Lucio III – Allucingoli


Lucio III – Allucingoli

Ubaldo Allucingoli nacque a Lucca in una data ignota, che si può ragionevolmente collocare nel secondo decennio del XII secolo.

Nel 1138 l’Allucingoli fu creato cardinale diacono di San Adriano da Innocenzo II. Nel 1141, sotto lo stesso papa, passò alla titolarità presbiterale di S. Prassede. Nel 1158, con Adriano IV, fu cardinale vescovo di Ostia e Velletri. Al culmine della sua carriera cardinalizia fu al fianco di Alessandro III durante il non facile ventennio di quel pontificato: una volta eletto papa – il che dovette avvenire proprio grazie alla sua lunga esperienza di Curia e all’intensa collaborazione con il papa Bandinelli, Lucio III ereditò una situazione assai migliore quanto ai rapporti con l’imperatore Federico I di Svevia (il Barbarossa), benché rimanessero consistenti residui dei passati contrasti e non poche questioni irrisolte.

Morto Alessandro III il 30 agosto 1181, l’elezione dell’Allucingoli avvenne il 1° settembre 1181 a Velletri, dove egli fu consacrato con il nome di Lucio III il 6 dello stesso mese. Il papa doveva allora avere un’età compresa tra i sessanta e i settant’anni.

Lucio III si trovò ad affrontare un Impero che stava irrobustendo le proprie posizioni nella penisola italiana a seguito sia della raggiunta conciliazione con la Lega lombarda, sanzionata dalla pace di Costanza del giugno 1183, sia dei nuovi legami intessuti con il Regno di Sicilia. Sul piano politico locale si riaprì il conflitto politico, giurisdizionale e territoriale, con il Comune romano e il papa fu costretto a trasferirsi nuovamente a Velletri, dove rimase il resto dell’anno.

A Roma non riuscì a rientrare e soggiornò in varie località del Lazio sino al definitivo trasferimento a Verona, nell’estate 1184.

Il suo breve pontificato fu caratterizzato da un progressivo irrigidimento nei confronti del Barbarossa. In un primo momento, il potere imperiale fu visto come necessario supporto perché il ritorno del papa nella propria sede episcopale fosse stabile e duraturo. In modo rapido però la situazione mutò e le occasioni di dissenso, e di più o meno evidente scontro, si moltiplicarono.

Rimaneva da risolvere la questione delle ordinazioni amministrate dai papi e dai vescovi scismatici che il III concilio Lateranense aveva dichiarato nulle. In secondo luogo, si era avviato un duro contrasto per l’elezione alla carica di arcivescovo di Treviri. La volontà di Federico I di far consacrare coimperatore suo figlio Enrico VI per il quale fu concordato il fidanzamento con Costanza d’Altavilla faceva profilare una prospettiva politica nient’affatto propizia alla Chiesa.

La necessità di un incontro tra papa e imperatore si stava imponendo in modo sempre più impellente e si realizzò a Verona nell’ottobre-novembre 1184, ma non ebbe esiti risolutivi anzi segna soprattutto un irrigidimento delle posizioni papali e curiali.

La contrastata dialettica tra Papato e Impero trovò un unico punto di sicuro raccordo e accordo nell’irremovibile atteggiamento da tenere nei confronti degli eretici.

L’impegno antiereticale è assunto da Lucio III alla presenza, con il consenso e con il supporto di Federico I, in pieno accordo con cardinali, prelati e principi giunti a Verona da ogni parte dell’Impero. L’eresia si profila sempre più come violazione che, andando al di là della sua natura religiosa, sconfina nel crimine pertinente all’ordinamento pubblico.

Il passaggio successivo porta dalla definizione delle sanzioni che dovranno colpire i devianti. Qualora giudicato eretico sia un chierico o un membro di una qualsivoglia “religio”, deve essere privato di tutte le prerogative dell’ordine oltre che di ogni ufficio e beneficio ecclesiastico e deve essere consegnato al potere secolare per ricevere la giusta punizione. Se l’eretico è un laico, salvo che intenda abiurare e ritornare alla fede ortodossa, deve essere affidato al potere secolare per ricevere la punizione proporzionata. La decretale papale prevede per l’eretico recidivo la consegna al braccio secolare per l’esecuzione della pena capitale. La vaghezza dei reati e delle punizione si presteranno, in futuro, a scontri anche forti tra potere religioso e secolare.

Sotto il pontificato di Lucio III proseguono i processi di accentramento e di definizione giuridico-istituzionale dei poteri papali. In tale ambito è importante la fissazione delle procedure di canonizzazione. Per la prima volta si formò una commissione d’inchiesta presieduta da un cardinale affiancato da due commissari per indagare e per ascoltare i testimoni e registrarne le deposizioni.

 

Lucio III morì il 25 novembre 1185 a Verona, dove fu sepolto.

 

 

Lo stemma papale si può blasonare: “Losangato di argento e di azzurro”.

 

Note a cura di Bruno Fracasso

 

liberamente tratte dall’enciclopedia biografica “Treccani”

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Disegnato da: Massimo Ghirardi

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“Scaccato di argento e di azzurro…”

Colori dello scudo:
argento, azzurro
Partizioni:
scaccato

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