Monsignor Angelo Maturino Blanchet


Monsignor Angelo Maturino Blanchet

Storia e informazioni

Monsignor Angelo Maturino Blanchet è nato a Viseran, una frazione di Gressan (Ao), il 3 marzo 1892 da Pierre-Aimable, agricoltore, e da Caroline Celesia.

Fece la professione come oblato di Maria Immacolata nel 1920 e fu ordinato sacerdote il 29 giugno 1921.

Diventò, successivamente, superiore del suo ordine a Pescara.

Subito dopo la fine della guerra si proponeva una difficile situazione all’interno della diocesi di Aosta per la successione al vescovo Monsignor Francesco Imberti che aveva avuto una condotta giudicata da molta parte della popolazione troppo tollerante nei confronti del regime fascista. In particolare gli venivano contestate alcune prese di posizione in merito all’utilizzo del francese e nei confronti di alcuni sacerdoti fautori del suo uso nella chiesa oltre a presunti asservimenti ai diktat del regime fascista.

Si doveva, quindi, trovare un «enfant du pays», carismatico, sufficientemente conservatore, ma capace di ridare fiducia nelle istituzioni ecclesiastiche e di venire incontro alle nuove tendenze autonomistiche. Il fatto che Monsignor Blanchet non facesse parte del clero secolare, ma di un ordine religioso garantiva una posizione sufficientemente al di sopra delle parti.

Furono anche queste, oltre all’indiscusso carisma, che spinsero papa Pio XII a nominarlo vescovo di Aosta il 18 febbraio 1946. Venne, quindi, consacrato il 3 marzo successivo nella basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri, a Roma, dal cardinale Jean-Marie-Rodrigue Villeneuve, arcivescovo di Québec, co-consacranti gli arcivescovi Leone Giovanni Battista Nigris, nunzio apostolico in Albania, e Carlo Alberto Ferrero di Cavallerleone, ordinario militare per l’Italia. Il suo solenne ingresso in diocesi avvenne il 28 aprile.

Fu padre conciliare durante tutte le sessioni del Concilio Vaticano II. Di lui si ricordano alcuni episodi che illustrano la sua costante posizione conservatrice. In particolare, in una conversazione privata, Monsignor Blanchet ricordando la sua partecipazione al Concilio Vaticano II spiegò la tecnica di voto: «Si poteva votare ‘Placet’ o ‘Non placet’. Io ho sempre votato ‘Non placet’»

Durante il suo ministero fondò o rifondò sette nuove parrocchie, di cui cinque in città (Saint-Martin-de-Corléans, Maria Santissima Immacolata, Sant’Anselmo, Signayes e Porossan) oltre a Champoluc ed Entrèves. Monsignor Blanchet ebbe sempre una particolare attenzione per l’evangelizzazione del mondo operai. Per questo motivo volle creare la parrocchia «del Quartiere operaio», di Maria Santissima Immacolata appunto, e volle che a reggerne le sorti venissero chiamati sacerdoti appartenenti alla sua congregazione, gli Oblati di Maria Immacolata, congregazione missionaria. L’8 dicembre 1954 presiedette la cerimonia della posa della prima pietra della chiesa e, due anni dopo, il 7 settembre 1956, nella festa di San Grato patrono della diocesi, benedisse la nuova chiesa, che da quel giorno divenne la sede della parrocchia.

Convocò tre congressi eucaristici diocesani e compì ben sei visite pastorali, ordinando settantotto sacerdoti. Sempre durante il suo episcopato organizzò l’arrivo in elicottero dell’immagine della Madonna di Lourdes che venne portata in processione tra gli operai.

Per una consuetudine antica, fino al 1951, il vescovo di Aosta portava il titolo nobiliare di conte, timbrando lo scudo con la corona corrispondente, in virtù del potere temporale esercitato almeno dal 1200 sul feudo di Cogne, nel quale possedeva anche un castello che si erge tuttora parzialmente trasformato. Era parimenti signore feudale di Issogne, feudo che, munito di un castello, venne ceduto ai conti di Challant nel XV secolo.

Sosteneva ironicamente Monsignor Blanchet che «Chi nasce agricoltore può diventare conte, chi nasce conte difficilmente diventerà agricoltore».

In generale, il suo ministero episcopale, pur nel suo rigoroso conservatorismo, fu considerato unanimemente equilibrato e pastorale, puntato cioè a riprendere le redini del gregge e a ridare una linea cattolica agli eventi di quel periodo. Si ricorda tra l’altro il suo invito a non votare le liste di sinistra, ma anche quelle che collaboravano con questi partiti, come, ad esempio, l’Union Valdôtaine.

Si dimise per raggiunti limiti d’età il 15 ottobre 1968 e venne nominato vescovo titolare di Limata. Morì il 9 novembre 1974 al priorato Saint-Jacquême a Saint-Pierre.

Lo stemma episcopale di Maturino Blanchet è improntato alla presenza della Vergine Maria alla quale il prelato era particolarmente devoto.

Nel primo e quarto quarto lo stemma è parlante poiché cita il cognome della famiglia (Blanchet da blanc “bianco”). Nel secondo la Vergine Immacolata è rappresentata nella versione riportata sull’altare della chiesa dell’Immacolata da lui fondata anche se le mani sono rivolte verso il basso in atto di benedizione verso il popolo di Dio. L’immagine assomiglia molto alla statua posta sulla Becca di Nona, la montagna che sovrasta la citta di Aosta, per proteggere la Valle d’Aosta.

Nel terzo quarto è rappresentato lo stemma degli Oblati di Maria Immacolata, la congregazione alla quale Blanchet apparteneva.

Il motto, infine, è tratto dall’Antifona mariana, ispirata a Ct 4,10 «Trahe nos, Virgo immaculáta, post te currémus in odórem unguentórum tuórum» che si traduce con «Ti seguiamo, Vergine immacolata, attratti dalla fragranza della tua santità».

 

 

Note di Bruno Fracasso

Si ringrazia Joseph Rivolin per la preziosa collaborazione

Fonte: Diocesi di Aosta

Reperito da: Bruno Fracasso

Disegnato da: Massimo Ghirardi

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