Onorio IV – Savelli


Onorio IV – Savelli

Giacomo Savelli, figlio di Luca, nacque a Roma intorno al 1210.

Studiò all’Università di Parigi e il suo ministero si svolse a Châlon-sur-Marne e a Berton, nella diocesi di Norwich. Nel 1249 diventa membro della familia del cardinale Giovanni da Toledo in qualità di chierico e cappellano papale.

La sua carriera fu facilitata dalla potenza della famiglia e da quella degli Orsini, suoi parenti.

Nel dicembre 1261 fu creato cardinale diacono del titolo di S. Maria in Cosmedin da Urbano IV, che lo doveva avere in grande considerazione e gli affidò numerosi incarichi. Nell’estate del 1264, il pontefice pensò addirittura di nominarlo rettore del Patrimonio di San Pietro in Tuscia e capo dell’esercito pontificio, incarico poi dato ad altri. Anche Clemente IV e Nicola III si affidarono spesso a lui per la soluzione di varie questioni.

La famiglia ricevette da Giacomo, durante il suo cardinalato, enormi ricchezze, come risulta dal suo testamento. A Roma Savelli possedeva un gran numero di palazzi, torri, case ed edifici, le imponenti rovine del teatro di Marcello trasformate in un fortilizio e la munitio sul colle Aventino, dove da papa stabilì la sua residenza e, nel territorio romano, gli appartenevano (in tutto o in parte) una dozzina di castelli e villaggi fortificati.

Il conclave che elesse Onorio IV si svolse solo quattro giorni dopo la morte di Martino IV, nel 1285, e Giacomo Savelli venne eletto all’unanimità per scrutinio. Il 20 maggio, dopo essere stato ordinato sacerdote, fu consacrato e coronato pontefice nella basilica di San Pietro in Vaticano.

I romani furono soddisfatti dell’elezione di un loro concittadino e gli offrirono la carica di senatore di Roma a vita nella speranza di un rapido ritorno del papa a Roma. Onorio IV accettò e gli anni del suo breve pontificato furono per la storia municipale di Roma un periodo di sostanziale tranquillità.

Onorio IV fece una solida politica di nepotismo tanto che, per il controllo di Roma contò sull’appoggio di congiunti e parenti per il controllo e il governo di Roma e dello Stato. Il fratello Pandolfo fu nominato senatore di Roma, il nipote Luca ricoprì la carica di rettore del Patrimonio di San Pietro in Tuscia e un altro congiunto, Pietro Stefaneschi, fu nominato rettore della Romagna.

Nei due anni del suo regno si assistette a una sempre maggiore perdita di potere e di controllo del papa sulle province e a una crescente anarchia tra le città, molte delle quali continuavano ad affermare la loro indipendenza di fatto. La situazione fu abbastanza favorevole nelle province più prossime a Roma, Patrimonio di S. Pietro e Campagna e Marittima, dove il potere del papa era più saldo e le condizioni generali piuttosto tranquille, grazie anche alla nomina di Luca Savelli. Le città del Ducato di Spoleto, prima fra tutte Perugia, sostenevano invece strenuamente la loro autonomia. Analogamente, nella Marca Anconetana il potere del rettore provinciale era estremamente debole e la sua attività fu incessantemente volta al tentativo di risolvere la grande quantità di controversie di varia natura che lo opponevano alle città della provincia. I più evidenti segnali della crisi del governo papale nelle province si ebbero, tuttavia, in Romagna, dove si mantenne uno stato di forte anarchia e turbolenza anche dopo la definitiva sottomissione di Guido da Montefeltro e la nomina a rettore di Pietro Stefaneschi.

La situazione finanziaria della Sede apostolica, durante il suo pontificato, fu sostanzialmente tranquilla.

Dal punto di vista politico, Onorio IV ereditò dal suo predecessore la difficile posizione della Chiesa di Roma nel conflitto angioino-aragonese nell’Italia meridionale, iniziato con la guerra del Vespro nel marzo 1282. Con l’elezione di Onorio IV ci si aspettava un maggior equilibrio. Tuttavia la situazione era ormai fin troppo segnata poiché la Chiesa stessa aveva infeudato agli Angiò il regno. Il papa tentò di mantenere e rafforzare i diritti degli angioini e mirò innanzitutto ad avviare un processo di riordino amministrativo del Regno. Quando, nel 1286, Giacomo d’Aragona fu incoronato a Palermo re di Sicilia, il pontefice, l’11 aprile successivo, ribadì contro di lui e sua madre Costanza la scomunica, inoltre si mostrò contrario a ogni possibile accordo tra angioini e aragonesi e favorì i tentativi di sollevazione dell’isola contro gli aragonesi e riprese il progetto di una crociata contro Alfonso d’Aragona. Nonostante il suo operato e i suoi sforzi, la posizione angioina nel Mezzogiorno si andò aggravando.

Un altro dei problemi politici con cui si confrontò Onorio IV fu l’organizzazione della nuova spedizione di crociati in Terrasanta sempre rimandata e finanziata male.

Sul piano religioso, mostrò attenzione per gli ordini mendicanti e offrì loro il proprio sostegno tanto che esponenti dei due ordini appaiono spesso come agenti della Sede apostolica e nel ruolo di inquisitori.

Il pontefice mostrò, pur se in misura più contenuta, il proprio favore a molti altri ordini. In base a quanto stabilito dai decreti del secondo concilio di Lione del 1274, soppresse gli ordini mendicanti minori, che vivevano di elemosine senza possedere beni.

Nel 1285 intervenne sull’insegnamento del diritto civile nello Studium Curiae, dispensando gli ecclesiastici che intendevano seguire le lezioni dal divieto imposto da Onorio III e favorì lo studio delle lingue orientali presso l’Università di Parigi.

Viene descritto gravato dal peso degli anni, molto malato, artritico, affetto da una grave forma di gotta che lo ostacolava nella deambulazione e nei movimenti delle mani, tanto che non poteva neppure celebrare la messa.

Morì a Roma, nel palazzo dell’Aventino, il 3 aprile 1287.

Il monumento funebre di Onorio IV, innalzato nella basilica di San Pietro in Vaticano accanto a quello di Nicola III, fu smantellato durante il pontificato di Paolo III (1534-49). Le spoglie del papa furono trasferite nella cappella Savelli nella chiesa romana di Santa Maria in Aracoeli.

 

Lo stemma papale si blasona: «Bandato di rosso e d’oro, col capo d’argento caricato di due leoni affrontati tenenti una rosa su cui è posato un uccello, il tutto di rosso, e sostenuto da un filetto di verde».

Si tratta dello stemma della famiglia Savelli, stemma che il papa ha in comune con Onorio III (Cencio Savelli) sempre della famiglia Savelli.

 

Nota di Bruno Fracasso

Stemma Ridisegnato


Disegnato da: Massimo Ghirardi

Stemma Ufficiale


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Profilo araldico


«Bandato di rosso e d’oro, col capo d’argento caricato di due leoni affrontati tenenti una rosa su cui è posato un uccello, il tutto di rosso, e sostenuto da un filetto di verde».
Colori dello scudo:
oro, rosso
Partizioni:
bandato, capo
Oggetti dello stemma:
leone, rosa, uccello
Pezze onorevoli dello scudo:
filetto
Attributi araldici:
affrontato, caricato, posato, sostenuto, tenente

LEGENDA

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