Nicolò III – Orsini


Nicolò III – Orsini

Nicolo III, al secolo, Giovanni Gaetano Orsini, nacque a Roma tra il 1212 e il 1216, da Matteo Rosso di Giovanni Gaetano e da Perna Caetani e fu probabilmente destinato dall’infanzia alla vita religiosa.

Sull’infanzia e la prima giovinezza non si hanno notizie. Benché sia certo che fosse entrato nel clero ricevendo soltanto gli ordini minori, fu consacrato sacerdote dopo l’elevazione al pontificato, anche la prima fase della sua carriera religiosa è rimasta nell’ombra. Innocenzo IV, il 28 maggio 1244, in occasione della prima promozione cardinalizia del suo pontificato, lo elevò al rango di cardinale diacono di S. Nicola in carcere tulliano perché si trovava nella necessità di ampliare la base dei suoi sostenitori.

Il padre Matteo Rosso Orsini partecipò alla lega guelfa del 1242 e questo lo pose a porlo nella schiera degli avversari della causa imperiale.

Con la nomina di Giovanni Gaetano a cardinale, Innocenzo IV volle gratificare la famiglia, che tornava così ad annodare legami diretti con la Curia.

Durante il pontificato di Innocenzo IV, Giovanni Gaetano non ottenne incarichi particolari. Pochi giorni dopo aver ricevuto il titolo cardinalizio si imbarcò a Civitavecchia per Lione, sede del concilio, dove il papa gli assegnò il ruolo di auditor.

Le sue capacità politiche, soprattutto per gli incarichi di Alessandro IV, si cominciarono ad affinare con incarichi prestigiosi: il papa gli assegnò il compito di seguire gravi questioni dottrinali e teologiche, chiamandolo a partecipare alla commissione pontificia per esaminare le presunte idee eterodosse dei francescani. Orsini stava guadagnando stima per l’integrità dei costumi, per il disinteresse economico, per la neutralità della posizione politica e forse anche per il suo particolare prestigio fisico.

Con l’inizio del pontificato di Urbano IV, nel settembre 1261, vide crescere la sua influenza sullo stesso papa che gli doveva l’appoggio per l’elezione. Dal novembre 1262 è attestato come inquisitor generalis nella lotta contro le eresie, particolarmente vive nel Viterbese; tra 1261 e 1262 fu nominato protettore dell’Ordine francescano e nel 1263 delle clarisse.

Per l’Italia meridionale Giovanni Gaetano seguì una politica decisamente indirizzata verso l’insediamento del fratello di Luigi IX, Carlo d’Angiò.

Tra la fine del 1262 e la primavera del 1263, Giovanni Gaetano fu scelto come arbitro per la definitiva separazione dei diritti comuni mantenuti fino ad allora indivisi dalla famiglia Orsini sugli immobili urbani. Consolidata la propria presenza in città, dove controllava ormai il ponte S. Angelo, il ramo Orsini direttamente imparentato con il cardinale riuscì a entrare in possesso del castello di Marino, a sud di Roma sull’itinerario che stava soppiantando il percorso della via Appia.

I fratelli e i nipoti di Giovanni Gaetano conquistarono una forte posizione in città: controllavano territori strategicamente rilevanti nei dintorni di Roma e condividevano la strategia papale a favore di Carlo d’Angiò. Questi motivi li resero alleati importanti per Carlo che, già senatore di Roma, ricevette nel giugno 1265 la promessa del Regno di Sicilia da Clemente IV e fu incoronato a S. Pietro il 6 gennaio 1266. La vittoria su Manfredi a Benevento (1266) e quella su Corradino a Tagliacozzo (1268) assicurarono a Carlo il trono siciliano.

L’eccezionale durata del conclave di Viterbo, dal dicembre 1268 al 1° settembre 1271, fu causata dall’emergere di diverse posizioni nel Sacro Collegio: alcuni cardinali appoggiavano l’intraprendente politica che Carlo I d’Angiò, altri la temevano. Alla fine la scelta cadde su un uomo di Curia esterno al Collegio, l’arcidiacono piacentino e vicario apostolico a Gerusalemme Tebaldo Visconti.

