Ordine Certosino


Ordine Certosino

Lo stemma dell’Ordine Certosino è attestato in documenti del XIII secolo: è costituito da un globo “crucigero” cimato da una croce sormontata da sette stelle. Il globo assomiglia a quello imperiale ed è costituito da una sfera, cinta da un anello d’oro, sulla cui cima è apposta una croce. È un simbolo usato soprattutto nel Medioevo da imperatori e re, nell’iconografia e nelle insegne regali. Esso simboleggia la supremazia di Cristo (rappresentato dalla croce) sul mondo (la sfera).

 

Queste simboleggiano Bruno e i suoi primi compagni, il cui arrivo sulle montagne della Chartreuse, che darà il nome all’Ordine, è annunciato da un sogno premonitore del vescovo di Grenoble, Saint Hughes, al quale sono apparse le sette stelle.

 

Le armi sormontano un nastro recante il motto “Stat crux dum volvitur orbis” che si traduce letteralmente con “la croce rimane mentre il mondo gira”. Fino al XVII secolo non era molto usato e la forma presente è stabilizzata dal XIX, in precedenza si trova anche “Mundus mihi cruxifixus est

 

Il globo è solitamente azzurro in campo argento, ma talvolta i colori sono invertiti.

 

Prima di questo simbolo i Certosini utilizzavano un sigillo con una semplice croce patente (cioè “aperta”: con i bracci che si allargano verso le estremità).

 

Sono stati utilizzati anche altri emblemi, non ufficiali, come il monogramma

CAR (abbreviazione del latino Cartusia) intrecciato ad una croce latina, molto usato in Italia nei sigilli e negli stemmi delle singole Certose. Particolarmente popolare è il GRA-CAR della Certosa di Pavia, che abbrevia la locuzione “Gratiarum Cartusiae” (Certosa delle Grazie).

 

Ogni singola Certosa ha un suo sigillo, a talvolta un vero e proprio stemma, su cui generalmente figurano le armi del fondatore o quelle del Santo titolare o patrono della Casa.

 

Come per l’Ordine Benedettino, al quale è associato il motto “Ora et labora” (Prega e lavora), la spiritualità certosina ha elaborato una massima analoga: “O vera solitudo, o sola beatitudo“, che si può tradurre con “la vera beatitudine si ha solo nella solitudine”, ossia “la solitudine è l’unica vera felicità, che dev’essere cercata per incontrare il Signore”.

 

Fondato nel 1084, l’Ordine Certosino è uno dei più antichi ordini monastici della cristianità. Bruno, nato a Colonia intorno al 1030, ne è l’ideatore. Egli fu professore molto stimato e poi rettore della scuola della cattedrale di Reims, alla quale contribuì a dare fama europea. Rifiutando la nomina a vescovo decise di seguire la sua vera vocazione: lasciare il mondo e gli onori per vivere in solitudine per Dio. Con sei amici che condividevano questo ideale, dopo diverse prove che non lo soddisfecero, giunse a Grenoble, attratto dalla reputazione di Hugues de Châteaunef, da poco nominato vescovo della città.

 

D’accordo con lui scelse nel 1084 un luogo remoto tra le montagne della “Chartreuse”, un posto così poco abitato da essere soprannominato “il deserto”; secondo la leggenda sette stelle particolarmente lucenti avrebbero guidato il cammino.

 

Tra i suoi allievi del periodo di Reims ci fu il benedettino Oddone di Châtillon, nel 1090 venne eletto papa col nome di Urbano II, il quale chiamerà a Roma Bruno offrendogli la chiesa di San Ciriaco alle Terme di Diocleziano come residenza, l’attuale basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri che è ancora oggi un monastero certosino. La permanenza di Bruno a Roma durerà dal 1089 al 1091, quando lasciò Roma per stabilirsi nelle serre della Calabria, dove fondò un’altra certosa nell’attuale Serra San Bruno. Il culto di San Bruno (noto anche come Brunone) è stato approvato da Leone X (1513-1521) e confermato da Gregorio XV (1621-1623).

 

Nota di Massimo Ghirardi

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