescovo di Parma e antipapa come Onorio II, e Sant’Angelo).

Nel 1424 le varie sedi (“case canonicali”) furono riunite in una Congregazione e fu istituita la carica (annuale) di superiore generale: il primo a essere eletto fu Lorenzo Giustiniani, in sostituzione di Ludovico Barbo, nel 1424 (già priore dal 1409).

L’elezione al papato di Gabriele Condulmer (col nome di Eugenio IV) e la nomina di Lorenzo Giustiniani prima a vescovo di Castello (cioè di Venezia, dal nome della cattedrale: San Pietro in Castello) e poi a primo patriarca di Venezia diedero un grande prestigio alla Congregazione, contribuirono a farla conoscere ovunque e ne permisero la diffusione. Sorsero presto le canoniche di Vilar de Frades in Portogallo, di San Giacomo a Mazara, San Gregorio a Bologna, San Giuliano a Rimini, San Salvatore in Lauro a Roma (dono del card. Latino Orsini). Ma, anche nel periodo di maggiore splendore (1485), il numero delle comunità non superò mai la trentina e i suoi membri furono sempre scarsi.

Nel 1568 papa Pio V, applicando i canoni del Concilio di Trento, impose ai canonici di adottare una regola (fu scelta quella di sant’Agostino) e la professione dei voti solenni (quindi, da secolari, i canonici divennero regolari).

La vita religiosa iniziò a decadere agli inizi del XVII secolo: nel 1602 papa Clemente VIII (bolla Quae ad religiosorum) dovette intervenire per imporre il ritorno dei canonici all’originale tonaca celeste, che era stata abbandonata in favore di un abito bianco, più elegante (e costoso), e nel 1638 il Capitolo Generale condannò il lusso e l’indolenza dei canonici più giovani, l’abbandono degli studi, delle opere di pietà e dei “buoni costumi”.

Accogliendo l’istanza del Governo veneto, denunciando la “decadenza dello spirito primitivo”, il “rilassamento della disciplina” e altre “gravissime e giuste cause”, papa Clemente IX sciolse la congregazione con la bolla Romanus pontifex del6 dicembre 1668. I beni della congregazione furono devoluti alla Serenissima che li impiegò per finanziare la guerra contro i turchi.

Il monastero venne affidato ai Frati Minimi di San Francesco di Paola, che lo abbandonarono nel 1690 in favore dei Carmelitani Riformati di Santa Teresa d’Avila (Scalzi).

L’11 luglio 1716 un furioso incendio distrusse quel che restava dell’illustre complesso, distruggendo la prestigiosa biblioteca di Antonio Correr, ampliata con lasciti di papa Eugenio IV e il card. Girolamo Aleandro.

Nel 1806 l’isola venne consegnata ai militari, fu quindi demolita la chiesa, il campanile e gli edifici adiacenti. Divenne carcere politico, venne qui relegato anche Domenico Morosini a causa di un sonetto scritto contro l’imperatore d’Austria Federico II.

Vano fu nel 1961 il tentativo del patriarca Angelo Roncalli (futuro papa Giovanni XXIII) di ricostruire almeno la chiesa. Infine nel 1973 venne rubato il bassorilievo di San Giorgio che uccide il drago del 1552 (fortunatamente ritrovato presso un antiquariato).

All’inizio della seconda guerra mondiale vennero costruiti sette bunker per una base segreta nazista utilizzati per l’addestramento al posizionamento di mine sottomarine.

Ora l’isola è in stato di completo abbandono.

 

Nota di Massimo Ghirardi

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