Gregorio X, temendo la grande potenza romana degli Orsini allontanò la famiglia dalla sua confidenza. Così Giovanni Gaetano non seguì il pontefice e la Curia a Orvieto nell’estate del 1272, né a Lione, dove si tenne il concilio nel 1274.

Anche durante i due successivi, brevissimi pontificati di Innocenzo V e Adriano V, Giovanni Gaetano rimase nell’ombra.

Nel maggio 1277 la morte colse anche Giovanni XXI nel palazzo papale viterbese. La rapida successione, in meno di un anno, di tre papi, la conseguente rapida decimazione del Sacro Collegio finalmente aprirono la strada alla faticosa elezione del cardinale decano Giovanni Gaetano, avvenuta a Viterbo il 25 novembre 1277.

Il nuovo papa fu consacrato sacerdote in S. Pietro e intronizzato il 26 dicembre 1277. La scelta del nome, Nicolaus, fu compiuta probabilmente per inserirsi, immediatamente e in modo manifesto, nella prestigiosa tradizione dei papi di quel nome, sia Niccolò I che Niccolò II erano stati pontefici di elevata statura politica.

Il primo passo, necessario dato che i cardinali erano ridotti a sette, era la nomina di nuovi cardinali: il 12 marzo 1278 Niccolò III provvide a immettervi nove ecclesiastici. Di questi, tre erano suoi parenti: Latino Malabranca era figlio della sorella Mabilia; Giordano Orsini era suo fratello per parte di padre; Giacomo Colonna era figlio di Margherita Orsini, sorella di Matteo Rosso; due, Girolamo d’Ascoli (poi Niccolò IV) e Bentivegna da Todi, appartenevano all’Ordine dei minori.

Cercò di comporre i dissidi francescani, ma con molto poco successo.

Il programma politico di Nicolò III aveva come punto centrale la rivalutazione del ruolo guida del pontefice sugli assetti politici dell’Italia e del Mediterraneo, che doveva necessariamente passare attraverso il radicale ridimensionamento del ruolo di Carlo d’Angiò, a Roma, in Italia e nel Mediterraneo.

Ottenne da Rodolfo imperatore la cessione della Romagna alla Chiesa come ammenda per la mancata organizzazione della crociata. In Toscana frenò i progetti di Carlo d’Angiò.

L’altro punto del programma di Niccolò III, l’esaltazione di Roma, si articolò in un ventaglio di interventi nei principali luoghi di culto e di residenza dei pontefici, nelle basiliche di S. Pietro e S. Paolo fuori le Mura, nel Palazzo e nel Sancta Sanctorum presso il Laterano, e in Campidoglio. Questi interventi, progettati e perseguiti con lucida sistematicità, segnarono profondamente l’arte, romana e non, dell’ultimo ventennio del Duecento.

Oggetto della prima cura di Niccolò III fu la sistemazione del colle vaticano: il papa fece costruire un edificio solenne degno di ospitare lui e la Curia, e fece impiantare intorno ampi giardini. Era abbastanza scontato che iniziasse dalla sede pietrina, sia per motivi di ordine puramente religioso sia perché considerava chiesa ‘di famiglia’ la basilica di S. Pietro, di cui Orsini erano stati spesso arcipreti.

Ma l’opera più grandiosa di Niccolò III, e l’unica ancora interamente conservata, fu la ricostruzione della cappella del Sancta Sanctorum presso S. Giovanni in Laterano.

Soriano fu in seguito munito di una fortissima rocca e divenne dimora prediletta del pontefice: tutta la sua corrispondenza è datata o da S. Pietro o da Soriano. Lì morì il 22 agosto 1280.

Lo stemma papale si blasona: ”

Nicolo III, al secolo, Giovanni Gaetano Orsini, nacque a Roma tra il 1212 e il 1216, da Matteo Rosso di Giovanni Gaetano e da Perna Caetani e fu probabilmente destinato dall’infanzia alla vita religiosa.

Sull’infanzia e la prima giovinezza non si hanno notizie. Benché sia certo che fosse entrato nel clero ricevendo soltanto gli ordini minori, fu consacrato sacerdote dopo l’elevazione al pontificato, anche la prima fase della sua carriera religiosa è rimasta nell’ombra. Innocenzo IV, il 28 maggio 1244, in occasione della prima promozione cardinalizia del suo pontificato, lo elevò al rango di cardinale diacono di S. Nicola in carcere tulliano perché si trovava nella necessità di ampliare la base dei suoi sostenitori.

Il padre Matteo Rosso Orsini partecipò alla lega guelfa del 1242 e questo lo pose a porlo nella schiera degli avversari della causa imperiale.

Con la nomina di Giovanni Gaetano a cardinale, Innocenzo IV volle gratificare la famiglia, che tornava così ad annodare legami diretti con la Curia.

Durante il pontificato di Innocenzo IV, Giovanni Gaetano non ottenne incarichi particolari. Pochi giorni dopo aver ricevuto il titolo cardinalizio si imbarcò a Civitavecchia per Lione, sede del concilio, dove il papa gli assegnò il ruolo di auditor.

Le sue capacità politiche, soprattutto per gli incarichi di Alessandro IV, si cominciarono ad affinare con incarichi prestigiosi: il papa gli assegnò il compito di seguire gravi questioni dottrinali e teologiche, chiamandolo a partecipare alla commissione pontificia per esaminare le presunte idee eterodosse dei francescani. Orsini stava guadagnando stima per l’integrità dei costumi, per il disinteresse economico, per la neutralità della posizione politica e forse anche per il suo particolare prestigio fisico.

Con l’inizio del pontificato di Urbano IV, nel settembre 1261, vide crescere la sua influenza sullo stesso papa che gli doveva l’appoggio per l’elezione. Dal novembre 1262 è attestato come inquisitor generalis nella lotta contro le eresie, particolarmente vive nel Viterbese; tra 1261 e 1262 fu nominato protettore dell’Ordine francescano e nel 1263 delle clarisse.

Per l’Italia meridionale Giovanni Gaetano seguì una politica decisamente indirizzata verso l’insediamento del fratello di Luigi IX, Carlo d’Angiò.

Tra la fine del 1262 e la primavera del 1263, Giovanni Gaetano fu scelto come arbitro per la definitiva separazione dei diritti comuni mantenuti fino ad allora indivisi dalla famiglia Orsini sugli immobili urbani. Consolidata la propria presenza in città, dove controllava ormai il ponte S. Angelo, il ramo Orsini direttamente imparentato con il cardinale riuscì a entrare in possesso del castello di Marino, a sud di Roma sull’itinerario che stava soppiantando il percorso della via Appia.

I fratelli e i nipoti di Giovanni Gaetano conquistarono una forte posizione in città: controllavano territori strategicamente rilevanti nei dintorni di Roma e condividevano la strategia papale a favore di Carlo d’Angiò. Questi motivi li resero alleati importanti per Carlo che, già senatore di Roma, ricevette nel giugno 1265 la promessa del Regno di Sicilia da Clemente IV e fu incoronato a S. Pietro il 6 gennaio 1266. La vittoria su Manfredi a Benevento (1266) e quella su Corradino a Tagliacozzo (1268) assicurarono a Carlo il trono siciliano.

L’eccezionale durata del conclave di Viterbo, dal dicembre 1268 al 1° settembre 1271, fu causata dall’emergere di diverse posizioni nel Sacro Collegio: alcuni cardinali appoggiavano l’intraprendente politica che Carlo I d’Angiò, altri la temevano. Alla fine la scelta cadde su un uomo di Curia esterno al Collegio, l’arcidiacono piacentino e vicario apostolico a Gerusalemme Tebaldo Visconti.

Gregorio X, temendo la grande potenza romana degli Orsini allontanò la famiglia dalla sua confidenza. Così Giovanni Gaetano non seguì il pontefice e la Curia a Orvieto nell’estate del 1272, né a Lione, dove si tenne il concilio nel 1274.

Anche durante i due successivi, brevissimi pontificati di Innocenzo V e Adriano V, Giovanni Gaetano rimase nell’ombra.

Nel maggio 1277 la morte colse anche Giovanni XXI nel palazzo papale viterbese. La rapida successione, in meno di un anno, di tre papi, la conseguente rapida decimazione del Sacro Collegio finalmente aprirono la strada alla faticosa elezione del cardinale decano Giovanni Gaetano, avvenuta a Viterbo il 25 novembre 1277.

Il nuovo papa fu consacrato sacerdote in S. Pietro e intronizzato il 26 dicembre 1277. La scelta del nome, Nicolaus, fu compiuta probabilmente per inserirsi, immediatamente e in modo manifesto, nella prestigiosa tradizione dei papi di quel nome, sia Niccolò I che Niccolò II erano stati pontefici di elevata statura politica.

Il primo passo, necessario dato che i cardinali erano ridotti a sette, era la nomina di nuovi cardinali: il 12 marzo 1278 Niccolò III provvide a immettervi nove ecclesiastici. Di questi, tre erano suoi parenti: Latino Malabranca era figlio della sorella Mabilia; Giordano Orsini era suo fratello per parte di padre; Giacomo Colonna era figlio di Margherita Orsini, sorella di Matteo Rosso; due, Girolamo d’Ascoli (poi Niccolò IV) e Bentivegna da Todi, appartenevano all’Ordine dei minori.

Cercò di comporre i dissidi francescani, ma con molto poco successo.

Il programma politico di Nicolò III aveva come punto centrale la rivalutazione del ruolo guida del pontefice sugli assetti politici dell’Italia e del Mediterraneo, che doveva necessariamente passare attraverso il radicale ridimensionamento del ruolo di Carlo d’Angiò, a Roma, in Italia e nel Mediterraneo.

Ottenne da Rodolfo imperatore la cessione della Romagna alla Chiesa come ammenda per la mancata organizzazione della crociata. In Toscana frenò i progetti di Carlo d’Angiò.

L’altro punto del programma di Niccolò III, l’esaltazione di Roma, si articolò in un ventaglio di interventi nei principali luoghi di culto e di residenza dei pontefici, nelle basiliche di S. Pietro e S. Paolo fuori le Mura, nel Palazzo e nel Sancta Sanctorum presso il Laterano, e in Campidoglio. Questi interventi, progettati e perseguiti con lucida sistematicità, segnarono profondamente l’arte, romana e non, dell’ultimo ventennio del Duecento.

Oggetto della prima cura di Niccolò III fu la sistemazione del colle vaticano: il papa fece costruire un edificio solenne degno di ospitare lui e la Curia, e fece impiantare intorno ampi giardini. Era abbastanza scontato che iniziasse dalla sede pietrina, sia per motivi di ordine puramente religioso sia perché considerava chiesa ‘di famiglia’ la basilica di S. Pietro, di cui Orsini erano stati spesso arcipreti.

Ma l’opera più grandiosa di Niccolò III, e l’unica ancora interamente conservata, fu la ricostruzione della cappella del Sancta Sanctorum presso S. Giovanni in Laterano.

Soriano fu in seguito munito di una fortissima rocca e divenne dimora prediletta del pontefice: tutta la sua corrispondenza è datata o da S. Pietro o da Soriano. Lì morì il 22 agosto 1280.

Lo stemma papale si blasona: “Bandato di rosso e d’argento e supporta una fascia d’oro caricata di un’anguilla sinuosa, col capo dell’ultimo caricato di una rosa di rosso bottonata d’oro”.

Le armi sono quelle della famiglia Orsini che però, fino al ramo degli Orsini da Tagliacozzo non presero l’anguilla nella stemma.

Nota di Bruno Fracasso

Stemma Ridisegnato


Disegnato da: Massimo Ghirardi

Stemma Ufficiale


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Profilo araldico


“Bandato di rosso e d’argento e supporta una fascia d’oro caricata di un’anguilla sinuosa, col capo dell’ultimo caricato di una rosa di rosso bottonata d’oro”.

Colori dello scudo:
argento, oro, rosso
Partizioni:
bandato, capo
Oggetti dello stemma:
anguilla, rosa
Pezze onorevoli dello scudo:
fascia
Attributi araldici:
bottonato, caricato, sinuoso, supportante

LEGENDA

  • stemma
  • gonfalone
  • bandiera
  • sigillo
  • città
  • altro
  • motto
  • istituzione nuovo comune